Solidarietà, Anno I, Numero 2
ottobre 1993
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Come difendere l’industria nazionale dalla speculazione e dalle svendite indiscriminate

Ampia rappresentanza delle forze politiche italiane alla conferenza del Movimento Solidarietà e dell'EIR del 28 giugno 1993

Il Movimento Solidarietà e la Executive Intelligence Review (EIR, agenzia stampa con sede europea a Wiesbaden in Germania) hanno tenuto il 28 1993 a Milano, presso la sala FAST, una conferenza sul tema del l'economia, affrontando in particolare aspetti come le moderne tecniche di speculazione finanziaria, le privatizzazioni ed i grandi programmi di sviluppo.
La caratteristica forse più singolare della conferenza è stata la partecipazione dei rappresentanti di numerose forze politiche, anche disparate o divergenti, animati dal comune interesse di approfondire la conoscenza del pensiero economico dell'economista americano Lyndon LaRouche e di misurarsi con questo.
Da qui l'opportunità di dedicare il primo numero del bollettino della nuova associazione alla pubblicazione degli atti del convegno, per mettere a disposizione di un più vasto pubblico le analisi e le documentazioni che gli specialisti dell'EIR William Engdahl e Claudio Celani e il Presidente del Movimento Solidarietà Paolo Raimondi hanno esposto nelle loro relazioni, come pure gran parte dei numerosi contributi con i quali parlamentari, giornalisti e altri partecipanti hanno arricchito e animato il convegno.
“La speculazione selvaggia sui mercati internazionali e la «geopolitica» britannica sono le due facce della stessa medaglia oligarchica”, ha affermato nella sua breve introduzione ai lavori il giornalista dell'EIR Paolo Vitali, moderatore della conferenza. Vitali ha sottolineato che le speranze di milioni e milioni di persone, a seguito della caduta dei regimi comunisti del 1989, non sono state tradite dal fatale sprigionarsi di eventi e forze che non subivano più le strettoie della divisione del mondo in rigide sfere d' influenza, come asseriscono certe teorie sociologiche, ma sono state negate da un preciso piano di destabilizzazione “geopolitico”, che è partito ancor prima del crollo del muro di Berlino, e dalla incapacità e codardia delle forze politiche ed élite europee di reagire a questa nuova e precisa minaccia.
“L'economista e politico americano Lyndon I.aRouche, che sconta innocente in un carcere del Minnesota da quasi cinque anni una montatura giudiziaria orchestrata dall'amministrazione Bush” - ha continuato Vitali - “ha tracciato tempo fa il paragone tra le situazione post 1989 con il periodo che precedette la Prima Guerra mondiale. A quel tempo l'oligarchia imperiale britannica sviluppò il concetto della «geopolitica» per far fronte alla minaccia rappresentata dalla potenzialità di sviluppo economico e sociale in tutta l'Europa continentale, l'«Eurasia». Due guerre mondiali, il Trattato di Versailles e l'accordo di Yalta, furono le dirette conseguenze di questa strategia « geopolitica»”.
“Con l'avvicinarsi del crollo della Cortina di Ferro nel 1989, i circoli oligarchici anglo-americani decisero che bisognava a tutti i costi impedire che la riunificazione tedesca costituisse un trampolino di lancio per una nuova politica di indipendenza, integrazione e sviluppo economico per tutto il continente, ripristinando il progetto de Gaulle di « un'Europa dall'Atlantico agli Urali». Gli attacchi alla Germania come «Quarto Reich», partiti dalle più alte sfere londinesi, e fatti propri dai nazi-comunisti serbi, l'aggressione del Panama, la guerra del Gol- fo, le atrocità interminabili nell'ex Jugoslavia, la destabilizzazione economica dell'Est europeo con le folli «terapie d'urto» dei liberisti, l'eliminazione fisica di chi proponeva un piano alternativo di sviluppo, come il Presidente della Deutsche Bank Alfred Herrhausen, sono tutti aspetti di questa complessa e articolata strategia di destabilizzazione”.
“Questa è la stessa trama destabilizzatrice che in Italia, soprattutto con gli eventi dell'ultimo anno, mira a frantumare le fondamenta stesse del nostro essere nazione sovrana indipendente. Guerre e destabilizzazioni, politiche economiche super liberiste, una speculazione selvaggia che ha trasformato i mercati finanziari internazionali in un' unica casa da gioco d'azzardo, sono elementi solidali di una strategia oligarchica, come contiamo di dimostrare, che o è fermata e sconfitta o può farci sprofondare, in un futuro tutt' altro che lontano, in un altro catastrofico conflitto”.

