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La primavera di gennaio

 

Il 5 gennaio 1968 veniva eletto segretario generale del Partito comunista cecoslovacco Alexander Dub?ek, che avvia un percorso di riforme economiche e sociali: è la Primavera di Praga, che però ebbe vita breve. Il 20 agosto dello stesso anno, un corpo di spedizione dell’Unione Sovietica e dei suoi alleati del Patto di Varsavia invase il paese. La Cecoslovacchia rimase occupata fino al 1990.

 

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22/05/2008

 

La Primavera di Praga

 

Fin dalla metà degli anni sessanta in tutto il paese si erano percepiti segni di crescente malcontento verso il regime. Le istanze dei riformisti, il cui leader era Alexander Dub?ek, avevano trovato voce in alcuni elementi all'interno dello stesso Partito Comunista Cecoslovacco. Le riforme politiche di Dub?ek, che egli stesso chiamò felicemente "Socialismo dal volto umano", in realtà non si proponevano di rovesciare completamente il vecchio regime e allontanarsi dall'Unione Sovietica: il progetto era di mantenere il sistema economico collettivista affiancandovi una maggiore libertà politica (con la possibilità di creare partiti non alleati al partito comunista), di stampa e di espressione. Tutte queste riforme furono sostenute dalla grande maggioranza del paese, compresi gli operai. Ciononostante queste riforme furono viste dalla dirigenza sovietica come una grave minaccia all'egemonia dell'URSS sui paesi del blocco orientale, e, in ultima analisi, come una minaccia alla sicurezza stessa dell'Unione Sovietica. Per comprendere i motivi di questo allarme bisogna tener presente la collocazione geografica della Cecoslovacchia, esattamente al centro dello schieramento difensivo del Patto di Varsavia: una sua eventuale defezione non poteva essere tollerata in periodo di Guerra Fredda.

 

A differenza di quanto era avvenuto in altri paesi dell'Europa centrale, la presa di potere comunista in Cecoslovacchia nel 1948 era stata accompagnata da una genuina partecipazione popolare, e non era stata funestata, come altrove, da brutali repressioni. Le riforme sociali del dopoguerra erano avvenute pacificamente, mentre, ad esempio, in Ungheria si erano avute vere e proprie sommosse. Ciononostante la leadership guidata da Gottwald, prima, Zapotocky e Novotný poi aveva mantenuto un regime totalitario fortemente repressivo che si era espresso in maniera brutale durante le purghe staliniane e che non si era aperto dopo la morte del leader sovietico. La stessa minoranza slovacca rimaneva sottorappresentata nelle istituzioni, che accusavano sempre una distanza ideologica rilevante rispetto alle altre repubbliche popolari che avevano compiuto la destalinizzazione, Ungheria e Polonia in primis.

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