Giselle Dian Intervista Arianna Marullo


Arianna Marullo e' una delle piu' autorevoli collaboratrici del Centro di ricerca per la pace di Viterbo; dottoressa in beni culturali, lungo un decennio e' stata fondamentale animatrice del centro sociale "Valle Faul", forse la piu' rilevante, appassionante ed innovativa esperienza di solidarieta' concreta, di convivenza delle differenze, e di promozione della dignita' umana che ci sia stata a Viterbo negli ultimi decenni, caratterizzata dalla scelta della nonviolenza; negli ultimi anni lavora a Roma nell'ambito della critica d'arte e dell'attivita' museale, della valorizzazione di esperienze culturali e di artisti sovente negletti, e dell'allestimento di rassegne e mostre, contribuendo anche - con la perizia e l'acribia che le sono proprie - a ricerche e cataloghi; e' tra le promotrici dell'associazione nonviolenta "We have a dream"



- Giselle Dian: Quale eredita' ha lasciato nella cultura statunitense e mondiale l'esperienza di Martin Luther King, la lotta contro il razzismo e il movimento per i diritti civili?
- Arianna Marullo: L’eredita' che ha lasciato l’esperienza di Martin Luther King e' grande, talmente profonda che credo sia difficile valutarla appieno. Non vi sia chi non conosca la sua figura, chi non conosca, nella sostanza o solo per averlo sentito nominare, il suo discorso piu' noto I have a dream. Il rischio di questa notorieta', a volte solo superficiale, e' che si perda la sostanza del suo messaggio e si svilisca la forza concreta della sua lotta.
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- Giselle Dian: La riflessione e la pratica del femminismo hanno avuto un ruolo fondamentale nella formazione dei movimenti sociali impegnati per i diritti umani di tutti gli esseri umani. Come si e' esercitato questo ruolo nel corso degli ultimi decenni a livello planetario?
- Arianna Marullo: In Italia oggi la riflessione e la pratica del femminismo sono vissute da molti come avvenimenti passati, dati ormai acquisiti su cui non e' piu' necessario insistere. Quando si parla di diritti negati delle donne troppo spesso si tende a pensare a culture diverse dalla nostra, ai matrimoni forzati, all’infibulazione e al famigerato burka. Eppure le statistiche dei crimini contro le donne, la discriminazione sul luogo di lavoro, i modelli femminili che la nostra societa' ci propone, ci dicono che siamo ancora ben lontani dal vivere in una societa' scevra da disparita' di genere. Purtroppo anche all’interno dei movimenti impegnati socialmente non e' raro vedere riproposti modelli maschilisti nella divisione dei ruoli, nella modalita' di comunicazione e di risoluzione dei conflitti. Occorre dunque continuare a lavorare per fare si' che alcune delle pratiche del movimento femminista (l’ascolto e il rispetto dell’altro, la costruzione di nuove forme di confronto, l’umanizzazione dei conflitti) siano realmente metabolizzate; come diceva Gandhi "Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo".
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- Giselle Dian: L'opposizione alla bomba atomica ha caratterizzato la seconda meta' del Novecento; negli ultimi decenni essa si e' sviluppata anche contro le centrali nucleari, cogliendo una serie di decisivi nessi ed implicazioni. Quali sono state le esperienze cruciali e quali sono le riflessioni fondamentali del movimento antinucleare?
- Arianna Marullo: La riflessione sul nucleare oggi, al di la' delle implicazioni belliche, investe il nostro intero modello economico in quanto riflessione sull’energia, sull’utilizzo delle risorse della pianeta e sull’inquinamento. Mi sembra chiaro che se vogliamo salvaguardare la biosfera e' necessario ridurre i consumi e ripensare il nostro stile di vita.
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- Giselle Dian: La solidarieta' internazionale con il movimento antiapartheid in Sudafrica ha caratterizzato gli anni Ottanta; e ad essa anche gli artisti (delle arti visive, della musica, della letteratura, del teatro e del cinema) hanno dato un contributo rilevante, particolarmente sul versante della sensibilizzazione. Poi, negli anni '90, la liberazione di Nelson Mandela, la sua elezione a primo presidente democratico del Sudafrica, e l'esperienza straordinaria della Commissione per la verita' e la riconciliazione, costituiscono eventi di portata mondiale ed epocale. Quali riflessioni si possono trarre da questa vicenda?