PRIMO INTERVENTO
La piaga della "finanza derivata" e l'economia dell'illusione
Discorso di William Engdahl, esperto economico dell'EIR di Wiesbaden

SECONDO INTERVENTO
I protagonisti della destabilizzazione italiana
Discorso di Claudio Celani, italian desk dell'Executive Intelligence Review di Wiesbaden.

TERZO INTERVENTO
Proposta di un programma economico per l'Italia
Discorso di Paolo Raimondi Presidente dell'Associazione "Movimento internazionale per i diritti civili - Solidarietà"

Ho voluto rileggere nei giorni scorsi i documenti economici principali elaborati dagli uomini che guidano l'economia italiana per farmi un'idea precisa su come e dove stanno conducendo l'Italia. Carlo Aceglio Ciampi, annunciando il programma dei suo governo il 6 maggio scor- so, partiva dai dati del debito pubblico (1.670.000 miliardi di lire, superiore del 10% del PII, e con un volume di interessi di 190.000 miliardi di li- re), per richiedere una drastica riduzione dei deficit attraverso tagli sulla sanità, pensioni, enti locali, pubblico impiego, tutti settori che saranno riformati.

Ciampi annunciava inoltre di voler continuare con il piano delle privatizzazioni, rifiutava categoricamente ogni misura forzosa sul debito, leggi un no al consolidamento, ringraziava i sindacati per aver accettato di tagliare nel luglio 1992 la scala mobile e di aver accettato tagli reali sul salario, e avvertiva al contempo dell'arrivo di un riordino degli ammortizzatori sociali, cioè tagli sulla cassa integrazione.

Si sbilanciava alla fine con una frase "accelereremo i programmi di opere già finanziate". Beh, non si può dire che il nuovo capo di governo si discosti molto dal miope e incompetente approccio dei "governi contabili" del passato.

Nella relazione annuale del governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio ammetteva, il 31 maggio scorso, che "siamo in un circuito involutivo costituito da bassa produzione, caduta degli investimenti, consumi stagnanti, caduta dell'occupazione". Descrivendo impotentemente l'attacco alla lira, ammetteva una spesa netta di riserve pari a 48 miliardi di dollari tra giugno e metà settembre del 1992. Parlando poi di finanza derivata, il governatore la vedeva come un beneficio per l'allocazione mondiale del risparmio anche se aumentavano i rischi di instabilità, a cui la risposta non andava ricercata nel ritorno a forme di controllo dei movimenti di capitale bensì in un generico maggior coordinamento internazionale. Salutava la decisione di abolire la scala mobile e avvertiva che, nel piano di ristrutturazione dell'organizzazione produttiva, ci sarà una riallocacione della produzione a livello mondiale (leggi chiusura di fabbriche da noi per riaprirle in Cina per esempio, dove la mano d'opera costa quasi niente). La politica della Banca d'Italia sarebbe centrata sul taglio del bilancio, delle spese, cominciando con un salasso di 13.000 miliardi seguito da altri tagli fino a fare invertire l'andamento tra il debito pubblico e il PIL entro tre anni.

