https://it.wikipedia.org/wiki/Wahhabismo

 

Il Wahhabismo è il movimento riformatore sviluppatosi in seno alla comunità islamica, fondato da Muhammad ibn Abd al-Wahhab (Nasce a al-Uyayna, provincia di Najd - muore nel 1703 a Dariyya, pressi di Riyad, 1792).

 

La storia

 

Di formazione giuridica e teologica hanbalita, particolarmente influenzato dalla dottrina espressa da Ibn Taymiyya (ma del tutto erroneo e fuorviante sarebbe prospettare un'equivalenza fra hanbalismo e wahhabismo), Muhammad ibn ?Abd al-Wahh?b si recò da giovane dalla nativa regione del Najd (attuale Arabia Saudita) a Medina, Basra, Baghdad, in Iran, e al Cairo e, tornato infine nella penisola araba, si stabilì nell'oasi di al-?Uyayna dove entrò in contatto amichevole con l'emiro Muhammad bin Sa??d, fondatore della Casa di Al Saud.

Spostatosi a Dar?iyya (o Dir?iyya), egli guadagnò alla sua visione del mondo il figlio dell'emiro e nel 1744 Ibn ?Abd al-Wahh?b e Muhammad ibn Sa??d si giurarono fedeltà reciproca, con l'intento di realizzare una comune azione per il rinnovamento dei costumi che entrambi giudicavano eccessivamente rilassati.

L'alleanza fra il leader religioso e il signore della città fu la pietra angolare di quello che sarebbe divenuto, molto tempo dopo, il regno saudita. Ma fu anche la ragione della diffidenza che la Wahh?biyya suscitò nell'Impero Ottomano. Infatti, il Sultano di Costantinopoli chiese a Mehmet Ali, governatore dell'Egitto, di eliminare i wahhabiti, allorché i Sa'ud si impadronirono delle città sante di Mecca e Medina, con una serie di pesanti azioni di guerriglia che - senza decisivi risultati - furono contrastate col massimo dell'impegno dai vari khedivè egiziani che avevano la "tutela" dei Luoghi Santi del ?ij?z. La campagna militare ebbe successo, ma i sauditi, dopo la partenza degli egiziani, riuscirono a ricostituire uno Stato fortemente religioso.

Quando nel 1924 ?Abd al-?Az?z ibn Sa??d prese il potere in Arabia, abbattendo il breve regno del ?ij?z (1924-1925) - sorto col beneplacito dalla Gran Bretagna per rimeritare il suo antico alleato, lo shar?f di Mecca, al-?usayn ibn ?Al? ibn ?Awn, nominale capo della Rivolta Araba anti-ottomana nel corso della I Guerra Mondiale - il nuovo Stato adottò il wahhabismo come dottrina ufficiale e traeva la sua legittimità dal possesso di due fra i tre grandi luoghi santi dell'Islam. Ma la sua influenza non sarebbe stata così importante se il suo territorio non avesse custodito, insieme alla Mecca e alla Medina, una straordinaria ricchezza petrolifera.

È questa la ragione per cui il regno dei Saud, costituzionalmente legittimato dalla sua missione spirituale e prodigiosamente arricchito dal petrolio, deve giustificare ancora oggi in termini religiosi ogni sua importante iniziativa internazionale.

 

Il pensiero

 

Agli inizi la Wahh?biyya era soltanto uno dei tanti ritorni alla purezza e al rigore originale. L'insegnamento del suo iniziatore era fondato sull'unicità di Dio, sull'osservanza rigorosa del Corano e sulla severa condanna delle consuetudini religiose (la visita ai sepolcri dei personaggi famosi, per esempio) che si erano depositate come altrettante stratificazioni, nel corso del tempo, sulle pratiche devozionali dei musulmani.

Rigorosamente ostile a ogni interpretazione personale (ra?y) dei giurisperiti musulmani, il wahhabismo (come ogni movimento neo-hanbalita) guarda con sospetto anche le pratiche del sufismo ed è a favore di una lettura esoterica della shar??a, seguendo la dottrina del "bi-l? kayfa".

In base a ciò la monarchia saudita si è sempre sentita legittimata a proporre un regime di tipo tradizionale quanto ad assetti politici interni e a costumi (rigida separazione dei sessi). Per questo essa non ha sentito alcun bisogno di adottare una Costituzione che ne potesse limitare e controllare i poteri assoluti né ha mai avviato un reale processo di codificazione giuridica. Gli stessi organismi politici rappresentativi non sono espressi da apposite elezioni cui concorra una qualche varietà di partiti ma dalla benevola scelta discrezionale operata nella società dalla famiglia saudita che, in politica estera, ha mantenuto peraltro un costante orientamento filo-occidentale.

Il richiamo ai valori islamici più restii ad accogliere il prodotto delle complesse e raffinate elaborazioni proposte nei secoli dal pensiero non-hanbalita e gli orientamenti politici filo-statunitensi affermatisi nel regno dopo la seconda guerra mondiale sono diventati, specie dopo la guerra dei sei giorni, oggetto di profonda riflessione, discussione e persino di contestazione più o meno violenta all'interno del regno.

Forte rimane l'influenza del Wahhabismo sui movimenti militanti contemporanei arabi e islamici che si propongono di disegnare nuovi equilibri geo-strategici planetari in funzione dell'eccellenza del modello islamico, ma problematico rimane un giudizio non di parte sulla sua positività o negatività, dal momento che il pensiero hanbalita sembra possedere in teoria gli strumenti metodologici meglio orientati per affrontare positivamente, con l'arma dialettica dell'ijtih?d, lo spinoso e finora non ben risolto problema del rapporto fra modernità e Islam.

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