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15 novembre 2013

 

Perché Hernry Kissinger se ne va in giro libero?

di Andy Piascik

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

Due mesi fa, centinaia di migliaia di cileni hanno ricordato sobriamente il 40° anniversario dell’evento terroristico dell’11 settembre della loro nazione. E’ stato in quel giorno del 1973 che l’esercito cileno, armato dagli Stati Uniti con una generosa scorta di finanziamenti e di armi, e assistito dalla CIA e da altri agenti segreti, ha rovesciato il governo democraticamente eletto del moderato socialista Salvador Allende. Sono seguiti  16 anni di repressione, tortura e morte sotto Augusto Pinochet, mentre è ricominciato il flusso dei considerevoli profitti per le multinazionali statunitensi – IT&IT, Anaconda Copper e simili. I profitti, insieme alla preoccupazione che le persone in altre nazioni potessero farsi venire idee di indipendenza, sono state la vera ragione del colpo di stato e anche i parziali passi verso la nazionalizzazione compiuti da Allende, non potevano essere tollerati dalla classe imprenditoriale statunitense.

Henry Kissinger  era consigliere nazionale per la  sicurezza e uno dei principali ideatori – forse il principale creatore – del colpo di stato in Cile. I colpi di stato realizzati su istigazione degli Stati Uniti non erano nulla di nuovo nel 1973, certamente non in America Latina, e Kissinger e il suo capo Richard Nixon stavano portando avanti una tradizione che ha abbracciato l’arco del 20° secolo e che continua nel 21° – vedete per esempio il Venezuela (golpe fallito) e l’Honduras (riuscito). Dove era possibile, come in Guatemala nel 1954, e in Brasile nel 1964, i colpi di stato erano il metodo preferito per trattare le insurrezioni popolari. In altre circostanze, l’invasione diretta delle forze statunitensi, come è avvenuto in numerose occasioni in Nicaragua, nella Repubblica Dominicana e in molti altri luoghi, era l’opzione alternativa.

Il golpe a Santiago è avvenuto mentre  l’aggressione statunitense in Indocina si stava finalmente    esaurendo dopo più di 10 anni. Dal 1969 a tutto il 1973, è stato di nuovo Kissinger, insieme a Nixon, che hanno sovrinteso al massacro in Vietnam, in Cambogia e in Laos. E’ impossibile sapere con precisione quante persone sono state uccise durante quei quattro anni; tutte le vittime erano considerate nemici, compresa la vasta maggioranza che non era combattente, e  gli Stati Uniti non sono stati mai molto interessati a calcolare le morti dei nemici. Le stime degli Indocinesi uccisi dagli Stati Uniti a causa della guerra nel suo complesso, iniziano con 4 milioni e probabilmente di più, forse molti di più. Si può quindi ragionevolmente desumere che probabilmente più di 1 milione, e certamente centinaia di migliaia di persone sono state uccise mentre Kissinger e Nixon erano al potere.

Inoltre innumerevoli migliaia di Indocinesi sono morti nel corso degli anni, per gli effetti delle massicce dosi di Agente Orange e di altre armi chimiche di distruzione di massa usate in quantità dagli Stati Uniti. Molti di noi conoscono (o, purtroppo, conoscevano, soldati che hanno sofferto per essere stati esposti a questi agenti chimici; moltiplicate il loro numero per 1.000 o 10.000 o 50.000 e  – di nuovo è  impossibile saperlo con precisione, e possiamo cominciare a capire l’impatto su coloro che vivono sulla terra che è stata avvelenata così completamente, come argomento della politica statunitense.

Anche studi condotti da varie organizzazioni, compreso l’ONU, indicano che almeno 25.000 persone sono morte in Indocina fino dalla fine della guerra a causa di bombe statunitensi inesplose che sono nascoste nella  campagna e che provocano un numero equivalente di persone con mutilazioni. Come nel caso dell’Agente Orange, le morti e le vite rovinate a causa di queste esplosioni, continuano fino a oggi. E quindi, 40 anni dopo, la guerra continua letteralmente per il popolo indocinese ed è probabile che andrà avanti per altri decenni.

Fino quasi alla fine del suo incarico, Kissinger e il suo nuovo capo, Gerald Ford, hanno approvato in anticipo l’invasione di Timor Est,  decisa dal dittatore indonesiano Suharto nel 1975, un atto illegale di aggressione eseguita ancora una volta con armi fabbricate negli Stati Uniti e fornite da loro. Suharto aveva una lunga storia come persona che raccoglie  il denaro sporco  per gli interessi finanziari degli Stati Uniti: era andato al potere nel 1965 con un colpo di stato, anche con l’appoggio decisivo e le armi di Washington, e ha stabilito  un regno del terrore durato un anno, in cui le forze di sicurezza e l’esercito hanno ucciso più di 1 milione di persone (Amnesty International, che raramente ha molto da dire sui crimini dell’imperialismo statunitense, ha stabilito il numero in 1,5 milioni).

