Giselle Dian Intervista Giancarla Codrignani


Giancarla Codrignani, presidente della Loc (Lega degli obiettori di coscienza al servizio militare), gia' parlamentare, saggista, impegnata nei movimenti di liberazione, di solidarieta' e per la pace, e' tra le figure piu' rappresentative della cultura e dell'impegno per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Giancarla Codrignani: L'odissea intorno ai telai, Thema, Bologna 1989; Amerindiana, Terra Nuova, Roma 1992; Ecuba e le altre, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994; L'amore ordinato, Edizioni Com nuovi tempi, Roma 2005


 
- Giselle Dian: Quale eredita' ha lasciato nella cultura statunitense e mondiale l'esperienza di Martin Luther King, la lotta contro il razzismo e il movimento per i diritti civili?
- Giancarla Codrignani: I "grandi" passano alla storia e la nostra incapacita' di capire bene la storia li ingessa. Quindi per molti che sono venuti dopo e' un personaggio importante, non un testimone da seguire. Negli Usa i passi avanti sono stati tanti dopo Martin Luther King, fino ad avere un presidente di colore, ma la piaga del razzismo non e' estirpata...
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- Giselle Dian: La riflessione e la pratica del femminismo hanno avuto un ruolo fondamentale nella formazione dei movimenti sociali impegnati per i diritti umani di tutti gli esseri umani. Come si e' esercitato questo ruolo nel corso degli ultimi decenni a livello planetario?
- Giancarla Codrignani: Nel 1975 a Citta' del Messico si apre il primo decennio che l'Onu dedica alle donne. Da allora non c'e' stato un paese in cui le donne non abbiano preso qualche iniziativa, dalla Bolivia che inventa la giornata contro la violenza sessuale al Burkina Faso dove si distruggono pubblicamente gli strumenti della clitoridectomia e l'infibulazione. Ci sono donne a capo di governi e con quote (in Rwanda come in Afghanistan) di parlamentari: ma il prezzo e' l'omologazione ai principi "neutri" di ogni politica.
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- Giselle Dian: L'opposizione alla bomba atomica ha caratterizzato la seconda meta' del Novecento; negli ultimi decenni essa si e' sviluppata anche contro le centrali nucleari, cogliendo una serie di decisivi nessi ed implicazioni. Quali sono state le esperienze cruciali e quali sono le riflessioni fondamentali del movimento antinucleare?
- Giancarla Codrignani: Del nucleare "civile" si e' fatta esperienza a Chernobyl: anche in Italia si dovette sospendere di mangiare verdura. Cito il piu' banale degli effetti e la piu' femminile delle esperienze. Forse dobbiamo prendere atto delle nostre incapacita': non c'e' una cultura cosi' profonda da produrre un movimento unitario europeo. I principi sono noti, ma in Italia il governo pensa di installare centrali mentre quelli che gia' le posseggono incominciano a smantellarle. Tanto piu' che le energie alternative sarebbero un grande business.
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- Giselle Dian: La solidarieta' internazionale con il movimento antiapartheid in Sudafrica ha caratterizzato gli anni Ottanta; e ad essa anche gli artisti (delle arti visive, della musica, della letteratura, del teatro e del cinema) hanno dato un contributo rilevante, particolarmente sul versante della sensibilizzazione. Poi, negli anni '90, la liberazione di Nelson Mandela, la sua elezione a primo presidente democratico del Sudafrica, e l'esperienza straordinaria della Commissione per la verita' e la riconciliazione, costituiscono eventi di portata mondiale ed epocale. Quali riflessioni si possono trarre da questa vicenda?
- Giancarla Codrignani: Che bisogna non perderne la conoscenza. La professoressa Gentili (dell'universita' di Bologia) mi diceva proprio ieri che, avendo chiesto agli studenti chi e' Mandela, nel silenzio generale uno ha espresso il suo parere, che Mandela era una persona che era stato a lungo in carcere e dopo gli avevano fatto un grande concerto. Io sono anche severa con gli anni '80: l'iniziativa solidale ha animato la campagna antiapartheid, ma quando un popolo trova la via della democrazia continua ad avere bisogno di amici che ne accompagnino lo sviluppo.
