Originale: Union Juive Française pour la Paix

http://znetitaly.altervista.org/

13 marzo 2015

 

Israele contro gli ebrei

di Pierre Stambul

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

E’ un ritornello logoro. Critichi Israele e il Sionismo? Sei antisemita! Un ebreo francese vuole essere in grado di ‘vivere pienamente il suo giudaismo’? Lo si invita a fare ‘aliya’ (il pellegrinaggio) http://it.wikipedia.org/wiki/Aliyah e  a dare il suo piccolo contributo per la colonizzazione della Palestina. Ci è stato martellato dentro che la storia popolo ebraico è stata ormai portata alla fine e che Israele ne è l’ultimo punto. Israele funziona da gomma che cancella la storia ebraica, la memoria, le lingue, le tradizioni e le identità ebraiche. La politica di Israele non è criminale soltanto contro il popolo palestinese. Sostiene di essere l’erede della storia ebraica, quando invece ha rappresentato in modo errato quella storia e l’ha tradita. Israele consapevolmente mette in pericolo gli ebrei dovunque si trovino, e li trasforma in robot convocati per giustificare ciò che è ingiustificabile.

 

Rivisitare il passato recente

La storia della comunità ebraica francese non ha nulla a che fare con Israele in senso stretto. Perennemente espropriati, massacrati o espulsi da re molto cristiani, gli ebrei hanno acquisito la cittadinanza francese non ultimo grazie al patrocinio di un sacerdote, Hénry Gregoire, durante la rivoluzione. Gli ultimi due secoli sono stati segnati da una ricerca di cittadinanza e di pari diritti da un punto di vista legale.

L’affare Dreyfus ha evidenziato il fatto che, se una parte della società francese era anti-semitica, un’altra parte, sostanzialmente la maggioranza, considerava che l’assoluzione e la riabilitazione di Dreyfus era l’obiettivo di tutti coloro che erano innamorati della libertà e che rifiutavano il razzismo. La storia della comunità ebraica francese si è distinta per il suo importante coinvolgimento nella resistenza contro il nazismo e il regime di Vichy, poi dall’impegno di molti di loro nelle lotte progressiste e/o anti-colonialiste. Tra gli illustri intellettuali ebrei di questa era c’erano Raymond Aubrac, Marc Bloch, Laurent Schwartz, Pierre Vidal-Naquet e Stéphane Hessel.

Era un’epoca in cui molti ebrei pensavano che la loro emancipazione facesse parte di un’emancipazione universale. Era un’epoca in cui il razzismo, il fascismo e l’odio ‘dell’altro’ erano considerati totalmente inaccettabili e dovevano essere combattuti. I bambini ebrei entravano nel sistema della scuola pubblica; l’idea di separarsi dagli altri in scuole basate sulla fede, non gli sarebbe mai venuta in mente.

Oggi, a Israele, c’è stato un tentativo coordinato di cancellare la storia degli ebrei nei diversi paesi  dove vivevano. Se gli ebrei per lungo tempo sono stati considerati dagli anti-semiti in Europa come dei paria che non potevano venire assimilati,  e se sono stati perseguitati perché hanno costituito un ostacolo al pazzo nazionalismo che sognava società etnicamente pure, non hanno mai cercato la separazione, ma, al contrario, l’integrazione nelle società in cui vivevano.

Un invito alla diserzione

Saltiamo a tempi  più recenti. Alla testa di una immensa dimostrazione a Parigi, presumibilmente organizzata contro il terrorismo, troviamo tre criminali di guerra: Netanyahu, Lieberman e Bennet, che si sono appena fatti un nome massacrando più di 2000 palestinesi (per lo più civili) a Gaza durante l’estate del 2014. Profittando dell’emozione provocata dagli assassinii anti-semiti alla Porte de Vincennes, Netanyahu è autorizzato (dal governo francese)1 a dichiarare agli ebrei francesi che essi vivono in una situazione di insicurezza in Francia e che dovrebbero trasferirsi nella loro ‘vera’ patria, Israele.

