Fonte: Blog del Erolico

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Apr 21, 2016

 

Le guerre geofinanziarie degli Usa con i panama papers molto più efficaci che le campagne militari

di  Alfredo Jalife-Rahme

Traduzione di Luciano Lago

 

All’interno del concetti della guerra multidimensionale che scatenano globalmente gli USA,  le guerre più efficaci rispetto alla loro panoplia bellica stanno risultando quelle geofinanziarie: risultano queste molto più efficienti rispetto ai loro fragorosi fallimenti  delle campagne militari dall’Afghanistan, passando per l’Iraq, la Libia fino alla Siria.

Oggi il vero predominio degli USA è costituito dalle loro guerre geofinaziarie che risultano descritte nel libro “Le guerre della Segretaria del Tesoro su scala globale”.

I BRICS in generale e la Cina in particolare ancora sono molto vulnerabili alle “guerre geofinanziarie” degli USA. Fino ad un certo punto perchè la Cina già ha iniziato a ribellarsi con l’inserimento dello Yuan – che ha iniziato già la sua irresistibile internazionalizzazione ad Hong Kong ed a Schangai – nella canasta una volta quadripartita delle valute dei “diritti speciali” di prelievo: la valuta virtuale del FMI.

 

Gli USA hanno perso ormai il primo posto nella geoeconomia globale quando la Cina li ha superati l’anno scorso con il suo PIL, misurato dal potere di acquisto.

Gli USA dominano sempre meno la guerra della propaganda alla Goebbels, puntellata dalla vergognosa “tecnica Hasbara” che pratica senza scrupolo il Mossad (lo spionaggio israeliano), mediante i suoi possenti megamedia, quando già inizia a sentire i passi sul tetto della concorrenza da parte della Russia, della Cina e dell’Irana in varie parti del mondo. Sono ormai finiti i soliloqui israel -anglosassoni (sono entrati altri competitors).

A livello nucleare, gli USA ostentano praticamente un pareggio tecnico nel numero totale delle testate atomiche con la Russia, che ha bloccato l’avanzata imperiale degli USA-NATO in Ucraina ed in Siria.

Ancora gli USA controllano il ciberspazio con il conglomerato GAFA ( Google, Apple, Facebook y Amazon), a cui ci sarebbe da aggiungere la “T” di Twitter, in alleanza cibernetica con Israele. Il dominio (nel doppio senso: controllo-server cibernetici) , come qualsiasi tecnologia di punta, presto sarà superato e perfino balcanizzato da quelli che desiderano rimanere vassalli elettronici della tripletta israel-anglosassone, in particolare dai BRICS.

Uno dei vari “peccati capitali anti statunitensi” che non perdonano alla “presidenta” dimessa Dilma Rousseff, è stato quello di essersi pronunciata in forma temeraria per “l’indipendenza cibernetica” del Brasile, quando lei non controllava neppure la onnipotente televisione monopolistica Globo – più dannosa della RAI -, che la tiene adesso sull’orlo della defenestrazione, mentre commetteva il suicidio di aver consegnato in forma insensata il segreto delle casse finanziarie all’israel-brasiliano Joaquim Levy, un ex funzionario del FMI, che poi ha concluso la sua opera di sabotaggio-spionaggio ed è stato premiato con la carica di Direttore finanziario della Banca Mondiale (sic). Quale ingenuità!

Nei segmenti dell’ “antica tecnologia” ancora dominante – nucleare, missilistica, satellitare e cibernetica della prima generazione-, gli USA iniziano a sentire la pressione competitiva di vari notevoli attori (la Russia, l’India e la Cina), oltre al Giappone.

Nelle “nuove tecnologie” del secolo XXI – biotecnologia, nanotecnologia, “cibernetica di seconda generazione”, robotica e la sua denominata “quarta rivoluzione industriale”, gli USA godono di un grande vantaggio che non ha potuto applicarsi in pieno, per causa della loro crisi finanziaria, che non si detiene dal fallimento della Lehman Brothers, nel 2008.

