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Feb 06, 2016

 

Il multiculturalismo come ripudio delle identità culturali dei popoli a favore della loro sostituzione

di Luciano Lago

 

Le centrali mondialiste mai come in questi ultimi anni hanno intensificato al massimo livello la loro sottile propaganda attaverso i media, le fondazioni culturali, gli intellettuali impegnati, i politici delle formazioni progressiste, le Università, i messaggi degli organismi sovranazionali quali la Commissione Europea, l’ONU, il FMI, il Vaticano, la Golman Sachs, ecc..

Si è trattato di una fortissima operazione di influenza sull’opinione pubblica, quella europea in particolare, per convincere della ineluttabilità del prossimo avvento di un mondo senza frontiere, del superamento delle barriere nazionali, della necessità di uniformarsi a standard internazionali per quanto riguarda l’organizzazione sociale, l’educazione, i servizi sociali, la distribuzione, il sistema bancario, la morale corrente, le mode, i costumi e finanche le nuove regole sociali (coppie gay, adozioni, inseminazione artificiale, eutanasia, ecc..).

 

In una parola l’esaltazione di una società multiculturale aperta dove le culture originali vengono omologate e scompaiono per dare luogo ad una unico costume, standardizzato e ibrido imposto da modelli esterni creati artificialmente e scollegati da ogni riferimento locale e storico dei popoli . In sintesi si tratta di un processo di “deculturizzazione” delle popolazioni originarie che viene attuato anche con la diffusione dei surrogati della cultura quali il divertimento di massa e le mode importate d’oltre oceano.

Quando questa influenza ha effetto, un popolo inizia a rinnegare la propria identità disprezzando la stessa come banale o sorpassata o anacronistica e preferendo sostituire questa con tutti i modelli importati estranei alla propria cultura. Nel momento in cui si entra in questa fase, inevitabilmente inizia la decadenza della civilizzazione di una nazione e si troveranno altre popolazioni interessate ad entrare nel loro territorio, popolazioni caratterizzate da una cultura forte e da una propria decisa identità, che, una volta entrate in massa in quella nazione tenderanno a sostituirsi ed a imporre la propria cultura con le buone o le cattive , rivendicando, in modo strumentale, il proprio diritto in nome del rispetto e della tolleranza, celando la propria determinazione ad imporsi sulla cultura debole, in nome di regole e credo religioso ritenuto superiore o di discendenza divina.

Questo descritto è un processo molto diffuso ed in pieno svolgimento presso gli europei di razza bianca, i quali hanno accettato di smontare poco a poco la loro civiltà per aprire all’avvento di nuove culture estranee, quella islamica ed arabo mussulmana in particolare, senza valutarne i pericoli ed i rischi di essere soggiogati nel tempo in nome di un preteso Nuovo Ordine Mondiale.

Un processo che viene fatto credere spontaneo, derivante dalle guerre e destabilizzazioni, dietro “finte primavere” e “finte rivoluzioni” che sconvolgono altri paesi dell’Africa, del Medio Oriente e dell’Asia e spingono grandi ondate di migranti e di profughi ad approdare verso l’Europa.

Naturalmente ci si guarda bene di spiegare chi ha prodotto le guerre e le destabilizzazioni di quei paesi e per quali interessi. Tuttavia questi sono argomenti che vengono sottratti alle discussioni pubbliche, visto che l'”armata del bene” degli esperti e dei grandi economisti arruolati dai media, racconta che tutto questo serve  a migliorare il destino di questi popoli ed a “portare la democrazia”.

Sono gli stessi popoli europei che di fatto si stanno preparando docilmente ad un futuro di “sostituzione”, previsto e pianificato dagli architetti del Nuovo Ordine Mondiale, che prevede la sostituzione di intere popolazioni con altre nuove, arrivate di recente con le ondate migratorie, che saranno disponibili a condizioni di lavoro e di sfruttamento a cui le vecchie popolazioni erano restie, apportando vantaggio per il grande capitale sovranazionale che potrà utilizzare a proprio profitto la disponibilità delle nuove maestranze, che risulteranno omologate e soggiogate, ricattabili e quindi docili. In realtà questo processo nasconde una contraddizione perchè le popolazioni europee saranno sostituite con una popolazione fortemente identitaria, arabo-musulmana, islamica quando non islamista. In pratica le popolazioni europee, rinunciando alla propria identità si scaveranno la propria fossa e saranno irremediabilmente soggiogate.

