La Repubblica/domenica

31 gennaio 2016

 

Il 5 febbraio di cent’anni fa a Zurigo i dadaisti inauguravano il più folle locale del Novecento.

di Paolo Mauri

 

Il 5 febbraio 1916 a Zurigo Hugo Ball, poeta e regista teatrale tedesco, fonda il Cabret Voltaire.

 

Racconta Hugo stesso di aver chiesto ad un certo sig. Ephraim, propietario del Bar Meitrei, che si trovava al numero 1 di Spiegelgasse, di concedergli la sala che aveva sul retro, per farne un Cabaret. E l’autore di Candide, caustico e libertario, era il nome giusto a cui intitolarlo. Così nacque il Cabaret Voltaire.

 

*Lettere inedite di Hugo Ball: - Cara Maria … Qui parlano tutti di noi! In un angolo infondo una tavolata di francesi. Sul palco un polacco canta canzoni polacche. In un altro angolo c’è una tavolata di russi che cantano Sarafan Sarafan!!! E io suono la Totentanz … tutti sono convinti che in futuro, quata poesia finirà nei libri di lettura come espressione del nostrp tempo … sabato abbiamo quindici russi con una Balalaika, si suonerà anche Rachmanninov e Skrjabin. Emmry reciterà favole russe. Io leggerò Ropchin e Stepniak, e anche Kandinskij. Tutte le poesie sono particolarmente eccentriche e faranno sensazione. Tra noi ci capiamo molto bene, anche se i nostri governi sono in gierra tra loro. Non vengono molti svizzeri a vederci. Il pubblico è molto internazionale. Ci sono così tante ispirazioni, libri, immagini e musica … Caro Gusty: - Che peccato tu sia in artigkieria e non possa essere qui, c’è molta musica interessante … conosci Stravinskij e Ravel? Stravinskij ha avuto molto successo a Parigi. I cubisti hanno urlato, gridato e discusso. Le nostre convinzioni cambiano quando usciamo dalla Germania. Un giovane svizzero ha studiato a Parigi con Debussy. Io stesso strimpello Ravel, Borodin e Rachmaninov. Se riuscissi a raccontarti quello che succede qui, ci sono molti giovani che si sono uniti con noi; tedeschi, romeni, polacchi, russi, olandesi. Alla Fattoria Olandese nella Spiegelgasse è tutto molto vivace …

 

Primo atto dell’avanguardia Dada, una parola che non vuol dire nulla. Bisogna distruggere il senso comune o il senso tout court. La pittura non vuole più ritrarre l’uomo, la poesia lascia perdere la lingua. L’avanguardia Dada è massimalista, vuole disintegrare lo spirito benpensante della borghesia e Hugo Ball dichiara: fino a che il delirio non si sarà impossessato della città intera, il Cabaret non avrà raggiunto il suo scopo. L’impresa di un gruppo di artisti, letterati e pittori, Trstan Tzara, Marcel Janco, Max Oppenheimer, Emmy Hennings, moglie di Ball, vera stella del Cabaret. Si comincia con brani di Apollinaire, Max Jacob, Jarry e Rimbaud, poi molta musica negra. E si progetta una rivista che si chiamerà Dada. Dada è una pura provocazione, alle spalle ci sono Marinetti e il Futurismo. La divisione arriva a proposito della guerra: Marinetti esaltava lo scontro, i dadaisti sono contrari e vanni in scena nella Svizzera neutrale mentre l’Europa è in fiamme. Al Cabaret, Hulsenbeck, Tzara e Janco recitano un Poème simultan: si canta e si fischia simultaneamente, strillando per vari minuti una rrrrr prolungata tra le urla delle sirene. Ball propose il poema Karawane, con le loro parole in libertà e con gli intonarumori e altre funamboliche prodezze. Dada è un gioco da pazzi uscito dal nulla, una condanna a morte per la morale e la pienezza dei benpensanti. Il vero centro motore del movimento sta nell’uso dei suoni e nel privilegio dell’immagine e dell’improvvisazione. Un nuovo genere di versi senza parole, un ritorno all’infanzia. Negli stessi anni il grande linguista svizzero Ferdinand de Saussure ragionava pubblicamente intorno all’arbitrarietà del segno linguistico che i dada, in qualche modo, terremotavano.

 

*Caro Tristan: - Siete ancora in vita o siete stato già scannato in Dobrugia? Ahhhh peccato che non abbiate visto le mie nuovissime demonologie. Che uomo sfortunato che siete! Mdame mi ha raccontato che Apollinaire ha scritto qualcosa sul Cabaret Voltaire ne siete in possesso? Me lo fareste leggere? Avete notizie da Parigi? E voi cosa fate? Ah no, non tradurre. Mi fa orrore. Ho un altro sistema ora. Voglio fare diversamente. Sono diventato ancor più diffidente. Qu’ dichiaro che ogni espressionismo, Dadaismo e tutti gli altri ismi sono borghesi della peggior specie. Tutto è borghesia, tutto è borghesia. Schifo schifo schifo.

 

Naturalmente un tale gruppo era destinato a sfaldarsi presto, anche se aveva fatto in tempo a mettere radici in Francia e in Germania. I Dada erano contro tutti gli ismi, anche al dadaismo.

 

Lo storico locale chiuse, in pieno stile dadaista, pochi mesi dopo l’inaugurazione, nel luglio 1916.

 

A raccoglierne l’eredità ci avrebbero pensato i surrealisti di Andrè Brèton, fautori della scrittura automatica che in qualche modo codificava lo spontaneismo dei loro non lontani predecessori. In modi diversi i movimenti d’avanguardia cercavano un’alternativa al mondo borghese legato al capitalismo, con spinte anarchiche e una biblioteca che, in qualche modo, li univa: Charles Baudelaire, Arthue Rimbaud, Novalis, Isidoro Lautréamont e altri ancora. Ma è nell’accento sulla sperimentazione del nuovo il lascito maggiore delle avanguardie …

 

* Estratti da Cabaret Voltaire di Hugo Ball, Castelvecchi Editore © 2016

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