Club Bilderberg e classe capitalistica transnazionale
di Alexander Höbel


Bilderberg 2013 al Grove Hotel di Watford
di Charlie Skelton


Il Bilderberg Club di Anime Belle? Sono Arrivati gli Spin Doctor
di Marcello Foa



Fonte: http://blog.alibertieditore.it/
http://www.informarexresistere.fr
5 giugno 2013

Club Bilderberg e classe capitalistica transnazionale
di Alexander Höbel

Sul Gruppo Bilderberg e organismi affini è fiorita in questi anni una letteratura di taglio “complottistico” che, per quanto attraente per molti lettori, di fatto non favorisce una reale comprensione del fenomeno. In una direzione diversa va invece il libro di Domenico Moro (Club Bilderberg. Gli uomini che comandano il mondo, Aliberti 2013), che colloca la questione in un quadro più ampio, quello dell’attuale fase della storia del capitalismo e delle dinamiche della lotta di classe; Moro insomma affronta il problema da un punto di vista marxista.

Se il titolo e il cuore del libro riguardano il Club Bilderberg (cui si aggiunge la più giovane Trilateral), sullo sfondo ci sono questioni più complessive, il ruolo delle élite (e del “ritorno delle élite” parla anche l’ultimo libro di Rita di Leo), i caratteri dell’attuale oligarchia capitalistica trans-nazionale, le forze di classe in campo e gli scontri in atto sul piano globale, la questione della democrazia e della sua crisi. Se partiamo da quest’ultimo punto, non possiamo che partire dalla straordinaria avanzata della “democrazia organizzata”, della partecipazione popolare e dei partiti di massa, che riguardò molti paesi e l’Italia in modo particolare negli anni Sessanta e Settanta. Fu allora che la domanda sociale crescente trovò sbocchi politici e anche legislativi nella costruzione del Welfare State e in quelle riforme (riforme vere, ben diverse dalle controriforme degli ultimi decenni) che determinarono il progresso sociale e civile, tra gli altri, del nostro paese. La costruzione dello Stato sociale – forma peraltro del salario indiretto – e le conquiste salariali vere e proprie, accanto al generale spostamento nel rapporto di forza tra le classi nella società, nella politica e nelle istituzioni rappresentative (dunque nello Stato stesso), misero dunque in allarme le classi dominanti, che proprio negli anni Settanta (apice della loro difficoltà sul piano mondiale) avviarono la loro micidiale controffensiva, dotandosi di strumenti nuovi, quali appunto la Commissione trilaterale. E non a caso, uno dei primi documenti di questa struttura, fu quel testo sulla “crisi della democrazia” che Domenico Moro cita ampiamente, opera di quel Samuel Huntington che diventato famoso in anni recenti per la sua pseudo-teoria dello “scontro di civiltà”, e di Michel Crozier, il quale individuava il pericolo principale nei partiti comunisti, a partire da quelli europei, “le sole istituzioni rimaste nell’Europa occidentale la cui autorità non venga messa in dubbio” (p. 119).

Da allora, nel dibattito pubblico, la governabilità iniziava a prendere il posto della rappresentanza, fino a sostituirla quasi del tutto, giungendo a quello svuotamento delle istituzioni rappresentative e alla conseguente apatia politica di massa che oggi sono davanti ai nostri occhi.

