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15 settembre 2011

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Scritto il 16/9/11

 

Il Sole 24 Ore sdogana il Britannia

di Debora Billi

 

La prima volta che mi imbattei nella storia del panfilo reale inglese “Britannia”, molti anni fa, era su qualche sito di quelli parecchio deragliati. Si raccontava la vicenda di un misterioso e segretissimo incontro al vertice nel 1993, sul panfilo Britannia appunto, che ancorato al largo del porto di Civitavecchia aveva ospitato Mario Draghi, Azeglio Ciampi e qualche decina di affaristi italiani ed inglesi con lo scopo di spartirsi la torta delle nostre imminenti privatizzazioni e fare bieco commercio delle aziende pubbliche con lo straniero.  Tale incredibile storia, affiancata da articoli sui Rettiliani e gli Illuminati, suonava ancora più assurda e quindi la riposi nel dimenticatoio.

Col tempo questa vicenda veniva raccontata sempre più spesso, come accade col passare degli anni a certi intrecci davvero scandalosi. Cominciai a sentire odore di una qualche plausibilità, mentre da più parti si bollava di complottista chi vi prestava credito. A mo’ di esempio, vi invito a leggere l’articolo pubblicato un paio di anni fa da “Giornalettismo”. Titola appunto “Il complotto del Britannia” e, non pago di deridere i creduloni, arriva ad accomunarli addirittura ai nazisti. Era proprio un peccato mortale, divulgare la storia del Britannia.

Ebbene, reggetevi forte: ecco invece l’articolo uscito ieri sul “Sole 24 Ore”. Titolo, “Tremonti vara il piano Britannia 2”. Si racconta nero su bianco tutta la storia del Britannia, di come Mario Draghi al largo di Civitavecchia illustrò ai grandi investitori internazionali il processo di privatizzazioni che sarebbe partito di lì a poco. (…) Bisognava accelerare la vendita di un patrimonio gigantesco, allora racchiuso in Ina, Iri, Eni, Imi, smentendo in pieno le tesi di “Giornalettismo”. Si battezza poi senza giri di parole il nuovo incontro di Tremonti con gli investitori stranieri, “Britannia 2”. La stessa cosa fa anche Giannini su “Repubblica”, che definisce l’incontro sul panfilo «il grande saldo di fine stagione». Tutt’altro che un semplice convegno.

Insomma, per quanto incredibile la storia del Britannia era vera, dal principio alla fine. Resta solo da capire come mai, a distanza di venti anni, venga così disinvoltamente sdoganata e se ne parli come di un normalissimo evento di pubblico dominio, al punto da coniare appunto termini come “Britannia 2”. Qualche ipotesi, complottisti?

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