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18 agosto 2016

 

Le 203 pagine saudite

di David Swanson

traduzione di Giuseppe Volpe

 

Per anni e anni attivisti hanno chiesto che il governo statunitense rendesse pubbliche 28 pagine (poi risultate 29) che aveva censurato da un rapporto perché si sospettava che avrebbero dimostrato il ruolo saudita nel finanziare e agevolare i crimini dell’11 settembre 2001. Quando le pagine sono state finalmente rese pubbliche hanno mostrato una gran quantità di prove proprio di ciò. Ma il governo statunitense e i suoi cagnolini mediatici hanno sepolto la notizia un venerdì sera, affermando che invero le cose stavano così, e passando oltre.

Se capita che abbiate avuto sentore di questo e abbiate sentito puzza di bruciato, vi interesseranno altre 203 pagine, quelle che costituiscono il nuovo libro di Medea Benjamin Kingdom of the Unjust [Regno degli ingiusti]. Se vivete negli Stati Uniti dovreste sapere quanti sforzi faccia il vostro governo per agevolare e difendere i crimini dell’Arabia Saudita negli Stati Uniti, in Arabia Saudita e in luoghi quali Bahrain, Yemen, Siria, Nigeria, eccetera. Se versate le imposte negli Stati Uniti dovreste sapere che cosa comprate. Se lavorate per un produttore di armi statunitense dovreste sapere chi compra quello che fabbricate e per cosa lo usa. Se guidate un’auto potete contribuire a distruggere il clima della terra, finanziando nel contempo la monarchia saudita.

I reali sauditi tengono in povertà milioni di persone, contemporaneamente accumulando fortune. Mandano in giro la polizia religiosa a perseguitare a sangue la gente mentre loro si danno a orge di alcol, cocaina, prostitute e gioco d’azzardo. Come molti tele-evangelisti di casa nostra non credono alle proprie cavolate, ma le utilizzano per prevaricare la gente in Arabia Saudita e altrove. La polizia religiosa non vuole soltanto che siate religiosi. In realtà molte religioni sono vietate e si può finire incarcerati, torturati, mutilati o decapitati se si è seguaci di una di essere. E non vuole soltanto che siate un mussulmano fondamentalista della varietà giusta. Vuole un conformismo misogino puritano … o la morte. Ha picchiato a morte un uomo per il possesso di alcol, ha incarcerato una donna per aver viaggiato in taxi da sola e ha ucciso 15 ragazze impedendo loro di scappare da un edificio in fiamme perché non indossavano le loro abayas, i vestiti che coprono completamente i loro corpi.

Con il sostegno degli Stati Uniti, l’Arabia Saudita riesce a essere sia l’unica nazione che vieta tutte le chiese e qualsiasi edificio religioso non mussulmano, sia la principale promotrice del terrorismo globale. L’Arabia Saudita in effetti vieta agli ebrei di entrare nel paese, forse ispirando il piano di Donald Trump di vietare ai mussulmani di entrare negli Stati Uniti, continuando a creare almeno un fastidio ai guerrieri umanitari statunitensi che costantemente vogliono bombardare nuovi paesi o, ufficialmente, evitare il ripetersi dell’Olocausto, pur contemporaneamente sollecitando l’Arabia Saudita a spendere di più in guerre (come hanno fatto con grande chiarezza Trump, Bernie Sanders e il presidente Barack Obama). In realtà l’Arabia Saudita spende, pro capite, per il suo esercito tre volte quanto spendono gli Stati Uniti e ne spende la fetta maggiore comprando armi da speculatori statunitensi.

Una “eccezione illimitata” decretata dai presidenti George W. Bush e Barack Obama esenta l’Arabia Saudita da iniziative del Dipartimento di Stato USA per la sua crudeltà religiosa. Esenzioni di Bush e Obama consentono anche all’esercito statunitense di continuare ad addestrare l’esercito saudita. Un esonero creato dal Segretario di Stato Hillary Clinton consente la vendita di armi statunitensi. Come il Dipartimento di Stato USA sapeva, e sa, non ci sono libertà civili in Arabia Saudita. Le persone sono incarcerate, frustate e uccise per le loro parole, e l’espressione è rigorosamente censurata. L’Arabia Saudita non ha neppure messo al bando lo schiavismo fino al 1962 e mantiene un sistema del lavoro descritto come “una cultura di schiavismo”. La “legge della sharia” che i fanatici statunitensi costantemente temono faccia la sua comparsa nelle loro cittadine, assume una forma davvero perversa in Arabia Saudita sotto un governo brutale sorretto da fondi e armi statunitensi.

