Agenzia stampa Infopal

16/1/2016

 

Un’escalation pericolosa per la Moschea al-Aqsa e per al-Quds

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi

 

Wadi Hilweh Information Center ha pubblicato il rapporto annuale 2015 monitorando gli avvenimenti principali nella città di Gerusalemme, con particolare riferimento alle violazioni israeliane contro i gerosolimitani e le loro proprietà.

Il Centro ha spiegato nel rapporto che le autorita’ di occupazione hanno incrementato le violazioni durante il 2015, un anno che ha visto gli avvenimenti piu’ importanti presso la Moschea Al-Aqsa, considerata la “bomba ad orologeria” che, quando e’ stata violata, ha peggiorato la situazione nella città di Gerusalemme, in particolare, e nei territori palestinesi occupati più in generale. I territori palestinesi, compresa Gerusalemme, hanno assistito ad una rivolta popolare iniziata ai primi di ottobre, quando decine di aggressioni (accoltellamenti, sparatorie, percosse e investimenti) sono avvenute in risposta alle violazioni della sacralità della Moschea Al-Aqsa, sia da parte dei coloni israeliani che delle forze di occupazione.

Tra le violazioni pi importanti del 2015 evidenziate dal Centro vi sono state quelle contro la Moschea Al-Aqsa, i morti di Gerusalemme, gli arresti, le aggressioni dei coloni, gli insediamenti dei coloni stessi, le demolizioni, la politica della punizione collettiva, le deportazioni da Gerusalemme, le violazioni contro il diritto all’educazione e la soppressione di vari eventi a Gerusalemme.

 

La Moschea Al-Aqsa

L’escalation di Israele contro la Moschea Al-Aqsa è continuata per tutto il 2015, attraverso invasioni congiunte da parte di partiti di governo, di leader estremisti di destra e di gruppi per il “presunto tempio” supportati dalla polizia dell’occupazione. Per tutto il 2015 sono continuate le richieste da parte dei funzionari perché venga permesso agli ebrei di entrare nella Moschea Al-Aqsa e di praticare all’interno i propri riti religiosi, senza limiti di tempo; gli ebrei sono anche stati incoraggiati ad irrompere attraverso altre entrate oltre al Dung Gate. Membri della Knesset ed altri leader hanno richiesto la creazione di zone speciali utilizzatesolamente per le preghiere degli ebrei, e allo stesso tempo di impedire ai fedeli musulmani di entrare nella Moschea Al-Aqsa durante le festività ebraiche.

La situazione è peggiorata presso la Moschea Al-Aqsa quando sono iniziate le festività ebraiche, nella seconda meta’ dello scorso anno, raggiungendo il loro picco nei mesi di settembre ed ottobre, scatenando una rivolta lungo tutti i territori palestinesi occupati.

Nell’agosto del 2015, le autorita’ dell’occupazione hanno iniziato ad applicare la “divisione temporale” della Moschea Al-Aqsa tra musulmani e coloni, imponendo un assedio nella Moschea e chiudendo la maggior parte delle sue entrate per parecchi giorni, oltre a controllare l’entrata dei musulmani imponendo loro restrizioni, mentre fornivano completa protezione ai coloni permettendo loro di irrompere nella Moschea Al-Aqsa attraverso il Dung Gate, utilizzando il pretesto del cosiddetto programma per il “turismo estero”.

Il numero di coloni estremisti che ha fatto irruzione nella Moschea Al-Aqsa ha raggiunto la cifra di 11.307 nel 2015, col mese di settembre che ha visto il numero maggiore di irruzioni (1.575) durante i cosiddetti “Nuovo anno ebraico” e “Sukkot”, seguito dal mese di aprile (1.213), durante le feste pasquali ebraiche ed ottobre (1.164) e novembre (1.015).

Le irruzioni sono avvenute ogni giorno ad eccezione dei venerdì e dei sabati, e di solito venivano condotte attraverso il Dung Gate che è stato acquisito dalle autorità di occupazione quando si sono annessi Gerusalemme Est. Le autorità israeliane sono responsabili di questo programma delle “irruzioni” che sono state rifiutate dagli Islamic Awqaf e dai Marabouts che affrontano continuamente gli estremisti col grido di “Allah è il più Grande” e mantenendo la loro presenza giornalmente presso Al-Aqsa.

I mesi più difficili per la Moschea Al-Aqsa sono stati la fine di settembre e l’inizio di ottobre, a causa delle irruzioni dei coloni durante la festività ebraica del “Sukkot”; tali periodi festivi coincidono sempre con l’inizio delle violazioni contro la sacralità della Moschea Al-Aqsa.

In un precedente pericoloso e in una nuova escalation presso la Moschea Al-Aqsa, le forze speciali di occupazione vi hanno fatto irruzione (il 3/10/2015) sgombrando tutti i Marabitun che cercavano di rimanere e di dormire all’interno di Al-Aqsa, mentre, in un altro incidente, le forze avevano effettuato arresti all’interno della Moschea Al-Qibali per due giorni consecutivi, nel mese di settembre.

I coloni hanno anche lanciato varie volte, sopra alla Moschea Al-Aqsa, un aereo fornito di telecamera, mentre un colono issava la bandiera israeliana nei cortili di Al-Aqsa. Durante queste irruzioni, i coloni praticavano deliberatamente i propri rituali religiosi ed insultavano il profeta Muhammad e i suoi adepti.

 

Chiusure e restrizioni all’entrata dei musulmani

Nello scorso anno, in 18 occasioni le autorità israeliane hanno imposto restrizioni all’entrata dei musulmani presso la Moschea Al-Aqsa per lo svolgimento delle preghiere rituali (ad esclusione dei venerdì), ed hanno chiuso la maggior parte delle entrate per Al-Aqsa ad eccezione di Hutta, Al-Silsileh e Al-Majles, hanno impedito ai cittadini di entrare ed uscire liberamente dalla Moschea.

 

Sono state imposte restrizioni agli uomini e alle donne nel modo seguente:

26 luglio: è stato impedito ai giovani uomini e alle donne di entrare nella Moschea Al-Aqsa per effettuare la preghiera dell’alba, divieto continuato fino a prima di mezzogiorno.

Il 2 agosto la maggior parte delle entrate per Al-Aqsa sono rimaste chiuse dalle 7 alle 11 del mattino e sono state imposte restrizioni all’entrata di donne e giovani.

