http://profezie3m.altervista.org/ptm_intr_cap1.htm

Nei capitoli 38 e 39 Ezechiele profetizza un’invasione di massa di Israele

Ma il segno dei tempi forse più importante è la storia recente di Israele. L'Antico Testamento, come è noto, ha sempre avuto nel popolo di Israele il suo obiettivo primario. Il profeta Ezechiele è quello che forse più manifestamente di altri sembra inquadrare nel contesto escatologico il ritorno del popolo eletto in Palestina. Nel capitolo 38, egli mette in relazione la guerra che avverrà "sul finire degli anni" (scatenata da "Gog di Magòg") col ritorno degli ebrei nella loro terra dopo la diaspora fra i popoli di tutto il mondo. Infatti, nel versetto 8 il Signore dice a Gog: "sul finire degli anni tu andrai contro una nazione che è sfuggita alla spada, che in mezzo a molti popoli si è radunata sui monti d'Israele, rimasti lungamente deserti. Essa rimpatriò dalle genti e tutti abitano tranquilli" e nel versetto 16 aggiunge: "Verrai contro il mio popolo Israele, come un nembo per coprire la terra. Sul finire dei giorni Io ti manderò sulla mia terra perché le genti mi conoscano". Il profeta parla della restaurazione di Israele anche in 36,24 e 39,25-29. Ci sono accenni a questa restaurazione anche in Isaia (Is 11,11-12) e Amos (Am 9,14-15).

Dal 1948 Israele, dopo un esilio di quasi 2000 anni, si è ricostituita come nazione. La diaspora di Israele fra le nazioni era iniziata nel 70 d.C. con l'assedio di Tito a Gerusalemme. Ebbe poi il suo epilogo nel 133 d.C. quando, a seguito di varie rivolte scoppiate nella città, i romani deportarono lontano dalla loro terra quasi tutti gli ebrei rimasti (come Gesù stesso aveva profetizzato: "saranno condotti prigionieri tra tutti i popoli" - cfr. Luca 21,24). Per cui, il rimpatrio degli ebrei in Palestina dopo l'ultima grande diaspora "sul finire dei giorni" di cui parla Ezechiele potrebbe essere con grande probabilità proprio quello avvenuto alla metà del secolo scorso[1], e ciò quindi ad ulteriore sostegno della tesi che ci troviamo già negli Ultimi Tempi. Una conferma della validità di tale interpretazione ci viene anche da una profezia della beata Anna Caterina Emmerich che attorno al 1820 scriveva: "Gli ebrei ritorneranno in Palestina e diverranno cristiani verso la fine del mondo". A sua riprova non resta a questo punto che l'adempimento della profezia sulla grande guerra di "Gog di Magòg".

Dunque abbiamo visto che Ezechiele nei capitoli 38 e 39 profetizza una grande e terribile guerra contro Israele che si verificherà "sul finire dei giorni". Tale guerra dovrebbe essere scatenata da una coalizione di stati che Ezechiele identifica con i nomi di alcuni discendenti di Noè (cfr. Genesi cap. 10):

•                Gog nel paese di Magòg, principe capo di Mesech e Tubal: vari studiosi sostengono che i discendenti di Magòg fossero gli Sciti, un'antica popolazione seminomade stanziata nell'area compresa tra il Don e il Danubio. Mesech e Tubal erano invece probabilmente popolazioni che vivevano nella regione compresa fra l'attuale Turchia orientale e il Caucaso. In tempi antichi una parte di queste tribù si spostò verso nord, nei territori oggi georgiani e russi. In passato la Russia è stata chiamata  per lungo tempo Muscovy, un nome che, secondo alcuni, trae origine proprio da Mesech. È possibile che i nomi moderni delle città russe di Mosca (in russo: Moskva) e Tobolsk, ma forse anche della capitale della Georgia Tbilisi, conservino elementi fonetici di Mesech e Tubal. Alcuni studiosi sostengono che in Ezechiele 38,2 il termine ebraico "ros", tradotto nella maggioranza delle versioni della Bibbia con "capo", potrebbe indicare in realtà l'antico nome del gruppo etnico da cui discendono i russi;

•                Persia: nel libro di Ezechiele è da intendersi probabilmente come la sede originaria del popolo persiano e corrisponde approssimativamente all'attuale provincia del Fars, nel sud dell'Iran (in questo contesto biblico non va confusa con l'Impero Persiano della dinastia Achemenide che si estendeva dal Mar Mediterraneo fino all’Indo e dai Mari Nero e Caspio fino al Golfo Persico e all’Oceano Indiano);

