Giselle Dian Intervista Lidia Menapace


Lidia Menapace e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla Resistenza, e' poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra le voci piu' alte e significative della cultura delle donne, dei movimenti della societa' civile, della nonviolenza in cammino. Nel 2006-2008 e' stata senatrice. La maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. Il futurismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; L'ermetismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; (a cura di), Per un movimento politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001; (con Fausto Bertinotti e Marco Revelli), Nonviolenza, Fazi, Roma 2004



- Giselle Dian: Quale eredita' ha lasciato nella cultura statunitense e mondiale l'esperienza di Martin Luther King, la lotta contro il razzismo e il movimento per i diritti civili?
- Lidia Menapace: Come tutti i messaggi molto innovativi, difficili e pieni di futuro, anche questo ha voluto e vuole tempo, opportunita, tenacia e soggetti che non semplicemente lo ripetano, ma lo sviluppino e adattino alle situazioni ecc.: tuttavia l'enormita' di quanto e' successo si misura dal fatto che Martin Luther King agiva in una societa' nella quale era vietato dalla legge in molti stati a studenti neri di iscriversi a universita' "bianche" o di sedersi in bus bianchi, e adesso hanno eletto un Presidente nero. Non ha  importanza - a questi fini - se egli sia o sara' un Presidente eccellente o modesto, importa che abbia potuto esercitare il diritto, sancito dalla volonta' popolare, di diventare Presidente.
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- Giselle Dian: La riflessione e la pratica del femminismo hanno avuto un ruolo fondamentale nella formazione dei movimenti sociali impegnati per i diritti umani di tutti gli esseri umani. Come si e' esercitato questo ruolo nel corso degli ultimi decenni a livello planetario?
- Lidia Menapace: Non posso che indicare alcune tappe: la quarta conferenza delle Nazioni Unite sulla condizione delle donne sul pianeta, che si tenne a Pechino nel 1985, e i Forum mondiali. Da Pechino venne il giudizio sulla guerra come massima irrazionalita', quando votammo nel documento finale la dichiarazione che: "le spese militari sono la massima causa di poverta' nel mondo e in cambio non danno nemmeno sicurezza". Piu' sottile e articolato il legame tra femminismo ed ecologia: e' facile intuire il rapporto profondo che vi e' tra madre e donna, tra Madre terra e donna: tuttavia anche questo legame puo' essere deviato e coperto. Mi scuso per la sommarieta' della risposta: suggerisco di leggere gli scritti di Vandana Shiva.
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- Giselle Dian: L'opposizione alla bomba atomica ha caratterizzato la seconda meta' del Novecento; negli ultimi decenni essa si e' sviluppata anche contro le centrali nucleari, cogliendo una serie di decisivi nessi ed implicazioni. Quali sono state le esperienze cruciali e quali sono le riflessioni fondamentali del movimento antinucleare?
- Lidia Menapace: La macchia indelebile di Hiroshima resta una macchia indelebile nella storia dell'umanita' e niente la puo' cancellare o risarcirne i danni. Tuttavia alcuni scienziati e numerosi  politici sostengono che l'uso dell'uranio o del plutonio sarebbero essenziali per sovvenire alla scarsita' di risorse energetiche (specialmente se vengono usate come il petrolio della  Bp!). Tuttavia anche uranio e plutonio sono risorse misurabili e destinate a finire in meno di mezzo secolo: i problemi di sicurezza e di smaltimento delle scorie che pongono (enormi, incommensurabili!) obbligherebbero a una militarizzazione totale delle societa' e a un assetto internazionale destinato alla guerra (atomica ovviamente) che distruggerebbe il pianeta 120 volte, come dice la follia ("Mad", mutual assurance of destruction) del momento. Anche il piu' sorvegliato, oculato e "sicuro" (?) loro uso verrebbe a costare cosi' tanto da diventare economicamente  svantaggioso. Anche se astrattamente l'idea di non rinunciare all'uso civile dell'energia che puo' derivare dalla fissione dell'atomo si puo' prendere in considerazione, le controindicazioni razionali sono insuperabili.
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- Giselle Dian: La solidarieta' internazionale con il movimento antiapartheid in Sudafrica ha caratterizzato gli anni Ottanta; e ad essa anche gli artisti (delle arti visive, della musica, della letteratura, del teatro e del cinema) hanno dato un contributo rilevante, particolarmente sul versante della sensibilizzazione. Poi, negli anni '90, la liberazione di Nelson Mandela, la sua elezione a primo presidente democratico del Sudafrica, e l'esperienza straordinaria della Commissione per la verita' e la riconciliazione, costituiscono eventi di portata mondiale ed epocale. Quali riflessioni si possono trarre da questa vicenda?