Il 13 settembre ai giovani ed alle donne è stato impedito di entrare ad Al-Aqsa per la preghiera dell’alba, e sono state imposte restrizioni all’entrata dei musulmani anche il 14 ed il 15, mentre ai giovani e alle donne e’ stato impedito di svolgere tutte le preghiere.

Il 23 settembre, agli uomini sotto i 40 anni di età è stato impedito l’ingresso ad Al-Aqsa per la preghiera dell’alba e a nessun musulmano è stato permesso di entrare il giorno 27 per le preghiere della sera e della notte.

Il 28, 29 e 30 settembre agli uomini e alle donne al di sotto dei 50 anni di età è stato impedito l’accesso ad Al-Aqsa per svolgere tutte le preghiere.

Dal primo al 5 di ottobre agli uomini e alle donne al di sotto dei 50 anni di età è stato impedito l’accesso alla Moschea Al-Aqsa, dall’alba fino alla preghiera della notte, mentre il giorno 6 le restrizioni sono state imposte soltanto dalla preghiera dell’alba alla preghiera del pomeriggio.

Durante il mese di agosto, le autorità di occupazione hanno ostacolato l’entrata dei bambini nei campi estivi della Moschea Al-Aqsa durante le vacanze estive e li hanno trattenuti di proposito alle entrate di Al-Aqsa, senza alcun motivo, con le transenne.

 

Scontri nei cortili di Al-Aqsa

Le forze di occupazione armate hanno invaso la Moschea Al-Aqsa per otto volte durante il 2015, iniziando il 26 di luglio e poi il 2 di agosto quindi il 13, 14, 15, 27 e 28 di settembre ed infine il 3 di ottobre. Le irruzioni sono avvenute solitamente dopo la preghiera della notte per far sgombrare i fedeli e i Marabitun, due persone sono state arrestate.

Le autorità dell’occupazione hanno eseguito alcuni arresti all’interno della Moschea Al-Qibli: la prima volta, il 14 di settembre, ed un’altra il 15. Hanno anche fatto irruzione nella moschea il quarto giorno della festa di Al-Adha, a seguito della quale sono scoppiati scontri limitati all’interno dei cortili di Al-Aqsa.

Il 28 di settembre, per la prima volta, le forze di occupazione hanno introdotto scudi di ferro mobili su ruote all’interno di Al-Aqsa attraverso il Dung Gate, per proteggersi dal lancio di pietre.

Durante le irruzioni, i cortili di Al-Aqsa sono divenuti un campo di battaglia, dato che le forze hanno aggredito i Palestinesi presenti colpendoli con granate assordanti, proiettili di gomma e gas al peperoncino, oltre a picchiarli con manganelli. Inoltre, cecchini erano dislocati sopra ai tetti della Moschea Al-Qibali, che era stata chiusa con catene in ferro e blocchi di legno, e si trovava sotto assedio.

Oltre a ciò, le forze hanno danneggiato le finestre di protezione utilizzando attrezzature speciali. Hanno anche lanciato deliberatamente bombe assordanti contro la Moschea Al-Qibli, provocando l’incendio di parecchi metri quadrati di  tappeto all’interno della stessa.

 

Restrizioni e divieti per i giovani di entrare nella Moschea Al-Aqsa per svolgere la preghiera del venerdiì

Le autorità dell’occupazione hanno imposto restrizioni all’entrata dei fedeli nella Moschea Al-Aqsa per svolgere la preghiera del venerdì per ben cinque volte. Gli uomini al di sotto dei 45 anni di eta’ non sono potuti entrare in Al-Aqsa e sono stati costretti a pregare nelle strade e presso le entrate della Citta’ Vecchia di Gerusalemme il 31 luglio, il 18 settembre, il 2, il 9 e il 16 di ottobre; da sottolineare che tali restrizioni sono state imposte anche per la preghiera dell’alba.

Le preghiere del venerdì si sono tenute sull’asfalto, lungo le strade di Gerusalemme e in quelle che portano verso la Moschea Al-Aqsa, nella Città Vecchia e  presso le entrate per Al-Aqsa.

 

“Black list”

Con una grave mossa compiuta contro un discreto numero di donne palestinesi, le forze di occupazione hanno stilato una cosiddetta “black list” alla fine di agosto, a seguito di un ordine del capo della polizia di Israele della Città Vecchia di Gerusalemme, Avi Baytun; nella lista vi sono le donne che “creano problemi” all’interno della Moschea Al-Aqsa, secondo quanto affermato dall’occupazione.

All’inizio la lista comprendeva 20 nominativi ed alla fine dell’anno ha raggiunto i 70; si tratta, nella maggior parte dei casi, di nomi femminili. Le autorità di occupazione non hanno soltanto impedito alle persone elencate nella lista di entrare, ma le hanno anche aggredite sparando bombe assordanti, soprattutto in agosto, settembre ed ottobre. Hanno anche infastidito le persone presso le entrate per Al-Aqsa e lungo le strade della Città Vecchia.

 

Murabitun presso la Moschea di Al-Aqsa

All’inizio di settembre, il ministro della Difesa israeliano, Moshe Ya’alon, ha emesso una risoluzione che considera i Murabitun della Moschea Al-Aqsa come una “organizzazione illegale” avente lo scopo di disturbare la sicurezza pubblica di Al-Aqsa, mediante l’impedimento delle irruzioni dei coloni e, ancora, “che crea problemi”, come riferito dal servizio di intelligence “Shabak” e dalla polizia israeliana.

 

Allontanamento dalla Moschea Al-Aqsa

Le autorità di occupazione hanno allontanato 297 Palestinesi dalla Moschea Al-Aqsa nel 2015, per periodi che variano dai 10 giorni ai 6 mesi, a seguito di ordini della polizia occupante o dei servizi segreti. Tra le persone allontanate, vi sono state 126 donne, 9 ragazze, 8 minorenni e 12 dipendenti degli Awqaf (Dipartimento beni religiosi).

 

Interferenze nei lavori di restauro

Le autorità occupanti hanno continuato ad impedire che fosse effettuata la manutenzione da parte dei dipendenti, volta ai lavori di restauro all’interno della Moschea Al-Aqsa e dei suoi cortili, ed inoltre hanno impedito che fosse portato sul posto il materiale da costruzione.

