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08-01-2013 - 03:00:06

Le parole dei demoni
di Li Chengpeng
Traduzione di Tania Di Muzio

 La Cina ha perso l'uso della parola. Questo il discorso di Li Chengpeng ai numerosi studenti di una delle più importanti università cinesi: la Beida. Le parole dei demoni: il linguaggio scadente significa perdita di civiltà, di qualità e della possibilità di creare una letteratura profonda.

Sono stato invitato all'università di Pechino oggi. In nome di brillanti pensatori come Hu Shi, Chen Duxiu, Li Dazhao, Fu Sinian, Xu Zhimo, Yu Pingbo, [che furono qui prima di me], non posso non parlare di "libertà di pensiero e [approccio] onnicomprensivo". Il tema però è troppo ampio, mentre io ho la possibilità di parlare solo di qualche suo aspetto. L'"approccio onnicomprensivo" coglie diversi punti di vista, mentre la "libertà di pensiero" incarna direttamente e precisamente la libertà di parola. Per questo oggi l'argomento del mio discorso è: Parlare.

I cinesi stanno perdendo l'uso del verbo. 

Parlare è un'abilità innata delle specie animali. Al cessare della pioggia gli uccelli ricominciano a cantare felici. Allo sbocciare dei fiori le api arrivano con il loro ronzio. All'arrivo della primavera i lupi maschi sentono l'odore delle femmine e tendendo il collo, ululano eccitati. Il verbo più semplice dell'essere umano, animale di alto livello, è: ho fame. Quando i neonati hanno fame piangono: perfino loro possono esprimersi, ma circa cinquant'anni fa, proprio nei tre anni dal 1960 al 1962, seicento milioni di persone su questa terra non hanno potuto dire di essere affamati. È l'istinto che ti dice che hai fame, ma tu non hai potuto dirlo.. perché questa sarebbe stata l'umiliazione di un paese socialista. [Sotto] un sole sempre "corretto", quello rosso, la produzione era al massimo ma abbiamo dovuto stringere la cinghia e donare ai nostri fratelli il nostro cibo, senza poter dire di aver fame. Durante questa grande carestia, l'intera popolazione ha perso la parola; non solo abbiamo ingannato, nella lotta politica, i nostri parenti e amici, ma abbiamo mentito perfino al nostro stomaco.

I giornali del tempo, per far vedere quanto era massiccia la produzione, pubblicavano fotografie di coltivazioni esageratamente fitte, sopra le quali venivano sdraiati perfino bambini ben paffuti. Solo in seguito si scoprì che quelle foto furono fatte trapiantando in un mu [unità di misura che corrisponde a 666,7 mq, Ndt.] di terra le piante che crescevano su più di dodici mu. Il vento non riusciva a passare tra quelle piante così pressate, che quindi si seccarono presto. Ma quel sistema della retorica ufficiale non avrebbe mai potuto raccontare fatti reali, come questi, così ognuno faceva finta di credere che la storia della produzione massiccia fosse vera, mentre la fame era falsa. Tra quei famosi direttori della Biblioteca Nazionale ve ne erano alcuni con origini contadine. Neanche loro lo capivano? Anche Peng Dehuai veniva dalla campagna, e una volta disse la verità: non è verosimile che un mu di terra possa produrre questa quantità [di cereali]... quello che gli capitò dopo, probabilmente lo sapete tutti. 

Non era solo la fame che non potevamo esprimere. Neanche di amore si poteva  parlare apertamente. Abbiamo letto tutti "Guanguan! Il falco di mare va sull'isoletta del fiume" [trad. dal cinese di Feng Xinming]. Persino gli uccelli cantavano il proprio amore, ma a quel tempo le persone non potevano dire parole del genere, considerate borghesi. Da piccolo vivevo in Xinjiang, e mi piaceva guardare uomini che andavano a puttane... era qualcosa di molto comune, ma il termine "andare a puttane" allora non significava solo questo: ogni relazione manifesta, all'aria aperta, era considerata immorale. Personalmente credevo che le puttane erano molto più carine e talentuose di qualsiasi altro malfattore. A quel tempo nella città di Hami c'era un cinema all'aperto, il "Piccolo fossato", l'acqua fresca veniva giù dalla montagna in quel fiume sinuoso, sulle sponde i pioppi, e lì le prostitute camminavano e raccontavano come avevano cominciato quella vita, come facevano all'amore o come baciavano... il resto non serve raccontarlo, ma questo bastava a farmi sembrare il tutto molto interessante. I contenuti dei loro discorsi non erano nei film né sui libri di scuola, erano parole vere, erano umanità. […]