Il libro di Moro, peraltro, mostra come quella controffensiva fosse iniziata ancora prima, negli anni Cinquanta; gli anni più duri della guerra fredda, quelli della nascita di Gladio e della rete Stay-behind, e appunto del Club Bilderberg, fondato nel 1954 da esponenti del grande capitale come David Rockefeller. E non a caso, l’anticomunismo e la lotta al blocco sovietico sono al centro dei primi incontri del Club. Ma che cosa è dunque il Gruppo Bilderberg? Secondo la definizione che ne dà Domenico Moro, è “il luogo dove il capitale finanziario si incontra con la politica internazionale” (p. 72), e infatti al suo interno troviamo finanzieri, proprietari e dirigenti di corporation, grandi manager privati e pubblici, uomini politici, accademici, giornalisti. Ed è molto interessante il meccanismo descritto nel libro, quello delle “porte girevoli”, per cui un ministro (o, nel caso degli USA, un segretario di Stato) si ritrova poi al vertice di una multinazionale, o magari ne aveva fatto parte prima (tipici i casi di Dick Cheney, Donald Rumsfeld e molti altri esponenti dell’amministrazione Bush), mentre grandi manager pubblici come Romano Prodi dopo aver portato avanti massicce privatizzazioni si ritrovano presidenti del Consiglio o ai vertici dell’Unione europea, o ancora uomini come Mario Draghi passano da presidente del Comitato economico e finanziario del Consiglio della UE a direttore generale del Ministero del Tesoro italiano, per poi diventare vicepresidente della Goldman-Sachs, infine governatore della Banca d’Italia e infine presidente della Banca centrale europea.

Ed è inquietante il dato – documentato da Moro – per cui per il Club Bilderberg sono passati tutti i ministri delle Finanze italiani degli ultimi anni, due governatori della Banca d’Italia e almeno due presidenti del Consiglio, tra cui quello attualmente in carica.

La commistione e lo scambio continuo tra settori diversi dell’oligarchia è a sua volta il riflesso di un intreccio sempre più stretto fra grandi corporation, Stati e organismi sovranazionali. Quella che compare sulla scena è dunque una nuova classe dominante, quella che Leslie Sklair chiama “classe capitalistica transnazionale”, una definizione ripresa in Italia da Luciano Gallino (La lotta di classe dopo la lotta di classe, Laterza 2012) e che anche Domenico Moro fa propria e sviluppa, descrivendo attraverso alcuni dei suoi principali esponenti una classe, che oltre che nel Club Bilderberg e nella Trilateral trova luoghi di coordinamento e “camere di compensazione” anche in altri organismi, come il World Economic Forum di Davos.

Questa classe – il libro lo mette bene in luce – ha vari punti di forza: la grande omogeneità ideologica, una forte capacità di egemonia attraverso think-tank e mass-media, e infine appunto quel carattere trans-nazionale che ha spiazzato il movimento operaio. E però ha anche rilevanti punti deboli. Come osserva l’Autore, infatti, la complessità del quadro e la stessa molteplicità della sua composizione e dei suoi interessi pongono seri limiti “alla sua capacità di controllare il processo sociale complessivo e soprattutto di organizzare un ordine mondiale” stabile (p. 131). Non a caso, la potenza ancora egemone, quella statunitense, attraversa una crisi grave, che ha finora superato grazie al signoraggio del dollaro e alla sua stessa collocazione nel mercato mondiale; ma non è più in grado di svolgere il suo ruolo, e quindi è sempre più spesso indotta all’uso della forza militare, attuando quello che alcuni studiosi hanno definito un “dominio senza egemonia”, per non parlare della crisi di legittimità che si è aperta ormai esplicitamente. E non a caso il restringimento degli spazi democratici continua, all’interno degli Stati nazionali e grazie alle cessioni di sovranità ad organismi sovranazionali privi di ogni legittimazione.

D’altra parte, Moro osserva come questa classe abbia potuto portare avanti il suo programma anche grazie alla globalizzazione, alla mondializzazione del ciclo produttivo, dei mercati e dell’economia in generale, che ha messo in seria difficoltà il movimento dei lavoratori, che fino ad allora aveva contrastato l’avversario sul terreno nazionale, ottenendo risultati non irrilevanti.