 

Morti

Le forze di occupazione, i coloni e le “guardie” hanno compiuto numerose esecuzioni ed omicidi a sangue freddo contro bambini ed adolescenti palestinesi nella città di Gerusalemme, visto che la giustificazione israeliana per aver aperto il fuoco contro di loro è sempre stata pronta per coloro che stavano “cercando di accoltellare o accoltellato un soldato o un colono”. Nella maggior parte dei casi, la prova che confermasse la versione dell’occupante non è mai stata trovata, nonostante il fatto che molte delle aree nelle quali sono avvenuti gli incidenti avessero camere di sorveglianza per le strade. Ma le autorità israeliane hanno proseguito nell’occultamento della verità, il che conferma che quel che è accaduto a Gerusalemme è omicidio a sangue freddo.

Gli occupanti hanno lasciato di proposito i feriti a terra sanguinanti, senza fornire i primi soccorsi necessari che potevano forse salvare loro la vita. Al contrario, si sono invece preoccupati di togliere le scarpe ed i vestiti ad un uomo palestinese ferito, umiliandolo durante l’interrogatorio, come svelato dalle registrazioni diffuse nei social media. Le riprese hanno anche dimostrato che era possibile arrestare il sospettato senza bisogno di ucciderlo. Altri video mostrano coloni che aggrediscono con calci e con offese verbali il ferito,mentrela polizia israeliana presentefornisce loro completa copertura e protezione.

 

Nel 2015, 34 morti nella città di Gerusalemme, compresi sei ragazzi e una ragazza

La distribuzione geografica dei caduti è stata la seguente: Jabal Al-Mukabber (6), campo rifugiati di Shu’fat e di Anata (4), Silwan (3), Beit Hanina (3), Esawyeh (3), Kufor Aqab (2), uno ciascuno ad Al-Tur e nella Città Vecchia di Gerusalemme ed una ragazza martire del campo rifugiati di Qalandia.

Altri 10 che sono morti nella città di Gerusalemme erano di varie zone della Cisgiordania (Al-Bireh, Qalandia, Hebron, Tulkarem, Nablus, Qattana, Abu Dis e Ezaryeh).

Alla fine di aprile del 2015, il diciassettenne Ali Muhammad Abu Ghannam è morto dopo essere stato colpito al posto di blocco militare di Z’ayem, col pretesto che stava cercando di accoltellare un soldato; e, alla fine di maggio, Emran Abu Dheim di 48 anni è deceduto dopo essere rimasto colpito dalle forze di occupazione, col pretesto che stava cercando di compiere un attacco per poi fuggire nel villaggio di Al-Tur.

Con l’inizio della rivolta popolare di ottobre, 20 persone sono morte nella città di Gerusalemme, compresi 5 della Cisgiordania. Si tratta di Mohammad Halabi, che è deceduto dopo l’accoltellamento e la sparatoria nella Città Vecchia di Gerusalemme, col conseguente avvio della rivolta popolare, Basel Bassam Sider, Mohammad Nathmi Shamasneh, Mahmoud Khaled Ghneimat e Mutaz Qasem (tutti accusati di tentativi di accoltellamento nella zona della porta di Damasco, Gerusalemme Ovest e a nord di Gerusalemme).

Le vittime gerosolimitane sono Fadi Alloun, Thaer Abu Ghazaleh, Ishaq Badran, Mohammad Saeed Mohammad Ali, Mustafa Khatib, Hasan Manasra, Ala’ Abu Jamal, Baha’ Mohammad Alayan, Ahmad Fathi Abu Sha’ban, Mutaz Aweisat e Ahmad Qneibi (uccisi col pretesto che volevano compiere attacchi); Wisam Faraj e Ahmad Salah sono morti durante gli scontri nel campo rifugiati di Shu’fat, mentre Huda Darwish e Nadim Shkeirat sono deceduti a causa della punizione collettiva dei blocchi di cemento imposta da Israele a Gerusalemme ormai da lungo tempo, con la quale la maggior parte dei quartieri gerosolimitani sono stati chiusi e lo staff medico non e’ quindi stato in grado di raggiungere i feriti in tempo.

Nel novembre 2015, quattro gerosolimitani ed una persona di Nablus sono deceduti a Gerusalemme. Sono: Mohammad Abed Nimer, Hadil Wajih Awwad, Baseem Abdulrahman Salah (Nablus) e sono stati accusati di attacchi con coltelli, mentre Mahmoud Alayan ed Ayman Sameeh Abbasi sono morti durante gli scontri; Alayan a Ramallah ed Abbasi a Silwan.

A dicembre, sette Palestinesi sono morti a Gerusalemme. Si tratta di Omar Yaser Iskafi, Abdel Muhsen Hassouneh, Mousab Mahmoud Ghazali e Mazen Arabyeh di Abu Dis; Izz Eddin Radad di Tulkarem, Mohammad Saleh Abu Hasbseh e Issa Yassin Assaf del campo rifugiati di Qalandia; sono stati tutti accusati di voler compiere attacchi con coltelli, con armi einvestimenti con automezzi.

Le autorità di occupazione non solo hanno ucciso bambini e adolescenti palestinesi a sangue freddo, ma hanno anche tormentato le loro famiglie. Dopo aver saputo l’identità dei caduti, le forze hanno compiuto irruzioni nelle case delle famiglie, effettuando perquisizioni e danneggiando gli arredi e gli oggettiall’internodelle abitazioni, proseguendo poi con gli arresti di genitori, fratelli e sorelle.

Nonostante la situazione psicologica difficile, i genitori sono ancora presenti, e, dopo aver saputo che il loro figlio è stato ucciso, vengono sottoposti a duri interrogatori nel tentativo di far loro confessare che erano a conoscenza del fatto che il loro figlio avesse l’intenzione di compiere un attacco; vengono anche minacciati, abusati verbalmente e terrorizzati con l’utilizzo di vari metodi.

Le forze hanno anche invaso le abitazioni di tutti i caduti di Gerusalemme accusati di aver compiuto attacchi, facendo foto e prendendo misure all’interno delle loro case e minacciando di demolirle e di sgomberare i residenti. Le autorità di occupazione hanno consegnato alle famiglie di Ala’ Abu Jamal e di Baha’ Alayan ordinanze di demolizione ed hanno sequestrato le loro case a Jabal Al-Mukabber; la corte suprema israeliana ha ratificato le ordinanze.