L’Arabia Saudita non pubblica le proprie atrocità su YouTube come fa l’ISIS, e farlo è un rischio enorme per le persone comuni in Arabia Saudita. Ciò nonostante stanno cominciando a farlo e ci sono vergogne che potete vedere, se avete questa inclinazione.

L’Arabia Saudita deve ancora diventare un bersaglio della cricca clintoniana di guerrieri filantropici che affermano di rovesciare governi per i diritti delle donne, tuttavia l’Arabia Saudita pratica la discriminazione di genere, con la negazione alle donne della maggior parte dei diritti dei maschi, le donne completamente controllate dagli uomini, le testimonianze delle donne in tribunale spesso considerate valide la metà di quelle degli uomini, e la denuncia, da parte di una donna, di un’aggressione è considerata un reato della donna. Non si vedono donne saudite alle Olimpiadi perché è loro vietato di indossare la tenuta richiesta per le competizioni. I ristoranti sauditi hanno una sezione anteriore e una posteriore, con quella anteriore riservata ai soli uomini. L’Arabia Saudita vive rifornendo automobili, tuttavia è il solo paese al mondo in cui alle donne è vietato guidare.

I sauditi sono resi felici dalla loro società sadica? Ci sono molte indicazioni circa il contrario, tra cui l’emigrazione, i trasferimenti, proteste coraggiose e, tra le altre cose, questa: gli uomini che praticano la poligamia in Arabia Saudita hanno quattro volte maggiori probabilità di soffrire di patologie cardiache.

Felici o no, i sauditi sono stati efficaci nell’esportare la loro follia. Hollywood potrebbe prendere lezioni (e ha contribuito). Le scuole saudite hanno contribuito a creare filiali di al-Qaeda e di altri gruppi estremisti nell’Asia occidentale e nell’Africa settentrionale almeno dalle attività congiunte statunitensi-saudite in Afghanistan che hanno creato i talebani, per non citare il ruolo dei sauditi nell’affare Iran-Contr, ma anche includendo Boko Haram in Nigeria e comprendendo l’Europa. I terroristi che hanno attaccato Parigi l’anno scorso e il Belgio quest’anno venivano da un’arte del Belgio con forte influenza saudita. Nel 2014 il ministro dell’interno saudita ha prudentemente stimato che 1.200 sauditi erano andati in Siria per unirsi all’ISIS. Uno studio del 2014 del Washington Institute ha rilevato che donazioni private saudite sono state cruciali per la crescita dell’ISIS.

L’allora Segretario di Stato Hillary Clinton ha affermato in un dispaccio del 2009 (grazie WikiLeaks): “I donatori dell’Arabia Saudita costituiscono la fonte più considerevole del finanziamento di gruppi terroristi sunniti in tutto il mondo … Si deve fare di più …” Dunque che cosa ha fatto la Clinton? Ha venduto altre armi ai sauditi, naturalmente! L’Arabia Saudita è oggi la maggior acquirente di armi dagli Stati Uniti e quindi da tutti. Ciò include 100 miliardi di dollari di vendite di armi statunitensi sotto il regime di Obama, con altre a venire. La Benjamin cita funzionari di Obama che hanno elogiato queste vendite come mezzi per creare occupazione. Questo, naturalmente, nonostante il fatto che vendite pacifiche creino più occupazione e il fatto che le armi creino anche qualcos’altro: morte.

Gli Stati Uniti continuano a scaricare altre armi in Arabia Saudita mentre il paese le utilizza – con l’aiuto dell’esercito statunitense – per bombardare case, ospedali e scuole in Yemen, uccidendo migliaia di civili e non civili, anche mediante bombe a grappolo.

