Giselle Dian Intervista Floriana Lipparini


Floriana Lipparini, giornalista, ha lavorato per numerosi periodici, tra cui il mensile "Guerre e Pace", che per qualche tempo ha anche diretto, occupandosi soprattutto della guerra nella ex Jugoslavia. Impegnata nel movimento delle donne (Collettivo della Libreria Utopia, Donne per la pace, Genere e politica, Associazione Rosa Luxemburg), ha coordinato negli anni del conflitto jugoslavo il Laboratorio pacifista delle donne di Rijeka, un'esperienza di condivisione e relazione nel segno del femminile, del pacifismo, dell'interculturalita', dell'opposizione nonviolenta attiva alla guerra. E' autrice del libro Per altre vie. Donne fra guerre e nazionalismi, edito nel 2005 in Croazia da Shura publications in edizione bilingue, italiana e croata, e nel 2007 pubblicato in Italia da Terrelibere.org in edizione riveduta e ampliata


 
- Giselle Dian: Quale eredita' ha lasciato nella cultura statunitense e mondiale l'esperienza di Martin Luther King, la lotta contro il razzismo e il movimento per i diritti civili?
- Floriana Lipparini: Martin Luther King e' uno di quei rari personaggi capaci di parlare con linguaggio universale, non solo alle menti ma anche al cuore delle persone. In lui si sono incarnati e sono diventati visibili l’impegno, la speranza, il lavoro di moltissime attiviste e attivisti di cui non conosciamo il nome, ma che hanno contribuito ai cambiamenti - purtroppo sempre molto lenti - della cultura e della societa' negli Stati Uniti. Molto spesso le figure-simbolo di queste lotte pagano con la vita. Ma i semi continuano a germogliare: forse senza Martin Luther King la possibilita' di un presidente Usa “colorato” non si sarebbe mai avverata. Evento di grande impatto simbolico, anche se i cambiamenti voluti da Obama sono ancora ben lontani dalla strada di una vera democrazia che rifiuti la guerra e la violenza.
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- Giselle Dian: La riflessione e la pratica del femminismo hanno avuto un ruolo fondamentale nella formazione dei movimenti sociali impegnati per i diritti umani di tutti gli esseri umani. Come si e' esercitato questo ruolo nel corso degli ultimi decenni a livello planetario?
- Floriana Lipparini: L’emergere del femminismo e delle sue pratiche ha portato con se' una differenza nelle modalita' organizzative e politiche dei movimenti, rovesciando punti di vista,  priorita', rapporti e gerarchie. In alcuni casi questo ha prodotto reali cambiamenti (penso alle lotte che alcuni gruppi di donne hanno condotto nel Sud del mondo per i diritti delle loro comunita'), ma in altri questa novita' e' stata bloccata e “neutralizzata” dalle concezioni vetero-patriarcali e verticiste che tuttora caratterizzano l’universo di partiti e movimenti. Evidentemente la critica del rapporto fra i sessi, inscritta nel pensiero femminista, tocca nodi molto spinosi dell’identita' maschile, che solo ora inizia a esser messa in discussione da piccoli gruppi di uomini. Persino molte donne faticano a rinunciare a vecchi ruoli subalterni e fintamente rassicuranti. Inoltre, nonostante l’affermarsi di singole donne e nonostante alcuni grandi cambiamenti nella vita quotidiana rispetto all’epoca di madri e nonne, molte di quelle conquiste che credevamo ottenute una volta per sempre si sono dimostrate fragili, il peso del doppio o triplo ruolo non si e' attenuato, il lavoro di cura continua a rappresentare il pilastro occulto del prodotto interno lordo e la presenza femminile nella politica e nei luoghi decisionali si e' persino ridotta. Una situazione allarmante, cosi' come allarmante e' la diffusione del modello di donna-oggetto propagandato dai media e purtroppo introiettato da una parte delle nuove generazioni di donne, cresciute nel mito del successo basato sulle attrattive sessuali. Ma la cosa piu' grave e' che a livello planetario non sia affatto diminuita la violenza generalizzata contro le donne, partendo dallo stalking fino a giungere al femminicidio, anche se a differenza del passato oggi le donne si ribellano e accusano. Come dovrebbe essere ormai noto, e' la condizione delle donne a misurare il reale livello di democrazia e di rispetto dei diritti, in ogni societa'. In Europa, la vittoria di una fase politica reazionaria, autoritaria e regressiva ci fa pensare che sia ancora lunga la strada per questa “femminilizzazione del mondo” (da non confondere con la cosiddetta femminilizzazione del lavoro, che non corrisponde a una trasformazione positiva, ma alla generalizzazione degli svantaggi che un tempo erano tipici del lavoro femminile). Tuttavia non e' affatto vero che le donne siano rassegnate e silenti, ma al contrario sono molte quelle che conducono faticosamente le proprie lotte nei luoghi di lavoro, nelle famiglie, nelle scuole, nelle strade delle citta', nei centri sociali, nella comunicazione di rete: insomma dove si vive, e non sul palcoscenico mediatico. Di questo femminismo o post-femminismo “normale” la stampa e la tv non parlano: troppo facile dar la parola solo a poche note e poi accusare “le altre donne” di restare in silenzio.
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- Giselle Dian: L'opposizione alla bomba atomica ha caratterizzato la seconda meta' del Novecento; negli ultimi decenni essa si e' sviluppata anche contro le centrali nucleari, cogliendo una serie di decisivi nessi ed implicazioni. Quali sono state le esperienze cruciali e quali sono le riflessioni fondamentali del movimento antinucleare?