•                Etiopia (Kush): la Vulgata traduce il termine ebraico Kush con Aethiopia (troviamo Etiopia anche nella Bibbia C.E.I.). Secondo gli storici il paese di Kush sarebbe approssimativamente il Sudan odierno, ma nella Bibbia dovrebbe corrispondere a una vasta regione che comprende l'Egitto meridionale, il Sudan e parte dell'Etiopia di oggi;

•                Put: si ritiene che sia l'attuale Libia. Ma secondo alcuni studiosi sarebbe tutta la fascia settentrionale dell'Africa che comprende Libia, Algeria, Tunisia e Marocco;

•                Gomer: secondo alcuni studiosi, si riferirebbe a tribù che anticamente abitavano le regioni a nord del Mar Nero (Cimmeri). Alcune di queste antiche popolazioni migrarono nella parte centrale del continente europeo e, insediatesi inizialmente nell'area del Danubio superiore, si diffusero successivamente in quasi tutta l'Europa occidentale (Galli, Belgi, Britanni, Celtiberi), nell'Italia settentrionale, nei Balcani e in Asia Minore (Galati);

•                Togarma: si ritiene che sia la regione che va dalla Turchia sud-orientale all'Armenia;

•                "le estreme regioni del settentrione": si sono fatte svariate ipotesi, ma nessuna suffragata da prove certe. Secondo alcuni studiosi potrebbe trattarsi dell'attuale Russia o di altri territori dell'ex Unione Sovietica; secondo altri si tratterebbe di regioni dell'attuale Europa.

Come si può vedere troviamo qui elencati alcuni dei peggiori nemici di Israele dei nostri giorni.

Secondo quanto alcuni studiosi evincono dall’Apocalisse (Ap 16,12), anche la Cina, forse alleata con altri stati asiatici, dovrebbe partecipare al conflitto. Questi interpreti, partendo dall'assunto che nel libro di S. Giovanni la guerra del capitolo 16° coincida con quella descritta nel capitolo 9°, concludono che questa coalizione di stati asiatici parteciperà al conflitto con un imponente esercito di circa 200 milioni di uomini (cfr Ap 9,16). Questo numero probabilmente è solo simbolico e sta ad indicare semplicemente una grande moltitudine. Tuttavia non è neanche da escludere che si tratti di un numero reale: se consideriamo che non è mai esistita, nei secoli passati e ai giorni nostri, un'altra nazione altrettanto popolosa e temibile dal punto di vista militare come la Cina odierna, capace all'occorrenza di mettere assieme un esercito smisurato. Secondo il rapporto "World Factbook 2008" della CIA, la Cina può contare già oggi su oltre 600 milioni di persone abili al servizio militare (circa 313 milioni di uomini e 295 milioni di donne), e senza dubbio questo numero è destinato ad aumentare sensibilmente nel giro di pochi decenni, considerando lo straordinario dinamismo demografico delle popolazioni asiatiche. È singolare come la particolare foggia con cui nel capitolo 9° vengono rappresentati cavalli e cavalieri (Ap 9,17-19) ricordi molto da vicino gli equipaggiamenti militari e gli armamenti in uso nelle guerre dei giorni nostri, e l'esito terribile di questo immane scontro bellico non può non richiamare alla mente gli estesi e devastanti effetti sulle popolazioni dell'impiego di armi chimiche e nucleari nelle guerre del XX secolo. Pur tenendo conto che qui ci troviamo davanti ad una visione, che in quanto tale può contenere elementi che vanno letti in chiave simbolica, non possiamo comunque escludere che certe immagini ed eventi che in essa vengono evocati siano da interpretare letteralmente. E in quest'ottica non si può non notare che tali immagini ed eventi sembrano avere molta più attinenza con l'epoca attuale che con qualsiasi altra epoca passata, e ciò dovrebbe far riflettere...

Per cui, sia il ritorno degli ebrei nella loro terra avvenuto nel XX secolo, sia la singolare concordanza fra la coalizione di nazioni che attaccherà Israele "sul finire dei giorni" (menzionata da Ezechiele) e i nemici dello Stato ebraico nello scacchiere mediorientale e internazionale dei nostri giorni, ci paiono degli eventi/segni estremamente significativi che avvalorano la tesi che il mondo si trova già in prossimità della fase conclusiva della sua storia: gli "Ultimi Tempi".

Israele è dunque il riferimento più importante per chi studia le profezie bibliche, un riferimento essenziale per inquadrare e comprendere appieno gli avvenimenti di un futuro forse non lontano che riguarderanno non soltanto il Medio Oriente ma il mondo intero, non solo il popolo ebraico ma l'intera umanità.

top