L'acqua e i beni comuni
di Ugo Mattei
disegni di Luca Paulesu


manifestolibri, Roma, 2011


Tratto da http://www.tecalibri.it/

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PER COMINCIARE

Ogni giorno tornando da scuola Simone trova la tavola apparecchiata per tutta la famiglia. Sulla tavola in ordine si trovano piatti e posate al posto di ciascuno e poi in mezzo si trovano il pane, l'acqua, il formaggio e la zuppiera con gli spaghetti. Qualcuno, forse la madre o il padre, dividerà gli spaghetti fra tutti quanti sono seduti a tavola e ciascuno potrà riempiresi il bicchiere d'acqua o prendere una fetta di pane. Finito il primo arriverà il secondo che verrà a sua volta diviso.

Se l'acqua finisce Simone va in cucina a riempire la caraffa.

Alla fine del pranzo tutti se ne andranno e forse la madre o il padre metteranno in ordine, laveranno i piatti e daranno una scopata al pavimento. Simone si aspetta che la stessa cosa si ripeta più o meno simile al pasto successivo.

Questa situazione è ordinata e armoniosa. In una famiglia così si sta bene. Naturalmente questo è solo un esempio di vita familiare. In certe famiglie manca il padre o la madre o certe volte possono esserci due mamme o due padri, possono esserci i nonni gli zii o diversi altri. Queste variazioni non hanno nessuna importanza per il nostro discorso. 


Incominciamo subito a dire che IN CERTE FAMIGLIE (CENTINAIA DI MILIONI AL MONDO) MANCA L'ACQUA e che quando manca l'acqua non si sta bene.

Immaginiamo che una sera Simone arrivi a casa e trovi abbandonati sul tavolo i piatti del giorno prima. Il lavandino è un caos e sul pavimento ci sono un mucchio di briciole. In frigo c'è da mangiare e se si apre il rubinetto l'acqua scorre. Non siamo dunque in uno di quei posti nel mondo in cui non c'è né da magiare né acqua pura e dove i ragazzi a dieci anni devono andarsene facendo lunghi viaggi e affrontando ogni rischio per raggiungere tutto ciò che per Simone è normale... No, no, semplicemente mamma e papà non hanno fatto nulla di quello che di solito fanno, quando tornano stanchi dal lavoro, per tutta la comunità familiare: cucinare, apparecchiare, rigovernare. Tutto il lavoro che la madre, soprattutto, fa ogni giorno per tutti, di solito non si vede, si considera naturale. Proprio come è per tutti noi naturale aprire il rubinetto per far uscire l' acqua o per trovare da mangiare.

Il lavoro della madre si nota solo quando non è stato fatto! Che fame! Simone e il padre devono lavorare un'ora prima di poter cenare. 


Solo quando non c'è ACQUA ci accorgiamo della sua importanza: non si può fare la pasta, non ci si possono lavare le mani, non si possono lavare i piatti né i denti... E poi che sete!

Ci fosse almeno la COCA-COLA, pensa Simone.

Una sera Simone vede posteggiata sotto casa una grande auto sportiva. Salite le scale, scopre che a cena c'è un signore molto importante, Artemio Banchetti. È un avvocato, il capo ufficio della madre, un signore molto ben vestito con una grande pancia. È ricco e può comprarsi tutto quello che vuole. Ha una grande barca a motore, una moto di grossa cilindrata e, d'inverno, gli piace andare a sciare con l'elicottero! La madre, per buona educazione, incomincia a riempire il suo piatto e, quando sta per finire, Artemio le indica di aggiungere ancora un po' di pasta. La madre glie ne serve altra ma Artemio glie ne chiede ancora... e poi ancora... Che piattone ha davanti Artemio, grande come la sua pancia, la sua automobile e la sua barca, pensa Simone! Una montagna di spaghetti che escono da ogni lato sporcando anche un po' la tovaglia. Poi Artemio aggiunge il parmigiano e ne mette così tanto da vuotare la formaggera. La madre fa finta di nulla e, con la pasta avanzata, riempie mezzo piatto a Simone, mezzo al marito mentre lei, facendo finta di niente resta senza. Che fame!

Artemio è proprio un gran maleducato, pensano tutti, ma certo non si può sgridarlo come la madre fa con Simone quando, tornato da nuoto, per ingordigia o perché ha una fame da lupi, a momenti finisce lui tutta la zuppiera! Ci sono anche gli altri! Non essere ingordo, egoista e prepotente!