- Floriana Lipparini: I motivi per rifiutare le centrali nucleari sono molteplici, a partire dall’origine militare di questa tecnologia che ne segna fatalmente la natura. Gli spaventosi incidenti che gia' si sono verificati in diversi luoghi del mondo gia' di per se' dovrebbero bastare a chiudere il discorso: non esiste nessuna garanzia che non se ne ripetano, perche' nessuna centrale puo' essere considerata sicura al cento per cento, nemmeno quelle di cosiddetta ultima generazione. Errori umani non si possono mai escludere, non c’e' trasparenza rispetto agli impianti, la cittadinanza non ha potere di controllo. E per stare all’Italia, non esiste forse nessun paese al mondo meno adatto a questa tecnologia, data la morfologia del nostro territorio e la densita' demografica che non consente adeguate distanze dai centri abitati. Le conseguenze di un disastro sarebbero incommensurabili, ad esempio e' noto che per le nostre vecchie centrali non si era nemmeno provveduto a predisporre adeguati piani di emergenza, anche a causa degli inarrivabili costi di assicurazione. E infine consideriamo la nostra impotenza sul problema delle scorie: loro si' eterne, rispetto alle nostre brevi e fragili vite.
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- Giselle Dian: La solidarieta' internazionale con il movimento antiapartheid in Sudafrica ha caratterizzato gli anni Ottanta; e ad essa anche gli artisti (delle arti visive, della musica, della letteratura, del teatro e del cinema) hanno dato un contributo rilevante, particolarmente sul versante della sensibilizzazione. Poi, negli anni '90, la liberazione di Nelson Mandela, la sua elezione a primo presidente democratico del Sudafrica, e l'esperienza straordinaria della Commissione per la verita' e la riconciliazione, costituiscono eventi di portata mondiale ed epocale. Quali riflessioni si possono trarre da questa vicenda?
- Floriana Lipparini: Nelson Mandela e' un’altra di quelle figure irripetibili che arrivano al cuore dell’opinione pubblica mondiale. Condivido molto l’idea che l’arte e la letteratura abbiano contribuito in maniera profonda a coinvolgere tantissime persone di tutto il mondo, sollecitandone la sensibilita' e il senso di solidarieta'. Ci sono libri meravigliosi che ne parlano dall’interno, come quelli che amo molto di Nadine Gordimer. La decisione di affidarsi alla Commissione per la verita' mi ha veramente colpito, perche' rappresenta un esempio, una  preziosa alternativa nonviolenta nella ricerca di giustizia. Purtroppo pero' non e' facile cancellare in poco tempo le conseguenze di una storia cosi' sanguinosa. Permangono disparita', ingiustizie, sofferenze, e persino le stesse immense ricchezze del paese scatenano avidita' e pericoli. Questo puo' contribuire all’esplodere di episodi di razzismo e a rivalita' tribali, come e' in effetti avvenuto.
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- Giselle Dian: Da alcuni anni si ha la sensazione che almeno in alcune parti del mondo finalmente i diritti delle persone omosessuali vengano almeno formalmente riconosciuti, e che il pregiudizio e la violenza omofoba non godano piu' di una complicita' diffusa. E' realmente cosi'? Ed attraverso quali tappe di impegno civile e di progresso culturale si e' giunti a questa situazione, e quanto cammino c'e' ancora da percorrere, e quali iniziative occorre intraprendere affinche' ad ogni persona sia riconosciuto il diritto alla libera autodeterminazione ed autogestione del proprio orientamento sessuale e delle proprie scelte di vita?
- Floriana Lipparini: Penso che qualche progresso in tale senso sia stato compiuto ma vedo anche che nel medesimo tempo continuano a riemergere forme di intolleranza, e di vera e propria violenza razzista, dovute probabilmente al peso degli integralismi religiosi, oltre che alla difficolta' di molte persone nell’accettare cio' che ritengono diverso dalla “norma”. Si tratta di una evoluzione civile e culturale verso una societa' realmente laica, cui molto puo' contribuire, ad esempio, il ruolo della scuola.
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- Giselle Dian: E' sempre piu' evidente la coerenza e la saldatura tra impegno per la pace, affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani, scelta della nonviolenza, femminismo ed ecologia. Come e perche' si realizza questa convergenza? Quali frutti rechera' all'umanita'?
- Floriana Lipparini: Personalmente credo che questa convergenza possa trovare il punto d’incontro, diciamo la sintesi, nel rifiuto dell’attuale modello di sviluppo legato alla globalizzazione neoliberista, e nella costruzione di un modello alternativo ispirato a quella “democrazia della terra” di cui parla con tanta sapienza la scienziata indiana Vandana Shiva. Un modello che rispetta le persone, gli animali, l’ambiente, il pianeta. Un modello che non punta alla crescita ma alla distribuzione equa delle risorse, al rifiuto della guerra e della violenza, all’equilibrio fra i generi... Si tratta dunque di cambiare radicalmente il concetto stesso di economia, legandolo al diritto alla vita per ogni abitante della terra. Un rovesciamento di valori di cui le ecofemministe sono state anticipatrici e che spero possiamo riprendere a coltivare. Naturalmente non credo che si potra' mai giungere al paradiso in terra, ma almeno a moltiplicare esperienze di vita alternativa, in una perenne dinamica tra forze diverse.

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