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- Giselle Dian: Da alcuni anni si ha la sensazione che almeno in alcune parti del mondo finalmente i diritti delle persone omosessuali vengano almeno formalmente riconosciuti, e che il pregiudizio e la violenza omofoba non godano piu' di una complicita' diffusa. E' realmente cosi'? Ed attraverso quali tappe di impegno civile e di progresso culturale si e' giunti a questa situazione, e quanto cammino c'e' ancora da percorrere, e quali iniziative occorre intraprendere affinche' ad ogni persona sia riconosciuto il diritto alla libera autodeterminazione ed autogestione del proprio orientamento sessuale e delle proprie scelte di vita?
- Giancarla Codrignani: Certamente un grande progresso c'e' stato: se ne parla! Tuttavia la cronaca delle aggressioni conferma che il pregiudizio e' ancora forte. La sessualita' fa ancora paura e si rimuovono le cause del suo produrre violenza: nei confronti delle donne (stupro), dei bambini (pedofilia), di gay e lesbiche. Chi pensa che non siano "secondo natura" e' ignorante: probabilmente le bestie sono meno violente, ma in ogni caso l'uomo non e' un animale. Produce cultura...
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- Giselle Dian: E' sempre piu' evidente la coerenza e la saldatura tra impegno per la pace, affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani, scelta della nonviolenza, femminismo ed ecologia. Come e perche' si realizza questa convergenza? Quali frutti rechera' all'umanita'?
- Giancarla Codrignani: Spero che sia cosi' evidente universalmente. Comunque metterei al primo posto la cultura delle donne, le creature piu' esperte in violenza, per averla subita in tutte le sue forme, a partire dalla guerra. Ma anche le donne sono soggette alle cultura dominante: per esempio fanno le soldate, un mestiere che prevede la morte, mentre loro sono produttrici di vita, almeno per ora. Comunque uomini e donne debbono capire che non si puo' non essere nonviolenti. Grandi figure della nonviolenza ci sono state - non tantissime - nella storia, ma dal XX secolo la stessa parola ha avuto un uso diffuso: pero' il mio computer la ritiene ancora scorretta.
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- Giselle Dian: Quale puo' essere lo specifico contributo dell'arte all'impegno per la pace, l'ambiente, i diritti umani di tutti gli esseri umani?
- Giancarla Codrignani: L'arte sublima sempre, anche quando proviene da autori di vita o principi non coerenti. Tutti avremmo diritto ad essere creativi per capire di piu'. E capire le cose, anche una sola come misura da estendere a tutto il resto e' fondamentale.
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- Giselle Dian: L'opera di Keith Haring, e piu' in generale il linguaggio dei "graffiti", pone in evidenza il rapporto tra opera d'arte e dimensione urbana, tra performance estetica e vissuto della strada, tra "nonluoghi" e impegno civile, tra forme della cultura di massa e lotta contro l'alienazione e l'emarginazione, tra strutture della vita quotidiana e nuove modalita' di risignificazione dei luoghi e delle esperienze esistenziali. Quali riflessioni le suscita questa prassi?
- Giancarla Codrignani: I linguaggi possono essere tanti, anche il graffito. Tuttavia mi piace molto il richiamo alla citta': non "viviamo" abbastanza la citta'. Lo dimostra il disordine urbanistico, la chiusura degli edifici, la mancanza di bellezza (al massimo un giardinetto). Sarebbe pero' essenziale che il linguaggio "comunicasse" sempre ai cittadini e non li lasciasse soli e muti.
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- Giselle Dian: Nella vicenda di Haring e' rilevante anche il suo impegno nella lotta contro l'Aids (la malattia di cui mori' a trentun anni di eta'). Da allora ad oggi cosa e' cambiato e cosa occorre fare sia sul tema specifico sia piu' in generale per affermare il diritto di tutti alla salute, all'assistenza e alla solidarieta'?
- Giancarla Codrignani: La Costituzione italiana prevede il diritto alla salute (da mantenere con la prevenzione) e all'assistenza (quando ci si ammala). L'educazione ha un grande bisogno di educare anche ai sentimenti, alle relazioni, alle pulsioni: Un tempo esaltare il Petrarca era un'ipocrisia. Oggi e' una responsabilita', perche' i giovani oggi vengono sollecitati (dalla tv) a fare consumo anche dei loro corpi e se restano ignari dei contesti corrono rischi. Anche se nei paesi occidentali l'Aids sembra meno pesante, in Africa non perdona.

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