Giselle Dian Intervista Anna Maria Crispino


Anna Maria Crispino e' nata a Napoli, ma vive e lavora a Roma; giornalista, si occupa prevalentemente di questioni internazionali; ha ideato la rivista "Leggendaria - Libri, letture, linguaggi" che dirige dal 1987; e' tra le socie fondatrici della Societa' Italiana delle Letterate


 
- Giselle Dian: La riflessione e la pratica del femminismo hanno avuto un ruolo fondamentale nella formazione dei movimenti sociali impegnati per i diritti umani di tutti gli esseri umani. Come si e' esercitato questo ruolo nel corso degli ultimi decenni a livello planetario?
- Anna Maria Crispino: La riflessione e la pratica del femminismo hanno certamente avuto un ruolo fondamentale, ma sarebbe fuorviante semplificare perche' si e' trattato - e si tratta - di un ruolo molto complesso, a volte diretto, a volte invece indiretto. Vanno innanzitutto, a mio avviso, distinti diversi piani. Sul piano della grandi organizzazioni e del diritto internazionale, ad esempio, l'affermazione di una soggettivita' femminile specifica (differente) titolare di diritti umani generali (di tutti e di ciascuno/a) e di diritti specifici in quanto "genere" (alla salute riproduttiva, all'integrita' e inviolabilita' del corpo ad esempio), il riconoscimento del ruolo primario delle donne nei processi di sviluppo (ad esempio attraverso l'istruzione), alle pari opportunita' (sul lavoro ad esempio, pari retribuzione per pari mansioni) hanno creato uno "standard" nelle pratiche istituzionali e anche un linguaggio che prevede la dualita' dei sessi e riduce la cosiddetta "dittatura del neutro". Significativo e' stato il contributo del femminismo nel linguaggio relativo ai conflitti (quindi anche sul piano simbolico) e nelle pratiche di intervento a favore delle vittime di conflitti e persecuzioni (ad esempio contro lo stupro come arma di guerra, interventi sui profughi differenziati per sesso e cultura etc.). Sul piano delle societa' cosiddette del primo mondo, il femminismo "mainstream" e' ormai identificabile con pratiche istituzionali di "pari opportunita'", mentre a livello sociale la creazione di luoghi (centri, librerie, biblioteche, societa' di storiche, letterate, scienziate, psicologhe etc., collettivi di centri sociali, lotte specifiche etc.) e l'interlocuzione con altri movimenti (pacifisti e nonviolenti, ambientalisti, per la salute, la casa, la scuola etc.) ha arricchito la riflessione sulla complessita' del presente e la necessita' di continuo confronto, mentre le pratiche, nei casi migliori, hanno "contagiato" anche gli uomini (almeno in parte) soprattutto nel "partire da se'" e riconoscere l'importanza del corpo (identita' incarnata). A livello del cosiddetto mondo in via di sviluppo, la situazione e' molto diversificata, ma in generale possiamo dire che i movimenti piu' attivi e creativi sono costituiti da donne (dalle Madres argentine alle ecologiste indiane, dalle costruttrici di pace ruandesi alle attiviste afghane etc.).
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- Giselle Dian: La solidarieta' internazionale con il movimento antiapartheid in Sudafrica ha caratterizzato gli anni Ottanta; e ad essa anche gli artisti (delle arti visive, della musica, della letteratura, del teatro e del cinema) hanno dato un contributo rilevante, particolarmente sul versante della sensibilizzazione. Poi, negli anni '90, la liberazione di Nelson Mandela, la sua elezione a primo presidente democratico del Sudafrica, e l'esperienza straordinaria della Commissione per la verita' e la riconciliazione, costituiscono eventi di portata mondiale ed epocale. Quali riflessioni si possono trarre da questa vicenda?
- Anna Maria Crispino: Trovo l'esperienza della Commissione per la Verita' e la Riconciliazione in Sudafrica una delle "invenzioni" politiche piu' straordinarie della seconda meta' del XX secolo. Purtroppo non ha fatto scuola nel mondo (vedi ad esempio l'esito "congelato" delle guerra nella ex-Jugoslavia, la disperante incapacita' di risoluzione del conflitto israelo-palestinese, le guerre in corso in Iraq e Afghanistan). Forse non si e' riflettuto a sufficienza sulle matrici gandhiane dell'African National Congress (il partito di Mandela) e anche sulla straordinaria "scuola di politica" che, per iniziative auto-organizzate dei detenuti neri, sono state le carceri sudafricane sotto l'apartheid (a cominciare da Robben Island). Purtroppo, anche la classe politica sudafricana post-Mandela non sembra essere riuscita a ridurre le enormi diseguaglianze che sono tuttora presenti in Sudafrica, e la corruzione diffusa sta riducendo il valore esemplare della democrazia "arcobaleno".
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- Giselle Dian: Da alcuni anni si ha la sensazione che almeno in alcune parti del mondo finalmente i diritti delle persone omosessuali vengano almeno formalmente riconosciuti, e che il pregiudizio e la violenza omofoba non godano piu' di una complicita' diffusa. E' realmente cosi'? Ed attraverso quali tappe di impegno civile e di progresso culturale si e' giunti a questa situazione, e quanto cammino c'e' ancora da percorrere, e quali iniziative occorre intraprendere affinche' ad ogni persona sia riconosciuto il diritto alla libera autodeterminazione ed autogestione del proprio orientamento sessuale e delle proprie scelte di vita?
- Anna Maria Crispino: Sulla questione dei diritti delle persone omosessuali i segnali mi paiono contraddittori: se negli Stati Uniti e' recentemente passata una legge che elimina il divieto di prestare servizio nell'esercito dichiarando esplicitamente il proprio orientamento sessuale, in Italia, ad esempio, ci sono state otto aggressioni ad omosessuali nei primi mesi di quest'anno... E nel mondo islamico l'omosessualita' e' in molti paesi ancora punita severamente.
 





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