- Lidia Menapace: Purtroppo il Sudafrica non e' stato assunto come esempio da far circolare e seguire e dal quale imparare le dfficolta', i processi, i passi, gli smacchi, i ritorni. Si preferisce darsi a credere che la pace sia una cosa gia' confezionata, che cade dall'alto: invece la pacificazione, cioe' la costruzione della pace, e' un processo difficile. In qualche misura la scarsa attenzione dedicata al Sudafrica mostra una qualche inconcludenza del movimento per la pace.
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- Giselle Dian: Da alcuni anni si ha la sensazione che almeno in alcune parti del mondo finalmente i diritti delle persone omosessuali vengano almeno formalmente riconosciuti, e che il pregiudizio e la violenza omofoba non godano piu' di una complicita' diffusa. E' realmente cosi'? Ed attraverso quali tappe di impegno civile e di progresso culturale si e' giunti a questa situazione, e quanto cammino c'e' ancora da percorrere, e quali iniziative occorre intraprendere affinche' ad ogni persona sia riconosciuto il diritto alla libera autodeterminazione ed autogestione del proprio orientamento sessuale e delle proprie scelte di vita?
- Lidia Menapace: Su cio' posso solo rispondere che temo una involuzione corporativa: il movimemto omosessuale  credo dovrebbe riconoscersi in un generale movimento per la liberta' di espressione e scelta sessuale: se ogni volta si chiede una legge, si finira' in una vita tutta legata da leggi. Il recente vergognoso episodio romano, che ha indotto la giovane vittima a rivolgersi a Berlusconi perche' faccia una legge contro l'omofobia (almeno si fosse rivolto al parlamento!) mostra gia' questa pericolosa tendenza.
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- Giselle Dian: E' sempre piu' evidente la coerenza e la saldatura tra impegno per la pace, affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani, scelta della nonviolenza, femminismo ed ecologia. Come e perche' si realizza questa convergenza? Quali frutti rechera' all'umanita'?
- Lidia Menapace: Va aggiunto a questo nobile elenco il movimento per i diritti di chi lavora. Credo che bisognera' impegnarsi per trovare una teoria che connetta i soggetti cui sta a cuore il superamento del capitalismo e del patriarcato: senza una chiara coscienza anticapitalistica e antipatriarcale non e' possibile fondare una scienza dei diritti umani, della nonviolenza, dei beni comuni ecc.
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- Giselle Dian: Quale puo' essere lo specifico contributo dell'arte all'impegno per la pace, l'ambiente, i diritti umani di tutti gli esseri umani?
- Lidia Menapace: L'arte e' una comunicazione, un linguaggio e il contributo che essa da', ma preferirei dire la presenza che essa ha, e' il segno che una politica e' una politica e cioe' che trova un modo di esprimersi, di comunicare: una politica che non ha linguaggio e' una finzione di politica, e' populismo, e' ideologia nel peggior senso del termine.
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- Giselle Dian: L'opera di Keith Haring, e piu' in generale il linguaggio dei "graffiti", pone in evidenza il rapporto tra opera d'arte e dimensione urbana, tra performance estetica e vissuto della strada, tra "nonluoghi" e impegno civile, tra forme della cultura di massa e lotta contro l'alienazione e l'emarginazione, tra strutture della vita quotidiana e nuove modalita' di risignificazione dei luoghi e delle esperienze esistenziali. Quali riflessioni le suscita questa prassi?
- Lidia Menapace: Sono una lettrice appassionata di questa forma di comunicazione politica che mi pare interpreti prima e meglio di qualsiasi altra la forma del nostro vivere esteso  a un possibile futuro.
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- Giselle Dian: Come si riflette la storia e la societa' statunitense nelle esperienze artistiche che dal pop di Andy Warhol giungono fino alle forme piu' recenti di espressione e ricerca estetica?
- Lidia Menapace: Credo ne sia una riflessione anticipata come sempre capita all'arte di essere.
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- Giselle Dian: Nella vicenda di Haring e' rilevante anche il suo impegno nella lotta contro l'Aids (la malattia di cui mori' a trentun anni di eta'). Da allora ad oggi cosa e' cambiato e cosa occorre fare sia sul tema specifico sia piu' in generale per affermare il diritto di tutti alla salute, all'assistenza e alla solidarieta'?
- Lidia Menapace: Per affrontare l'Aids e' evidente che, sia una libera sessualita', che un libero accesso a cure e farmaci, e' una strada ragionevole. Essa e' ostacolata dall'assetto vigente (ad esempio dalle multInazionali del farmaco, che brevettano e cercano medicinali costosissimi): se dunque non si progetta una critica reale e agita al capitale e al patriarcato, non si esce dal sogno vago, quello che i tedeschi in un loro motto dicono: i sogni sono schiuma (scritto come si pronuncia: troime sind scioime). Non un sogno agito come quello di Martin Luther King, ma quel sonno della ragione durante il quale vengono generati i mostri.


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