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29 aprile 2017

 

Nota sull’assalto alla Lira.

di Maurizio Blondet

 

Scrissi “Soros fece una colossale vendita allo scoperto di lire che non aveva e che avrebbe comprato dopo la svalutazione  della nostra moneta.  Soros  spalleggiato dai Rotschild, che dal 1989 avevano aperto a Milano la Rothschild Italia SpA, il cui direttore, Robert Katz (J), era diventato direttore del Quantum Fund di Soros proprio alla vigilia dell’attacco”.  Ma se l’attacco ebbe successo e fece lucrare a  Soros più  di un miliardo di dollari, fu con la complicità dell’allora governatore di Bankitalia – il venerato maestro Carlo Azeglio Ciampi – e di Giuliano Amato, capo del governo. I due  regalarono a Soros   i 48 miliardi di dollari  delle riserve di Bankitalia in quel che i media chiamarono “difesa della lira”, per mantenerne alta la quotazione e l’aggancio al marco (“dovevano entrare nell’euro” quello fu il primo prezzo fatto pagare al gregge  di ovini italiani,  pecore euro-entusiaste”; difesa inutile, dal momento che la  Bundesbank aveva subito detto a Ciampi che non  avrebbe speso un solo marco per partecipare alla “difesa” della lira. Ciampi  doveva subito smettere di svenarci; invece continuò, in una deliberata complicità con questo  mondo luciferino – da cui  stato premiato con  le cariche altissime che sappiamo: capo dello stato, amatissimo padre della patria  eccetera.

 

Così, quando la lira fu svalutata del 30 % – come i Rothschild e le banche d’affari USA volevano, per poter comprare a prezzi stracciati le imprese dell’IRI – non c’erano più soldi per la difesa della italianità di quelle imprese.  Del resto, la svendita era stata accuratamente preparata da Giuliano Amato che, appena diventato capo del governo, aveva trasformato gli enti statali in società per azioni, in vista delle privatizzazioni, in modo che le oligarchie finanziarie estere potessero controllarle diventandone azioniste, e poi rilevarle per il classico boccone di pane. Il piano era stato probabilmente elaborato nella famosa riunione sul Britannia del giugno ‘92, panfilo della regina d’Inghilterra, su cui era salito Mario Draghi, allora funzionario del Tesoro. I magistrati di Mani Pulite diedero una mano, creando il clima di linciaggio contro Craxi (che si opponeva fieramente alle intrusioni straniere) ed arrestando preventivamente una folla di grand commis di Stato, poi risultati del tutto innocenti, in modo da sguarnire il fronte che si opponeva alle svendite. Così il saccheggio avvenne tra gli applausi degli italiani, ben contenti di vedere Craxi in fuga e la vecchia DC smantellata da Di Pietro.

 

La cosa fu così sporca che Ciampi (come minimo, se non da complice, si comportò da incompetente) una volta prosciugate le riserve, offrì le sue dimissioni. Gli fu detto di star tranquillo; sarebbe stato premiato con la presidenza della repubblica e santificato per sempre dall’aureola di Venerato Maestro, conferitagli dai grandi giornali, Corriere e soprattutto Repubblica. C’è il sospetto infatti che anche De Benedetti avesse guadagnato dalla speculazione.


Ci fu anche un’inchiesta. Nel ‘96 la Guardia di Finanza indagò se «influenti italiani abbiano operato illegalmente dietro banche e speculatori», ricavando un guadagno accodandosi a Soros nella speculazione contro la lira. Il Mondo del dicembre ’96  scrisse che la «lobby a favore di Soros», secondo gli inquirenti, comprendeva Prodi, Enrico Cuccia (capo di Mediobanca per la Lazard) Guido Rossi, Isidoro Albertini, Luciano Benetton, Carlo Caracciolo.  Naturalmente, le procure insabbiarono. Gli indagati erano tutti padri della patria, venerati maestri, riserve della repubblica”.

 

 

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