Nel tempo in cui anche dire “ti amo” era considerato corrotto, quando [nel 1980] uscì la pellicola “Romanzo sul monte Lushan”, in cui i protagonisti femminile e maschile urlavano alla montagna “ti amo, ti amo!”, l'intera Cina, dentro i cinema, fu scossa, scioccata. Era solo un film romantico, ma diceva apertamente le parole “ti amo”, perciò rimase negli annali. […]

Fu quello il tempo in cui l'intera nazione perse la capacità di parlare, di esprimere [perfino] i più naturali istinti, “ho fame”; non potevi neanche far parlare le tue emozioni, “ti amo”; non potevi discutere le parole dei leader, “il massacro di vite umane è sbagliato”; non potevi parlare di scienza, “un mu di terrà produce realmente 20.000 jin [equivalente di 500 gm circa. Ndt] di cereali”; non potevi neanche rappresentare la natura, se il sole fosse stato definito avvelenato, questo avrebbe influito sui leader. Parlare, un atto istintivo, dono del cielo agli animali, un mezzo per riflettere, un diritto.... fu totalmente negato. E noi siamo ancor più miserabili di Sima Qian, che fu in grado di completare le sue "Memorie di uno storico", mentre noi abbiamo scritto molta spazzatura.  

Questa nazione sembra avere qualche problema con il "parlare liberamente", cosa che riguarda tutti i campi. La canzone "Addio", di Li Shutong [personalità di spicco nel movimento della Nuova Cultura successivo alla rivoluzione Xinhai del 1911, Ndt] recita: "Fuori dal lungo padiglione, lungo la strada, la giovane erba si confonde con il cielo..... alla fine, il nostro addio è solo un saluto tra compagni di guerra, un passo lungo il cammino. Lacrime silenti, senza parole, sulla via della rivoluzione ci siamo spesso divisi.... ". Questa è letteratura di qualità, se comparata a " l'affetto dei genitori non è profondo come quello del Partito". La retorica, arrivati a questo punto, non comprendeva più neanche l'etica.

Che cosa ci ha fatto violare l'istinto umano....

Perdendo la capacità di dire la verità, si producono automaticamente molte bugie. La cosa atroce è che oltre alle bugie, è nato un nuovo genere di discorsi: le parole dei demoni. Le bugie mirano solo ad ingannare l'uomo: nel nostro villaggio si producono 20.000 jin di cereali in un mu di terra. Le mistificazioni invece hanno il fine di infliggere sofferenza, mangiano le persone: tutti i villaggi del nostro Paese devono produrre 20000 jin di cereali per mu. Se non si fosse stati d'accordo con questi numeri, sarebbe stata la morte, persino per un generale. Il prezzo da pagare per dire la verità era la propria vita, così nessuno ci provava. Il guadagno di dire menzogne invece era l'avanzamento di carriera e la garanzia di salute, così questo diventò il regno delle bugie.  

Questa situazione è continuata fino ad oggi, giorno dopo giorno, senza esser stata completamente sanata. [...] Gli esempi sono molti: Secondo questa logica, gli ebrei non sarebbero stati uccisi dai nazisti nelle camere a gas, perché all'epoca tu non l'hai visto con i tuoi occhi. A questo punto non possono essere sicuri neanche dei loro genitori, perché quando sono stati concepiti non li hanno visti con i loro occhi. 