La corte suprema ha inoltre deciso di deportare Nadia Abu Jamal, moglie di Ghassan Abu Jamal, ed i suoi figli (Walid 7, Salma 5 e Mohammad 4) dalla città di Gerusalemme dopo che il giudice ha ratificato la decisione del ministero dell’interno di deportare la moglie dalla città e di cancellare la richiesta di “congiungimento”, nell’ambito della punizione collettiva imposta alle famiglie dei deceduti.

 

Corpi dei caduti trattenuti

Nell’ambito della punizione imposta alle famiglie dei martiri, le autorità dell’occupazione continuano a trattenere i corpi di 14 Palestinesi, basandosi su una proposta del ministro per la sicurezza interna, Gilad Ardan, di non rendere i corpi dei Palestinesi che sono morti mentre cercavano di compiere degli attacchi, allo scopo di “limitare le aggressioni contro gli israeliani nella città di Gerusalemme in particolare, cosi’ come nelle altre zone”, come ha detto. Ha inoltre dichiarato che la detenzione dei corpi dissuaderà gli altri dal compiere simili attacchi, e che rilasciare i corpi e svolgere funerali speciali e seppellirli in cimiteri ben conosciuti che diverrebbero un “santuario”, a lungo andare, non fa altro che incoraggiare gli altri a compiere attacchi. Il corpo di Thaer Abu Ghazaleh, che e’ morto l’8 di ottobre, e’ stato il primo ad essere trattenuto.

 

Arresto di 2.297 persone, compresi 860 minorenni

Le forze di occupazione hanno incrementato le serie di arresti a Gerusalemme ed hanno arrestato centinaia di gerosolimitani. A seguito di un’ordinanza del capo della polizia, l’occupazione ha costituito una nuova unita’ per dare la caccia ai “lanciatori di pietre e di molotov”, che è specializzata nell’arresto e negli interrogatoridei gerosolimitani. L’unita’ ha sede nel centro di polizia di “O’z” a Jabal Al-Mukabber ed ha svolto il proprio lavoro per due mesi a Gerusalemme, effettuando arresti a caso tra coloro che hanno questioni aperte con le autorita’ dell’occupazione. Coloro che vengono fermati di solito vengono rilasciati nella stessa giornata, oppure la detenzione viene prorogata varie volte senza aprire nessun fascicolo contro di loro. La maggioranza dei giovani viene sottoposta agli arresti domiciliari o a deportazione dalle loro case per periodi che vanno dai 5 ai 15 giorni.

L’anno scorso, le autorità dell’occupazione hanno arrestato 2.297 gerosolimitani, compresi 860 minorenni, 31 ragazze, 105 bambini al di sotto dell’età responsabile (tra 7 e 12 anni), 219 donne e 69 studenti.

I mesi che hanno visto il piu’ alto numero di arresti sono stati: ottobre (480), novembre (268) e marzo (185).

Per quanto riguarda la distribuzione geografica degli arresti, è stata la seguente: Silwan (545), Città Vecchia di Gerusalemme (440), Esawyeh (315), Al-Tur (202), Jabal Al-Mukabber (111), Beit Hanina (87), campo rifugiati di Shu’fat, di Anata e di Dahyet Al-Salam (79), Wadi Al-Joz (67), Sur Baher e Um Tuba (67), Shu’fat (49), Al-Sowaneh (25), Kufor Aqab (20), Sheikh Jarrah (23), Beit Safafa (5), in aggiunta ad altri arresti effettuati per le strade di Gerusalemme, comprese le entrate per i villaggi e le moschee.

L’anno scorso, 25 Palestinesi colpiti da pallottole dalle forze di occupazione o da coloni israeliani sono in seguito anche stati arrestati, comprese due donne, una ragazza, 9 ragazzi, due giovani uomini che hanno perso i loro occhi, e due giovani feriti gravemente dopo essere stati aggrediti dai coloni a “Ra’nana”. Nonostante le loro lesioni fossero gravi, le autorità di occupazione li hanno arrestati all’interno degli ospedali israeliani, facendoli controllare dalla polizia; sono state fornite le accuse contro di loro ed i giudici hanno prorogato il loro arresto varie volte in contumacia.

Le autorità di occupazione hanno arrestato anche il dodicenne Ali Ihab Alqam ed il tredicenne Ahmad Saleh Manasra, presso istituzioni chiuse e in “centri di riabilitazione”, con l’accusa di aver accoltellato dei coloni. Secondo la legge israeliana, Alqam e Manasra sono al di sotto dell’eta’ responsabile e quindi non potrebbero essere arrestati.

Insieme agli arresti casuali contro decine di bambini gerosolimitani, l’amministrazione penitenziaria dell’occupazione ha aperto, nel 2015, una nuova sezione per prigionieri minorenni dal nome di carcere di “Giv’on”, nella città di Al-Ramleh. Si tratta di un nuovo carcere che manca delle necessità più basilari per la vita, progettata per umiliare i prigionieri palestinesi. I minorenni detenuti sono spesso soggetti a maltrattamenti, a percosse, ad isolamento ed umiliazioni, per non menzionare il cibo pessimo fornito loro, in termini di qualità e di quantità. Sotto il peso di forti pressioni, le autorità hanno chiuso la nuova prigione trasferendo i detenuti nei carceri di Megiddo e di Hasharon.

 

Detenzione amministrativa

Durante il 2015, 33 gerosolimitani, compresi 4 minorenni, sono stati posti in arresto amministrativo a seguito di un’ordinanza del ministero della difesa israeliano. In ottobre, 11 gerosolimitani del villaggio di Esawyeh, 10 di Silwan, 4 della Città Vecchia, 2 di Sur Baher, 2 di Jabal Al-Mukabber, 2 di Kufor Aqab ed uno di Shu’fat ed un altro del campo rifugiati di Shu’fat sono stati posti in detenzione amministrativa. Le autorita’ hanno ripristinato questo tipo di detenzione, basata su “informazioni dei servizi segreti” o su altre testimonianze, o su entrambi, per i casi in cui le prove sono scarse e non sarebbero sufficienti per presentare un atto d’accusa. In questi casi, se l’atto di accusa venisse presentato, il giudice deciderebbe di assolvere il detenuto e di rilasciarlo, questo è il motivo per il quale viene utilizzata la detenzione amministrativa.