Di fatto, il sionismo non ha mai combattuto l’anti-semitismo. Si è sempre alimentato senza fine di questo con un solo e unico obiettivo: persuadere il maggior numero possibile di israeliani a emigrare a Israele. Di conseguenza, Netanyahu non ha esitato a mettere in pericolo gli ebrei francesi. Li rende stranieri nel loro proprio paese, ‘turisti’ che non hanno capito che la loro ‘patria’ è laggiù. Agli ebrei viene imposto di diventare o ‘traditori’ (per la sola e unica causa, quella della più grande Israele, dal fiume al mare), oppure complici. La Francia è stata sempre considerata un fallimento per Israele: a mala pena 80.000 ebrei se ne sono andati fin dal 1948 e la metà di loro è tornata in Francia. Allora la propaganda diventa assordante. Tuttavia, se c’è chiaramente un paese dove gli ebrei vivono in uno stato di insicurezza, è proprio Israele e sarà così fino a quando Israele persegue la distruzione della Palestina.

All’aliyah (la salita) dei vivi verso Israele, si aggiunge ora quella dei morti. Le autorità israeliane  incitano attivamente gli ebrei francesi a seppellire i loro morti a Israele. Quindi le vittime dell’uccisione a Porte de Vincennes, sono stati sepolti al cimitero  di Givat Shaul. Questo distretto di Gerusalemme è in realtà l’ex Dei Yassin, il villaggio martirizzato nella guerra del 1948 quando le milizie Irgun dirette da Menachem Begin hanno massacrato l’intera popolazione, cosicché il villaggio, come così tanti altri, potesse essere cancellato dalla mappa. Come è simbolico!

Israele all’avanguardia dell’islamofobia

Gli ebrei hanno vissuto per secoli nel mondo islamico. Sono stati perfino accolti dall’impero Ottomano dopo la loro espulsione dalla Spagna nel 1492. Oggi Israele partecipa alla demonizzazione degli arabi e dei musulmani comportandosi come un alunno modello nell’aula dello ‘scontro di civiltà’. Dato che alcuni politici  ne hanno fatto il loro strumento del mestiere, il razzismo e l’Islamofobia sono messe apertamente in mostra e passare ai fatti non è insolito.

Il crimine di massa a Gaza o il moltiplicarsi di dichiarazioni razziste (secondo il Rabbino Rosen i palestinesi sono simili agli Amaleciti e la Torah impone che dovremmo uccidere loro e anche le loro mogli e i loro figli, i loro greggi) lascerà delle tracce. Come si può immaginare che ciò che viene inflitto ai palestinesi sarà senza conseguenze?

A Israele i propagandisti fanno a gara a spiegare che gli ebrei vivevano all’inferno nel mondo musulmano, nascondendo il fatto che l’anti-semitismo è stato soprattutto di origine europea e cristiana. A Israele, specialmente gli ebrei orientali sperimentano la discriminazione sociale e il disprezzo razzista. Spesso sono stati umiliati e discriminato al loro arrivo, sono stati tagliati dalle loro radici e spinti a rinunciare alla loro identità. L’espulsione dei palestinesi nel 1948 viene presentata come uno ‘scambio di popolazioni’ mentre il sionismo è la causa principale, sia della Nabka che della partenza degli ebrei dai loro paesi.

Che cosa significa essere ebreo in Israele?

I sionisti hanno teorizzato l’idea che gli ebrei e i non-ebrei non sono in grado di vivere insieme. Questo è totalmente contrario a tutto quello che ha avuto luogo per centinaia di anni. Va contro le aspirazioni degli ebrei di lasciare i ghetti, i quartieri circondati da mura, i quartieri ebrei per diventare normali cittadini.

Gli ebrei devoti che emigrano a Israele, raramente vi trovano la religione che hanno praticato per secoli. Il movimento nazional-religioso è dominante. Questa corrente integrazionista ha trasformato il carattere della religione. ‘Popolo eletto’ non ha mai significato un popolo che ha più diritti di altri, ma, al contrario, uno che ha più obblighi. Tra i precetti c’è: ‘fai agli altri quello che vorresti che essi facessero a te’ e ‘ama il tuo prossimo come te stesso’. ‘Il prossimo anno a Gerusalemme’ non ha mai voluto dire  che bisognava finire la pulizia etnica in corso, ma era un’espressione di ‘attesa ansiosa del  Messiah’.

