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Jack Ruby: L'assassino vero dell'assassino presunto
di Giuseppe Sabatino

Nel 1947 Jack si trasferì a Dallas dove gestì il “Singapore night club” di sua sorella Eva Grant, e nell’ottobre dello stesso anno fu arrestato per questioni di droga.
Lo sceriffo di Dallas dichiarò che Ruby era stato mandato dai criminali di Chicago per controllare le attività del gioco d’azzardo illegale della città. Comunque, Ruby fu infine rilasciato. Jack Ruby rimase a Dallas e con il denaro ricevuto in prestito da un amico comprò il “Silver Spur Club”. Successivamente acquisì un altro night club, stile western, ma queste attività non ebbero successo e, nel 1954, egli divenne comproprietario del “Vegas Club”.
Dopo ulteriori fallimenti Ruby aprì il “Carousel Club”, un nome certamente più familiare nel contesto del caso JFK.

Diamo ora un’occhiata alle evidenze che l’House Select Committee on Assassinations

L’HSCA investigò altri aspetti delle attività di Ruby che potessero mostrare un legame con elementi del crimine organizzato. Un’estesa analisi delle registrazioni dei costi delle sue telefonate avvenute prima dell’assassinio di Kennedy rivela che Ruby effettuò e ricevette chiamate da individui le cui caratteristiche erano compatibili con chi, direttamente o indirettamente, ha rapporti col crimine organizzato. Tra questi Irvin Weiner, Barney Baker, Harold Tannenbaum, Nofio Pecora, Murray Miller, etc. Eva Grant, sorella di Ruby, testimoniò che Jack aveva parlato in più di una occasione delle sue conversazioni telefoniche con Larry Patrick, noto killer professionista. Ma la vera chicca, per concludere sui rapporti di Ruby con la mafia, sta nel documento che vedete qui sotto. Si tratta di un estratto dall’appendice IX del rapporto dell’HSCA.

Il personaggio continuamente sottolineato in rosso, Joseph Campisi, era considerato il numero due nella gerarchia della mafia di Dallas, ed era in stretti rapporti con i fratelli di Carlos Marcello, il numero uno della mafia di New Orleans. In queste righe apprendiamo che Ruby, il giorno prima dell'assassinio di JFK, aveva pranzato con il "signor" Campisi, e che quest'ultimo si era pure disturbato a visitare Ruby in carcere, trattenendosi per una decina di minuti, e senza, ovviamente, che la polizia registrasse la conversazione.

Per quanto concerne la tanto discussa questione del come Ruby fosse entrato nei seminterrati della polizia perfettamente in tempo per ammazzare Oswald, neppure il Committe credette alla favola di Ruby che “casualmente” si trova a passare di là e decise sul momento di cercarsi un posto nella storia.

Un ultimo episodio che mi preme segnalare è contenuto nella testimonianza di Nancy Perrin Rich.

Dopo una breve separazione, durante la quale la Perrin aveva lavorato come barista nel club di Ruby, nel luglio del 1962 i due coniugi si riconciliarono. Poiché Robert Perrin non aveva, evidentemente, perso l’abitudine per il traffico e il contrabbando di armi, alla donna capitò di assistere a degli incontri in cui si parlava di piani per trasportare armi a Cuba e contemporaneamente portare anticastristi a Miami. A questi incontri erano presenti un colonnello sempre in divisa, lei e suo marito, un certo Dave (Ferrie?), e degli altri uomini apparentemente cubani. Nancy P. Rich disse alla Commissione Warren che durante il secondo di questi incontri, dopo aver sentito bussare alla porta, si ritrovò di fronte a Jack Ruby. Gli sguardi si incrociarono come se ognuno dei due si chiedesse cosa ci facesse l’altro in quel posto, ma entrambi fecero finta di non conoscersi. Ruby quasi subito si appartò con il colonnello, e dopo un breve colloquio con questi andò via. L’unica apparizione di Ruby a quegli incontri durò circa un quarto d’ora.
Se, com’è praticamente certo, Ruby fu costretto a quel gesto, forse perché in debito con qualche mafioso o per qualche altro sconosciuto motivo, la sua partecipazione al complotto sarebbe assolutamente inconsapevole, e probabilmente pure colui che diede l’ordine a Ruby non sapeva quali fossero le reali dimensioni della cospirazione.

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