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12/giu/2012

La casa di via Garibaldi - Come ho catturato Adolf Eichmann
di Paolo Petroni 

Per gli amanti della suspence, delle indagini con colpi di scena, del lavoro meticoloso e dietro le quinte dei servizi segreti, ecco un thriller affascinante e, per di piu', tutto vero. Sono passati 50 anni dallo storico processo in Israele al gerarca delle SS Adolf Eichmann, tra i principali esecutori e organizzatori pratici della 'soluzione finale' del problema ebraico ideata da Adolf Hitler. Oggi Castelvecchi traduce in italiano la storia del suo ritrovamento, dell'indagine che porto' a scoprirlo, del piano per rapirlo e portarlo in Israele per processarlo appunto davanti al mondo, raccontata da Isser Harel, l'uomo che tutto cio' realizzo, il direttore del Mossad, il servizio segreto israeliano dal 1952.

A Tel Aviv le fonti di informazione dicevano fosse di certo emigrato in Argentina e l'allora direttore generale del ministero degli Esteri di Israele, Walter Eytan, decide di parlarne appunto a Harel in un bar, per non dare nell'occhio, dove si scambiano le informazioni, che non sono tutte nuove e spesso sono risultate pure visionarie invenzioni. Eppure e' da quell'incontro che, racconta proprio Harel, nasce la spinta per quell'indagine, il senso che questa fosse la volta giusta, che portera' all'identificazione e ai lunghi degli appostamenti sino a quel 21 maggio 1960, sino alla rocambolesca, discretissima cattura di Adolf Eichmann in una periferica stradina di Buenos Aires, via Garibaldi, con il suo conseguente trasferimento clandestino, facendo passare il prigioniero narcotizzato per un meccanico su un volo diplomatico della compagnia di bandiera israeliana El Al.

Alla fine degli anni Cinquanta, quando tutto inizia, Eichmann era diventato un grigio, stempiato signore che viveva con la sua famiglia alla periferia della grande citta' argentina sotto il nome nuovo di Ricardo Klement, conducendo una vita metodica e regolare, rientrando ogni sera dal lavoro con l'autobus 203 e facendo in modo che nulla, nella sua esistenza, potesse dare nell'occhio. Infatti a tradirlo non fu un occhio, uno sguardo, ma un orecchio: un cieco dall'udito finissimo che ebbe contatti con il signor Klement giuro' di aver riconosciuto la voce di un terribile personaggio con cui aveva purtroppo avuto a che fare durante la guerra.

Il libro, considerato ormai un classico dello spionaggio, e' del 1975 e Isser Harel, nato in Russia, emigrato nel 1922 e nel 1930 approdato in Israele, e' scomparso nel 2003 a 91 anni. E' stato un agente segreto che ha rivestito incarichi di elevata responsabilita' nei servizi di Israele: in particolare fu il primo direttore dello Shin Bet dal 1948 al 1952 e subito dopo il secondo direttore del Mossad, mantenendone la guida per undici anni (1952-1963), quando dette le dimissioni e si ritiro' a vita privata polemizzando con il governo israeliano circa l'atteggiamento da tenere con gli scienziati tedeschi che si era scoperto operavano in Egitto.

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