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L’Abate Barruel e i Protocolli dei Savi Anziani di Sion

 

Sul mito delle società segrete, e sul fatto che esistessero dei Superiori Sconosciuti che dirigevano il destino del mondo, si discuteva già prima della rivoluzione francese. Nel 1789 il Marchese de Luchet (nel suo Essai sur la Secte des Illuminés) avvertiva: "si è formata in seno alle tenebre più dense una società di nuovi esseri che si conoscono senza essersi mai visti... Questa società adotta del regime gesuitico l'obbedienza cieca, della massoneria le prove e le cerimonie esteriori, dei Templari le evocazioni sotterranee e l'incredibile audacia."

Tra il 1797 e il 1798, in risposta alla rivoluzione francese, l'Abate Barruel aveva scritto i suoi "Mémoires pour Servir à l'Histoire du Jacobinisme", un libro apparentemente storico che però si legge come un romanzo d'appendice. Dopo essere stati distrutti da Filippo il Bello, i Templari si trasformano in una società segreta per distruggere la monarchia e il papato. Nel diciottesimo secolo essi s'impadroniscono della massoneria e creano una sorta di accademia i cui diabolici membri sono Voltaire, Turgot, Condorcet, Diderot e d'Alembert – e da questo cenacolo prendono origine i Giacobini. Ma gli stessi Giacobini sono controllati da una società ancor più segreta, quella degli Illuminati di Baviera, regicidi per vocazione. La rivoluzione francese è stata l'effetto finale di questo complotto.

Non conta che vi fossero profonde differenze tra la massoneria laica e illuminista e la massoneria degli "illuminati", occultista e templare, non conta che il mito dei Templari fosse già stato liquidato da un fratello-compagno di strada che altra strada avrebbe poi preso (Joseph de Maistre...) La storia era troppo affascinante.

 

Il libro di Barruel non conteneva alcun riferimento agli ebrei. Ma nel 1806 Barruel ricevette una lettera da un certo capitano Simonini che gli ricordava come sia Mani che il Veglio della Montagna di musulmana memoria (con il quale i Templari erano stati sospettati d'intelligenza) fossero ebrei (e vedete che qui il gioco delle ascendenze occulte si fa vertiginoso). La massoneria era stata fondata dagli ebrei, che si erano infiltrati in tutte le società segrete.

 

Barruel non raccolse pubblicamente questa voce, che peraltro non produsse effetti interessanti sino alla metà del secolo, quando i gesuiti iniziarono a preoccuparsi degli ispiratori anticlericali del Risorgimento, come Garibaldi, che erano affiliati alla massoneria. L'idea di mostrare che i Carbonari erano gli emissari di un complotto giudeo-massonico appariva polemicamente fruttuosa.

 

Ma gli stessi anticlericali, sempre nel XIX secolo, tentarono di diffamare i gesuiti, per mostrare che altro non facevano che complottare contro il bene dell'umanità. Più che alcuni scrittori "seri" (da Michelet e Quinet a Garibaldi e Gioberti), l'autore che rese popolare questo motivo fu un romanziere, Eugène Sue. Nell'Ebreo errante il malvagio Monsieur Rodin, quintessenza della cospirazione gesuitica, appare chiaramente come una replica dei Superiori Sconosciuti di memoria sia massonica che clericale. Monsieur Rodin rientra in scena nell'ultimo romanzo di Sue, I misteri del popolo, dove l'infame piano gesuitico viene esposto nei minimi dettagli. Rodolfo di Gerolstein, che migra in questo romanzo dai Misteri di Parigi, denuncia il piano gesuitico, avvertendo "con quanta astuzia è stato organizzato questo complotto infernale, quali sciagure spaventevoli, quale genere di orrenda schiavitù, quale destino di dispotismo esso significhi per l'Europa..."

 

Dopo che sono apparsi i romanzi di Sue, nel 1864 un certo Maurice Joly scrive un libello di ispirazione liberale contro Napoleone III, in cui Machiavelli, che rappresenta il cinismo del dittatore, parla con Montesquieu. Il complotto gesuita descritto da Sue viene ora attribuito da Joly a Napoleone III.