 

Demolizione di 80 edifici… e dislocamento di 122 gerosolimitani

Le autorità di occupazione non hanno smesso di distruggere edifici residenziali e commerciali nella città di Gerusalemme, per tutto il 2015, utilizzando come pretesto la solita e vecchia scusa di aver costruito senza permesso. La municipalità ha anche obbligato i gerosolimitani a distruggere loro stessi le abitazioni nelle quali vivono, dopo essere stati minacciati di essere incarcerati e di dover pagare multe altissime, in aggiunta al pagamento dei costi per la demolizione. D’altro canto, la municipalità non concede permessi per costruire ai residenti di Gerusalemme Est occupata, applicando quindi regole impossibili per l’ottenimento di tali permessi.

L’”incubo della demolizione” sta tormentando migliaia di gerosolimitani, dopo che le ordinanze sono state loro consegnate.

Il Wadi Hilweh Infomation Center ha accertato la demolizione di 80 edifici, la maggior parte dei quali in costruzione ed alcuni di essi già terminati. Le demolizioni sono state le seguenti: 8 edifici residenziali, 22 abitazioni, una baracca abitabile, 5 baracche utilizzate per cavalli e pecore, 3 aziende agricole, 2 magazzini, 11 camere abitabili e luoghi di stoccaggio, 4 muri, 10 edifici commerciali, 3 fondamenta di abitazioni ed un balcone, un pozzo di acqua, un allevamento di pollame. Inoltre, due terreni sono stati distrutti mentre i gerosolimitani hanno dovuto demolire loro stessi 7 edifici (5 abitazioni residenziali, una stanza ed un bagno).

Nel 2015 l’occupazione ha anche sgomberato 122 gerosolimitani, compresi 58 bambini, a causa delle operazioni di demolizione di alcuni edifici residenziali.

Tra gli edifici demoliti, alcune abitazioni appartenevano alle famiglie di coloro che sono morti alla fine del 2014, e sono state distrutte utilizzando due metodi (esplosivo oppure facendo colate di cemento all’interno della casa), sotto l’ordine del comandante del fronte interno. Le autorità hanno sigillato la casa di Odai Abu Jamal con cemento (costruita nel 1936) e hanno demolito la casa di Ghassan Abu Jamal utilizzando esplosivo, causando anche la demolizione della casa di suo fratello. Hanno buttato giù anche la casa di Mohammad Ja’abees usando esplosivo e causando danni all’abitazione di suo fratello Shaker. Anche la casa di Ibrahim Akari e’ stata demolita usando esplosivo, mentre una stanza all’interno della casa della famiglia di Mu’taz Hijazi e’ stata sigillata con cemento; l’occupazione ha sgombrato 36 persone delle famiglie di persone decedute.

L’anno scorso, le demolizioni sono avvenute anche a Silwan, Jabal Al-Mukabber, Esawyeh, Wadi Al-Joz, Beit Hanina, Salah Eddin Street, Atarot, Sheikh Jarrah, campo rifugiati di Shu’fat, Al-Tur e Sur Baher.

 

Aggressioni di coloni

Il Wadi Hilweh Information Center ha monitorato le aggressioni dei coloni contro i gerosolimitani e le loro proprietà, ed ha evidenziato che, a causa della mancanza di qualsiasi controllo da parte delle autorità israeliane, le aggressioni dei coloni contro i Palestinesi negli ultimi anni sono aumentate.

All’inizio dell’anno i coloni hanno tentato di rapire bambini nel villaggio di Jabal Al-Mukabber, compreso il figlio del martire Ghassan Abu Jamal, ed un altro bambino del quartiere di Al-Thori, a Silwan.

Il centro ha registrato anche le aggressioni fisiche contro i gerosolimitani, compresi tre casi di sparatorie (Shurouq Dwayyat che è rimasto gravemente ferito), un altro nel mercato di Al-Bazar, nella Città Vecchia di Gerusalemme, ed un terzo a Silwan. Vi è stato anche un tentativo di sparare ad una donna a Jabal Al-Mukabber, due tentativi di accoltellamento a Jabal Al-Masharef e nei pressi della porta di David nella Città Vecchia. Venti gerosolimitani sono stati aggrediti con bastoni e spranghe di ferro a Gerusalemme Ovest e all’interno delle colonie, compresi due a “Ra’nana”. Vi sono stati anche 4 aggressioni con fuga compiuti da coloni, ed una donna ha avuto un aborto dopo essere stata aggredita mentre si trovava con suoi familiari. Molti feriti sono stati registrati anche tra i gerosolimitani a causa delle aggressioni con gas al peperoncino in diverse zone di Gerusalemme.

Il centro ha inoltre monitorato le aggressioni ai luoghi sacri (sia islamici che cristiani). Alcune zone della scuola greca ortodossa sono state date alle fiamme presso il Monte Sion, a sud di Gerusalemme, e slogan contro Gesù e il cristianesimo sono stati scritti sulle sue mura. Slogan simili sono stati scritti anche in altre tre zone diverse di Gerusalemme.

Anche parecchie automobili sono state danneggiate nel villaggio di Beit Safafa, ed un veicolo è stato dato alle fiamme nel villaggio di Um Tuba.

I quartieri di Gerusalemme nei quali sono presenti e vivono dei coloni sono giornalmente soggettialle provocazioni, che di solito divengono alterchi verbali o scontri nei quali si viene alle mani. Anche le guardie dei coloni partecipano alle aggressioni contro i gerosolimitani, soprattutto a Silwan, nella Città Vecchia, Al-Tur e Al-Sowaneh.

I coloni hanno cercato di fare irruzione a Silwan per due volte in ottobre, e si sono posizionati all’entrata del villaggio dove hanno usato pietre e bottiglie vuote per aggredire i residenti che si confrontavano con loro.

L’anno scorso i coloni hanno anche organizzato marce con lo slogan di “Morte agli arabi”, a Gerusalemme Ovest e alle entrate di Gerusalemme Est, e poi nei mercati della Città Vecchia, dove hanno vandalizzato alcune proprietà di gerosolimitani.

Per quel che riguarda il crimine commesso dai coloni nel luglio del 2014, quando il bambino Muhammad Hussein Abu Khdeir venne rapito e bruciato, il caso viene ancora dibattuto nei tribunali israeliani.

