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30 maggio, 12:52

"Libri maledetti". I segreti dei protocolli dei Savi di Sion.
di  Anna Fedorova

I Protocolli dei Savi di Sion sono una delle più famose falsificazioni. Per più di un secolo questo opuscolo incomoda gli abitanti della Terra. Nel corso della sua storia, il testo riguardante una cospirazione giudaica internazionale è stato ristampato in milioni di copie e tradotto in molte lingue. Gli editori rappresentarono i "Protocolli" come documenti reali, come presunte registrazioni delle relazioni dei partecipanti al Congresso Sionista tenutosi a Basilea in Svizzera nel 1897. Le controversie sul falso continuano ancora al giorno d’oggi.

I "Protocolli" sono stati ufficialmente pubblicati in Russia nel 1903, e poi nel 1905. Gli editori sostennero che si trattava di una traduzione di un documento ottenuto in Francia.

Entrambe le edizioni contengono 24 "protocolli" ostentati come veri incontri clandestini in cui rappresentanti ebraici definiscono le strategie per assumere il controllo del mondo. Secondo il testo, come risultato delle strategie doveva esserci il dominio del mondo affidato nelle mani del "re di Israele" discendente di David, nominato da tre “saggi”. Il re doveva essere autocratico nel gestire l'umanità e in caso di sua morte o grave malattia, i "saggi" dovevano passare il potere al prescelto successivo.

Nei primi dieci protocolli si descrive la distruzione degli stati cristiani. Secondo il piano dei congiurati, i modi più efficaci per opprimere la società sono: la promozione delle libertà democratiche e dei diritti umani, la corruzione dei mass media, inculcare il culto del denaro, la creazione dei monopoli con la provocazione di guerre economiche, favorire le attività clandestine massoniche. I cospiratori esortano a stimolare una corsa agli armamenti, promuovendo la crescita degli eserciti e della polizia, a provocare una guerra tra gli Stati di goy, promuovere l'anarchia, il permissivismo e la dissolutezza. Il principale strumento di distruzione saranno i massoni che non sono neanche a conoscenza che il loro vero scopo è servire l'istituzione del “supergoverno ebraico".

I successivi 14 protocolli descrivono la transizione verso la nuova autocrazia politica del Mondo. Completato il testo "spiegazioni" dal traduttore, che dice che "I Protocolli dei Savi di Sion" sono firmati "dai rappresentanti di Sion" anonimi e segretamente estratti dal libro che si trova in un deposito della "Cancelleria principale di Sion" in Francia.

È un falso, subito si cominciò a sospettare. Tuttavia il testo dei protocolli guadagnò una popolarità senza precedenti. Da cosa è affascinato il lettore? Prima di tutto dall'impressione di un mistero sinistro. Il fantasma della cospirazione ebraica durante il medioevo disturbò la fantasia dei cristiani i quali vi associarono la diffamazione per cui gli ebrei avvelenassero i pozzi su ordine degli anziani di Istanbul e Gerusalemme. Si diffusero voci su incontri segreti dei rabbini che officiavano omicidi rituali. In Spagna e Portogallo e successivamente in altri Paesi europei le accuse furono progressivamente spostate dalla religione alla politica; era la prima volta che nasceva l'esigenza di un falso che giustificasse la persecuzione degli ebrei. Così, in una corrispondenza falsa del 1489 tra rabbini di Istanbul ed ebrei spagnoli (Parigi, 1583) i rabbini consigliano ai correligionari spagnoli di far diventare i loro bambini commercianti di professione, medici, farmacisti, preti, avvocati, per danneggiare i cristiani e alla fine renderli schiavi.

L'idea di una cospirazione politica degli ebrei contro gli stati cristiani guadagnò d’intensità dopo la convocazione del Sinedrio di Napoleone I nel 1807. Dal 1860 i circoli reazionari in Germania, svilupparono l'idea, che fu presa in Francia, di una cospirazione di ebrei e massoni per minare le fondamenta del mondo cristiano.

