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09.09.2013

 

Ribelli musulmani attaccano nelle Filippine, 220 ostaggi e 6 morti

di Zachary Stieber

 

Circa 300 membri armati del Fronte di Liberazione Nazionale Moro sono entrati nella città di Zamboanga nelle prime ore del mattino di lunedì, prendendo circa 220 persone in ostaggio, ferendone 24 e uccidendone almeno 6.

I membri del Fronte di Liberazione – un gruppo di ribelli musulmani – affermano di voler controllare City Hall e mostrare la loro bandiera per dichiarare la cosiddetta indipendenza. Ma la polizia locale ha messo in sicurezza l’edificio ed è impegnata in uno scontro a fuoco con i ribelli in tutta la città.

Gli attacchi del 9 settembre, cominciati all’1:45 (ora locale) di mattina, hanno ucciso almeno un soldato, secondo il maggiore Harold Cabunoc, comandante del settimo Gruppo di Relazioni Civili dell’esercito filippino.

«Offriamo un minuto di preghiera per i soldati caduti che hanno pagato l’ultimo sacrificio nel servire il nostro Paese», ha riferito via Twitter. Altri sei soldati sono stati feriti. Almeno quattro civili uccisi, insieme a del personale della marina. Inoltre, altre perdite sono state riportate dalla parte dei ribelli.

Il Fronte di Liberazione ha anche preso il controllo di cinque barangay, o villaggi, nella città di Zamboanga: S.ta Barbara, S.ta Catalona, Rio Hondo, Mariki e zone del Talontalon.

20 civili sono stati presi in ostaggio a Barangay Sta, mentre altri 200 sono stati presi in ostaggio a Kasanyagan Village, secondo il governo cittadino.

Gli attacchi sono giunti nello stesso giorno del Fronte di Liberazione Islamico Moro, un ramo del Fronte di Liberazione Nazionale e il governo nazionale ha programmato di riprendere i dialoghi di pace.

Il Fronte di Liberazione Nazionale Moro fu creato agli inizi degli anni 70 e il suo obbiettivo principale è quello di creare uno Stato Musulmano separato nelle Filippine meridionali. Un accordo di pace è stato firmato tra Misuari, il leader del gruppo e l’allora presidente Fidel Ramos nel 1996, garantendo al Fronte una regione autonoma musulmana di quattro province, secondo il Consorzio Nazionale per lo Studio del Terrorismo e Risposte al Terrorismo degli Stati Uniti. Tuttavia nel 2001 Misuari «è ritornato alla sua natura terrorista con il suo attacco del novembre 2001 verso una base militare, causando cento mortii».

I soldati potrebbero essere sotto la guida di Misuari che, secondo quanto riportato dal Mindanao Examiner, ha accusato Manila di non onorare gli accordi di pace del 1996. Tuttavia, uno dei ribelli ha raccontato a una stazione radio locale di essere sotto Haber Malik, un luogotenente di Misuari. In un commento sull’articolo dell’Examiner, John Petalcorin – che sostiene essere il direttore della difesa del Fronte di Liberazione – sostiene di «non avere idea circa l’attacco».

All'alba, un gruppo di ribelli si è intrufolato nella città dal mare, lanciando attacchi a sorpresa al litorale di Barangay Mariki, i rapporti dell’intelligence sono stati ottenuti da Rappler [social network filippino, ntd].

Un secondo gruppo tra soldati e i membri del Fronte di Liberazione continua, le strade sono deserte e la città è chiusa. La sicurezza è stata serrata intorno alla città, le lezioni sono state sospese e sono anche le attività commerciali sono ferme. La città è stata «chiusa» per precauzione, secondo quanto riferito dal governo cittadino. Tuttavia, «la situazione non è estesa a tutta la città – ha detto – La crisi è limitata a cinque barangay e la città di Zamboanga ne ha 98».

Il sindaco Climaco-Salazar ha suggerito a tutta la polizia e alle forze militari di arrestare chiunque fosse armato. Più di 16 membri del Fronte di Liberazione sono stati arrestati.

I residenti di Mariki e di altre due zone sono stati evacuati, ha riportato Sun-Star.

Climaco-Salazar ha affermato che il Governo nazionale dovrebbe incontrare il Fronte di Liberazione fuori dalla città.

«Non vogliamo che i dialoghi si tengano nella città di Zamboanga», ha detto. «La gente di Zamboanga non fa parte della Regione Autonoma nella Mindao Musulmana».

Il Presidente Benigno Aquino III ha detto attraverso un portavoce: «Condanniamo l’attacco alla città di Zamboanga nei termini più forti possibili» e aggiunto: « Opporsi allo scoppio di questa violenza è doveroso per tutte le persone di buona volontà».

«I rapporti iniziali di un attacco continuo di individui armati a Zamboanga e del possibile uso di civili come scudo umano, è causa di grande preoccupazione», ha detto. «Le autorità stanno rispondendo alla situazione in modo tale da ridurre il rischio per i civili innocenti e ripristinare la pace e l’ordine nella città di Zamboanga il più presto possibile».

Il sindaco Climaco-Salazar ha detto in una successiva dichiarazione: «Si suggerisce al pubblico di rimanere calmo ma vigile e all’erta, di riportare ogni avvenimento sospetto o insolito nella vostra zona».

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