L’ebraico è sempre stata una lingua religiosa il cui utilizzo profano è proibito. La religione ebraica è una religione di ‘esilio’. L’insediamento su questa terra (di Israele/Palestina) prima dell’arrivo del Messiah e a maggior ragione, la creazione di

uno stato ebraico era proibito. Inoltre, gli ebrei espulsi dalla Spagna nel 1492, non sono andati a Gerusalemme. Herzl ha incontrato un’ostilità quasi unanime rispetto al progetto sionista da parte dei rabbini, quando era stato proposta la creazione di uno stato ebraico in Palestina.

Secondo gli ebrei laici i valori dominanti di Israele sono l’antitesi della loro comprensione dei valori del giudaismo. Dove troviamo nella tradizione ebraica il razzismo, lo sciovinismo, il militarismo, la negazione dell’esistenza e della dignità dell’altro? Che cosa c’è in comune con quello che grandi intellettuali ebrei (Einstein, Freud, Arendt, Kafka, Benjamin…) hanno rappresentato e i criminali di guerra che governano Israele? Che cosa ha fatto Israele con la loro memoria con quella di coloro che hanno lottato contro il fascismo e il colonialismo (Marek Edelman, Abraham Serfaty, Henry Curiel…)? A  quale retaggio ebraico i coloni e i militari possono fare ricorso per giustificare in anticipo la violenza e i crimini commessi contro i palestinesi?

Come ha scritto lo storico israeliano Shlomo Sand a proposito del libro di Yakov Rabkin, Comprendre l’État d’Israël [Comprendere lo Stato di Israele]2, “coloro che vedono nel sionismo una continuazione del giudaismo, trarrebbero beneficio dalla lettura di questo libro.  Però coloro che credono che lo Stato di Israele sia uno stato ebraico, hanno l’obbligo di leggerlo.”

Alcuni ebrei pensano che dopo il genocidio nazista, Israele sia l’ultimo rifugio. In base a quali motivi la dirigenza israeliana è in grado di esibire dovunque l’anti-semitismo e il  ricordo del genocidio?  I sionisti hanno svolto soltanto un ruolo marginale nella lotta contro l’anti-semitismo e la resistenza al nazismo. Alcuni leader sionisti si sono impegnati  con un comportamento vergognoso durante l’ascesa del fascismo (Ben Gurion con il Patto Haavara del 1933) e durante il periodo dello sterminio (il gruppo Stern che uccideva soldati e dignitari britannici).

http://it.wikipedia.org/wiki/Lohamei_Herut_Israel

Come è possibile non capire che la memoria del genocidio significa ‘mai più’ e non ‘mai più A NOI’, dato che questa seconda espressione denota una visione tribale dell’umanità in totale opposizione a tutte le forme di eredità ebraica.

Rifiutare i dettami e le paura, rifiutare tutte le forme di razzismo e di discriminazione

Ci sono scontri che hanno un senso: lotte contro l’oppressione, la dominazione, il colonialismo, a favore della parità dal punto di vista legale. Ma ci viene venduta una guerra che non è nostra: quella di un mondo presumibilmente civile contro il ‘terrorismo islamico’. In questa  guerra i musulmani sono considerati potenziali terroristi e vene loro imposto di ‘provare’ che non sono complici del Daesh (acronimo arabo di ISIS).

E agli ebrei si dà ordine di appoggiare senza riserve le politiche israeliane che sono criminali contro i palestinesi e suicide per gli ebrei. Questa corsa a capofitto  nella criminalità funziona sulla  paura. Questa sindrome assicura il consenso a un punto tale che un negoziatore palestinese (il Professor Albert Aghazarian) ha sostenuto che gli israeliani non hanno più paura di vivere nella paura, una paura che ha infettato molti ebrei francesi.

Nel contesto dello ‘scontro di civiltà’, pretesto per i potenti di inzuppare il mondo nel sangue, in Francia c’è un generale aumento di tutte le forme di razzismo. Al contrario dell’immagine fabbricate dai media convenzionali, il razzismo colpisce essenzialmente color che sono ‘dominati’, tutte le vittime dell’apartheid sociale: arabi, persone di colore, Rom. La tendenza assume una nuova forma nascondendosi dietro l’islamofobia.  Dato che non è più politicamente corretto dire ‘sporco arabo’, si demonizza l’Islam. C’è anche un incremento incontestabile e detestabile di anti-semitismo. Però le forme diverse di razzismo non sono trattate nella stessa maniera.

