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22 Feb 2014

Israele luce per gli antisemiti nel mondo
di Stefano Zecchinelli

Il sionismo poggia, essenzialmente, su tre fattori: (1) il legame delle elite dominanti ebraiche con alcune fazioni particolarmente forti del capitalismo transazionale; (2) l’influenza politica della lobby ebraica. E’ risaputo che qualsiasi politico che negli Usa volesse fare carriera deve legarsi a questa lobby. La lobby, inoltre, come ha spiegato Manuel Freytas (consiglio a tutto la lettura del saggio Il potere occulto: dove nasce l’impunità di Israele, testo facilmente reperibile), controlla anche gran parte dei mezzi di comunicazione negli Usa come in Francia (su questo punto rimando alla lettura di Roger Garaudy); (3) l’immensa macchina burocratico repressiva e militare di Israele.

Tutto questo, oggi, fa di Israele il capo di ponte del terrorismo imperialistico mondiale. Lo Stato terroristico di Israele usa, principalmente, due protesi ideologiche: (1) la religione giudaica (la ‘religione reale’ di quello che viene definito ‘popolo ebraico’); (2) la religione dell’olocausto (il culto immaginario che fa da alibi ai sionisti per i loro crimini compiuti contro il popolo palestinese). Molti sprovveduti riconducono il sionismo, solo ed esclusivamente, a questioni religiose; nulla di più falso. Per contestare questa tesi è opportuna una citazione tratta dallo studio di un grande marxista ebreo, combattente antifascista morto in un lager nazista, Abram Leon: ‘Il sionismo non ha mai posto seriamente i seguenti quesiti (il ritorno nella loro antica patria): perché durante questi duemila anni, gli Ebrei non hanno mai realmente tentato di tornare nel loro paese? Perché è stato necessario aspettare fino alla fine del XIX secolo perché Herzl riuscisse a convincerli di questa necessità? Perché i predecessori di Herzl, come il famoso Sabbatai Zevi, furono trattati da falsi messia? Perché i seguaci di Sabbatai Zevi furono perseguitati fieramente dal giudaismo ortodosso?’ (Abram Leon, Il marxismo e la questione ebraica, Ed. La giovane talpa).

Mi scuso il frequente ricorso a citazioni ma, per analizzare con metodo scientifico l’imperialismo israeliano ed avere chiara la sua pericolosità, è importante fare ricorso a delle conoscenze storiche acquisite.

La studiosa Myriam Abraham, in un articolo molto documentato, ha chiarito che l’accordo fra l’hitlerismo ed il sionismo riguardava ‘Soltanto gli Ebrei provvisti di un "Certificato Capitalista" emesso dalle autorità britanniche e che provava che essi possedevano l'equivalente di 5.000 $ erano autorizzati a emigrare in Palestina. Oltre al fatto di colonizzare la Palestina, quest'Accordo di Trasferimento ha permesso ad alcuni Ebrei definiti "emigranti potenziali" di proteggere i loro beni in questi conti bancari speciali ai quali essi non avevano accesso che acquistando e vendendo dei prodotti tedeschi. Questi conti "di emigranti attivi e potenziali" rappresentavano milioni di Reichsmark sia per i Nazisti sia per i Sionisti’.

Che cosa c’entra la religione in tutto ciò? Ben poco. Abbiamo, in realtà, un accordo fra due forze imperialistiche e terroristiche (i nazisti ed i sionisti) per la colonizzazione di un certo territorio.

Potevano emigrare gli ebrei muniti di un Certificato Capitalista – dice il vile Accordo – che avrebbero RUBATO ad i palestinesi le loro terre. Un chiaro progetto di espansione neocoloniale.

Un altro mito duro a morire è quello dell’antifascismo sionista (da non confondere con l’antifascismo ebraico che ci fu e fu eroico). Molto brevemente faccio cadere anche questo tabù.

Perché nessuno ricorda che terroristi sionisti come Jabotinski, Sharon e Begin furono ammiratori di Hitler e Mussolini? L’attentato all’Hotel King David, guidato nel 1946 dal terrorista Begin (riconosciuto da tutte le autorità britanniche come tale), provocò la morte di diciassette ebrei, eppure Begin divenne capo di Stato in Israele. Non fu questa una strage antisemita (dato che morirono degli ebrei) portata a termine dai sionisti? Di certo l’ideologia ufficiale ha grossi problemi a rispondere a questa domanda.