Tutto questo processo tenderà a creare una forma di società nuova, multiculturale ed aperta, dove le barriere degli stati nazionali saranno cadute, una società omologata dal basso, non priva di conflitti ma subordinata al sistema economico  e che sarà ibrida ma liberale, egualitaria, perché non ci saranno più differenze o discriminazioni tra i suoi membri, tutti dovranno essere “fratelli”, uomini intercambiabili nel villaggio universale senza frontiere che sarà dominato da una elite di potere sovranazionale che imporrà l’Ordine.

I conflitti potranno sorgere fra i gruppi che vorranno il sopravvento sugli altri e questo fornirà il pretesto per reprimere i diritti e le libertà in nome di esigenze superiori di “sicurezza e stabilità sociale”. Il mercato innanzi tutto non dovrà subire turbative.

Se guardiamo alla Storia della Unione Europea, questa fu edificata contro il concetto classico dello Stato. Al contrario questa, per i suoi ideatori, doveva essere soltanto un abbozzo, la matrice in vivo dello Stato Universale sognato da Kant e concretizzato nel famoso cosmopolitismo politico della pace universale che idealizzava il filosofo di Koenigsberg.

Questa idea astratta, più onirica che reale, basata in un idealismo “umanista e democratico”, si sta esaurendo e ci porta ad un brusco risveglio. Basta accorgersi di quanto l’Unione Europea sia governata, dietro la facciata democratica, da una oligarchia di tecnocrati con una anima totalitaria. Un sistema dominato dalle burocrazie e dai collegamenti di interessi che non lascia spazio alle esigenze dei popoli. Questo è tanto vero che possiamo accostare lo sviluppo della costruzione europea alla costruzione dello stato orwelliano, quale una sorta di freddo Stato post moderno.

Le normative ed i regolamenti sono ormai derivati da Bruxelles che impone le sue leggi su tutti i settori fondamentali della vita economica e sociale, tanto che i Parlamenti nazionali sono relegati ormai a funzioni marginali: la semplice govenance burocratica e la conversione in legge delle norme europee, sempre prioritarie rispetto alla normativa nazionale.

Da Bruxelles provengono anche le direttive che intendono uniformare i diritti individuali e la nuova morale ed invitano i governi ed i Parlamenti ad adeguarsi, ad omologare la loro legislazione nei diversi settori, il nuovo concetto di famiglia, le nuove coppie, le adozioni, la laicità delle istituzioni, il relativismo dei diritti, ecc…

Di fatto assistiamo ad una spoliticizzazione generale dove le differenze scompaiono, tutti convinti che l'”armata del Bene” lavora per favorire i processi di integrazione, destra e sinistra sono schemi ormai obsoleti dominati dalla necessità di assicurare il consenso sulle questioni essenziali: il dominio della grande finanza, la libertà di movimento per i capitali, i trattati che regolano la spoliazione delle norme statuali a favore di organismi sovranazionali, le organizzazioni come la NATO che assicurano la sicurezza, le grandi banche, le multinazionali, ecc..

Questo non toglie che la protesta ed i movimenti protestatari, nella democrazia “di facciata”, siano ammessi perchè ritenuti connaturali alle masse, in specie a quelle giovanili, a quanti non sono inseriti nel lavoro e nelle garanzie che sono di solito attribuite alle clientele politiche ed alle burocrazie del sistema. L’importante è che la protesta rimanga nell’ambito del consentito, senza travalicare e senza mettere in dubbio le Istituzioni ed i fondamenti che regolano il Sistema. La UE, la Commissione Europea, la NATO, il Vaticano, l’ONU, il FMI, la nuova morale, la Shoah come dogma, i trattati internazionali, ecc..

Niente di meglio quindi che sia lo stesso sistema ad organizzare la protesta istituzionalizzandola in strutture di partiti e movimenti che sono opportunamente pilotati o infiltrati in modo che non possano creare fratture e recare danni sostanziali: il caso Grecia è stato esemplare ma anche l’ Italia è sulla stessa linea e non si discostano la Spagna ed il Portogallo.

Per coloro che non si adeguano e mettano in pericolo la stabilità ed i fondamenti, il sistema prende provvedimenti drastici: la galera, l’emarginazione e, nei casi più gravi, l’eliminazione fisica tramite i servizi di intelligence ed incidenti mai chiariti (vedi il caso Haider in Austria, Olaf Palme in Svezia).

 

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