Il dott. Fazio riservandosi un ruolo primariamente monetarista, ha fumosamente risolto l'aspetto economico produttivo con un generico invito allo stato e all'amministrazione pubblica "a fornire servizi funzionali e promuovere, in condizioni di economicità, investimenti in infrastrutture e in dotazione di capitale pubblico che non necessariamente debbono far capo, sul piano giuridico e sul piano finanziario, al bilancio."
Luigi Abete, presidente della Confindustria, nella sua relazione annuale del 27 maggio, ha a sua volta salutato la decisione dei sindacati di abolire la scala mobile, come il contributo principale contenimento dell'inflazione. Il resto del suo intervento verteva su altre possibili azioni per tagliare ulteriormente il costo del lavoro, attraverso la riduzione degli oneri sociali e una riforma dei contratti di lavoro, minacciando apertamente, attraverso la internazionalizzazione produttiva, di portare capitali e fabbriche altrove. Parlando della necessità di una battaglia contro la rendita, ha richiesto, giustamente, una riduzione del 3% del costo del denaro. Abete ha concluso con un generico richiamo a rilanciare gli investimenti nelle infrastrutture.
Per concludere questo sintetico panorama, Massimo Russo, responsabile per l'Europa del Fondo Monetario Internazionale, salutando il taglio di 13.000 miliardi di lire, ha preannunciato la richiesta del Fondo di altre manovre correttive del bilancio per il 1993, mettendo al contempo l'Italia sotto una maggiore sorveglianza.
Ho voluto dare questa veloce carrellata di opinioni e interventi per mostrare come nel mezzo della crisi più grande dell'economia mondiale e nazionale, questi dirigenti stiano portando l'Italia economica al macello. In particolare, questa pressione forsennata sulle forze del lavoro produrrà inevitabilmente un'esplosione sociale in una situazione di progressivo aggravamento della depressione economica.

È tempo di andare oltre la retorica, le analisi e le discussioni, che si sprecano in questo ultimo periodo. Sorgono come funghi centri di confronto, fondazioni, dove regna l'opinione ma non il programma e l'azione. L'associazione "Movimento internazionale per i diritti civili - Solidarietà", insieme all'EIR, propone un piano di emergenza e di azione.

Avendo riconosciuto che siamo in una fase di eccezionale crisi politica ed economica, proponiamo di imparare da grandi statisti come Charles de Gaulle ed Enrico Mattei e dalla loro esperienza nella costruzione della nazione e dell' economia devastate dalla guerra.

Un ritorno al dirigismo di de Gaulle vuol dire schierarsi con il sistema economico americano di Alexander Hamilton, i fratelli Carey, Friedrich List, secondo i quali lo sviluppo dell'economia fisica deve basarsi sulla tecnologia, sull'industria, sull'agricoltura avanzata e sui crediti produttivi, contro il liberismo neo-coloniale del sistema britannico di Adam Stnith e del FMI e relative appendici ed epigoni nel sistema di Bretton Woods oggi.
Dopo il 1945, de Gaulle sviluppò il suo progetto programmatico lungo questi tre punti:
1. definizione delle priorità nazionali (carbone, acciaio, esplorazione dello spazio, energia nucleare);
2. creazione di un'agenzia di pianificazione, studiata lungo l'esempio di Enrico il Navigatore di Sagres (Portogallo) nel secolo XV per realizzare la scoperta del Nuovo Mondo, le Americhe. Un centro non burocratico, ma con lo scopo di definire i compiti e capace di legare i momenti (discontinui) di sviluppo e creazione;
3. un coordinamento degli interessi, cioè un'alleanza di forze sociali ed economiche diverse ma con impegno patriottico unanime.

Le priorità per l'Italia
Ecco quello che dobbiamo cominciare a fare per definire in Italia, nel contesto dell'Europa moderna, le priorità:

1. indipendenza energetica con il nucleare. L'Italia ha bisogno di partire immediatamente con un piano di 30 centrali da costruire entro il 2000 (moduli HTR, reattori a alta temperatura a sicurezza intrinseca per un totale di circa 30 gigawatt);

2. infrastrutture moderne: treni ad alta velocità con nuove connessioni alpine verso il resto dell'Europa centrale, trasporto marittimo sviluppando le autostrade del mare ed una rete portuale efficiente, il Ponte di Messina, un moderno sistema di comunicazione, esplorazione e colonizzazione dello spazio ecc.;

