La Voce della Russia
14 maggio 2014, 21:29

I tedeschi sbarcano in Ucraina
di Petr Iskenderov

Ben due noti diplomatici della Germania si sono impegnati nella soluzione della crisi ucraina. L’ex inviato speciale dell’UE per il Kosovo, Wolfgang Ischinger, e’ stato nominato mediatore dell’OSCE per le trattative tra Kiev e le regioni dell’Ucraina, mentre il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, ha compiuto una visita a Kiev il 13 maggio. Che cosa significa questo attivismo della Germania in Ucraina?

Il fatto che l’Occidente abbia deciso di usare sulla direttrice ucraina due “pesi massimi” della diplomazia tedesca ha la sua logica politica e finanziaria. La riluttanza di Kiev a dialogare con le regioni dell’Est ha gia’ messo l’Ucraina sull’orlo della disgregazione che non corrisponderebbe per nulla agli interessi occidentali. In tal modo l’impegno dei diplomatici tedeschi significa che l’Occidente ha deciso di usare “l’artiglieria” per far pressione sulle autorita’ di Kiev.

Intanto il prezzo della salvezza dell’Ucraina, minacciata dal default, diventa piu’ alto ogni giorno. La somma complessiva delle risorse che dovrebbero essere investite nell’economia ucraina entro il 2018 gia’ si esprime con la cifra astronomica di 300 miliardi di dollari. Cio’ e’ paragonabile al prezzo pagato per salvare la Grecia. Eppure la crisi ucraina continua a progredire. In questo momento il principale donatore dell’economia ucraina e’ il Fondo monetario internazionale, ma non e’ un segreto che l’onere principale ricadra’ sulle spalle dell’Europa e, quindi, della Germania, pertanto per Berlino la piu’ rapida soluzione della crisi in Ucraina ha anche una dimensione nettamente finanziaria.

Ma avra’ successo la missione di Ischinger che in Ucraina intende organizzare su scala nazionale delle tavole rotonde, come e’ stato fatto in Polonia alla fine del 1989? Da una parte, Ischinger e’ un diplomatico esparto. Nel passato e’ stato ambasciatore della Germania negli USA e in Gran Bretagna, ha partecipato alle trattative sulla Bosnia e sull’Erzegovina, all’elaborazione della strategia di allargamento della NATO e alle trattative sul Kosovo, ed ha presieduto alle annuali conferenze di Monaco sui problemi della sicurezza internazionale.

Ma i risultati di queste missioni diplomatiche difficilmente si possono dire un successo. L’allargamento della NATO, anziche’ contribuire alla stabilizzazione, e’ diventato uno dei principali fattori di irritazione nei rapporti tra la Russia e i paesi occidentali. In Kosovo Wolfgang Ischinger non e’ riuscito a ravvicinare le posizioni di Belgrado e Pristina. Alla fine il tutto e’ finito con la proclamazione dell’indipendenza del Kosovo nel 2008 e con lo scandaloso premio Nobel a Martti Ahtisaari, sulle cui proposte era basata la mediazione di Ischinger. E’ significativo che e’ stato propio l’ex presidente della Finlandia ad inaugurare il periodo dei Nobel, a dir poco, strain. Tali sono anche i Nobel aggiudicati al presidente Obama e all’UE, ha detto a “La Voce della Russia” l’esperto del Centro di studi sulla moderna crisi balcanica dell’Accademia delle scienze della Russia, Anna Filimonova:

Il messaggio e’ ovvio: abbiamo a che fare con approcci privi di oggetivita’, mancanza dei principi, “doppi standard”, disuguaglianza, imposizione delle norme disumane e amorali della casta fascista che all’insegna di slogan neoliberali sta conducendo una guerra contro gli Stati sovrani.

Non e’ un segreto che nel 1900-2000 i tedeschi piu’ spesso degli altri hanno occupato cariche di rilievo nell’ambito delle missioni di pace nei Balcani. Ma questa attivita’ di “peace keeping” non e’ soltanto pacifica. Come osserva giustamente il diplomatico britannico Robert Cooper, il “soft power” non e’ altro che un guanto che nasconde un pugno di ferro. Due esperti tedeschi – Thomas Kleine-Brockhoff della Fondazione Marshall e Hanns Maull dell’Universita’ di Treviri – chiedono: che cosa porta all’Europa la Germania di oggi: un nuovo piano Marshall o il “diktat di Versailles senza guerra”?

D’altra parte, non sarebbe giusto accusare dei fallimenti nei Balcani soltanto la Germania. Il modello creato dall’Occidente riserva a tutti un proprio ruolo. Analoga e’ anche la situazione sul versante finanziario ed economico dell’Unione Europea. In questo caso Berlino puo’ essere vista sia come salvatore dell’eurozona, sia come mazza da usare contro i paesi problematici, ha osservato l’esperto dell’Istituto di studi europei dell’Accademia delle scienze, Vladislav Belov:

L’informazione puo’ essere di duplice tipo. Possiamo dire che la Germania e’ il garante della salvezza della Grecia, ma allo stesso tempo possiamo dire anche che e’ la Germania che ha obbligato i greci a “tirare la cinghia”. Se si parla soltanto di “tirare la cinghia” l’immagine sara’ fortemente negative.

Per ora Frank-Walter Steinmeier, che ha visitato Kiev, ha cautamente promesso che chiedera’ al parlamento Tedesco di prevedere degli aiuti finanziari ad Ucraina per l’anno 2015. Tuttavia, conoscendo gli umori dei deputati tedeschi, Kiev non dovrebbe sperarci troppo.

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