L’iscrizione si riconosce chiaramente dalla cavità sulla cima delle montagne in Samaria vicno a Lakis (31° 33’ nord - 34° 50’ est), la parola Jahwe nel linguaggio ebraico, affermerebbe: Le montagne di Giudea e Samaria appartengono a Yahweh, il Dio di Gerusalemme.

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Lachis

Una grande città fortificata, a 40 chilometri sud-ovest di Gerusalemme, nel territorio di Giuda (1) Gios 15:39. Iafia (1), il re di Lachis, fece parte dell'alleanza che combatté contro Giosuè (1) e fu sconfitta. Poco dopo Giosuè catturò la città Gios 10:3-5,23,31-35; 12:11. Fu fortificata da Roboamo 2Cr 11:9. Amasia (2) fuggì a Lachis a causa di una congiura, e lì fu messo a morte 2Re 14:19; 2Cr 25:27. Assiria distrusse Lachis 2Re 18:14,17; 19:8; 2Cr 32:9; Is 36:2; 37:8, così impedendo all'Egitto di aiutare Ezechia (2). L'assedio è raffigurato su una scultura assira adesso nel British Museum, ed è attestato dall'archeologia. Fu una delle ultime tre città a cadere alla Babilonia Ger 34:7. Alcuni si stabilirono a Lachis dopo il ritorno dall'esilio Ne 11:30. Michea chiama Lachis "causa di peccato per la figlia di Sion, poiché in te si sono trovate le trasgressioni di Israele" Mi 1:13, e infatti si sono trovati molti oggetti della religione cananea che risalgono all'incirca al 925 a.C.

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Làkis

Città giudea nella Sefela. (Gsè 15:21, 33, 39) Lachis viene identificata con Tell ed-Duweir (Tel Lakhish), collina circondata da vallate circa 24 km a O di Ebron. Anticamente occupava una posizione di grande importanza strategica sulla principale carovaniera che collegava Gerusalemme con l’Egitto. Un tempo la città aveva un’estensione di 8 ettari e una popolazione compresa fra i 6.000 e i 7.500 abitanti.

All’epoca della conquista di Canaan da parte di Israele, Iafia re di Lachis si alleò con altri quattro re per sferrare un’offensiva contro Gabaon, città che aveva fatto la pace con Giosuè. (Gsè 10:1-5) In risposta alla richiesta di aiuto dei gabaoniti, l’esercito israelita salì da Ghilgal marciando tutta la notte. Con l’aiuto di Geova gli israeliti sconfissero la coalizione cananea, rinchiusero i re stessi in una caverna e poi li uccisero. (Gsè 10:6-27; 12:11) Quindi la città di Lachis fu conquistata in meno di due giorni di combattimento e gli abitanti furono messi a morte. Anche Oram, re di Ghezer, che era venuto in aiuto di Lachis, fu sconfitto. — Gsè 10:31-35.

Alcuni archeologi pensano di aver trovato tracce della campagna di Israele contro Lachis in uno spesso strato di cenere scoperto a Tell ed-Duweir, dove fra l’altro è stato rinvenuto uno scarabeo di Ramses. Ma la Bibbia non dice che la città sia stata incendiata, come avvenne invece nel caso di Gerico (Gsè 6:24, 25), Ai (Gsè 8:28) e Hazor (Gsè 11:11). Anzi Giosuè 11:13 sembra indicare che raramente gli israeliti incendiavano “le città che stavano sui loro propri tumuli” o tell. Perciò non c’è nessuna base scritturale per far risalire all’epoca di Giosuè la distruzione che diede origine allo strato di cenere e stabilire su questa base la data della conquista israelita di Canaan. Va pure notato che non si può stabilire con precisione a quale Ramses si debba attribuire lo scarabeo. Almeno un archeologo l’ha attribuito a Ramses III, avanzando l’ipotesi che Lachis sia stata distrutta dai filistei nel XII secolo a.E.V.

