Il Terrore Non Si Combatte Col Terrore !
di Marcelo Barros

I gruppi di aiuto ancora cercavano sopravvissuti nelle macerie delle torri del World Trade Center e la società continuava ad assistere, perplessa, alle notizie delle reazioni minaccianti e violente dei “governanti del mondo”. I giornalisti parlano di “attacco contro il mondo civile”, “martedì che ha cambiato il mondo”, “guerra che sarà sporca”, “l’ora della vendetta”.
Le promesse di vendetta del governo americano e le riscossioni di rappresaglia guidate dai mezzi di comunicazione continuano l’onda del terrorismo. E fanno il suo gioco. É necessario, al contrario, una comprensione più profonda delle radici di questa situazione e un impegno per superare le cause che la generano.

Il terrore non si combatte col terrore.

Ogni attentato come questo alimenta il razzismo e stimola il preconcetto contro gli arabi. Ogni arabo é visto come islamita, fondamentalista, estremista e sospetto di appartenere a qualche gruppo terrorista. Sarà che, credendo in questo preconcetto, il governo degli Stati Uniti riuscirà ancora a fuggire dalla tentazione di sentirsi legittimato a lanciare bombe contro Bagdad o l’intero territorio afgano, rifugio del miliardario saudita Ben Laden, il maggior sospetto di tutte queste azioni terroriste? Sarà che, come é successo ai tempi degli attacchi al Golfo Persico, il mondo vedrà nuovamente la “guerra santa” della civilizzazione cristiana contro la “barbarie dell’Islam?”.
I “padroni del mondo” ricorderanno che stiamo iniziando la decada denominata dall’ONU come “della Pace e contro la Violenza”? Ci saranno donne o uomini con forza morale sufficiente per dissuaderli a non adottare il terrorismo dello stato come risposta al terrorismo dei gruppi fanatici? Ci saranno ancora profeti o profetesse di pace e di giustizia che sapranno esigere da loro la ragione per non distruggere altre vite innocenti oltre quelle già perse?
I redattori delle notizie di giornali e televisioni, in questi giorni, devono stare più attenti. Possono essere accusati di essere “complici dei terroristi”. Dire e ripetere che la tragedia del World Trade Center ha cambiato il mondo può essere una tattica per “far piacere ai padroni e professare la fede che questi professionali hanno nel capitalismo”. E credere che il mondo é cambiato é, sicuramente, l’opinione dei terroristi. Tanto che hanno accettato di suicidarsi per questo cambiamento. I mezzi di comunicazione presterebbero un maggior servizio all’umanità se mettessero in risalto la visita che il presidente Bush ha fatto alla Moschea di Washington all’inizio di questa settimana. Togliendo le scarpe e leggendo il testo del Corano, il presidente degli Stati Uniti ha voluto mostrare che non si devono confondere i credenti di una religione che predica la pace con i gruppi estremisti che la utilizzano per giustificare i loro atti terroristici. Ha voluto così mitigare il male che già aveva fatto parlando di odio e vendetta. Gli estremisti hanno già distrutto, in questa settimana, varie moschee dentro gli Stati Uniti, stabilimenti di americani di origine araba e hanno praticato altri atti selvaggi contro persone. Compresi brasiliani con tratti arabi sono stati vittime di violenze nelle strade di New York.

Il mondo é cambiato dopo questo 11 di settembre? Sentiranno qualche differenza i 36 milioni di africani che aspettano la morte di AIDS e per il fatto di essere poveri non ricevono le stesse cure di ammalati americani e europei? Moriranno in un modo peggiore o più difficile? Che differenza farà questo attentato per il miliardo e mezzo di affamati del mondo? Diminuirà la loro fame o la aggravarà?
No! Il mondo non é cambiato l’11 settembre. Il mondo cambierà quando le persone assetate di pace alzeranno la loro voce per non permettere che vinca il grido di terrore. Miliardi di persone sulla terra, in tutte le culture e religioni, desiderano la pace e rigettano la violenza. Questa maggioranza silenziosa ha bisogno, più che mai, di unione e coraggio per agire. Possa il popolo americano far prevalere la morale e non le ceche rappresaglie. La politica del terrore serve solo per accontentare l’opinione pubblica manipolabile e garantire la carriera dei politici incapaci e indegni di governare.
Il mondo non é cambiato. Non corriamo oggi maggior pericolo di ieri. Ma potremo fare di questo 11 settembre il giorno del nostro impegno per cambiare il mondo. Ognuno di noi può collaborare per demoralizzare questa “cultura del nemico da essere sconfitto” e riavviare nel mondo attuale il sogno di Martin Luter King. Diceva: “La vera scelta non é tra violenza e non-violenza. La scelta é o la non-violenza o la non-esistenza. Se non vivremo insieme come fratelli, moriremo insieme come idioti”.

Marcelo Barros é monaco benedettino, priore del Monastero dell’Annunciazione in Goiás – GO, Brasil., comunità monastica consacrata all’ ao Ecumenismo e al Macro ecumenismo, a partire dal impegno con i lavoratori senza terra e la sua unione ai poveri della città. Marcelo é membro dell’ Associazione Ecumenica dei teologi del terzo mondo (ASETT) e ha 24 libri pubblicati.

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