Se questo è vero, è chiaro che i versanti su cui agire sono almeno due: la difesa degli spazi di sovranità nazionale rimasti e la ricostruzione di spazi di sovranità popolare sulle decisioni più rilevanti; l’internazionalizzazione della risposta, dell’organizzazione e della strategia del movimento operaio che incredibilmente – nato internazionalista – proprio su questo terreno è rimasto indietro. Su entrambi i fronti – e su quello di una nuova lotta per la democrazia – il fronte che si può costruire è molto ampio, a patto che ci si doti degli strumenti di analisi e controffensiva ideologica e culturale, e di organizzazione politica e sindacale, adeguate; in sostanza a patto che il movimento dei lavoratori riacquisti una sua autonomia strategica. Lo slogan “voi 1%, noi 99%” sebbene ingenuo e per certi versi sbagliato, segnala che si sta facendo strada una nuova consapevolezza della contrapposizione di interessi tra la stragrande maggioranza della popolazione e oligarchie sempre più ristrette, uno dei punti essenziali della riflessione di Marx.

Su questa strada, i comunisti e gli anticapitalisti in generale hanno praterie davanti a sé, o se si preferisce un oceano dentro al quale devono reimparare a nuotare. Per farlo devono però tornare a orientarsi attraverso un serio lavoro di analisi. Il libro di Domenico Moro offre in tal senso un contributo importante.

top


guardian.co.uk
http://www.comedonchisciotte.org
Martedì, 04 giugno 2013

Bilderberg 2013 al Grove Hotel di Watford
di Charlie Skelton
Traduzione di Bosque Primario

Il Meeting dei Bilderberg quest’anno riceverà qualche attenzione più del solito, giornalisti e blogger stanno convergendo tutti su Watford

Quando si sta scegliendo un posto per organizzare il summit politico più potente del mondo, non si può sbagliare : Watford. Forse le Seychelles erano già al completo.

Giovedì pomeriggio, un inebriante mix di politici, banchieri, miliardari, amministratori delegati e tutta la nobiltà europea piomberà sull'elegante vialone del Grove Hotel, a nord di Watford, dove inizierà la conferenza annuale del Bilderberg.

Sarà uno spettacolo forte - una delle meraviglie della natura - la cosa più eccitante che sia accaduta a Watford da quando misero un semaforo, subito dopo la rotonda sulla statale A 412. La zona intorno all'albergo è bloccata: gli abitanti sono costretti a girare con il passaporto per rientrare a casa. Sarà emozionante anche per i delegati. Il CEO della Royal Dutch Shell salterà fuori dalla sua limousine, deliziato dalla possibilità di trascorrere tre giorni interi di trattative politiche con il capo della HSBC, con il presidente della Dow Chemical, con tutti i suoi ministri delle finanze europei preferiti e con i capi dell'intelligence statunitense. La conferenza sarà, come sempre, il momento clou dell’anno per ogni plutocrate e lo è dal 1954. L'unica volta che Bilderberg ha saltato un anno era il 1976, dopo che il suo presidente fondatore, il principe Bernardo d'Olanda, fu arrestato per aver preso tangenti dalla Lockheed Martin.

Può sembrare strano, come quelle stesse lobby che, solo a nominarle, provocano tanto scandalo in Parlamento, abbiano il potere di riunire un gruppo dei politici del più alto livello e di ammaliarli per tre giorni di lussi e onori accompagnati da presidenti e amministratori delegati di hedge funds, multinazionali high-tech e grandi holding, senza che la stampa possa in nessun modo fraintenderli. "Va tutto all’opposto di quanto stabiliva l'impegno pubblico che prese [George] Osborne nel 2010, sulla necessità di una “trasparenza più assoluta della Agenda dei lavori che il paese abbia mai visto'", dice Michael Meacher di MP. Meacher presenta il convegno come "una cospirazione anti-democratica dei leader del capitalismo di mercato occidentale che si incontra in privato per mantenere il proprio potere di influenza lontano da qualsiasi occhio pubblico".

Ma, ad essere onesti, può essere utile un "controllo pubblico", quando tutti i politici se ne stanno rintanati in un luogo ben protetto, insieme a tanti membri del Consiglio di Amministrazione di JP Morgan? Ci sarà sempre il CEO della BP pronto per fare in modo che nessuno possa fare indebite pressioni su nessuno dei politici. E se lui ( Il CEO della BP) non fosse momentaneamente nella stanza a tenerli d'occhio, allora ci sarebbe sicuramente almeno uno dei presidenti di Novartis, della Zurich Insurance, della Fiat o della Goldman Sachs International.