- Arianna Marullo: La vittoria contro l’apartheid e l’esperienza della Commissione per la verita' e la riconciliazione sono la prova della forza e della fecondita' della lotta nonviolenta. Sono il segno concreto che non bisogna arrendersi di fronte alle difficolta' dell’impegno per la giustizia e la pace, il segno anche dell’importanza della solidarieta' internazionale.
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- Giselle Dian: Da alcuni anni si ha la sensazione che almeno in alcune parti del mondo finalmente i diritti delle persone omosessuali vengano almeno formalmente riconosciuti, e che il pregiudizio e la violenza omofoba non godano piu' di una complicita' diffusa. E' realmente cosi'? Ed attraverso quali tappe di impegno civile e di progresso culturale si e' giunti a questa situazione, e quanto cammino c'e' ancora da percorrere, e quali iniziative occorre intraprendere affinche' ad ogni persona sia riconosciuto il diritto alla libera autodeterminazione ed autogestione del proprio orientamento sessuale e delle proprie scelte di vita?
- Arianna Marullo: Indubbiamente negli ultimi tempi si ha la percezione, per lo meno in alcuni Paesi, che l’omosessualita' sia finalmente riconosciuta come uno dei modi di vivere la propria sessualita'. Questa sensazione sembra confermata anche dall’iter giuridico di alcune nazioni che ha portato, o sta portando, alla promulgazione di leggi che riconoscono l’unione di coppie dello stesso sesso. Allo stesso tempo pero' assistiamo frequentemente a violente derive omofobiche. Si passa dalle manovre di censura di manifestazioni come il gay pride al tentativo di far passare l’insensata equazione "omosessualita' = pedofilia", dall’ostracismo verso i progetti di legge che riconoscono modelli familiari diversi da quelli tradizionali fino all’aggressione fisica di omosessuali o di coloro che intervengono in loro difesa (ricordiamo il caso della giovane napoletana pestata a sangue l’anno scorso per aver tentato di difendere un amico). Questi fatti mi fanno ritenere che, anche se molta strada e' stata percorsa, il cammino per una reale accettazione del diritto all’autodeterminazione di ciascuno sia, purtroppo, ancora lungo. E’ necessario lavorare per superare l’attuale cultura dominante oppressiva, patriarcale e paternalista, innanzitutto attraverso l’impegno quotidiano di ciascuno, quindi con la proposta di nuovi modelli culturali centrati sul rispetto dell’altro.
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- Giselle Dian: E' sempre piu' evidente la coerenza e la saldatura tra impegno per la pace, affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani, scelta della nonviolenza, femminismo ed ecologia. Come e perche' si realizza questa convergenza? Quali frutti rechera' all'umanita'?
- Arianna Marullo: Credo che la convergenza di tante tematiche diverse in un unico impegno sia naturale e la scelta della nonviolenza le prefigura tutte nella concezione fondamentale del rispetto dell’altro da se' e nel rifiuto della violenza come mezzo di risoluzione dei conflitti. Chi si occupa di diritti umani ad esempio non puo' ignorare quelli degli animali: Ovidio nel I secolo a.C. scriveva che la crudelta' verso gli animali e' tirocinio della crudelta' verso gli uomini, e Primo Levi ha descritto magistralmente il processo attraverso cui il potere “disumanizza” un gruppo di uomini e in virtu' di questa perdita dello status di uomo lo perseguita e distrugge. Mi sembra piu' che mai necessaria la coordinazione degli sforzi nei diversi campi, perche' ad ogni risultato positivo in uno corrispondera' un passo avanti in un altro.
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- Giselle Dian: Quale puo' essere lo specifico contributo dell'arte all'impegno per la pace, l'ambiente, i diritti umani di tutti gli esseri umani?