 

Nel 1868 Hermann Goedsche, che aveva già pubblicato altri libelli manifestamente calunniosi, scrisse un romanzo popolare, Biarritz, sotto lo pseudonimo di Sir John Retcliffe, dove descrive una cerimonia occulta nel cimitero di Praga. Goedsche altro non fa che copiare una scena dal Giuseppe Balsamo di Dumas (del 1849) in cui si descrive l'incontro tra Cagliostro, capo dei Superiori Sconosciuti, e altri illuminati, quando tutti insieme progettano l'affare della Collana della Regina. Ma invece che Cagliostro & Co., Goedsche fa apparire i rappresentanti delle dodici tribù di Israele, che si riuniscono per preparare la conquista del mondo. Cinque anni dopo la stessa storia sarà ripresa da un libello russo (Gli ebrei, signori del mondo), ma come se si trattasse di cronaca vera. Nel 1881, Le contemporain ripubblica la stessa storia, asserendo che proviene da una fonte sicura, il diplomatico inglese Sir John Readcliff. Nel 1896 Francois Bournand usa di nuovo il discorso del Gran Rabbino (che questa volta si chiama John Readcliff) nel suo libro Les Juifs, nos contemporains. Da questo punto in avanti, l'incontro massonico inventato da Dumas, fuso col progetto gesuitico inventato da Sue e attribuito da Joly a Napoleone III, diventa il vero discorso del Gran Rabbino e riappare in varie forme e in vari luoghi.

Entra ora in scena Péter Ivanovic Rakovskij, un russo già sospetto dí contatti con gruppi di rivoluzionari e nichilisti e che poi (dovutamente pentito) si era avvicinato alle Centurie Nere, una organizzazione terroristica di estrema destra, ed era divenuto prima informatore e poi capo della polizia politica zarista (l'Okhrana). Ora Rakovskij, per aiutare il suo protettore politico (il conte Sergej Witte), preoccupato da un suo oppositore, Elie de Cyon, aveva fatto perquisire la casa di Cyon e aveva trovato un libello in cui Cyon aveva ricopiato il testo di Joly contro Napoleone III, ma attribuendo le idee di Machiavelli a Witte.

 

Rakovskij, ferocemente antisemita – questi fatti avvenivano al tempo dell'affare Dreyfus – aveva preso quel testo, vi aveva cancellato ogni riferimento a Witte, e aveva attribuito quelle idee agli ebrei. Non ci si può chiamare Cyon, sia pure con la C, senza evocare un complotto ebraico. Il testo corretto da Rakovskij rappresentò probabilmente la fonte primaria dei Protocolli dei Savi Anziani di Sion. Questo testo rivela la sua fonte romanzesca perché è poco credibile, se non in un romanzo di Sue, che i "cattivi" esprimano in modo così scoperto e svergognato i loro malvagi progetti. I Savi dichiarano candidamente di avere "un'ambizione sconfinata, una ingordigia divoratrice, un desiderio spietato di vendetta e un odio intenso". Vogliono abolire la libertà di stampa ma incoraggiano il libertinaggio. Criticano il liberalismo, ma sostengono l'idea delle multinazionali capitaliste. Per provocare la rivoluzione in ogni paese intendono esarcebare la disuguaglianza sociale. Vogliono costruire metropolitane per poter minare le grandi città. Vogliono abolire lo studio dei classici e della storia antica, intendono incoraggiare lo sport e la comunicazione visiva per rimbecillire la classe lavoratrice...

 

Era facile riconoscere nei Protocolli un documento prodotto nella Francia ottocentesca, perché essi abbondano di riferimenti a problemi della società francese dell'epoca, ma era anche facile riconoscere tra le fonti molti e notissimi romanzi popolari. La storia – ancora una volta – era narrativamente così convincente che fu facile prenderla sul serio.

Il resto di questa storia è Storia. Un monaco itinerante russo, Sergej Nilus, per sostenere le proprie ambizioni "rasputíniane", ossessionato dall'idea dell'Anticristo, pubblica e commenta il testo dei Protocolli. Dopo di che il testo viaggia attraverso l'Europa sino a pervenire nelle mani di Hitler...

 

Sulla storia dello pseudo complotto ebraico:

'Licenza per un genocidio' di Norman Cohn

 'Il complotto' di Willy Eisner.

Einaudi 2005

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