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Dicembre 2013

 

La Teologia della liberazione di Boff

di Antonio Socci

 

Dimmi con chi vai...

Il 17 dicembre l'Ansa ha battuto la notizia che papa Bergoglio ha chiesto a Leonardo Boff di inviargli il materiale per preparare la sua prossima enciclica sulle questioni sociali ed ecologiche.

Boff, che è stato fra i padri della Teologia della liberazione è un ex frate che nel 1984 ebbe un pronunciamento negativo dalla Congregazione per la dottrina della fede, presieduta da Joseph Ratzinger. Nel 1992, a seguito di alcuni richiami e moniti di Giovanni Paolo II, lasciò l'abito religioso. 

Per le sue posizioni fortemente impregnate di marxismo (poi anche vagamente new age) e la sua attività di leader noglobal - dopo aver sostenuto la candidatura di Lula alla presidenza brasiliana - lo ha avversato considerandolo troppo moderato.

Boff, che a suo tempo attaccò Giovanni Paolo II come restauratore, nei giorni scorsi si è scagliato contro Vittorio Messori, reo di aver espresso qualche perplessità sul pontificato di Bergoglio.

Dunque Bergoglio si abbevera alle idee di Boff per la sua prossima enciclica e Boff esalta Bergoglio attaccando chi - molto rispettosamente e timidamente - aveva espresso qualche dubbio.

 

Dedicato agli ecclesiastici del "chi sono io per giudicare?" e che si abbeverano alla teologia della liberazione di Boff...

"Quanto ai cattolici, quel che li caratterizza è l’accettazione di un pensiero del proprio tempo di origine marxista o neoborghese. Il risultato è che non possono più pensare la loro metafisica e la loro religione come verità; questa impotenza si manifesta nel loro presentarla in un linguaggio allusivo e metaforico, con cui pretendono distinguersi dai cattolici comuni e tradizionali, e veramente ci riescono. La loro scuola di miscredenza, è senza pari". Augusto Del Noce)

 

Introvigne e Boff: la variopinta corte di Papa Bergoglio

Pur nella tragicità dei tempi ogni giorno c’imbattiamo in fatterelli comici. 

Oggi ne segnalo un paio che hanno come protagonisti l’ex frate Leonardo Boff, già teologo della liberazione, e Massimo Introvigne che, pur essendo sconosciuto ai più, viene da riferimenti politico-culturali opposti a quelli di Boff.

Oggi entrambi si trovano a combattere sui media come sfegatati tifosi di papa Bergoglio (qualcuno potrebbe dire: dimmi con chi vai…).

Dunque il primo, Boff, nel suo attacco contro Vittorio Messori (Corriere della sera 4 gennaio 2014), tesse le lodi del papa argentino affermando che Bergoglio ha usato “parole finora sentite solo nella bocca di Lutero”. 

Poi aggiunge modestamente: “e con meno forza nel mio libro del 1984 ‘Chiesa: carisma e potere’ ”.

Dunque il fan bergogliano Boff, appena arruolato dal “vescovo di Roma” come suo consulente per l’enciclica sociale, elogia papa Francesco assimilandolo a Lutero.

“Annamo bbene”… direbbe la Sora Lella.

Il secondo, Introvigne, accusato da Giuliano Ferrara (Il Foglio 5 gennaio 2014) di fare l’introduttore e moderatore di un convegno che si riproporrebbe di “curare i gay”, protesta vivacemente e proclama che nessuno dei partecipanti al convegno “si è mai occupato di ‘curare i gay’, né, per quanto mi risulta, ha mai definito l’omosessualità una malattia”.

Infine Introvigne, nei panni dell’occhiuto vigilante, assicura: “nella mia veste di moderatore, vigilerò perché nessuno venga meno a quel dovere di non giudicare le persone omosessuali in quanto persone, accogliendole con rispetto, che emerge dal Magistero di Papa Francesco, ma anche dal semplice buon senso”. 

Quindi Introvigne dichiara: “personalmente comprendo e condivido il chi sono io per giudicare le persone omosessuali? Del Pontefice” (Il Foglio 6 gennaio).

 

Per Introvigne son passati i tempi di papa Ratzinger, bisogna adeguarsi ai nuovi slogan, opposti a quelli precedenti (pure sull’Islam…).

Ovviamente non sono in discussione il rispetto e l’accoglienza che sono sempre dovute a tutte le persone, chiunque esse siano e che c’erano già prima di papa Francesco (noi non li abbiamo scoperti certo ora).

Ma in discussione c’è il “chi sono io per giudicare?” detto da Bergoglio in riferimento all’omosessualità, perché – se va bene ed è giusto non giudicare le persone – il peccato invece è nettamente giudicato, dall'Antico e dal Nuovo Testamento fino al Catechismo, e invece Bergoglio si è ben guardato dal farlo presente e dal ricordarlo.

 

Del resto come può dire “Chi sono io per giudicare?” se è il Vicario di Cristo? Non è forse il papa? Non è stato eletto canonicamente? Ne dubita pure lui?

Il cardinale Francis George in una intervista ha detto: “Vorrei chiedere al Pontefice se si rende conto di quello che è accaduto con la frase: chi sono io per giudicare?”….

Sappiamo infatti l’immensa confusione che ha prodotto (lo abbiamo visto anche al Sinodo). 

Introvigne – ci fa sapere oggi - applaude quella frase…. Con Boff. 

Fa sorridere immaginarli idealmente a fianco, come paladini della nuova era bergogliama… Fa sorridere, ma anche inquieta…

 

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