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20/5/13

I genitori: Navy Seals uccisi per coprire la bufala Bin Laden

Le famiglie dei militari del commando Usa uccisi nell’estate 2011 in  occasione dell’abbattimento del loro elicottero nell’Afghanistan orientale ora accusano Washington per l’attentato e il successivo “insabbiamento”: secondo il “Washington Times”, i parenti delle vittime addossano alla Casa Bianca la responsabilità per l’abbattimento del Chinook che trasportava 38 persone, tra cui 17 membri del “Team Six” dei Navy Seals, unità speciale indicata come autrice del blitz in Pakistan, dove – secondo Washington – avrebbe ucciso Osama Bin Laden il 2 maggio 2011. Secondo i familiari delle vittime, decisi ora a ricorrere al Congresso Usa per avere giustizia, l’amministrazione Obama e altri funzionari della Casa Bianca «hanno trasformato in bersagli» i loro cari, poco dopo aver dichiarato che fu proprio il “Team Six” dei Seals ad uccidere il fondatore di Al-Qaeda, che nessuna prova – peraltro – può collegare direttamente ai devastanti attentati dell’11 Settembre, che diedero inizio alla guerra in Afghanistan e poi anche nell’Iraq di Saddam Hussein, inchiodato dalle (inesistenti) “armi di distruzione di massa”.

Sempre secondo i famigliari dei caduti, come riferisce “PressTv”, ai guerriglieri talebani giunsero informazioni decisive per abbattere quel velivolo: informazioni trapelate proprio da fonti militari degli Stati Uniti. Agli attentatori afghani sarebbe stato rivelato in anticipo il sito di atterraggio dell’elicottero, rendendolo in tal modo vulnerabile all’attacco. I talebani «erano posizionati su una torre, un edificio collocato nel luogo perfetto e nell’istante ideale per lanciare un attacco al Ch-47, nel momento in cui era maggiormente vulnerabile», dichiara Doug Hamburger, padre del sergente Patrick Hamburger, deceduto a bordo del Chinook. I soldati caduti – aggiunge “PressTv” – furono trasportati verso il sito di atterraggio con un vetusto elicottero dell’epoca del Vietnam, anziché con i consueti velivoli delle forze speciali, corazzati e dotati sofisticati sistemi elettronici di protezione anti-missile.

I membri delle famiglie hanno contestato anche l’improvvisa sostituzione di sette membri delle forze speciali afghane a bordo dell’elicottero, appena prima del suo decollo. L’amministrazione Obama e il comando centrale Usa, ricorda ancora il “Washington Times”, sono stati bersaglio di pesanti critiche per non essere “riusciti” a condurre un’indagine completa sull’attentato. Ora i familiari delle vittime fanno appello al governo affinché risponda finalmente su quello che definiscono “insabbiamento”. «Non era un’indagine approfondita», aggiunge Hamburger. «È una vergogna che si debba essere proprio noi, in quanto genitori, a richiedere un’inchiesta del Congresso per scoprire le risposte». L’eliminazione degli uomini delle forze speciali degli Stati Uniti nello schianto di quell’elicottero Chinook in Afghanistan, scriveva a caldo Finian Cunningham di “Global Research”, è arrivata «in un periodo in cui la versione ufficiale di Washington sul modo in cui è stata eseguita l’uccisione di Osama Bin Laden stava crollando sotto i colpi dell’incredulità».

Indimenticabile lo spettacolare apparato mediatico allestito alla Casa Bianca: inquadrato tutto il vertice politico-militare degli Stati Uniti, ma non lo schermo sul quale i presenti sostennero di seguire in diretta il blitz di Abbottabad. I media si accodarono, con questa argomentazione: il presidente degli Stati Uniti non potrebbe mai mentire così spudoratamente di fronte al mondo, per giunta coinvolgendo decine di testimoni. Secondo Paul Craig Roberts, già consigliere economico di Ronald Reagan, i pakistani del luogo hanno affermato che l’operazione dei Navy Seals sarebbe finita in un disastro, con uno dei tre elicotteri Usa che esplodeva appena decollato dal terreno vicino al complesso. «Gli altri due elicotteri non sono mai atterrati e, secondo i testimoni, sono volati via dalla scena immediatamente dopo l’esplosione». Questo, sottolinea Roberts, «vuol dire che non c’era alcun cadavere di Bin Laden da smaltire in mare, come Washington asserisce». Poi, come in una spy-story, l’inevitabile incidente del Chinook: «Le persone chiave che conoscerebbero la verità sull’incredibile assassinio di Bin Laden da parte di Washington sono ora indisponibili ai commenti. Caso chiuso».

Uomo morto non parla: gli Us Navy Seals davvero eliminati per coprire la controversa operazione condotta in Pakistan, che sembra avere tutti i requisiti della bufala? «Già allora – scrive oggi “Megachip” – appariva davvero singolare che dopo tre mesi dai fatti di Abbottabad fossero già morti 17 su 25 componenti del “Team Six” dei Navy Seals». Ad oggi, due anni dopo, un incidente dopo l’altro, siamo già a 23 morti su 25. «La cosa risulta estremamente sospetta agli occhi dei loro parenti. E risulta altrettanto sospetta anche a noi, che – con buone ragioni – non abbiamo mai creduto alle assurde versioni governative sulle modalità dell’operazione che ha cancellato ufficialmente Osama Bin Laden», perlomeno dall’agenda politica. Pochi mesi dopo l’abbattimento dell’elicottero, Giulietto Chiesa ragionava così: «L’unica conclusione certa che possiamo trarre è questa: giovani disoccupati, non arruolatevi mai nei corpi speciali che vanno a fare operazioni “coperte”: se l’operazione è molto “coperta” potrete guadagnare un sacco di soldi, ma più è “coperta”, più è probabile che quei soldi li potranno spendere solo i vostri eredi»

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