Durante il regno di Roboamo (997-981 a.E.V.) Lachis fu fortificata militarmente. (2Cr 11:5-12) In seguito, verso l’830 a.E.V., il re Amazia fuggì a Lachis per sottrarsi ai cospiratori, ma venne raggiunto e messo a morte. — 2Re 14:19; 2Cr 25:27.

Assediata da Sennacherib.

Nel 732 a.E.V. Lachis fu assediata da Sennacherib re d’Assiria. Da lì egli mandò Rabsache, Tartan e Rabsaris a Gerusalemme con imponenti forze militari nel tentativo di indurre alla resa il re Ezechia. Per mezzo del suo principale portavoce, Rabsache, Sennacherib sfidò Geova e poi mandò messaggeri a Gerusalemme con ripetute lettere di scherno e di minaccia destinate a provocare la resa di Ezechia. Questa insolenza verso Geova Dio portò infine allo sterminio di 185.000 guerrieri assiri, uccisi in una sola notte dall’angelo di Dio. — 2Re 18:14, 17-35; 19:8-13, 32-35; Isa 36:1-20; 37:8-13, 33-36.

Uno dei bassorilievi del palazzo di Sennacherib a Ninive rappresenta l’assedio di Lachis e rivela che la città era cinta da doppie mura con torri a intervalli regolari e che sulle colline circostanti crescevano palme, viti e fichi. La scena mostra Sennacherib nell’atto di ricevere le spoglie di Lachis ed è accompagnata dalla seguente iscrizione: “Sennacherib, re del mondo, re d’Assiria, sedette su un trono-nimedu e passò in rassegna il bottino (preso) da Lachis (La-ki-su)”. — Ancient Near Eastern Texts, a cura di J. B. Pritchard, 1974, p. 288.

Conquistata dai babilonesi.

Quando i babilonesi sotto Nabucodonosor invasero Giuda (609-607 a.E.V.), Lachis e Azeca furono le ultime due città fortificate a cadere prima della resa di Gerusalemme. (Ger 34:6, 7) Le cosiddette Lettere di Lachis (scritte su frammenti di terracotta, 18 dei quali rinvenuti a Tell ed-Duweir nel 1935 e altri tre nel 1938) sembrano riferirsi a questo periodo. Una di queste lettere, evidentemente inviata da un avamposto militare al comandante di Lachis, dice in parte: “Stiamo attenti ai segnali luminosi di Lachis, secondo tutte le indicazioni che dà il mio signore, perché non vediamo Azeca”. Questo messaggio fa pensare che Azeca fosse già stata occupata e perciò non potesse più inviare segnali. Pure degno di nota è che in quasi tutte le Lettere di Lachis leggibili compaiono espressioni come “Faccia יהוה [Yahweh o Geova] udire in questo stesso giorno al mio signore notizie di bene!” (IV lettera) È chiaro dunque che il nome divino era allora d’uso comune. — Cfr. Ancient Near Eastern Texts, cit., p. 322.

Dopo che Giuda e Gerusalemme rimasero desolate per 70 anni, Lachis fu ripopolata da ebrei tornati dall’esilio. — Ne 11:25, 30.

Menzione profetica.

In Michea 1:13 vengono rivolte a Lachis le seguenti parole profetiche: “Attacca il carro al tiro dei cavalli, o abitatrice di Lachis. Essa fu il principio del peccato per la figlia di Sion, poiché in te si sono trovate le rivolte d’Israele”. Queste parole fanno pensare a una sconfitta e sembrano indicare che Lachis si preparava a fuggire. Nelle Scritture non c’è altra menzione del “peccato” di Lachis. Forse qualche forma di idolatria introdotta a Gerusalemme aveva avuto origine a Lachis. Oppure può darsi che il peccato si riferisse al fatto che Giuda confidava nei cavalli e nei carri da guerra, che potevano essere giunti a Lachis dall’Egitto.

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