La dirigenza israeliana e il CRIF [Conseil Répresentetif des Institutions Juives – Consiglio Rappresentativo delle istituzioni ebraiche] in Francia, sono attivamente coinvolti nella stigmatizzazione dei musulmani. Asseriscono, contro ogni evidenza, che c’è soltanto un razzismo da denunciare (l’anti-semitismo) e che siamo sull’orlo di una nuova Notte dei  cristalli – http://it.wikipedia.org/wiki/Notte_dei_cristalli. Identificano gli ebrei come coloro che le autorità proteggono; invece,  l’ideologia ‘legge e ordine’, le dichiarazioni della leadership politica e l’opera nauseante degli pseudo intellettuali, sono mirate soltanto a una popolazione che è stata dichiarata

Inoltre gli stereotipi anti-semiti si nutrono con la complicità del CRIF con le politiche israeliane e dalla evidente parzialità dello stato francese. In questo periodo di scompiglio, la legittima indignazione contro i crimini di Israele porta a un aumento di anti-semitismo  e nei pochi disadattati  attratti dalla spaventosa violenza del Daesh per commettere omicidi criminali contro gli ebrei perché sono ebrei.

La lotta contro il razzismo non può essere divisa e isolata in scomparti. Scegliere certe vittime ‘buone’ rispetto ad altre, è l’antitesi della lotta anti-razzista. Le politiche di Israele e la totale negazione dei diritti del popolo palestinese non possono proteggere gli ebrei. Al contrario, per creare il nuovo israeliano è necessario ‘uccidere l’ebreo’, colui che pensava che la sua emancipazione dipendeva dall’emancipazione generale dell’umanità. Come ha detto il militante anti-colonialista israeliano, Eitan Bronstein: “non saremo mai  liberi fino a quando i palestinesi non sono liberi”. Nel rifiutare il tribalismo, gli ebrei francesi riaffermano una storia della quale possono essere fieri.

A tutti viene richiesto di combattere tutti i razzismi, tutte le  stigmatizzazioni, tutte le discriminazioni. E’ necessario che ognuno difenda la giustizia in Palestina, così come qui in Francia.

 

Questo articolo è stato pubblicato sul sito dell’Union Juive Française pour la Paix, [Unione Ebraica Francese per la pace]. E’ stato tradotto da Evan Jones.

Pierre Stambul è co-presidentedell’UJFP e autore di: Israël/Palestine, du refus d’être complice à l’engagement, [ Israele/Palestina, dal rifiuto di essere complice all’impegno]  e di Le sionisme en questions [Il sionismo in domande].

 

Note

1.[Evan Jones] E’ vero, il Presidente Hollande e il Primo Ministro Valls avrebbero preferito che Netanyahu non fosse comparso alla dimostrazione e hanno fatto obiezioni all’invito di Netanyahu agli ebrei francesi di emigrare. Tuttavia, le presidenza Hollande ha rafforzato la carta bianca data all’impunità internazionale di Israele, usata abilmente ancora dallo stesso Netanyahu. La visita ufficiale di Netanyahu in Francia nell’ottobre 2012, ha visto Hollande inchinarsi vigliaccamente    all’agenda israeliana. Netanyahu ha poi esortato gli ebrei francesi a emigrare a Israele e gli è stato poi permesso di inserirsi (e con lui gli israeliani)  in un raduno che commemorava le uccisioni alla scuola ebraica ‘Merah’di Tolosa del marzo precedente. Su invito di Netanyahu Hollande è andato a Israele nel novembre 2013, dove il suo inchinarsi si è manifestato di nuovo. Il governo ha represso le dimostrazioni contro i massacri israeliani a Gaza nell’estate del 2014, e ignora il reclutamento di ebrei francesi da parte delle Forze di Difesa Israeliane. Quando Netanyahu, di nuovo, sul suolo francese  dichiara agli ebrei francesi che Israele è la loro vera patria, sa che qualsiasi critica alle sue azioni da parte delle autorità francesi non hanno alcuna forza.

 

2.[Evan Jones] Un titolo inglese ipotetico  è stato previsto : What is Modern Israel?, [Che cosa è il moderno Israele?] ma evidentemente il libro non è stato tradotto in inglese.

 

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://www.counterpunch.org/2015/03/13/israel-against-the-jews/

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