Al signor Artemio non si può dire nulla di tutto ciò! Lui è un uomo di gran potere e potrebbe pure licenziare la madre... Ma certo finendo la pasta e il parmigiano ha proprio rovinato la cena a tutti! Quando se ne va è un gran sollievo: speriamo che non venga mai più...

Quella sera la mamma prima di andare a dormire dice a Simone:

«Bambino mio mi raccomando non diventare mai come l'Avvocato Artemio!»

«Ma Mamma» dice Simone «è così ricco e ha tutto quello che vuole! anche a me piacerebbe diventare ricco...»

«Sì» dice la mamma «ha tantissimo ma è un grande maleducato... essere una bella persona è molto più importnante che avere molte belle cose!» 



Queste due storielle ci spiegano perché è così difficile capire che cosa sono i beni comuni. 


I beni comuni di solito non si vedono! 



Esistono e sono importantissimi perché garantiscono il piacere e la qualità della vita, ma noi non li vediamo quasi mai. E se li abbiamo a disposizione, non li vediamo proprio.

Quali sono i beni comuni che abbiamo fin qui incontrato?

Be' innanzitutto il lavoro della madre, di cui ci siamo accorti quando è mancato. Poi acqua, pane e parmigiano, lasciati in comune sul tavolo per poter essere consumati da tutti.

L'Avvocato Artemio, divorando da solo molto più di quanto gli toccava, ha distrutto un altro bene comune, forse il più importante di tutti: la giustizia nella divisione degli spaghetti e del parmigiano, perché ciascuno dovrebbe riceverne in modo da rispettare le uguali aspettative degli altri.

La mancanza di giustizia fa crollare l'armonia. Se ci fosse ogni giorno a tavola uno che si permette di fare come il signor Artemio solo perché ha il potere sulla madre, in quella famiglia non si starebbe bene. E, infatti, Simone spera che Artemio non venga mai più: e certo non accetterebbe di invitarlo ogni giorno se anche ne ottenesse in cambio di andare sull'auto sportiva, in motoscafo o, perfino, a sciare in elicottero. 


Così come sono importantissimi all'interno di una famiglia, i beni comuni sono della massima importanza anche fuori. Se nessuno ci lavora, quel bel giardino pubblico in cui ogni giorno Simone gioca, diventa sporco di spazzatura e pieno di erbacce fino al punto in cui non ci si puo' più andare. Anche qui il lavoro di pubblica utilità è un bene comune (che si vede solo se non viene fatto), e anche qui, come con la madre a casa, ciascuno di quelliche usano il bene pubblico può aiutare tantissimo a conservarlo.

Se si apparecchia e sparecchia tutti insieme ci sarà più armonia in famiglia perchè ci sarà più giustizia nella divisione dei compiti. Se non butto la cartaccia per terra o non compro la bottiglietta di coca cola ma mi accontento di bere alla fontanella, non butterò una bottiglietta e, senza saperlo, lavorerò per il bene comune non solo del giardino ma — incredibile! — di tutto il mondo... 



Bere in continuazione coca cola, infatti, non solo fa male ai miei denti e danneggia così il mio bene privato, ma provoca un sacco di conseguenze di cui non mi accorgo che intaccano il bene comune, cioè insieme quello mio e di tutti gli altri. Per trasportarla fino al chiosco hanno viaggiato tanti camion che inquinano e possono provocare incidenti. 


La PLASTICA ci mette 100 anni a disciogliersi nell'ambiente; e se buttata in mare può far morire soffocati delfini e balene che la ingeriscono.

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H2O

Questa introduzione si conclude qui. Spero di essere riuscito a spiegare che un bene comune non è soltanto un'entità materiale, un oggetto inanimato, come potrebbe essere, che so, una pietra.

