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Leonardo Boff: dalla teologia della liberazione all'etica ambientale

di Sandro Bonardi

 

In questi giorni è in Italia per tenere conferenze in alcune città Leonardo Boff.  Il noto teologo e filosofo brasiliano, di famiglia originaria del Bellunese, ex Francescano, è famoso ovunque per avere elaborato la “teologia della liberazione”.

 

Nato nel 1938 a Concordia (Brasile) ha compiuto  studi in patria, poi in Germania, Belgio e negli Stati Uniti d'America, fino al conseguimento, nel 1970, del dottorato di Filosofia e Teologia presso l'università di Monaco di Baviera (uno dei due relatori era Joseph Ratzinger). In quell'anno Boff occupò la cattedra di “Teologia sistematica ed ecumenica” a Petrópolis in Brasile. Nello stesso periodo fu direttore di varie riviste e consulente della conferenza episcopale brasiliana.

 

Una sentenza della Congregazione per la Dottrina della Fede del 1985, soprattutto per le tesi del suo libro "Chiesa: carisma e potere”, lo estromette dall'insegnamento nelle Facoltà di teologia cattoliche. Accusato di eterodossia dal Vaticano e ridotto al “silenzio ossequioso”, nel 1992 lascia per coerenza, per non venire meno all’impegno di fare teologia per aiutare le comunità di base e i poveri del mondo,  l'abito francescano. Così commenta questa sua sofferta e dolorosa decisione:  Io volevo restare nella Chiesa, ma non era possibile per me rimanere nel silenzio. Come si fa a togliere ad un teologo l’unica sua forma di espressione; la parola, la scrittura? E’ una violazione dei miei diritti di uomo. Ho lasciato pertanto il sacerdozio, ma non l’impegno per il Vangelo.

 

E’ stato docente di “Etica e Filosofia” e di “Ecologia” all’Università Statale di Rio de Janeiro e Professore invitato in varie Università quali Lisbona, Salamanca, Harvard, Basilea ed Heidelberg. Autore di oltre un centinaio di libri tradotti in diverse lingue è Membro della  Commissione internazionale della Carta della Terra e premio Nobel alternativo della Pace. Ora Leonardo Boff si autodefinisce theologus peregrinus senza fissa dimora, svolge l’attività di conferenziere e scrittore, occupandosi in maniera sempre più approfondita dell’ecologia e dell’ambiente, ed impegnandosi  sui temi socio-politici.

 

Ho avuto il privilegio di trascorrere una giornata con lui e di riascoltare dalla sua viva voce, come altre volte in passato, le sue opinioni. Negli incontri pubblici e nelle conversazioni informali si può cogliere come il suo pensiero oggi abbia assunto una accezione nuova, più radicale e al tempo stesso più universale, ma in perfetta fermezza e continuità con quello che è stato il principio originario della “teologia della liberazione”, nata ascoltando il grido dei poveri, formulato  sinteticamente così: dal momento che Dio si è fatto uomo-povero, l'uomo-povero diventa la misura di tutte le cose.

 

Da qui l’urgenza di dare voce a chi non ce l’ha. La terra, grande vittima della voracità del capitalismo e della globalizzazione, grida e piange assieme  ai

 

poveri del mondo: … oggi è la Madre Terra a gridare più di ogni altro. Dobbiamo porre fine ad una economia di rapina, consumistica e votata unicamente al profitto che sta mettendo a rischio la vita stessa del pianeta. Non si può pensare ad una crescita illimitata in un mondo che ha risorse limitate. E’ follia pura ed è una via senza ritorno. Non solo: questa economia di rapina è strettamente connessa con lo stato di miserabile indigenza di gran parte della popolazione mondiale.

 

Gli è stato chiesto se questo suo pensiero “ecologista”, più attento all’ambiente, sottintenda che qualche cosa è mutato nella “teologia della liberazione”. Risponde deciso: Ne sto portando avanti l’asse centrale: attenzione cioè alla vita in tutte le sue forme. I poveri della terra, il terzo mondo gli indigeni, gridano. Ma grida anche l’acqua, l’aria, la terra. Il grande povero oggi è il pianeta Terra oppresso dalla nostra logica consumistica. La medesima logica che sfrutta e usa il lavoro degli uomini sta devastando Gaia, la Madre Terra. A tutto questo va opposta la logica della vita e della liberazione.

 

Per Boff, dunque, ecologia e sostenibilità assumono una accezione extrascientifica ed extraeconomica. Diventano una vera e propria visione del mondo e diventano un nuovo paradigma etico. Perché solo l’etica salverà nostra madre Terra. In tal senso, sostiene la necessità di dare vita ad un nuovo livello di coscienza comune, una sorta di etica universale, da tutti condivisa, che ci porti a prendersi cura della Terra.

 

Temi che trovano, a mio avviso, una sintesi in un passo di uno dei suoi libri tradotti in Italiano: “Il creato in una carezza”. Scrive: Dopo secoli di cultura materiale, cerchiamo oggi ansiosamente una spiritualità semplice e solida, basata sulla percezione del mistero dell’universo e dell’essere umano, sull’etica della responsabilità, della solidarietà e della compassione, che ha il suo fondamento nella cura, nel valore intrinseco di ogni cosa, nel lavoro ben fatto, nella competenza, nell’onestà e nella trasparenza delle intenzioni.

 

Alla domanda a quale progetto culturale stia attualmente lavorando, anticipa: Sono alle stampe tre miei libri su alcune virtù che ritengo essenziali oggi: l’ospitalità, la convivenza e la commensalità. Quest'ultima esprime una vera globalizzazione: la capacità di sedersi alla stessa mensa per godere dei frutti della Madre Terra, mangiando, bevendo e celebrando la generosità del nostro pianeta. Una globalizzazione umana però deve passare attraverso una opzione fondamentale. La soluzione per la Terra non cade dal cielo: l’uomo deve prendere sul serio l’impegno a mantenere abitabile il pianeta.

 

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