Oltre le bugie e le parole dei demoni, questo paese ha anche prodotto un'enormità di termini senza senso quali: "violenza temporanea", "vacanze terapeutiche", "sfratto protettivo", "inganno contrattuale", "controllo di carattere politico", "tangenti rituali", "aumento politico dei prezzi", "applicare la legge con l'amo da pesca”, "elezioni confermative" .... infine, tutti dicono: “soliti cazzari”. 

Questo paese ha smarrito da tempo la lingua viva: il telegiornale [sulla CCTV], il Global Times...[sono pieni di termini del tipo]: mantenere alto, approfondire, andare ancora più a fondo, durare, raggiungere il culmine, un culmine ancora più alto.... questo tipo di linguaggio è scadente e io sono sorpreso che la campagna contro la pornografia non sia ancora riuscita ad abrogarlo. 

È indubbio che questo paese ha fatto grandi progressi. Ma ad oggi non abbiamo recuperato la capacità di parlare. La censura sui materiali da pubblicare è ancora forte, [...]. Quello che questo paese della terracotta ha prodotto in gran numero sono le parole sensibili di porcellana [mingan ci, ove ci, con scrittura e tono diversi, significa sia “parola” che “porcellana”; in questo caso è scritto come porcellana, ed è un esempio di come i cinesi usano e inventano parole per aggirare la censura. Ndt.]. Sapete di cosa parlo, ma in fondo non si riesce a vedere dove siano, nonostante il continuo sviluppo: in un certo momento sono parole sensibili la democrazia, la libertà, le riforme, in un altro sono Nanhu, barca, Tian'anmen, popolo, riunirsi, parola sensibile. Per un certo periodo anche il nostro grande Partito Comunista cinese è stato una parola sensibile, riveduta come "il nostro partito". [...] Ma i cinesi sono intelligenti, e hanno inventato i "granchi di fiume", la "carne conservata", "Sparta", le "perle"... tra molti anni, gli archeologi non ci capiranno nulla, magari penseranno che queste parole sono state una specie di hiragana e katakana create ad un certo punto della riforma del sistema di scrittura. Abbiamo ideato parole facete, simpatici sms o stornelli, ma non sono parole di qualità, non è una letteratura profonda; io li uso spesso, uso battute argute: da un certo punto di vista non la considero creatività letteraria, ma solo il declino del parlare. […] 

Di recente ho letto alcuni scritti di Antony Lewis, Hu Ping, Jefferson riguardanti la libertà di espressione: che in un paese vi sia la libertà di espressione non risiede nel fatto che i governanti siano o meno disposti a ascoltare ed accettare critiche e suggerimenti, bensì nel fatto che questi abbiano o meno il potere di punire coloro che dissentono. La libertà di espressione è la condizione prima della democrazia, ma anche la sua ultima linea di difesa.  

Shifang, Qidong e Ningbo ... questi non sono stati di certo incidenti con obiettivi politici, bensì solo una espressione della voce del popolo; però alla fine il caos è cresciuto fino a perdere il controllo della situazione. Alcuni credono perfino che alla base ci sia lo stile di una macchinazione fatta dagli ufficiali. Io credo che il fulcro del problema è che la struttura del potere ha dei difetti di progettazione. Quando fu progettato, all'inizio, ci dev'essere stato un virus, per correggere il quale sono stati usati degli anti-virus; ma i software avevano essi stessi dei virus, così per bloccare questi virus sono stati usati altri virus, portando all'apparizione di altri virus, e all'uso di altri virus ancora... hanno sempre pensato che le persone non avessero il diritto di parlare e che loro invece avessero il diritto di punire chi parlava. Sono stati arroganti, permalosi, autistici, furono proprio dei titani autistici.

Hou Baolin [1917-1993, fu un famoso attore e compositore del genere Xiangsheng, forma di recitazione che consiste nel dialogo tra due attori. Ndt] una volta disse che parlare è un'arte. Secondo me è anche un diritto. All'improvviso mi è venuto in mente che in questo momento ho io stesso il divieto di parlare. Da persona abituata da lungo tempo a vedersi vietata periodicamente la parola, ritrovarmi a parlare della libertà di espressione qui.... mi fa sentire come quei laureati che vanno a tenere discorsi in tv. Tra voi ci sono molti laureati, letterati, che Lu Xun descriveva come persone che "prima di tutto non hanno il coraggio, in secondo luogo non possono". Poco a poco, abbiamo perso questa abilità.