- Arianna Marullo: L’arte ha sicuramente un ruolo importante. Incarna la cultura di un popolo, ricordandoci da dove veniamo ci indica la strada che possiamo percorrere o la deviazione necessaria. Comunica direttamente con l’emotivita' dell’individuo e in questo modo riesce a metterci in relazione con aspetti dimenticati o negati dalla razionalita'. Non a caso spesso alla conquista di un territorio corrisponde la distruzione del patrimonio artistico di quella regione, non a caso i vincitori hanno sempre trafugato e fatte proprie le opere d’arte degli sconfitti. Nonostante l’aspetto innocuo della creazione artistica il potere l’ha sempre temuta, censurata o piegata alle proprie finalita': pensiamo ai roghi dei libri (e si sa che chi inizia a bruciare libri finisce col bruciare gli uomini) o all’etichetta di arte degenerata affibbiata in epoca nazista a certa arte poco condiscendente con la dittatura, o ancora all’arte di regime fascista o sovietica. L’arte oggi, come e piu' che nel passato, ha l’importante ruolo di rendere manifesto lo spirito del tempo, di dare visibilita' ai problemi della societa' contemporanea. Dovremmo tutti prendere spunto dalla creativita' sottesa al fare artistico per trovare nuove soluzioni e risorse per l’impegno per la pace e i diritti.
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- Giselle Dian: L'opera di Keith Haring, e piu' in generale il linguaggio dei "graffiti", pone in evidenza il rapporto tra opera d'arte e dimensione urbana, tra performance estetica e vissuto della strada, tra "nonluoghi" e impegno civile, tra forme della cultura di massa e lotta contro l'alienazione e l'emarginazione, tra strutture della vita quotidiana e nuove modalita' di risignificazione dei luoghi e delle esperienze esistenziali. Quali riflessioni le suscita questa prassi?
- Arianna Marullo: Il fenomeno del graffitismo e' una reazione all’omologazione cui ci costringe la vita in un tessuto urbano disumanizzante, alla negazione della valenza dell’individuo obbligato a vivere in case e quartieri tutti uguali, non pensati per il benessere, fisico e sociale, di chi vi deve abitare. Negli esempi piu' alti (senza arrivare a citare grandi artisti come Keith Haring o Jean Michel Basquiat, penso anche a tanti ignoti writer) oltre alla comunicazione di un disagio avvertiamo la forza e la vitalita' della creazione, motore primo di tanti cambiamenti. Questo tipo di espressione creativa, se non artistica, credo dovrebbe avere piu' spazi “istituzionali” in cui esprimersi, delle aree destinate a luoghi di aggregazione e socialita' che potrebbero divenire dei veri e propri laboratori culturali, luoghi di confronto tra l’arte e la cultura tradizionali e underground.
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- Giselle Dian: Come si riflette la storia e la societa' statunitense nelle esperienze artistiche che dal pop di Andy Warhol giungono fino alle forme piu' recenti di espressione e ricerca estetica?
- Arianna Marullo: Data l’inscindibilita' dell’arte dalla societa' che la produce, troviamo moltissimo della storia americana nelle esperienze artistiche contemporanee, innanzitutto i temi che sono al centro dello sviluppo economico degli Stati Uniti: dalla celebrazione alla critica della societa' capitalista e del consumismo (una per tutte l’opera di Barbara Kruger I shop therefore I am) all’esaltazione della tecnologia (adoperata in tanta parte della creazione contemporanea, dai nuovi polimeri in pittura e in scultura alla video arte e ai new media).
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- Giselle Dian: Nella vicenda di Haring e' rilevante anche il suo impegno nella lotta contro l'Aids (la malattia di cui mori' a trentun anni di eta'). Da allora ad oggi cosa e' cambiato e cosa occorre fare sia sul tema specifico sia piu' in generale per affermare il diritto di tutti alla salute, all'assistenza e alla solidarieta'?
- Arianna Marullo: L’Aids negli anni Ottanta era una malattia sconosciuta, con una storia clinica brevissima. Chi si ammalava veniva stigmatizzato e giudicato dal punto di vista morale; tanto piu' meritorio fu dunque l’impegno dello stesso Haring e di quanti si sono adoperati per combattere non solo la malattia, ma anche il pregiudizio che la accompagnava. Oggi la situazione, perlomeno nei Paesi ricchi, e' molto migliorata sia dal punto di vista delle cure mediche e della prevenzione, sia da quello della percezione che abbiamo della malattia. La situazione invece e' drammatica nelle aree piu' povere del mondo, soprattutto nel continente africano. Oggi appare chiaro come la lotta all’Aids sia la lotta per il diritto al cibo e ad uno stile di vita piu' umano per tutti, nonche' una battaglia contro la logica del profitto delle case farmaceutiche.

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