Oltre a fornire il supporto essenziale concreto, Kissinger e Ford hanno bloccato gli sforzi della comunità globale che voleva fermare lo spargimento di sangue quando la terribile portata della violenza indonesiana è diventata nota, una cosa di cui l’ambasciatore dell’ONU, Daniel Patrick Moynihan si è vantato apertamente. Di nuovo il principio guida dell’impero che Kissinger e quelli come lui accettano naturalmente come respirare, è che non si deve permettere l’indipendenza. Questo è vero perfino in una nazione piccola come l’isola di Timor Est dove le opportunità di investimenti sono scarse, perché l’indipendenza è contagiosa e può diffondersi in paesi dove ci sono molte più cose in gioco, come l’Indonesia ricca di risorse. Quando l’occupazione Indonesiana è finalmente terminata nel 1999, 2.00.000 abitanti di Timor Est – cioè il 30% della popolazione – era stata cancellata. Tale è l’eredità di Kissinger ed è un’eredità ben compresa da chi vive nel sud del globo indipendentemente dalla negazione, l’ignoranza o l’offuscamento dei nostri intellettuali.

Se gli Stati Uniti diventeranno mai una società democratica, e se mai entreremo nella comunità internazionale come parte responsabile disposta a fare la pace invece della guerra, per incoraggiare la collaborazione e l’aiuto reciproco invece che il dominio, dovremo rendere conto dei crimini di coloro che sostengono di agire a nome nostro, come ha fatto Kissinger. Il nostro sdegno per i crimini dei delinquenti assassini che sono nemici ufficiali, come Pol Pot, non è sufficiente. Una cricca di leader che portavano in una direzione sbagliata, da Kennedy in poi, ha causato, dopo tutto, un numero di gran lunga maggiore di morti di indocinesi che gli Khmer Rossi,  e i responsabili dovrebbero essere giudicati e trattati di conseguenza.

L’urgenza del compito va evidenziata dato che le aggressioni statunitensi proliferano a un ritmo allarmante. Milioni di persone in tutto il mondo, particolarmente in un’America Latina rinvigorita, stanno operando per porre fine al credo “il potere fa il diritto” a cui gli Stati Uniti hanno tenuto fede fin dal loro inizio. Il 99% di noi che vive qui e che non ha interessi acquisiti nell’impero farebbero bene ad unirsi a loro.

Ci sono segnali recenti incoraggianti in questo senso: è particolarmente degno di nota il fatto di  essere riusciti a evitare un attacco degli Stati Uniti contro la Siria. Inoltre individui di vari livelli dell’impero hanno avuto le loro vite rovinate in vari gradi. Per esempio, David Petraeus è stato perseguitato dai dimostranti da quando è stato assunto dalla Università della Città di New York,    all’inizio di  quest’anno per insegnare in un corso  avanzato; nel 2010 Dick Cheney ha dovuto cancellare un viaggio in Canada già programmato perché il clamore per il suo arresto era diventato molto forte; molto tempo dopo che era finito il suo regno, Pinochet è stato arrestato per ordine di un magistrato spagnolo per violazioni dei diritti umani e detenuto in Inghilterra per 18 mesi prima di essere rilasciato per problemi di salute; all’inizio di quest’anno Efrai Roos Montt, uno degli ex “scagnozzi” di Washington in Guatemala, è stato accusato d genocidio, sebbene i suoi complici che sono ancora al potere siano intervenuti da allora in suo nome per ostacolare la giustizia.

E’ necessaria una maggiore pressione e gli alleati degli Stati Uniti che partecipano a crimini di guerra come Paul Kagame dovrebbero essere trattati come era stato trattato Pinochet. Forse è più importante per chi di noi vive negli Stati Uniti perseguitare Rumsfeld, entrambi i Clinton, la Rice, la Albright, e Powell, per fare qualche nome, per i loro crimini contro l’umanità, ogni volta che si fanno vedere in pubblico proprio come Petraeus. Questo vale specialmente per i i nostri due più recenti Criminali-di Guerra-in Capo, Barack Bush e George W. Obama.

Andy Piascik è un attivista da lunga data e autore insignito di  premi che scrive per  Z, Counterpunch, e per molte altre pubblicazioni e siti web. Si può contattare su andypiascik@yahoo.com

 


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://www.zcommunications.org/why-is-henry-kissinger-walking-around-free-by-andy-piascik

 

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