 

Violazione del diritto all’educazione

Riguardo alle violazioni contro il diritto allo studio e al livello della discriminazione contro le istituzioni educative a Gerusalemme, il problema in questa citta’ e’ rimasto irrisolto anche nel 2015. I problemi si possono constatare nella carenza di aule scolastiche e nella mancanza di nuove scuole, pertanto la gente del posto e’ costretta ad iscrivere i propri figli in scuole lontane dalle loro abitazioni.

Le autorità israeliane hanno incrementato, nel 2015, le violazioni del diritto all’educazione facendo irruzioni nelle scuole ed arrestando gli studenti mentre si recavano a scuola. Le forze si sono anche schierate alle entrate delle scuole, assieme ai cani poliziotto, ed hanno intenzionalmente irrorato le scuole con acque fognarie.

Le scuole maggiormente colpite nel 2015 sono state, probabilmente, le Al-Aqsa Legitimacy Schools, che ospitano 500 studenti. Queste scuole sono situate all’interno dei cortili della Moschea Al-Aqsa. L’educazione e’ stata disturbata anche nella scuola “Dar Al-Aytam”, nella Città Vecchia, cosi’ come le scuole di Al-Tur, Ras Al-Amoud e Jabal Al-Mukabber.

Il Centro ha spiegato che, durante i giorni delle irruzioni e degli scontri, le forze di occupazione hanno imposto restrizioni all’entrata a scuola degli studenti e li hanno obbligati ad entrare solo attraverso la porta di Al-Silsileh. Ad alcune studentesse è stato impedito l’accesso, mentre ai maschi è stato permesso di entrare soltanto attraverso la porta Hutta, che e’ divenuta una procedura quotidiana fin dall’inizio dell’anno scolastico. La polizia ha fermato anche numerosi studenti impedendo loro di recarsi a scuola senza alcun motivo, mentre altri sono stati aggrediti e soggetti a percosse ed arresti.

Le lezioni sono state interrotte ad Al-Aqsa Schools il 13 e il 15 di settembre, e, il 28, le interruzioni sono avvenute presso l’asilo e presso la scuola maschile, mentre il direttore della scuola di Dar Al-Aytam è stato obbligato ad interrompere la giornata scolastica al termine della seconda lezione, il 15 di settembre, dopo che le forze di occupazione si sono calate sui tetti adiacenti alla scuola ed hanno lanciato granate a caso e proiettili di gomma nella zona.

Le autorità dell’occupazione hanno anche impedito ad Al-Aqsa Schools di portare i libri il primo giorno di scuola, mentre la commissione educativa ed amministrativa e’ stata costretta a distribuire i libri all’esterno delle entrate di Al-Aqsa.

I coloni e le forze di occupazione hanno fatto irruzione nella scuola maschile Al-Shamilah e nella scuola elementare femminile, nel villaggio di Al-Tur, all’inizio dello scorso anno, mentre un soldato sparava proiettili posizionato di fronte alla scuola Al-Shamilah, nel momento in cui gli studenti stavano uscendo. Le forze hanno anche invaso la Girls Basic School e la Ibn Rush School di Al-Tur, ed hanno arrestato uno studente.

I militari hanno deliberatamente lanciato granate assordanti e proiettili di gomma verso le scuole di Al-Tur ed una volta hanno colpito anche la “Princess Basma School for special needs” aggredendo le guardie e due insegnanti. In un altro incidente, uno studente della scuola Al-Shamilah e’ rimasto ferito da una scheggia di una bomba assordante che e’ stata lanciata all’interno del cortile della scuola, mentre gli studenti stavano facendo lezione di ginnastica.

Le forze israeliane si sono schierate lungo le strade che portano verso le scuole, nel quartiere di Ras Al-Amoud, a Silwan, provocando ed inseguendo gli studenti. Hanno fatto irruzione nella scuola di Ras Al-Amoud perlustrando tutte le classi, arrestando uno studente. Qualche giorno dopo hanno nuovamente invaso la scuola arrestando lo stesso studente prelevandolo dal cortile della scuola. Gli studenti della scuola di Ras Al-Amoud hanno sofferto per la presenza giornaliera delle forze di occupazione e per i posti di blocco eretti nelle strade che si dirigono verso le scuole, dove le hanno colpite con proiettili di gomma, granate assordanti e lacrimogeni, ostacolando quindi il processo educativo.

Le forze hanno anche colpito parecchie scuole a Jabal Al-Mukabber ed Esawyeh con granate, in aggiunta alla presenza giornaliera continuativa lungo le strade verso le scuole.

Le forze dell’occupazione hanno eretto posti di blocco e sistemato blocchi di cemento lungo le strade di Jabal Al-Mukabber, Al-Tur, Ras Al-Amoud, Al-Sowaneh e gli studenti sono stati sottoposti a perquisizioni prima e dopo l’orario scolastico.

 

Istituzioni sanitarie

Anche le istituzioni sanitarie hanno avuto i loro problemi, in termini di aggressioni, nel 2015. Le forze hanno fatto irruzione 6 volte nell’ospedale Al-Maqased nei mesi di settembre, ottobre e novembre. Hanno invaso i reparti dell’ospedale, alla ricercadi persone ferite durante gli scontri a Gerusalemme. In un’altra escalation, le forze hanno fatto irruzione nell’ospedale cercando tra le cartelle di pazienti feriti, mentre i servizi segreti avevano i nominativi specifici di chi stavano cercando. Hanno confiscato un computer ed un certo numero di camere di sorveglianza dall’ospedale.

Nel 2015 l’ospedale Al-Maqased è stato irrorato con acque fognarie e colpito con granate assordanti, lacrimogeni e proiettili di gomma. Le forze hanno invaso il cortile esterno dell’ospedale mentre lanciavano granate assordanti e proiettili di gomma contro la gente, provocando casi di soffocamento in molti pazienti e alle persone che li accompagnavano; una donna nel reparto pediatrico ha lanciato un lacrimogeno fuori dalla finestra,dopo che era entrato, col risultato di una bruciatura alla mano.

Le autorità dell’occupazione hanno inoltre minacciato di aprire un’inchiesta contro lo staff medico dell’ospedale Al-Maqased col pretesto che “fornisce cure mediche ai giovani che hanno partecipato agli scontri senza informarne la polizia”.

