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28 settembre 2015

 

“Piano Condor attivo fino al 1997″.

Un Documento riscrive la storia della repressione anticomunista in Sudamerica

di Laura Margottini

 

Al processo di Roma contro i presunti torturatori di una ventina di italiani, l'avvocato Martin Almada mostra una lettera in cui due militari si scambiano informazioni sulla "situazione sovversiva" in America Latina. Finora si era ritenuto che il famigerato progetto di collaborazione fra le dittature latinoamericane - supportato dalla Cia e costato 40mila morti - fosse terminato negli anni Ottanta

 

“Mi rivolgo a Lei, per inviarle la descrizione della situazione sovversiva del 1° semestre dell’anno 1997, da lei sollecitata al fine di elaborare la descrizione combinata della situazione sovversiva del continente”. Questo il testo di una lettera scambiata tra due militari sudamericani, finora mai resa nota, che potrebbe aprire nuovi spiragli di verità sul Plan Condor – il patto di collaborazione segreta tra i militari e i corpi repressivi di sei Paesi dell’America Latina siglato in segreto nel ’75. Supportato dalla Cia e dall’allora Segretario di Stato Usa Henry Kissinger, il Plan Condor nacque col preciso obiettivo di stroncare alla radice ogni forma di dissenso in Cile, Argentina, Uruguay, Bolivia, Brasile e Paraguay, con la partecipazione sporadica di nazioni come l’Ecuador.

L’attività del Condor si ritiene conclusa intorno alla metà degli anni ’80. La lettera invece suggerisce che il monitoraggio dei dissidenti sudamericani si sia potratto fino ad almeno il ’97, ad opera della Conferenza degli Eserciti di Nord e Sud America (Cea) – un’organizzazione militare che ancora oggi riunisce gli eserciti di venti nazioni del continente americano, inclusi gli Usa e le nazioni del Plan Condor. La Cea ha un passato tutt’altro che edificante. Fu istituita nel 1960 col preciso scopo di scambiare informazioni e tattiche militari per reprimere i movimenti di sinistra in America Latina, come poi avvenne col Plan Condor. Oggi la Cea si occupa della “standardizzazione” della condotta militare degli eserciti membri, si legge sul sito. Il documento getta una luce sinistra anche sulle sue più recenti attività.

 

L’AVVOCATO ALMADA E GLI ARCHIVI DEL TERRORE. Sulla base di questo file, le giustizia ecuadoregna ha recentemente aperto un’inchiesta. Lo ha raccontato a ilfattoquotidiano.it Martin Almada – oggi avvocato e consulente per l’Unesco, un’autorità in merito ai fatti del Condor – al termine della sua testimonianza all’aula bunker di Rebibbia a Roma il 24 settembre. A seguito di un decennio di indagini da parte di Giancarlo Capaldo – oggi pubblico ministero al cosiddetto “processo Condor” insieme a Tiziana Cugini – lo scorso febbraio si è finalmente avviato il procedimento contro i presunti torturatori e assassini di circa venti vittime di origine italiana.

Nel corso della sua deposizione, Almada ha mostrato alla corte una lettera che non proviene dai Archivi del Terrore da lui scoperti in Paraguay nel 1992 e noti in tutto il mondo, ma da fonti militari. Il documento indica che nel 1997 lo spionaggio nei confronti dei “sovversivi” – come vengono definiti nel documento – era ancora in corso. In una lettera del 10 luglio 1997, un colonnello paraguaiano – Francisco Ramon Ledesma Samudio – annuncia a un pari grado ecuadoregno – Jaime del Castillo Baez – l’invio della lista di sovversivi del suo Paese, così da aggiornare la lista completa per l’ America Latina. La lettera è indirizzata a Baez in qualità di “Segretario Esecutivo della XXII Assemblea della Cea”.

 

IL NO DEL TRIBUNALE: NON SIAMO UNA COMMISSIONE STORICA.

“La lettera prova che nel 1997 il Condor stava ancora volando,” ha dichiarato Almada in aula. Sebbene, specifica, si trattasse di una fase distinta dalla nota Operazione Condor. Almada non ha potuto despositare la lettera agli atti, perché non attinente all’oggetto del processo. “Non siamo una commissione storica,” ha precisato Evelina Canale, presidente della corte. “Siamo qui per giudicare singole persone in relazione a singoli fatti.” La tensione tra la corte e gli oltre cento testi finora sentiti, che vorrebbero estendere i loro racconti anche ad altri aspetti del Condor di cui sono stati testimoni, ha caratterizzato il procedimento dall’inizio. Ma la corte sembra decisa a non trasformarlo in un processo alla Storia.

Sull’autenticità del documento non sembra ci siano dubbi. Almada lo consegnò alle autorità giudiziarie paraguaiane già nel ’97, sperando in un’inchiesta che non fu mai avviata. Ottenne però che il colonnello Samudio venisse interrogato da un magistrato. Il militare confermò l’esistenza della lista, rifiutandosi però di consegnarla alla giustizia. Samudio prese parte attiva anche all’Operazione Condor, come dimostra una foto sulla rivista della polizia paraguaiana datata 1986. La questione, comunque, si chiuse con l’interrogatorio e non venne mai più riaperta, almeno fino a quest’anno. Almada ha dichiarato al Fatto di essere stato recentemente contattato da autorità giudiziarie dell’Ecuador che hanno aperto un’inchiesta sulla base anche di altri file di cui egli sostiene die essere in possesso. Ha motivo di ritenere, spiega, che liste di presunti “sovversivi” siano state compilate per mano della Cea anche dopo il 1997 e perfino oggi.

 

UNA “BOMBA ATOMICA” DA 40MILA MORTI.

“Il Condor è la bomba atomica che Kissinger sganciò sull’America Latina,” conclude. Gli anni del Plan Condor si tradussero in cifre agghiaccianti: almeno 40mila morti, 30mila desaparecidos e 400mila arresti. Lo stesso Almada fu detenuto e brutalmente torturato dal 1974 al 1977 con l’accusa di essere un comunista e un terrorista intellettuale. E’ conosciuto per aver scoperto 3 tonnellate di documenti, oggi noti come come Archivi del Terrore ad Asuncion, Paraguay. Le 700mila pagine dell’archivio hanno permesso di dare un nome e un volto a migliaia di desaparecidos e di stabilire che il Plan Condor – di cui Almada sentì parlare per la prima volta nei centri Emboscada e Sepolcro dei Vivi dove è stato detenuto – fu una realtà.

Dall’archivio emerse la prova che il Piano fu ufficializzato a Santiago del Cile nel 1975, durante una riunione segreta convocata da Manuel Contreras, capo della Dina – la feroce polizia segreta di Augusto Pinochet, dittatore in Cile dal ’73 al ’90. Contreras, uno dei super imputati al processo romano, è deceduto lo scorso agosto. Insieme a Pinochet, è considerato tra i principali fautori del Plan Condor.

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