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27/02/12

 

L'ultimo saluto al compagno Giulio Girardi

 

Giulio Girardi è morto, dopo una lunga e sofferenza seguita all’ictus da cui fu colpito alcuni anni or sono. Giulio si è spento nella casa di Bruno Bellerate che con la sua famiglia lo ha ospitato e accudito fraternamente per tutti questi anni e fino all’ultimo.

Si è spenta così, nel silenzio, una delle intelligenze più generose e importanti del movimento rivoluzionario, un uomo mite e buono che ha dedicato la sua intera vita alla causa degli oppressi e alla lotta per la liberazione dei poveri, in particolare dei popoli che lui amava definire indio-afro-latino-americani. Resterà molto a lungo, crediamo, il suo contributo decisivo, prima al dialogo fra marxismo e cristianesimo e poi alla fondazione della teologia della liberazione.

Intellettuale profondo e coltissimo, Girardi, salesiano, insegnò per molti anni filosofia al Pontificio Ateneo Salesiano, e durante il Concilio Vaticano II fu chiamato a collaborare con il “Segretariato per i non credenti” del cardinale Koenig come esperto di marxismo e di ateismo (fra l’altro Girardi diresse per una casa editrice cattolica la monumentale “Enciclopedia dell’Ateismo”).

Ma per Girardi era naturale la scelta di far proseguire coerentemente le sue idee nella pratica della sua vita, e per questo si schierò decisamente da una parte sola, quella dei poveri, come i suoi confratelli e colleghi Gérard Lutte e José Ramos Regidor: la risposta della Chiesa ufficiale fu la più ottusa repressione e l’espulsione di questi cristiani, colpevoli di voler essere fedeli al Vangelo, prima dall’Ateneo e poi dalla stessa Congregazione salesiana.

Il dolore profondo che gli provocò la rottura con la Chiesa istituzionale fu tramutato da Giulio Girardi in un’attività indefessa

di ricerca teorica, di scrittura e anche di presenza fisica a fianco dei popoli in lotta: dalla “inchiesta operaia” a Torino con la FIOM degli ultimi anni Settanta alla partecipazione da protagonista all’esperienza del Sandinismo, fino alla sua amicizia con Fidel Castro e Cuba, con Rigoberta Menchù, con Chavez, con la rivoluzione zapatista. I suoi libri hanno cambiato la vita a molti militanti cristiani e comunisti: ne ricordiamo solo alcuni: “Marxismo e Cristianesimo” (Assisi, Cittadella, 1968, ma con molte riedizioni); “Credenti e non credenti per un mondo nuovo” (Firenze, Vallecchi, 1969); “Cristianesimo, liberazione umana, lotta di classe” (Assisi, Cittadella, 1971); “Cristiani per il socialismo. Perché?” (Assisi, Cittadella, 1975); “Coscienza operaia oggi” (Bari, De Donato, 1980), “Rivoluzione popolare e occupazione del tempio. Il popolo del Nicaragua sulle barricate” (Milano, Edizioni Associate, 1989); “Dalla dipendenza alla pratica della libertà. Comunità di San Benedetto al Porto di Genova” (Roma, Borla, 1990); “La conquista dell’America. Dalla parte dei vinti” (Roma, Borla, 1992), fino agli ultimi lavori dedicati alla figura del Che Guevara rivisitata dallo sguardo di un cristiano. Sempre per puro spirito di servizio Girardi accetto anche di essere capolista di DP alle elezioni comunali di Roma e candidato per le elezioni europee; successivamente, aderì a Rifondazione Comunista a cui era iscritto, e a Rifondazione dedicò anche un suo ultimo scritto su “Liberazione” di incoraggiamento e consiglio mentre era già inchiodato a quello che sarebbe stato il suo letto di morte.

Sulla figura straordinaria e sull’opera di Giulio Girardi occorrerà dunque tornare approfonditamente, con la calma e il rigore che ci sono impossibili in questo momento. “Liberaroma” si offre fin d’ora per ospitare ricordi, commenti, discussioni sull’opera di Girardi.

 

 

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