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24/06/2013 09:06

 

Giza, folla di islamisti assalta un villaggio sciita: quattro morti

 

Il linciaggio è avvenuto ieri pomeriggio nel villaggio di Zawyat Abu Muslam (Giza). Fra i morti anche Hassan Shehata, importante leader della comunità sciita egiziana. La polizia sarebbe rimasta a guardare invece di intervenire. Ministro della Difesa: "Le forze armate interverranno in campo politico per impedire all'Egitto di cadere in un tunnel oscuro".

Il Cairo (AsiaNews) - Una folla di 3mila persone ha linciato quattro musulmani sciiti a Giza (Il Cairo) con l'accusa di proselitismo. Il fatto è avvenuto ieri pomeriggio nel villaggio di Zawyat Abu Muslam.  Guidati da uno sceicco salafita, migliaia di persone hanno assaltato case e negozi e prelevato dalle loro abitazioni quattro persone, fra cui Hassan Shehata (importante leader della comunità sciita egiziana). Essi sono stati portati nel centro dell'abitato e qui presi a calci e pugni fino alla morte: nella colluttazione sono rimaste ferite almeno 30 persone. Per evitare un massacro, la polizia ha fatto evacuare l'intero villaggio, ma alcune famiglie sarebbero ancora barricate nelle loro abitazioni. Il caso di violenza ha messo in allarme l'esercito che in questi giorni si è detto pronto ad intervenire in caso di una deriva violenta delle manifestazioni anti-Morsi e pro-Morsi, previste per il 30 giugno.

Hazem Barakat, un residente di Zawyat Abu Muslam, spiega che l'attacco era pianificato da tempo: "Per tre settimane i leader salafiti hanno lanciato accuse contro gli sciiti, ritenuti responsabili di comportamenti pericolosi per la popolazione sunnita". Barakat, che ha riportato l'incidente in diretta su Twitter, ha diffuso foto e video che mostrano uno degli sciiti trascinato in strada dopo essere stato picchiato. "Alcuni - aggiunge - sono stati pugnalati più volte mentre venivano trascinati in una sorta di esecuzione pubblica". Secondo testimoni oculari la polizia è arrivata in ritardo di proposito sulla scena. "Invece di intervenire - sottolinea l'uomo - gli agenti si sono fermati a guardare la folla mentre picchiava in modo selvaggio gli sciiti. Non hanno fatto nulla per impedirlo".

In Egitto gli sciiti sono almeno 3 milioni. Con la salita al potere dei Fratelli Musulmani e salafiti, seguaci dell'islam sunnita wahabita, sono aumentati i casi di violenza e discriminazione contro la minoranza. Ieri Khaled Abdullah, salafita e conduttore di un canale islamista, ha giustificato l'attacco dicendo che gli sciiti di Zawyat Abu Muslam avevano insultato Maometto. Poche ore dopo l'attacco, gli stessi autori della strage si sono vantati su Facebook di aver ucciso quattro sciiti, sostenendo che "è iniziata la fine dello sciismo in Egitto".

In vista del 30 giugno, giorno fissato per la consegna della petizione del movimento "The Rebels" alla corte suprema, l'Egitto si prepara a una settimana decisiva per il suo futuro. Se la Corte convaliderà le adesioni, Morsi dovrà dimettersi e si andrà ad elezioni anticipate. Gli islamisti non sono propensi a lasciare una poltrona agognata per oltre 40 anni. I media egiziani avvertono sul rischio di una guerra civile. Almeno 2/3 della popolazione sarebbe contro il revival islamista imposto dal partito Giustizia e Libertà con il sostegno del movimento dei salafiti e del gruppo islamico integralista Jamaa al-Islamiya, che nelle aree dell'alto Egitto hanno formazioni armate pronte a dare battaglia in caso di una sfiducia nei confronti del presidente.

Ieri Abdel Fatah el Sissi, ministro della Difesa, ha affermato che l'esercito "non resterà silenzioso davanti al conflitto incontrollabile nel quale sta cadendo il Paese e le forze armate interverranno nel campo politico per impedire all'Egitto di cadere in un tunnel oscuro e per evitare lotte al suo interno".  "Le forze armate - ha aggiunto el Sissi - hanno evitato di intervenire in campo politico, ma la loro responsabilità nazionale e morale verso il popolo le obbliga a farlo per impedire all'Egitto di cadere in un tunnel oscuro di conflitto interno o di attacco alle installazioni dello Stato". 

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