Quando la Tunisia ha rovesciato, senza una guerra, la dittatura nel 2011, i violenti reali sauditi sono stati presi dell’eccitazione. Hanno offerto rifugio al governante tunisino. Hanno mandato fondi in Giordania e in Marocco per sostenere i loro governi brutali. Hanno appoggiato un colpo di stato militare in Egitto. Hanna represso una rivolta popolare nonviolenta in Bahrain con omicidi, torture e incarcerazioni, tuttora in corso. E naturalmente hanno cominciato a bombardare lo Yemen una volta che gli assassinii statunitensi mediante droni avevano fatto i loro danni e contribuito a destabilizzare quel paese. Di fatto i droni statunitensi che sorvolano lo Yemen decollano da una base USA in Arabia Saudita, soluzione creata da Obama dopo che Bush aveva ritirato le truppe statunitensi dall’Arabia Saudita e chiuso le basi, una mossa motivata dai crimini dell’11 settembre e una reazione esplicita e ampiamente disponibile alla stupida lamentazione: “Perché ci odiano?” Avevano detto che cosa odiavano: le basi statunitensi che Bush Primo aveva creato in Arabia Saudita. E l’Arabia Saudita si era rifiutata di cacciarle quando bin Laden l’aveva chiesto, perché il governo saudita dipende dagli Stati Uniti per conservare la sua iniqua esistenza.

Obama, che ha ricreato questo carburante per la violenza e che afferma di essere indignato per le atrocità dell’Arabia Saudita, afferma di sostenere l’Arabia Saudita per la causa della “stabilità”. “A volte” – dice Obama – “dobbiamo bilanciare la nostra necessità di parlar loro dei problemi dei diritti umani con le preoccupazioni immediate che abbiamo in termini di contrasto al terrorismo o di gestione della stabilità regionale”. Tuttavia l’Arabia Saudita è forse la causa maggiore (Stati Uniti a parte) di instabilità nella sua regione; al-Qaeda e ISIS stanno creando scompiglio in Arabia Saudita e il governo saudita stesso è stabile quanto un sughero in un vulcano. A credito di Obama egli non intende quasi mai quello che dice e in effetti ha fatto marcia indietro nel chiamare l’Arabia Saudita a rispondere quando i sauditi hanno minacciato di ritirare investimenti dagli Stati Uniti, non quando sono apparsi essere una fonte di stabilità e di sicurezza.

Tuttavia alcuni se la prenderebbero a male quando un governo straniero e le sue élite sostenessero il terrorismo nel suo paese (l’11 settembre) e poi minacciassero di colpirlo finanziariamente se solo dicesse qualcosa al riguardo. Ma perché nessuno dice nulla? Nel 2015, secondo The Hill, i sauditi hanno impiegato otto società di lobby di Washington, tra cui il Podesta Group, diretto dal maggior raccoglitore di fondi per Hillary Clinton, Tony Podesta, e cofinanziato dal presidente della campagna della Clinton, John Podesta. L’Arabia Saudita inonda di fondi “think tank” statunitensi, cosa che sarebbe vietata in Arabia Saudita, e altre istituzioni, compresi il Middle East Institute, Harvard, Yale, la Fondazione Clinton, il Centro Carter, eccetera.

Per altre 275 pagine saudite provate a leggere America’s Kingdom: Mythmaking on the Saudi Oil Frontier [Il regno statunitense: mitizzazione nella frontiera petrolifera saudita] di Robert Vitalis. Ma cominciate con le 203 pagine di Medea Benjamin, che includono anche alcune riflessioni su che cosa si potrebbe fare andando avanti. Il petrolio dell’Arabia Saudita, più tutti i combustibili fossili da ogni altro luogo, renderanno l’Arabia Saudita inabitabile ben prima che lo diventino gli Stati Uniti. Guardare davvero avanti significa, penso, guardare al futuro di più di 30 milioni di profughi e alla nostra capacità di capire la società da cui fuggono, il nostro ruolo nell’averla creata e la nostra responsabilità di accoglierli.

 


David Swanson è uno scrittore, attivista, giornalista e conduttore radiofonico. E’ direttore di WorldBeyondWar.org e coordinatore di campagna per RootsAction.org. I libri di Swanson includono War Is A Lie. Tiene i blog DavidSwanson.org e WarIsACrime.org. Conduce il programma Talk Nation Radio. E’ un candidato 2015 e 2016 al Premio Nobel per la Pace.


Da ZNetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

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Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/the-saudi-203-pages/