3. realizzare con il resto dell'Europa dell'Est e dell'Ovest il programma di integrazione economica e infrastrutturale del continente euroasiatico conosciuto come il "Triangolo Produttuvo" proposto dall'economista americano Lyndon LaRouche utilizzando la più avanzata tecnologica nei settori dei trasporti, comunicazione, energia e ricerca;

4. tecnologia avanzata per industria e agricoltura;

5. ricerca nei settori chiave per il futuro, dove l'Italia ha già una invidiata rete di studiosi e ricercatori nella scienza teorica, come la fusione termonucleare, la fisica dei plasmi, la fusione fredda, la superconduttività, l'elettromagnetismo;

6. partecipare con l'Europa, gli Stati Uniti, la Russia, l'Ucraina e altre nazioni nella realizzazione dei sistema difensivo Strategic Defence Initiative (SDI) - Scudo Spaziale, che produrrà anche importantissime ricadute scientifiche e tecnologiche nei settori produttivi dell'economia civile;

7. un sistema scolastico adeguato a queste sfide scientifiche e tecnologiche future;

8. un sistema sanitario e previdenziale moderno.

L'esempio di Hamilton
Per finanziare questo programma occorre una globale riforma del sistema monetario e finanziario nazionale ( da collegare a simili iniziative in altri paesi che necessariamente devono trovare un' alternativa al sistema di Bretton Woods in bancarotta) lungo le linee della Banca Nazionale di Alexander Hamilton, il primo Ministro del Tesoro Americano. (Nel 1789, a seguito della lunga e costosa guerra di indipendenza contro l'impero coloniale britannico, gli Stati Uniti erano una nazione economicamente in rovina, piena di debiti e con un'inflazione galoppante.) Hamilton elaborò il suo programma ("Reportort on a National Bank" 1790) lungo i seguenti punti:

1) consolidamento del debito nazionale trasformandolo in Buoni del Tesoro a lungo termine e ad un tasso di interesse specifico ( tra 4 e 6 per cento);

2) i Buoni del Tesoro entrarono in circolazione nell'economia anche a pagamento di beni e servizi. Lo stato si impegnò a mantenere il valore delle obbligazioni, acquistandole qualora fosse necessario, mantenendo così stabilità e fiducia;

3) la creazione di una Banca Nazionale per mantenere il controllo sulla moneta, sul tasso di creazione monetaria per investimenti in agricoltura ed industria. La Banca organizzò una riserva in oro (attingendo da depositi privati d'oro) e in parte in Buoni del Tesoro, creando capitale 2-3 volte il livello della riserva nella forma di crediti a tassi di interessi al di sotto del 6% per finanziare investimenti produttivi e grandi progetti.

Scopi della Banca Nazionale
Oggi dobbiamo trasformare la Banca d'Italia in una Banca Nazionale, sotto il controllo del Governo e del Parlamento, con i seguenti scopi:

a) Fermare il processo di "monetizzazione del debito". Attualmente la Banca d'Italia stampa moneta per finanziare il crescente debito pubblico.

b) Mettere fuorilegge il cosiddetto "moltiplicatore del credito". La Costituzione sancisce che la creazione del credito è una prerogativa del governo statale.

c) Dichiarare illegale la formazione di strumenti di finanza derivata, in quanto strumenti di speculazione selvaggia. Presenteremo in Parlamento un progetto di legge per la loro messa al bando. Questi valori, nel vortice monetarista, diventano contemporaneamente fonti di nuovi crediti che infiammano il "moltiplicatore".

d) Imporre una tassa su tutte le transazioni della finanza derivata, con lo scopo non tanto di aumentare il gettito fiscale dello stato bensì di iniziare un'operazione mirante all'eliminazione totale di queste operazioni speculative e parassitarie.

e) Bloccare immediatamente la decisione della Banca d'Italia (vedi la relazione di Fazio) di abbattere i livelli di riserva delle banche. Questa decisione del governatore centrale, che si allinea alla drammatica e fallimentare esperienza americana, porterà solo inflazione, instabilità e insolvenza dell'intero sistema bancario.

