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Martedì, 24 Febbraio 2015

 

Antisemitismo, l’odio che inizia dagli ebrei, non finisce mai con gli ebrei

di Rossella Tercatin

 

“Mio zio David, malgrado la sua appartenenza ebraica, in giovane età era stato nominato docente di letteratura all’università locale. Era un europeo consapevole, in un’epoca in cui nessuno in Europa si sentiva europeo, a parte i membri della mia famiglia o altri ebrei come loro. Tutti gli altri erano panslavi, pangermanici o semplicemente patrioti lituani, bulgari, irlandesi, slovacchi.

 

Gli unici europei di tutta l’Europa negli anni Venti e Trenta erano gli ebrei. (…) Oggigiorno l’Europa è completamente diversa, oggi è piena di europei da un muro all’altro. Fra parentesi, anche le scritte, sui muri, sono cambiate completamente: quando mio papà era ragazzo a Vilna, stava scritto, su ogni muro d’Europa: ‘Giudei, andatevene a casa, in Palestina’. Passarono cinquant’anni e mio padre tornò per un viaggio in Europa, dove i muri gli urlavano addosso: ‘Ebrei, uscite dalla Palestina’”.

Probabilmente nessuno come lo scrittore Amos Oz nella sua autobiografia-capolavoro “Una storia di amore e di tenebra” (Feltrinelli, 2005) coglie in poche, acuminate parole la profondità del rapporto tra ebrei ed Europa. Una profondità fatta di attaccamento a una cultura e a una terra che il popolo ebraico ha portato con sé per secoli nel DNA quando le armi ancora risuonavano lungo frontiere incerte e mutevoli, ma anche di ferite inguaribili inferte dal continente che tradirà e distruggerà i primi sostenitori del suo progetto di unità, che si fonderà, all’indomani del secondo conflitto mondiale, proprio sulle ceneri di quella tragedia.

Bruxelles, Parigi, Copenaghen. Negli ultimi dieci mesi il terrorismo ha insanguinato l’Europa e riportato drammaticamente alla luce un problema che, in realtà, era già sotto gli occhi di tutti coloro che volevano guardare: la vigorosa riaffermazione del mostro a molte teste dell’antisemitismo.

Per tracciarne una fotografia oggi, oltre che sulla triste cronaca della scia di attacchi alle cose e alle persone, si può contare anche sull’ausilio di alcuni dati particolarmente significativi, come lo studio realizzato dall’Agenzia per i diritti fondamentali dell’Unione europea sulla percezione dell’antisemitismo tra gli stessi ebrei. Ovvero il primo documento che tenta di raccontare come si sentono, cosa temono, cosa vogliono, gli ebrei d’Europa, nei vari paesi, quando, per esempio, accendendo la televisione scoprono che davanti alla sinagoga di Copenaghen, un giovane viene ucciso mentre si impegna ad assicurare che la festa di Bat Mitvah (maggiorità religiosa) di una ragazzina, si svolga senza paura.

I dati dello studio sono stati raccolti in realtà prima degli ultimi attacchi, alla fine del 2012, ma riescono comunque a dare conto dello sviluppo del fenomeno. I due terzi dei partecipanti al sondaggio, che ha coinvolto persone che si identificano come ebrei in otto stati (Belgio, Francia, Germania, Italia, Lettonia, Regno Unito, Svezia e Ungheria), considerano l’antisemitismo come un problema grave o abbastanza grave: il picco in Ungheria, dove la percentuale arriva al 90%, seguita da Francia (85%) e Belgio (77%), con l’Italia che si colloca poco al di sotto della media con il 63% (le minori percentuali si registrano invece in Lettoria – 44% - e Regno Unito – 48%).

Peggio ancora sono i dati che raccontano come secondo gli ebrei europei, l’antisemitismo sia aumentato negli ultimi cinque anni: a concordare sono il 76% dei rispondenti.

E, come ha sottolineato il demografo dell’Università ebraica di Gerusalemme Sergio Della Pergola, che ha collaborato alla realizzazione del sondaggio, soprattutto per la parte che riguarda l’Italia, è naturale pensare che dopo quanto è accaduto nell’ultimo anno, i trend messi in luce dal rapporto non abbiano fatto che intensificarsi.

Dopo gli ultimi fatti di sangue tuttavia, sembra essere aumentata anche la consapevolezza delle autorità della necessità di prendere coscienza del problema, ricordando che un paese libero e democratico che non considera la minaccia alla sua popolazione di religione ebraica come una minaccia all’intera società, ha già perso in partenza.

"Respingiamo il messaggio che circola in queste ore, secondo cui l'Europa non è un posto sicuro per gli ebrei. L'Europa è la casa degli ebrei e di tutte le persone libere. Faremo di tutto per garantire la sicurezza di tutti" ha dichiarato il primo ministro Matteo Renzi durante la direzione del Partito democratico all’indomani dell’attacco di Copenaghen dello scorso 14 febbraio.

Un pensiero simile a quello espresso dalla cancelliera tedesca Angela Merkel “Il fatto che in Germania ci siano persone che sono minacciate o maltrattate perché appaiono di religione ebraica, o per il loro supporto a Israele è un grave scandalo che non accetteremo. Combattere l’antisemitismo è nostro dovere nazionale e civico. Chiunque colpisca chi indossa una kippah colpisce tutti noi. Chiunque vandalizza una lapide ebraica disonora la nostra cultura. Chiunque attacchi una sinagoga, attacca i fondamenti della nostra società libera” ha sottolineato Merkel partecipando a una manifestazione contro l’antisemitismo nelle stesse ore.

"La Francia è ferita insieme a voi e non vuole che ve ne andiate” l’accorato appello del primo ministro francese Manuel Valls, dopo la scoperta della distruzione di centinaia di lapidi in un cimitero ebraico nei pressi di Strasburgo. Già perché un altro aspetto di quanto sta accadendo in Europa è la spinta a lasciare il Vecchio Continente per trasferirsi in Israele, come auspicato dal primo ministro dello Stato ebraico Benjamin Netanyahu.

“In questo frangente della storia dell’odio, è necessario ricordare cosa l’antisemitismo sia veramente.” ha ammonito, in un editoriale pubblicato sul Wall Street Journal Jonathan Sacks, già rabbino capo del Commonwealth e membro della Camera dei Lord, uno dei più ascoltati leader religiosi del mondo. “È solo la contingenza, quasi un caso, a rendere l’antisemitismo un fenomeno che riguarda gli ebrei. Gli ebrei ne muoiono, ma non sono le uniche vittime. Oggi le comunità cristiane vengono devastate, terrorizzate e decimate in tutto il Medio Oriente, nell’Africa sub-sahariana e in varie regioni dell’Asia, mentre decine di musulmani sono uccisi ogni giorno dai propri fratelli, sunniti contro sciiti, radicali contro moderati, religiosi contro  laici. L’odio che inizia dagli ebrei, non finisce mai con gli ebrei”.

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