Le forze hanno anche fatto irruzione nell’ospedale Augusta Victoria, nel villaggio di Al-Tur (Monte degli Ulivi), ed hanno cercato di irrompere nell’ospedale della Mezzaluna Rossa situato nel quartiere di Al-Sowaneh. Sono anche entrati nel centro medico “Baladna”, nel villaggio di Esawyeh, cercando le cartelle di persone ferite, in aggiunta al centro Ein Al-Lozeh, a Silwan, nel tentativo di impadronirsi del corpo di Ayman Abbasi.

Le forze di occupazione hanno colpito un’ambulanza della Mezzaluna Rossa palestinese arrestando le persone ferite all’interno del veicolo, sotto la minaccia armata. Hanno anche perquisito il personale, oltre a lanciare bombe assordanti e proiettili di gomma contro l’ambulanza, senza dimenticare che hanno ostacolato il lavoro dei paramedici che tentavano di raggiungere i feriti.

 

Sei Palestinesi hanno perso la vista

Durante l’anno passato, sei Palestinesi hanno perso lavista dopo essere stati colpiti da proiettili di gomma. Tre di loro sono del campo rifugiati di Shu’fat (i bambini Zakaria Julani, Sami Amoudi e Nafez Dmeiri), Mohammad Burqan di Al-Thori a Silwan, Louai Faisal Obeid e Suleiman Tarwa del villaggio di Esawyeh.

 

Soppressione di eventi a Gerusalemme

Le forze di occupazione hanno intenzionalmente ostacolato e soppresso eventi ed attività palestinesi organizzati nella città di Gerusalemme. Hanno soppresso una protesta pacifica che condannava la chiusura delle strade nel villaggio di Al-Tur, e hanno soppresso i festeggiamenti a Silwan, per la qualificazione al campionato di calcio professionistico. Le forze hanno fatto irruzione durante due eventi che si svolgevano per celebrare la liberazione di prigionieri e li hanno soppressi, oltre alla soppressione della manifestazione di benvenuto di altri prigionieri liberati.

Le forze hanno soppresso le attività presso la porta di Damasco per l’anniversario della “Giornata della Terra”, una protesta contro la “Flags’ Dance” e contro la cosiddetta “unificazione di Gerusalemme”, il carnevale di “Gerusalemme e’ Nostra”, la piu’ lunga catena umana che chiedeva il rilascio dei corpi di Palestinesi trattenuti dalle autorità israeliane, cortei a Sheikh Jarrah ed altri cortei a Jabal Al-Mukabber che chiedevano il rilascio dei corpi.

L’anno scorso, le forze hanno invaso l’associazione del Monte degli Ulivi varie volte, confiscando anche, in un caso, le telecamere; inoltre hanno colpito l’associazione con granate parecchie volte ed hanno fatto irruzione nel Silwan Club.

 

Deportazioni da Gerusalemme

Le autorità dell’occupazione hanno emesso, l’anno scorso, ordinanze militari per deportare sei gerosolimitani dalla città di Gerusalemme per periodi che vanno dai 5 ai 6 mesi, col pretesto di garantire protezione e sicurezza, e a seguito di una decisione del cosiddetto comandante della regione interna “Yoyel Satrik” (secondo gli art. 6, 108 e 109 delle leggi di emergenza del 1945) e per l’importanza di proteggere lo stato e la sicurezza della popolazione, cosi’ come di mantenere l’ordine pubblico.

Gli ordini di deportazione sono stati emessi contro Anan Najib, Obada Najib, Mohammad Al-Razem “Mufalfel”, Samer Abu Eisheh e Hijazi Abu Sbeih; l’ordinanza di deportazione contro Daoud Al-Ghoul e’ stata rinnovata all’inizio del 2015. Abu Eisheh ed Hijazi si sono rifiutati di eseguire l’ordinanza ed hanno deciso di combattere all’interno della sede della Croce Rossa, a Gerusalemme.

 

Il personale della stampa

Le forze dell’occupazione hanno colpito anche gli addetti della stampa mentre riprendevano gli eventi nella città di Gerusalemme, ed hanno colpito molti di loro che sono rimasti contusi o con altre ferite. Hanno anche fatto irruzione nella sede di “Pal Media” presso il Monte degli Ulivi, ed emesso multe contro numerosi giornalisti;inoltre hanno danneggiato le loro attrezzature mentre si occupavano degli avvenimenti della città, e soprattutto presso le porte di accesso ad Al-Aqsa.

 

Assedio nei quartieri gerosolimitani e nei villaggi

Nell’ambito della politica della punizione collettiva contro i gerosolimitani, le autorità dell’occupazione hanno imposto l’assedio nei villaggi e nei quartieri di Gerusalemme, chiudendo le entrate con blocchi di cemento ed erigendo posti di blocco. Hanno anche posizionato transenne lungo le vie principali e in altre strade, sempre in attuazione della politica della punizione collettiva contro i gerosolimitani, dopo che il governo israeliano ha preso la decisione di chiudere i quartieri arabi in risposta agli attacchi di Gerusalemme.

I villaggi gerosolimitani ed i quartieri, soprattutto Esawyeh, Al-Tur, Sur Baher, Jabal Al-Mukabber e Silwan, hanno sofferto per le chiusure ed i residenti sono stati costretti a cercare strade alternative per evitare il traffico intenso; tali blocchi e chiusure potrebbero anche mettere loro stessi a rischio dato il pesante dispiegamento di forze dell’occupazione lungo le strade di Gerusalemme. I posti di blocco ed i blocchi di cemento hanno anche ritardato il personale della protezione civile, le ambulanze, il personale medico e paramedico nel rispondere ai casi di emergenza nel tempo dovuto.

I residenti hanno lamentato anche le perquisizioni effettuate in modo provocatorio, dopo essere stati fermati e dopo aver controllato i loro documenti di identità; le perquisizioni hanno riguardato anche donne e bambini. I giovani sono stati costretti ad alzare le loro magliette e, a volte, a togliere le scarpe mentre i portafogli e le borse delle donne sono state perquisite a fondo.