Israele dice di difendere gli ebrei nel mondo (di certo non in patria date, anche, le criminali politiche neoliberiste interne) quando in realtà si è alleata con regimi filo-nazisti ed anti-semiti.

Il marxista argentino Nestor Kohan ci ricorda che "La colaboración del estado de Israel —venta de armas, votos de la dictadura a favor de Israel en Naciones Unidas, etc.— con la dictadura militar, genocida y antisemita del general Videla no fue una excepción. Lo mismo hizo con otros regímenes fascistas o de extrema derecha como los de Augusto Pinochet (que usaba el uniforme nazi) en Chile, Anastasio Somoza en Nicaragua o el régimen neonazi del apartheid en Sudáfrica. Todos estrechos aliados, como Israel, de la cabeza madre de la serpiente extremista, el estado norteamericano: USA. ¿Una casualidad?".

Che cosa c’entra con l’antifascismo l’appoggio a Somoza, Pinochet, Uribe ed i narcotrafficanti latino-americani? E’ vero quello che dice Kohan: tutti gli alleati fascisti dell’entità sionista sono fantocci del serpente statunitense.

Dei 30.000 desaparecidos argentini circa 2.000 erano ebrei ma Israele, a quanto pare, usa in modo molto selettivo l’accusa di antisemitismo. Nessun governante sionista ha definito Videla antisemita, anzi hanno sempre rivendicato i legami (principalmente dettati dalla Fondazione Rockefeller che patrocinava la giunta militare argentina) con il regime militare argentino.

Israele nasce con il contributo degli ebrei filo-fascisti che fecero perseguitare gli ebrei assimilazionisti vicini al movimento operaio. Le ragioni di tale odio sono politiche e sociali dato che il sionismo rappresenta gli interessi della borghesia ebraica.

In Spagna gli ebrei antifascisti combatterono coraggiosamente nelle Brigare Abram Lincoln, distinguendosi per coraggio e spirito di lotta, mentre i sionisti appoggiarono economicamente e politicamente Franco, un generale antisemita prima fantoccio di Hitler e poi collaborazionista con l’imperialismo americano.

Israele dice di difendere la cultura ebraica eppure lo jiddish non viene parlato al suo interno. Usa il giudaismo come protesi ideologica ma, gran parte degli israeliani, sono atei o comunque non praticanti. La verità, invece, è che l’entità sionista ha trovato la collaborazione di gruppi di rabbini perversi che hanno revisionato la religione ebraica, facendo una balorda commistione fra giudaismo e calvinismo, rendendola aderente alle necessità espansionistiche della macchina da guerra israeliana.

Lo Stato ebraico è, al pari della Rhodesia e della Germania nazista, uno Stato etnico. In Israele non esiste una sinistra, i laburisti (o quelli che si dicono tali), hanno le mani sporche del sangue dell’eroico popolo palestinese. Detto questo i rabbini revisionisti hanno appoggiato, dalla metà degli anni ’70, l’ascesa di quei partiti di destra, il Likud, che Hannah Arendt aveva indicato come gli eredi dell’hitlerismo.

Ma esiste davvero un legame fra l’antisemitismo ed Israele?

In Europa giornalisti ignoranti dimenticano che anche gli arabi sono semiti. La coerenza dovrebbe spingerci a ritenere il comportamento dell’entità sionista, quindi, di contro, antisemita.

Israele è un regime illiberale: (1) ha silenziato Ilan Pappe il quale ha documentato la pulizia etnica della Palestina; (2) ha diffamato storici come Shlomo Sand il quale ha rivelato come gli ebrei di Israele non siano semiti ma kazari. Vengono dalla, così detta, tredicesima tribù; (3) ha emanato una legge, a metà degli anni ’80, in cui mette al bando tutti i partiti che contestano il carattere etnico (quindi razzista) dello Stato ebraico.

Smascherare i miti della politica israeliana, oggi, è necessario per capire chi davvero sono i nemici del diritto di autodecisione dei popoli, in Palestina ed in tutto il mondo. Il sionismo è un problema che ci riguarda e va combattuto con la stessa forza, con cui, anni fa si sconfisse in nazismo. Negare questo significa essere complici di miserabili assassini!

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