È una entità relazionale che coinvolge attivamente i partecipanti nel suo utilizzo, come la terra coltivata in comune. Una cosa diventa bene comune quando si anima, quando diventa protagonista della nostra vita in un determinato contesto. Come il parmigiano di cui abbiamo parlato prima: non è un bene comune in sè (è un pezzo di formaggio, un oggetto di consumo e di commercio privato) ma diventa bene comune quando si trova in mezzo alla tavola apparecchiata perchè il suo uso armonioso rende più piacevole e gustosa l'esperienza di mangiare insieme una zuppiera di pasta. Intorno al parmigiano in una tavola italiana si svolge un piccolo rito, lo si passa, lo si offre, lo si sparge con perizia sulla pastasciutta. In questo senso il parmigiano vive, porta con se una cultura antica, tramanda un modo di stare insieme. Il parmigiano, di per sè un bene privato, diventa qui, in questo contesto, un bene comune perché fa vivere a quanti siedono a tavola un'esperienza di civiltà.

Quell'esperienza sarà tramandata dalla madre a Simone, quando gli spiegherà che è incivile comportarsi da ingordi rispetto a un bene comune (di tutti), come ha fatto quella sera l'avvocato Artemio. gra

In questo senso un bene comune è più esperienza dell'essere che dell'avere.

Ed è per questo che identificare e difendere i beni comuni è così difficile e richiede un modo di pensare la realtà meno riduttivo di quanto la scienza tradizionale ci insegni. L'acqua è un bene comune, anzi il bene comune per eccellenza e quindi varrà la pena discuterne a fondo. Per difendere l'acqua come bene comune contro il tentativo di privatizzarla, facendola diventare una merce, si sono svolte e si svolgono nel mondo molte battaglie simili a quelle dei contadini inglesi contro la privatizzazione della terra. Il popolo non vuole che venga limitato nell'interesse privato il libero accesso a un bene comune indispensabile per la vita.

In Bolivia, un grande paese andino storicamente depredato di tutte le sue grandi ricchezze naturali dai conquistatori occidentali, dieci anni fa ci sono stati perfino dei morti PER DIFENDERE L'ACQUA PUBBLICA contro una multinazionale americana che voleva farla pagare a caro prezzo a contadini già poveri. La guerra per l'acqua pubblica in quel caso fu vinta dal popolo, ed è per questo che nella nuova Costituzione Boliviana acqua e cibo sono garantiti a tutti come beni comuni.

In Italia per resistere alla privatizzazione dell'acqua e difenderla come bene comune, sono state raccolte quasi un milione e mezzo di firme, e presto si terrà un referendum per chiedere a tutti gli italiani se davvero gli va bene che il controllo della nostra acqua sia nelle mani di società private attente solo al profitto...

Considerare l'acqua come bene comune ci aiuta a difenderci dal modo di pensare riduttivo e materialista che domina la nostra società occidentale.

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È vero che l'acqua non ha né sapore né odore?

Anche qui la percezione autentica di ciascuno di noi in ogni diverso contesto, cambia. L'acqua fresca che beviamo ci dà una sensazione che possiamo descrivere come sapore perchè siamo in grado di distinguere la sua qualità dal gusto e forse anche dall'olfatto. Durante un acquazzone estivo l'acqua ha certamente un ottimo odore: è la sua presenza che determina quella piacevolissima senzazione olfattiva... Certo il profumo è determinato dal suo rapporto con l'ambiente circostante, ma è proprio questo il nostro punto: ha davvero senso immaginare l'acqua fuori dal suo ambiente, ossia fuori dal suo rapporto con la natura di cui essa è così tanto parte?

E c'è di più: sembra avere davvero poco senso considerare l'acqua un'entità separata da noi!

Noi siamo fatti in gran parte di acqua! CIRCA IL 70% DEL NOSTRO CORPO È ACQUA, soltanto acqua... Quando nasciamo, la percentuale di acqua del nostro corpo è ancora più alta: crescita e invecchiamento sono in verità lenti processi di diminuzione di questa percentuale (ossia della misura in cui noi siamo acqua)...

Simone guarda le profonde rughe sul volto della nonna e quelle più leggere su quello della madre. Sono i segni del processo continuo di disidratazione (perdita d'acqua)...

Quindi è riduttivo vedere l'acqua soltanto dal punto di vista delle sue caratteristiche chimiche e fisiche. L'acqua, come ogni altro bene comune, può essere vista, anzi deve essere vista, in un contesto che è fatto di relazioni qualitativamente complesse, dense potremmo dire. Solo che il contesto in cui l'acqua è un bene comune è molto, ma molto, più ampio e universale rispetto al contesto in cui può essere visto come un bene comune il parmigiano (una tavolata intorno ad una zuppiera di pasta).

Il contesto dell'acqua è l'intero pianeta!