Quest'anno, ci sarà molto più "controllo pubblico" su Bilderberg. La pressione da giornalisti e degli attivisti infatti è riuscita ad avere un ufficio: per la prima volta in 59 anni ci sarà un ufficio stampa non ufficiale, composto da volontari. Sono attesi diverse migliaia di attivisti, blogger, fotografi e giornalisti da tutto il mondo.

Solo nel 2009 i testimoni erano appena una dozzina – circondati e anche arrestati dalla polizia greca che aveva una mano pesante. Quest'anno c’ è una zona stampa, un servizio di polizia, bagni chimici, un furgone snack, un angolo per portavoce - tutti gli ingredienti per un Bilderberg diverso. Hanno promesso "un’aria da festival". Se vi preoccupate per la trasparenza o per il lobbying, Watford è il posto giusto per passare il prossimo fine settimana. Come si presenteranno i delegati alla stampa e al pubblico resta da vederlo. Ma non dimentichiamoci, che hanno tutti le mani piene delle opere di bene che sta perparando Bilderberg. La conferenza è, dopo tutto, gestita come un ente di beneficenza.

Se qualcuno si dovesse domandare a chi è destinata questa gigantesca operazione di sicurezza abbiamo, http://bilderberg2013.co.uk/participants/ la lista dei partecipanti alle ultime conferenze, in un file pdf inviato da Anonymous, nel quale si informa anche che tutte le spese di Bilderberg, nel Regno Unito, saranno pagate da un ente di beneficenza registrato ufficialmente: l' Associazione Bilderberg (charity number 272.706).

Secondo i conti la Charity Commission, l'associazione sosterrà i "notevoli costi" della conferenza, che si terrà nel Regno Unito, inclusi i costi dell’ ospitalità ed i costi di viaggio di alcuni delegati. Presumibilmente la Commissione di carità si occuperà anche delle massiccie spese per il contratto della sicurezza G4S. Fortunatamente però, la Commissione di carità riceve regolari somme a cinque cifre da due gentili sostenitori dei suoi scopi benefici: la Goldman Sachs e la BP. La più recente prova documentale delle spese sostenute risale al 2008 (pdf), dopo tale data la Commissione di carità ha omesso di indicare i nomi dei donatori (pdf).

L'obiettivo della Commissione di carità è "l'istruzione pubblica". E come si deve fare per educare il pubblico? "In linea con gli obiettivi del Comitato Direttivo Internazionale si organizzano conferenze e incontri nel Regno Unito e altrove, e si diffondono i risultati conseguiti preparando e pubblicando relazioni sulle conferenze, sulle riunioni e con altri mezzi informativi." Intelligentemente, i risultati vengono diffusi tenendoli accuratamente lontani dal pubblico e dalla stampa.

La Commissione di carità è supervisionata da tre fiduciari (pdf) membri del comitato direttivo di Bilderberg, il Vice Ministro Kenneth Clarke , Lord Kerr di Kinlochard, e Marcus Agius, l'ex presidente di Barclays che si è dimesso per lo scandalo Libor.

Il Deputato laburista Tom Watson osserva: "Se le accuse che un ministro sieda nel CDA di una Commissione di carità che finanzia discretamente una conferenza segreta di élite sono vere, allora mi auguro che il Primo Ministro ne sia stato informato. E' stato proprio David Cameron che ha tracciato una nuova era di trasparenza. Spero perciò che chieda a Kenneth Clarke di aderire a questi principi in futuro". In effetti sia George Osborne che K. Clarke possono considerare di attenersi al codice ministeriale, quando si tratta di Bilderberg e possono inserirlo nella loro lista di "incontri con proprietari, editori e dirigenti dei media", come hanno sempre fatto in passato. Naturalmente, mentre lo scandalo sulle lobbying è ancora vivo, è possibile che i nostri ministri evitino di essere presenti a un evento tanto importante di lobbying aziendale. Lo scopriremo giovedì prossimo.