L'idea di un complotto ebraico fu trovata di riflesso artistico nel romanzo dello scrittore tedesco G. Gedshe (nome d'arte Jonh Retklif) "Biarritz-Roma" (1866-1870), che divenne una delle fonti dirette dei "Protocolli dei Savi di Sion". Esso descrive un incontro segreto presso la tomba del "santo rabbino" dei rappresentanti delle 12 tribù di Israele, che stanno discutendo i piani per la distruzione del cristianesimo e l'istituzione del regno ebraico.

Produrre falsi mistificando il lettore, era attività diffusa in Europa nella seconda metà del 18° e l’inizio del 19° secolo. In parte per finalità politiche d’indottrinamento dei propri elettori. Come nel caso dei "Protocolli dei Savi di Sion".

Seconda Parte

Nel romanzo del famoso scrittore italiano Umberto Eco "Il cimitero di Praga" è proposta una versione sulla creazione dei "Protocolli dei Savi di Sion". Il parere dello scrittore si basa su un fascicolo contenuto nel pamphlet di Maurice Joly, che a sua volta rubò le idee dai romanzi di Eugène Sue "I segreti di una nazione" e "I misteri di Parigi." Lo stesso programma massonico, che Sue ha attribuito ai gesuiti, lo ha inventato nientemeno che Alexander Dumas. Davvero tutto questo è un caso?

Nel 1890 negli archivi del Ministero degli Affari Interni dell’impero russo vennero accumulati molti memoriali e materiale sul "complotto ebraico". I quadri dirigenti, che intendevano usare il movimento antisemita per i propri scopi, fabbricarono un documento che in un linguaggio semplice per le masse avrebbe mostrato il ruolo principale "dell'ebraismo mondiale" nel movimento rivoluzionario in Russia e avrebbe screditato gli slogan dei partiti di opposizione. Così nacque l'idea di creare questa mistificazione.

Lo storico francese Pierre Taguieff ritiene che gli autori dei Protocolli non avessero pensato a creare un mito globale del XX secolo. Il loro compito era molto più modesto. I falsificatori volevano screditare ogni tentativo di modernizzare l'impero russo, presentandolo come un "progetto ebraico". I Protocolli erano in realtà uno strumento che avrebbe dovuto convincere il re a sbarazzarsi del ministro delle Finanze Sergej Vitte. Solo dopo il 1917 il testo dei Protocolli, con l'idea della cospirazione ebraica mondiale, venne preso sul serio.

L’operazione per la produzione dei "Protocolli dei Savi di Sion" è stata condotta rispettando tutte le regole di una cospirazione: nessuno degli esecutori ha mai rivelato i segreti. Tuttavia, i politici russi Delevskij, Burzev e Miljukov che stavano indagando sul falso, riuscirono nondimeno a trovare una serie di fatti relativi alla creazione dei "Protocolli dei Savi di Sion".

L'iniziatore dei "Protocolli dei Savi di Sion" è stato probabilmente Račkovskij, un grande maestro della provocazione politica. Il creatore effettivo dei "Protocolli dei Savi di Sion " è considerato Matvei Golovinski, scrittore professionista commissionato dalla Ochrana, la polizia segreta, impegnata a sorvegliare gli emigrati russi a Parigi. Il giornalista Manusevicˇ Manuilov, collaboratore per molti anni della polizia segreta, è stato messo a seguire l’incarico di Golovinski e forse lo ha aiutato nel lavoro. Per contrabbandare il manoscritto dei "Protocolli dei Savi di Sion" in russo, è stata diffusa la voce che era stato scoperto un documento top secret proveniente da un negozio segreto ebraico in Francia.

Nonostante gli sforzi dei fanatici, "I Protocolli dei Savi di Sion" non hanno trovato un ampio sostegno da parte della società russa. Quando fu offerto il progetto di un ampio uso dei "Protocolli dei Savi di Sion " per la lotta politica, il Presidente del Consiglio dei Ministri Pëtr Stolypin ordinò di condurre un'indagine segreta e riferì poi i risultati all'imperatore. La falsificazione fu così mostrata. Nicola II disse: "Lasciate stare i "Protocolli". Una buona causa non può essere difesa con metodi sporchi". L’atteggiamento negativo delle autorità russe verso i "Protocolli dei Savi di Sion" si è manifestato rigidamente: non è ammesso alcun riferimento al falso documento. Tuttora, nella Russia moderna, questo libro è ancora nella lista dei libri banditi.

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