Inoltre, le autorità fiscali, la municipalità, le autorità del ministero della salute della natura e dei parchi hanno tormentato i gerosolimitani anche nei loro posti di lavoro, e soprattutto nella Città Vecchia di Gerusalemme, a Esawyeh, Silwan, At-Tur e Jabal Al-Mukabber. Si è verificata una situazione di crisi finanziaria nei quartieri di Gerusalemme durante gli ultimi quattro mesi dell’anno, quando le forze deliberatamente hanno fatto irruzione nei centri commerciali e li hanno perquisiti. Hanno anche controllato i permessi e le licenze degli edifici commerciali, ed hanno notificato ad alcuni di loro gli avvisi di evacuazione, nel caso non riuscissero ad ottenere i permessi necessari.

Multe elevate sono state comminate ai commercianti per motivi inesistenti, compresa la presenza di scatole vuote all’esterno dei negozi, per aver fumato all’interno o all’entrata dei negozi, per aver esposto merce all’esterno dei negozi; tutto ciò va ad aggiungersi all’imposizione di multe ai commercianti perche’ le insegne dei negozi non corrispondevano agli standard richiesti.

 

Le colonie

Le organizzazioni per le colonie hanno incrementato le loro attività durante lo scorso anno, e con la totale protezione e supporto del governo israeliano. Nel mese di marzo l’organizzazione per la colonia di Elad ha sequestrato una proprietà (tre appartamenti) appartenente alla famiglia Al-Mahli, due terreni (uno di 500 mq appartenente alla famiglia Abbasi ed uno di 1.200 mq in possesso della famiglia Sha’ban) nel quartiere di Wadi Hilweh, a Silwan, a sud della Moschea Al-Aqsa, a causa della “perdita” della proprietà e falsificando documenti.

Lo scorso maggio, l’associazione per le colonie “Ateerat Cohanim” si è appropriata di tre appartamenti appartenenti alla famiglia Abu Nab nel Quartiere di Mezzo, a Silwan, dopo che gli erano stati venduti da Ahmad, Mohammad e Naser Abu Nab. Si sono anche impadroniti di un edificio residenziale nell’agosto scorso, dopo averlo acquistato da suo proprietario Jamal Sarhan. L’edificio consiste di 12 appartamenti divisi su 5 piani, ed i coloni hanno sequestrato 4 piani, con un inquilino che si e’ rifiutato di lasciare il suo appartamento. All’inizio di settembre, l’associazione ha sequestrato una casa di proprietà del compianto Jihad Sarhan; anche questo e’ stato venduto loro da Jamal Sarhan.

Anche nel mese di ottobre, Ateerat Cohanim ha sequestrato due abitazioni di Sabri e Abdullah Abu Nab, nella zona di Batn Al-Hawa, Silwan, col pretesto che prima del 1948 i proprietari erano degli ebrei yemeniti. Hanno sostenuto che le abitazioni erano un tempo una sinagoga ebraica. Hanno sequestrato le case, con l’aiuto delle forze di occupazione, dopo aver evacuato i suoi 9 residenti.

L’anno scorso le autorità dell’occupazione hanno continuato l’espansione delle colonie a Gerusalemme costruite su terra palestinese. Secondo fonti israeliane, 356 unità degli insediamenti sono state costruite tra gennaio e settembre, cosi’ distribuite: 64 a Nabi Yaakov, 11 a Pisgat Zi’ev, 72 a Ramot, 205 ad Har Homah e 9 unita’ in altre zone.

Oltre a queste, le autorità occupanti stanno costruendo le infrastrutture per tre progetti, allo scopo di costruire 400 unita’ di insediamento a Ramat Shlomo, 700 unità a Ramo e 700 a Gilo; dovrebbero essere costruite nel 2016.

Per quel che riguarda le proposte di appalto per la costruzione e l’espansione delle colonie, ne sono state presentate 583. In aprile, sono state presentate un’offerta per la costruzione di 41 unità a Pisgat Zi’ev e 36 a Nabi Yaakov, ed un’altra offerta per la costruzione di 68 unita’ a Pisgat Zi’ev è stata proposta in luglio, mentre un’offerta per 438 unità a Ramat Shlomo è stata presentata a novembre.

L’anno scorso, è stato ratificato un piano per la costruzione di 93 unità di insediamenti a Gilo da parte del comitato distrettuale per la pianificazione e la costruzione, oltre ad un altro progetto per costruire 900 unita’ a Ramat Shlomo, parte di un progetto di 1.500 unità che è in attesa di essere discusso.

Lo scorso agosto, le autorità di occupazione hanno iniziato a costruire “centri religiosi” vicino alla colonia di Maale Ha-Zeitim che si trova nel quartiere di Ras Al-Amoud, a Silwan, a sud della Moschea Al-Aqsa. Questo è stato finanziato dal dipartimento per gli “edifici religiosi” della municipalita’ dell’occupazione. I terreni sono stati assegnati per l’utilizzo dei coloni, nonostante essi siano classificati solo per “uso pubblico”; il comune ha finanziato il progetto con circa 1.5 milioni di Nuovi Shekel Israeliani.

Ateerat Cohanim sta tentando di acquisire 5.200 mq di terreni del Quartiere di Mezzo (nell’area di Batn Al-Hawa), col pretesto che fin dal 1881 erano di proprietà di ebrei yemeniti. Hanno diviso la zona in 6 sezioni nelle quali si trovano 30-35 edifici residenziali, e nelle quali vivono piu’ di 80 famiglie composte da circa 436 persone. Tutti gli abitanti hanno vissuto nel quartiere per molti anni dopo aver comprato i terreni e le proprietà dai loro proprietari precedenti con documenti ufficiali. L’organizzazione ha consegnato avvisi giudiziari a molte famiglie che vivono in questi terreni, chiedendo loro di sgomberare.

L’organizzazione sta anche cercando di ottenere permessi di costruzione per erigere 3 unità abitative nel quartiere di Batn Al-Hawa, a Silwan, costituite da 4 piani.

Nel marzo dello scorso anno, le autorità dell’occupazione hanno deciso di confiscare 8.200 mq nel villaggio di Esawyeh (zona orientale), fino al 31/12/2017 per motivi militari; la decisione e’ stata presa dal comandante delle forze di occupazione in Cisgiordania.

Le autorità dell’occupazione (Autorità per la Natura e per i Parchi ed organizzazioni di coloni) continuano a scavare tunnel sotto Silwan e sotto la Città Vecchia di Gerusalemme, causando gravi danni agli edifici commerciali e residenziali della zona. Recentemente, crepe si sono formate in molti edifici e si sono verificati crolli.

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