Charlie Skelton scrive su “10 O'Clock Live” & su “Have I Got News for You”, inoltre segue Bilderberg dal 2009. Tweeterà da Bilderberg Watford da @ deYook

Fonte : http://www.guardian.co.uk

Link : http://www.guardian.co.uk/world/2013/jun/02/week-ahead-bilderberg-2013-watford

2.06.2013

top


Fonte: 
http://blog.ilgiornale

Il Cuore del Mondo
http://www.comedonchisciotte.org
04 giugno 2013

Il Bilderberg Club di Anime Belle? Sono Arrivati gli Spin Doctor
di Marcello Foa


Dunque il Bilderberg cambia tattica: non è più un’associazione segreta o almeno così lascia intendere. La grande novità della riunione annuale che inizia il 5 a Londra è infatti l’apertura di un ufficio stampa e addirittura di uno spazio per i contestatori. La sezione inglese del Bilderberg ha addirittura pubblicato in anticipo la lista dei partecipanti e un istoriato dell’associazione, meglio nota come il Club dei potenti del mondo.

Ma si tratta di una vera svolta? Il Bilderberg è diventato improvvisamente democratico e trasparente, ponendo fine ai sospetti che lo circondano? Certi commentatori pensano di sì (vedi qui). Io sono più cauto e penso che più che altro si è affidato agli spin doctor. Negli ultimi 2-3 anni il Bilderberg è finito sotto pressione non tanto sui media ufficiali quanto su internet, sono stati pubblicati diversi libri di denuncia, non tutti attendibili e documentati a dir la verità, e i manifestanti che tentavano di rompere le asfissianti misure di sicurezza aumentavano di anno in anno. Insomma, stava salendo un pericoloso rumore mediatico, non più confinato a pochi siti di informazione alternativa. E allora il Club ha deciso di ricorrere allo spin difensivo ovvero a una mossa a sorpresa che serve a depotenziare i sospetti che ti vengono rivolti, appropriandoti delle accuse..

Se l’accusa è quella di essere cospirazionisti tu devi aprire le porte, persino ai manifestanti (in aree ben circoscritte) e comunicare, comunicare, comunicare. O perlomeno dar l’impressione di farlo (e infatti gli osservatori più acuti non hanno abboccato come Charlie Skelton del Guardian). In tal modo da adesso in avanti sarà più difficile tacciare il Bilderberg di essere un Club segreto e il fronte degli accusatori si spaccherà.

Una mossa molto abile, preparata da spin doctor professionisti, che hanno saputo confezionare molto bene il sito, aggiungendo spin allo spin; ad esempio invocando la trasparenza e la lotta alle lobby. Proprio loro che sono una mega lobby! Elogiano Transaprency international ovvero… un’organizzazione popolata da membri del Bilderberg. Tutto è stato preparato con estrema cura, al fine di relativizzare, minimizzare, edulcorare. Leggendo il sito del Bilderberg inglese si ha l’impressione che si tratti di un Club animato da persone disinteressate, che hanno a cuore solo il bene dell’umanità, quasi dei benefattori. Bravissimi i loro spin doctor, non c’è che dire.

Resta il dubbio, fondato, sulle finalità reali di questo Club e sul modo in cui eserciti il proprio potere. Oggi si oscilla tra posizioni iperminimaliste – che non vedono nulla di male nel fatto che banchieri, manager di grandissime aziende, politici, banchieri centrali, grandi intellettuali si riuniscano dal Dopoguerra e promuovano un’agenda segreta e globalista – e posizioni cosiddette complottiste, come quelle di Estulin, che descrivono il Bilderberg come una grande Spectre.

La verità, verosimilmente, è molto più raffinata e sottile e per questo difficile da decriptare. Probabilmente il Bilderberg è un anello di una rete di interessi più complessa e articolata. Un anello che peraltro sembra perdere smalto. I centri élitari davvero efficienti sono quelli che riescono a preservare la capacità di selezione dei membri; qualità che non appare più quella di un tempo, alla luce di alcune new entry anche italiane. Ma questo è un altro discorso… 



top