f) Consolidamento del debito nazionale, trasformando i debiti a breve in obbligazioni a più lungo termine ed a tassi di interesse da definire ad un livello senz'altro inferiore a quello attuale. La rendita, attraverso alti tassi di interesse, crea un ovvio meccanismo perverso che distrugge l' economia reale, prosciuga le casse dello stato e ingigantisce il debito pubblico.

g) Cambiamento della moneta con l'introduzione della cosiddetta "lira pesante" e ritorno ad un sistema di riserva aurea, lungo le linee indicate nella proposta avanzata da Lyndon LaRouche nel 1980 «Una soluzione gollista alla crisi monetaria italiana».

h) Creazione di almeno 200.000 miliardi [di lire] di credito all' anno a bassi tassi di interesse emessi dal Tesoro attraverso la Banca Nazionale verso l'intero sistema economico fisico-reale. Il nuovo meccanismo da usare è l'apertura di uno sportello di sconto presso la Banca Nazionale allo scopo di concedere crediti diretti ai settori produttivi, in particolare delle infrastrutture, dell'economia fisica.

La Banca Nazionale dovrà diventare in altre parole una banca di sconto per finanziare lo sviluppo dell'economia e non più una banca di emissione.

La creazione della moneta dovrà tornare sotto il controllo del Tesoro e del Governo.

i) Approssimativamente due terzi dei 200.000 miliardi saranno spesi direttamente dal Tesoro sotto forma di credito diretto a progetti infrastrutturali di base, il resto andrà a coprire la domanda di crediti per investimenti da parte di privati impegnati in simili progetti, con lo scopo di creare un milione di nuovi posti di lavoro direttamente attraversi gli investimenti infrastrutturali e un altro milione nel settore indotto. Questo è l'unico modo efficace di ridurre il debito pubblico controllare il bilancio, at- traverso un aumento della produzione e della produttività globale e un aumento reale della base imponibile.

l) Questa non è l'ora di svendere a prezzi stracciati il meglio dell'industria statale italiana con una forsennata politica di privatizzazioni. Occorre invece un programma di riconversione tecnologica verso settori di avanguardia, per esempio aerospaziale. Si potrà parlare di privatizzazioni in un futuro momento di solidità economica.

m) E tempo di intraprendere serie indagini giudiziarie nei confronti dei grandi speculatori, sull'esempio dell'azione dell'on. Henry Gonzales, presidente della Commissione Bancaria della Camera dei Deputati americana, nei confronti di George Soros. Secondo la relazione del dott. Fazio, nel 1992 l'Italia ha sborsato 48 miliardi di dollari (pari a oltre 65.000 miliardi di lire) solo nel periodo tra giugno e metà settembre 1992 per difendere invano lira. Questa è stata la più grande truffa della storia italiana. Il sacrosanto diritto degli italiani ad una vera pulizia delle istituzioni deve essere realizzato totalmente. Mi domando come mai i solerti giudici italiani di "Mani Pulite" pronti a incastrare fino all'ultimo ladro di polli, non si siano ancora mossi nei confronti di questi ladri di migliaia di miliardi. Spero che sia solo un riflesso di provincialismo e mancanza di competenza.

n) Coordinare queste politiche monetarie ed economiche con governi e forze europee ed internazionali (in primo luogo con i paesi in via di sviluppo) interessate a cooperare a simili progetti di sviluppo. E´ indubbiamente una grande sfida. L'alternativa è comunque il caos economico, politico e sociale, dettato dalla depressione. Vogliamo aspettare come si è fatto per i Balcani, fino ad avere una guerra incontrollabile, solo per non denunciare per nome e cognome i piani geopolitici? Dobbiamo creare una alleanza di forze per realizzare un simile progetto. Questo è il compito che si propone la nostra Associazione "Movimento internazionale per i diritti civili - Solidarietà", creata intorno alle idee e proposte economiche di Lyndon LaRouche.

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