Anche nella storia americana ci sono stati periodi in cui non si poteva parlare liberamente [...], ma il governo americano alla fine ha capito che limitare la libertà di parola, sebbene portava apparenti vantaggi al governo stesso, danneggiava l'intero paese distruggendo la creatività delle persone, danneggiando anche il controllo sul governo stesso. Un paese senza creatività e senza controllo è destinato a fallire. […] 

Allo stesso modo, nella storia della Cina antica, la libertà di parola era ammessa, […] in particolare nelle dinastie Tang e Song, le epoche di maggiore fioritura della cultura cinese. L'imprigionamento delle parole ebbe inizio sotto le dinastie Ming e Qing, periodo in cui la Cina fu gradualmente abbandonata e attaccata dal mondo esterno.

Non ho ambizioni politiche, le mie ambizioni sono solo verso i diritti che mi spettano, cioè il diritto di parlare e di scrivere. Però ora questo paese ha perso la capacità di parlare, così le parole che ci scambiamo sono state rimpiazzate da falsità, menzogne e parole dei demoni. Come ho detto alla fiera del libro di Hong Kong: noi sappiamo che stanno mentendo, e loro lo sanno. Noi in realtà sappiamo anche questo, e loro sanno che noi facciamo finta di pensare che loro non mentono... questa è la situazione oggi. Mentiamo gli uni agli altri, facciamo affidamento sulle menzogne e sappiamo chiaramente che mentono tutti per tirare avanti. Come ha detto Solzhenitsyn: le menzogne sono diventate i pilastri di questo stato.

Non poter dire la verità, non poter dire parole vive, non poter dire parole romantiche, non poter dire parole con lo sguardo rivolto al futuro: sembriamo il gruppo di muti più grande al mondo, in marcia, silenziosi. In una nazione, la cosa più mostruoso non è la povertà, la fame, non è non aver vinto il premio Nobel o non avere un PIL abbastanza alto, non è non pubblicare abbastanza rapporti del partito. Mostruoso è quando il popolo di quella nazione perde l'abilità e il diritto di parlare. Per come la vedo io, l'indicatore principale della civilizzazione di questo paese è il potere del popolo di parlare liberamente oppure no. Questo paese sopravviverà solo se le persone potranno parlare.

Per un popolo che ha creato la lingua più bella del mondo, che possiede i testi più vividi, che ha perfino mantenuto la censura imperiale per il tempo più lungo, "parlare" oggi è diventato un gran problema. Viviamo in un ambiente linguistico che sa di plastica, povero e per nulla interessante, ripetendoci menzogne già dette e cazzate e parole dei demoni. Gli inglesi hanno Shakespeare, gli spagnoli Garcia Marquez, i francesi Honoré de Balzac e Dumas; in questo paese che ha dato i natali a letterati come Li Bai, Zhou Bangyan, Xu Zhimo, Shen Congwen e Li Xieren non si dovrebbe fare affidamento esclusivamente a Zhao Benshan e Guo Degang [Questi ultimi sono entrambi noti personaggi televisivi. Ndt] per parlare e arricchire le parole.

Spero che la perdita della parola per il nostro popolo sia solo temporanea. Anche se la parola è la cosa più facile da controllare da parte dei poteri forti, questa è anche l'ultima roccaforte a cadere.  Infine, sarò sempre critico verso questo paese e sarò sempre pieno di speranze verso questo popolo.


Li Chengpeng, classe 1968, giornalista e opinionista di spicco. Inizia la sua carriera giornalistica documentando la corruzione all'interno di aziende calcistiche professioniste cinesi. Nel 2012 ha fatto scalpore la sua candidatura per l'Assemblea del popolo del distretto di Wuhou, Chengdu, carica a cui in teoria possono concorrere i maggiori di 18 anni, ma di fatto riservata a candidati nominati dal Pcc.

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