È proprio LA PRESENZA DELL'ACQUA, che consente la vita sul nostro pianeta: è la differenza fra il nostro e gli altri pianeti conosciuti.

Il fatto che l'acqua sia un bene comune in un contesto molto più ampio, anzi in tutti i contesti in cui c'è vita, non significa affatto che rispetto ad essa valgano dei principi di buon comportamento diversi da quelli che l'Avvocato Artemio ha violato, quando ha rovesciato quasi tutto il contenuto della formaggiera (bene comune) sul suo enorme piatto di spaghetti. Anzi a ben vedere i principi che valgono per il parmigiano in mezzo alla tavola e per l'acqua sulla terra sono proprio gli stessi. Esistono alcuni principi che vanno rispettati in tutti i contesti in cui ci sono in gioco beni comuni.

Soffermiamoci ancora un po' sull'acqua. Proviamo a pensare all'importanza dell'acqua nella nostra vita di ogni giorno.

• Quando ci svegliamo facciamo la pipì che non è altro che acqua che si porta via scorie e resti che intossicherebbero il nostro corpo.

• Tiriamo l'acqua nel gabinetto e questa è acqua pulita che sciacqua via quella sporca facendola sparire dai nostri occhi.

Dove va l'acqua sporca?

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Chi vive saggiamente, preoccupandosi del proprio futuro e anche di quello degli altri, cercherà di non sprecare il capitale, ponendosi in modo ecologico rispetto ad esso, utilizzandone solo la rendita (per esempio gli interessi su titoli sicuri, o acquistando un alloggio da dare in affitto). Chi, invece, soddisfa immediatamente tutti i propri bisogni (come il sig. Artemio con la pastasciutta) massimizzerà la propria utilità, comportandosi, dal punto di vista economico in modo efficiente perché, consumando il suo capitale farà girare l'economia producendo crescita. Sarà, però, attento solo a se stesso e al breve periodo, non attuerà un comportamento ecologico, capace di adattarsi alle circostanze e di adeguarsi alla sopravvivenza propria e dei propri figli sul lungo periodo. Insomma la fiaba famosa della cicala e della formica...

Anche se le parole economia e ecologia hanno la stessa radice (vuole sempre dire casa), il modo di affrontare le cose di queste due discipline è molto diverso.

L'economia dominante, il NEOLIBERISMO, immagina una casa in cui tutti diventano sempre più ricchi. Detta regole di comportamento (nomos) che mettoo in competizione gli uni contro gli altri per avere sempre di più. La crescita della RICCHEZZA DI QUELLA CASA dipende dalla crescita della soddisfazione di ciascuno degli abitanti della casa che vincono.

L'avvocato Artemio si comporta seguendo le regole dell'economia dominante. Soddisfa sempre se stesso, ed è sufficientemente forte per sfruttare le migliori opportunità di affari che fanno vincere la competizione. Così diventa ricco e potente.

Pe esempio, ha incaricato la madre di Simone (che lavora da lui con uno stipendio di cui si lamenta sempre!) della ricerca dei posti nel mondo in cui la legge consente di costruire automobili pagando meno gli operai, e di risparmiare sulla sicurezza e sulla protezione ambientale. Questa informazione gli serve per aiutare una società sua cliente a produrre automobili dove si guadagna di più. Sebbene quella società, spostandosi dove le leggi contro l'inquinamento sono meno severe, contribuisca alla devastazione globale dell'importantissimo bene comune dell'ambiente, per l'economia dominante, che dà molto valore al profitto privato, Artemio vale la sua altissima parcella di avvocato. Egli fa bene nomia perché crea posti di lavoro e, tramite i suoi consumi smodati o la produzione inquinante della sua cliente, determina la crescita economica.

Ha, quindi, tutto il diritto di guidare una grande macchina, andare a sciare in elicottero e, l'estate, di consumare 250 litri di carburante per fare il bagno con la sua enorme barca. Sfruttando la madre di Simone, e facendo sfruttare gli operai dalla sua cliente, in realtà, guadagna soldi a sufficienza per distruggere, a sua volta, l'ambiente, inquinando il mare e le montagne.

L'ECOLOGIA stabilisce che gli individui non hanno il diritto di trattare la natura e gli altri come se fossero oggetti a disposizione, MERCI, al solo scopo di arricchirsi e diventare potenti.

