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1 luglio 2016

 

Quanto è coinvolta l’Arabia Saudita negli attentati dell’11 settembre

di Valeria Fraquelli

 

Poco tempo fa il Senato degli Stati Uniti ha dato il via libera ad una proposta di legge che, se approvata anche dalla Camera dei Rappresentanti, darà ai parenti delle numerosissime vittime e ai sopravvissuti del’11 settembre 2001 la facoltà di fare causa al governo saudita per coinvolgimento in grave atto terroristico.

 

Una commissione bipartisan del Congresso ha proposto, infatti, di modificare una vecchia legge del 1976 che impediva agli Stati Uniti di portare in tribunale un altro Stato aggiungendo una clausola che rende legale il processo contro un altro Paese nel caso in cui quest’ultimo sia coinvolto in gravi atti che abbiano causato la morte di cittadini statunitensi sul suolo statunitense.

La propota che più fa discutere nell’ambiente dell’alta politica statunitense è quella di rendere pubblico il dossier di 28 pagine stilato subito dopo l’attentato dalla Commissione d’inchiesta del Congresso creata appositamente per chiarire le responsabilità degli attacchi. In quelle 28 pagine ci sarebbero nero su bianco le prove che alcuni alti funzionari sauditi impiegati presso le rappresentanze diplomatiche di Riyad negli Stati Uniti hanno finanziato gli autori di quella carneficina e che erano in contatto con le alte sfere di Al Qaeda.  Il capo della Commissione dell’epoca, l’ex Senatore Bob Graham, ha più volte detto in interviste pubbliche di essere sicuro del coinvolgimento dei sauditi negli attentati del 2001 che portarono al crollo delle Twin Towers. Sempre secondo Graham è molto significativo che su 19 attentatori ben 15 fossero di nazionalità saudita. Ci sarebbero anche le trascrizioni di un fitto scambio di telefonate tra addetti dell’Ambasciata saudita e l’uomo considerato uno dei capi addestratori dei dirottatori che portarono gli aerei a schiantarsi contro le Torri e contro il Pentagono.

La decisone di rendere segreto il dossier sull’11 settembre venne presa dal presidente degli Stati Uniti in carica al momento del fatto, George W. Bush, per paura di svelare i metodi di lotta al terrorismo delle forze armate statunitensi a troppe persone e mettere così in pericolo la vita dei militari.

Il presidente Obama ha detto che porrà il veto contro questo disegno di legge perchè non vuole creare nuova tensione nei rapporti, già ridotti al minimo, tra Washington e Riyad e perchè non vuole rischiare di perdere i tanti investimenti che la famiglia reale saudita ha in territorio statunintese. I sauditi hanno fatto saper che, se Washington approverà la legge e porterà il governo di Riyad in tribunale, sono pronti a vendere tutti i titoli di Stato e gli asset statunitensi in loro possesso, per un totale di circa 750 miliardi di dollari, un grande danno per l’economia statunitense. Obama ha anche sottolineato il grave rischio che altri Paesi possano prendere come esempio la nuova legge e portare in tribunale il governo statunitense per atti commessi all’estero, creando così un pericolosissimo precedente.

In questo clima i rapporti tra Washington e Riyad si stanno deteriorand osempre di più e si rischia di andare verso un duro scontro diplomatico tra i due Paesi; questo potrebbe danneggiare anche la lotta al terrorismo dell’ISIS perchè i due governi stanno collaborando alla coalizione internazionalenelle dure e lunghe battaglie contro il sedicente Stato islamico.