Il Giornale 
http://oraprosiria.blogspot.it/
21/10/2014 

Le voci dei pastori della Chiesa di Aleppo: perchè non fate niente per evitare lo sterminio di queste comunità cristiane?
di Gian Micalessin 

"Questa guerra ci sta dissanguando. Ma senza cristiani il Medio Oriente non sarà più come prima"

Aleppo (Siria)

«Guai a un Medio Oriente senza i cristiani. Senza di noi qui nulla sarà più come prima. Diventerà come l'Afghanistan, la Somalia o qualche altro Paese di quelli. E non sarà una perdita solo per il Medio Oriente o per i cristiani sarà una perdita soprattutto per l'Europa e per il resto del mondo».
Il vescovo cattolico George Abu Khazen è arrivato ad Aleppo da meno di 12 mesi, ma quest'anno vissuto pericolosamente gli è bastato per capire le insidie e i pericoli che minacciano la sua comunità. 
«Tempo fa abbiamo perso una suora a due passi dall'arcivescovado. Stava attraversando la strada e un missile l'ha centrata in pieno. Di lei non abbiamo trovato più nulla. È letteralmente scomparsa. Quel che è successo a quella suora  succede ogni giorno a tanti cristiani della nostra comunità. I loro appartamenti qui nel centro di Aleppo vengono colpiti dai colpi di mortaio e dai missili dei ribelli».

Vi sentite perseguitati?

«Ad Aleppo soffriamo le conseguenze della guerra. Oltre all'insicurezza fisica dobbiamo fare i conti con le difficoltà economiche. Qui industrie e attività commerciali sono andate tutte distrutte. Gli unici che possono contare su un'entrata fissa sono i funzionari del governo e i pensionati. Per questo almeno il 60% dei 200mila cristiani di Aleppo ha abbandonato la città.

 Questa guerra ci sta dissanguando».

Altrove è anche peggio...

«Certo nelle zone controllate dallo Stato Islamico come Raqqa o Deir Ez Zor i cristiani sono scappati tutti. Lì un cristiano rischia di venir scannato o di venir venduto schiavo al mercato come è capitato alle minoranze Yazidi in Iraq. Quando l'Isis ha occupato le nostre tre parrocchie lungo il fiume Oronte, nella provincia di Idlib, i nostri fedeli sono stati costretti a togliere la croce da tutti gli edifici, a pregare solo dentro le chiese e a nascondere le statue e i simboli sacri. Praticamente sono tornati al tempo delle catacombe».

L'Occidente e l'Europa comprendono il vostro dramma?

«Incominciano ora. Fino ad oggi i nostri fedeli sono rimasti molto delusi dal vostro atteggiamento. Avete dimenticato comunità cristiane antiche migliaia di anni come gli Assiri e i Caldei. In Italia vi preoccupate molto per gli orsi e le specie in via di estinzione, ma non fate niente per evitare lo sterminio di queste comunità costrette a scavarsi la fossa».

Siete stati accusati di eccessiva simpatia per il regime di Bashar Assad

«Noi non stiamo con il regime in quanto regime, ma con l'ordine.

 Se il regime viene rimosso chi prende il potere al suo posto? Cos'è successo in Iraq? Cos'è successo in Libia? E cosa sarebbe successo in Egitto se non fosse intervenuto l'esercito? Questo regime non è come lo immaginano fuori dalla Siria. Con questo presidente la Siria ha fatto tanti passi avanti sia nel campo della liberalizzazione, sia della modernizzazione. Noi vogliamo soltanto che questo continui».

In Europa speravano che la rivolta portasse libertà e democrazia...

«La democrazia non arriva in una notte. E non arriva da chi cerca d'imporla con la forza e le armi. La democrazia è una questione d'educazione e l'Europa in questo poteva giocare un ruolo importante. Molti Paesi del Mediterraneo aspiravano ad associarsi all'Unione Europea e per farlo erano pronti ad accettare le sue condizioni. Anche in Siria qualcosa incominciava a muoversi. Con un po' di pazienza si poteva costruire una sorta di democrazia adattata alla mentalità e alla cultura mediorientale».

top