\/ Per l'ecologia occorre, innanzitutto capire come funziona la casa comune, poi adeguarsi al suo equilibrio vivendo delicatamente in armonia con la natura e le altre specie.

\/ Per l'ecologia i beni comuni non sono risorse gratuite che possono essere consumate e distrutte a proprio piacimento. I beni comuni hanno infatti un grande valore collettivo e nessuno può abusarne.

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\/ Capire i beni comuni significa capire il pensiero ecologico e soprattutto difenderli nel nostro agire quotidiano: comportarci in modo consapevole, giusto e attivo.

\/ Capire i beni comuni significa sostituire il criterio dell' efficienza, tipico del pensiero economico, con il criterio della sostenibilità di lungo periodo, nozione elaborata dagli ecologisti che, a sua volta, va difesa dai tentativi di svuotarla di significato. Chi pensa in modo ecologico sa dubitare delle promesse della cosiddetta green economy, se incentiva la ricerca nucleare o i BIOCARBURANTI. Per consentire ad Artemio di guidare la sua Porsche, si sottraggono terreni fertili alla produzione agricola commestibile, facendo aumentare il prezzo del pane o delle tortillas che mangiano i poveri messicani. Soprattutto, bisogna saper resistere a chi, in nome della green economy e di una falsa sostenibilità, dice che l'energia nucleare è pulita, nascondendo il rischio dei disastri che può provocare, e il fatto che le scorie nucleari radioattive sono un regalo avvelenato per le generazioni future di cui è tecnologicamente impossibile disfarsi.

Capire i beni comuni e difenderli significa sostituire la ricerca del profitto privato (Artemio) con quella della giustizia sociale. Significa PORRE AL CENTRO DELLA NOSTRA PREOCCUPAZIONE LA COLLETTIVITA IN CUI VIVIAMO (che è tutto il mondo) e le sue esigenze, presenti e future.

Non è un'idea astratta.

\/ Significa usare meno i mezzi che consumano carburante.

\/ Significa cercare di far durare le nostre cose, non comportandoci da consumisti.

\/ Significa saper dire al padre (o ai politici) che cambiare spesso l'automobile per inquinare di meno è una scusa che non tiene conto dei costi ambientali della rottamazione di quella vecchia e della produzione di quella nuova.

\/ Significa capire ciò di cui abbiamo davvero bisogno senza desiderare cose inutili: non bere acqua minerale (né coca cola) e anzi al ristorante e in pizzeria insistere sempre che ci portino una caraffa d'acqua del rubinetto spiegando magari al cameriere il perché.

\/ Significa prendere il treno invece dell'aereo.

\/ Significa chiudere l'acqua del rubinetto mentre ci laviamo i denti o quando non serve; o fare una doccia invece del bagno magari chiudendola mentre ci insaponiamo.

\/ Significa spegnere le luci e assicurarsi di non lasciare mai acceso l'occhio rosso dello standby della televisione e dello stereo.

\/ Significa non comprare prodotti agricoli che vengono da molto lontano perché il trasporto inquina, comprando invece frutta di stagione; oppure non mangiare gamberetti e certi pesci come il Persico del Nilo, perché produrli ha effetti ambientali catastrofici.

\/ Significa non andare da Mc Donald's e mangiare meno carne (perché gli allevamenti da macello consumano moltissima acqua e producono un terribile inquinamento atmosferico e fanno terribilmente soffrire gli animali).

\/ Significa non comprare magliette Nike o Adidas (perché per produrle vengono sfruttati moltissimi poveri lavoratori e troppi bambini).

Pensare in modo ecologico ed essere attenti ai beni comuni, SIGNIFICA FARE L'OPPOSTO DI QUELLO CHE CI DICE LA PUBBLICITÀ, lo strumento con cui quelli come Artemio vogliono farci credere che il loro bruttissimo mondo di competizione, lotta, sfruttamento e morte, in realtà è bello!

Bisogna disubbidire ad Artemio e a tutti quelli fatti come lui, egoisti irresponsabili che vogliono solo fare i soldi anche se provocano la rovina di tutti noi. Bisogna capire che il mondo è bello per la qualità dei nostri rapporti, non per la quantità delle cose che possiamo comprarci. E la qualità deriva dal rispetto per gli altri, per la natura e per i beni comuni, deriva, cioè, dalla nostra capacità di essere giusti.

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