Posteriormente possiamo approfondire nella guerra di valute – la varietà rilevante della “guerra geofinanziaria degli USA – che si è scatenata in date recenti tra lo Yuan cinese ed il dollaro statunitense e che per il momento si trova in una pareggio tecnico.

Oggi i due aspetti più minacciosi, all’interno della guerra multidimensionale degli USA, sono rappresentati dalle loro guerre geofinanziarie e dal loro spionaggio cibernetico della NSA (Agenzia di Sicurezza Nazionale), che ha trafugato i dati segreti della Petrobas che hanno messo al tappeto il Governo del Brasile inginocchiato ed umiliato e sul punto dello scacco matto geostrategico.

L’israel-statunitense Jack Lew, segretario del Tesoro USA, ha esposto, nella conferenza per l’Evoluzione delle sanzioni e lezioni per il futuro, davanti al Fondo Carnegie per la pace internazionale, il rischio del abuso delle sanzioni, che può finire per danneggiare gli stessi Stati Uniti.

Circa la trascendentale conferenza di questo Jack Lew, David Ignatius –confidente di Obama, analista del The Washington Post e figlio di un segretario della Marina – commente che “le saanzioni economiche si sono trasformate nella pallottola di latta della politica estera degli USA nella trascorsa decade, dovuto al fatto che sono a basso costo e più efficaci nel persuadere gli avversari che non il tradizionale potenziale militare. Senza dubbio!

David Ignatius commenta senza complessi che “Il potere degli USA deriva dalla nostra potenza militare senza rivali, si. Tuttavia in una forma più profonda questo è il prodotto del dominio economico degli USA. Qualsiasi cosa che si allarga alla portata dei mercati degli USA – come i trattati sul commercio del TTIP o del Trans Pacifico, ad esempio – si aggiungono all’arsenale del potere degli USA, In forma contraria, il potere degli USA viene limitato dalle misura che portano gli affari lontano dagli USA, o che permettono che altri paesi costruiscono una architettura finanziaria rivale che sia meno sopraffatta dalla scelta delle sanzioni”.

Il problema epistemiologico da parte del molto influente David Ignatius è che questi confonde la geofinanza con l’economia ed al volgare commercio con questi due ultimi, quando gli USA vanno a picco in geoeconomia e nel commercio mentre regnano impavidi sulla geofinanza e sullo spionaggio cibernetico globale.

Il grave difetto dei “Panama Papers” è stato la loro flagrante selettività contro i competitors degli USA, mediante i quali questi si sono segnati molti conti che avevano in sospeso nei loro abissi contro la Russia, la Ciona, l’Iran e le sei petromonarchie del Golfo Persico, con la finalità di reindirizzare i capitali speculativi per riempire i buchi neri delle loro finanze, come esige la vilipendiata Banca d’affari Goldman Sachs (sponsor , assieme all’ esecrabile megaspeculatore George Soros, di Hillary Clinton).

Ho sempre esternato, davanti ai politici di alto livello con cui sono stato in contatto nel mondo arabo, nel corso dei miei viaggi annuali, il timore che le pressanti necessità finanziarie di Wall Street, il nuovo Moloch del secolo XXI, rendano più appetibili, ad un embargo unilaterale di Washington, le abbondanti riserve e d i Buoni del Tesoro delle sei petromonarchiue del Golfo, che non hanno avuto successo nel lanciare una loro valuta, il Gulfo.

Esiste il pericolo che la detenzione dei buoni del Tesoro USA nelle mani dei sauditi per circa 750 mila milioni di dollari, sommati ai 660 mila e 100 milioni di vulnerabili riserve di valuta, il quarto posto nel rankingglobal, susciti gli appettiti di Wall Street.

Adesso sembra che sia arrivato il primo avviso all’Arabia Saudita (con ritardo di 15 anni ), con il pretesto della declassificazione delle 28 pagine del report dellla Commissione dell’11 Settembre, i cui conti negli USA potrebbero essere sequestrati tutti assieme all’improvviso con la svalutazione forzata della loro divisa (il rial) accoppiata al dollaro. Questo è appena all’inizio.

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