La vita e le opere di Mahmud Darwish  


Tratto dal testo:  “ Poesie della Resistenza  Palestinese”
di   F. Aljaramneh   &   A. Tailakh
Edizione  “Al Hikma”    Febbraio  2003

 

Maĥmud Darwish nacque ad al-Birwah, un villaggio presso la città di Ăkka, in Galilea, Palestina, nel 1941. All’età di sette anni, nel 1948, visse la tragedia del suo popolo, quando il suo villaggio fu attaccato dai sionisti e la  popolazione si disperse in altri luoghi. La famiglia Darwish lasciò la Galilea e si trasferì in Libano, sfuggendo alla  situazione che si era  venuta a creare dopo l’occupazione militare israeliana. Il padre di Darwish, però, rifiutò di diventare profugo e preferì ritornare nella sua patria. Al rientro in Palestina, un anno dopo, la famiglia  trovò il suo villaggio completamente distrutto, ed al suo posto un insediamento ebraico. Così,   si stabilrono in un  villaggio di nome Deir el-Asad: il senso dello smarrimento entra nella vita del poeta in tenera età, e da quel momento in poi, Darwish si sentirà sempre  “un profugo nella sua patria”.

Darwish scrisse la sua prima poesia quando frequentava la scuola elementare, nel villaggio di Deir el-Asad. All’età di 18 anni, ancora studente nella scuola secondaria di Kufr Yasif, Darwish componeva già delle belle liriche. A causa dei suoi scritti e della sua attività patriottica, fu lungamente detenuto nelle carceri israeliane, e molte volte fu costretto agli arresti domiciliari; ciò non gli permise di frequentare l’Università. Nutrita dalla prigionia, dalla fame, dalle privazioni e dai tormenti, la lirica di Darwish acquista il suo squisitissimo aroma. In diverse poesie egli canta con toni appassionati il suo amore per la patria perduta. Darwish iniziò a pubblicare i suoi scritti su quotidiani e riviste, acquistando importanza  nel movimento poetico palestinese, poiché i suoi componimenti attirarono l’attenzione dei lettori e dei critici. Dopo aver terminato la scuola superiore, lavorò nella redazione giornalistica del partito comunista e si stabilì nella città di Ĥaifa, dove fu  redattore del giornale “al-Etteĥad; L’Unità”, poi della rivista “al-Ĝad; Il Domani”, in seguito divenne  direttore della redazione della rivista “al-Jadid; La Novità”.  Negli anni sessanta, il movimento letterario palestinese subisce una notevole trasformazione, con il contributo evidente dei giornali e  delle riviste sopra citate.

Gli anni da lui vissuti ad Ĥaifa non furono facili, a causa delle condizioni di povertà che lo costrinsero a dividere una sola camera con il poeta Samiĥ al-Qasim. Entrambi subirono la persecuzione dell’autorità israeliana e furono costretti alla permanenza obbligatoria  in casa dal tramonto al sorgere del sole; dovevano, inoltre,  recarsi a una postazione di polizia cinque volte al giorno per dimostrare la loro presenza. Darwish si aggregò alle fila del movimento comunista israeliano, facendo parte di qualche missione del partito nell’ Europa dell’Est. Durante questi viaggi poté conoscere molti scrittori e poeti di questi paesi, e anche diversi letterati del mondo arabo. Nel 1970, dopo una breve permanenza a Mosca, decise di trasferirsi in Egitto,  al Cairo , al suo arrivo trovò una buona accoglienza da parte dei mass media; dopo un breve periodo di residenza, si trasferì  in Libano dove si unì all’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP). A Beirut contribuì alla pubblicazione della rivista stagionale “al-Karmel”, che è il nome di un monte in Palestina.

Durante l’invasione dell’esercito israeliano nel Sud del Libano e l’assedio alla capitale  Beirut, il poeta rimase fra la sua gente per incitarla con le sue parole forti, che infondevano speranza e fiducia nella propria forza. Solamente dopo l’accordo raggiunto fra le parti, Darwish lasciò Beirut insieme ai combattenti e al comando superiore dell’OLP per un altro luogo d’esilio, la Tunisia, dove si stabilì per un periodo di tempo. A Tunisi rimase a svolgere attivamente il ruolo assegnatogli come membro del comitato esecutivo dell’OLP e a continuare la sua produzione nel campo della prosa e della poesia.   Darwish non accettò fin dall’inizio  gli accordi di Oslo fra l’OLP e il governo israeliano perché secondo lui non avrebbero mai risolto la questione totalmente. Questi accordi avrebbero messo fine al sogno palestinese, alla cui realizzazione molti, il poeta compreso, avevano dedicato la vita. Quindi decise di lasciare Tunisi e di trasferirsi a Parigi, la città dove alloggiò e dove scrisse numerose poesie che risvegliarono i sentimenti del popolo arabo, lasciandovi una ferita aperta,  come una finestra  dalla quale si può dare uno sguardo alla coscienza del mondo. 

 Durante la sua residenza a Parigi, Darwish ebbe uno scambio di corrispondenza con il poeta  Samiĥ al-Qasim, rimasto a vivere nel suo villaggio di ar-Ramah, in Galilea; le  lettere scambiatesi dai poeti furono chiamate da qualche letterato “Lettere fra le due metà di un’arancia”. Dai seguenti estratti di queste lettere, come ha commentato lo scrittore palestinese Emil Habibi, si nota  che, così come gli uccelli avvertono l’arrivo della tempesta, così i due poeti ebbero il presagio  dello scoppio della  prima Intifada.

 

“Un conforto? Esiste sempre un lieto fine … non perderemo la speranza, almeno per le generazioni future. O caro amico,  ci è sufficiente dipingere con l’inchiostro dell’anima e con il sangue della poesia una chiara freccia (spero che sia chiara), che  indichi  la direzione giusta  verso il nostro carrubo, il nostro ulivo e i fiori della nostra splendente prugna”

Samiĥ al-Qasim;  ar-Ramah 29/06/1986

 

“La fine di questa notte  non ha termine?……E il feto formato dentro questo utero infermo, ha potuto salvarsi dal malessere?……Io non propongo una risposta, ma torreggio su un deserto……Come si chiamerebbe l’isola se si asciugasse il mare?……Non propongo una risposta, ma torreggio su un deserto”

Maĥmud Darwish; Parigi 22/07/1986

 

“E che cosa ancora?… forse non è giunto il momento in cui l’affanno della domanda venga ricompensata dal sollievo della risposta? …qui giunge la nostra parte. Riconquistiamo il grido di quel passato martire: Porta la tua croce e seguimi!!…Quanto a noi vedemmo e ci agitammo, comprendemmo e ci infuriammo, credemmo e ci rivoltammo. Questa massa umana piegata sulla sua schiena iniquamente, proditoriamente e ostilmente si raddrizzerà di nuovo e sorgerà un unico uomo, malgrado tutti i mostri civilizzati  radunati contro di noi.  Noi abbiamo bisogno del nostro antico fuoco- con la sua schiettezza- perché esso  è la peculiarità intima nel nostro profondo, è come il granello di sabbia che si nasconde nel profondo della perla” 

Samiĥ al-Qasim;  Haifa  27/07/1986

 

“Hai ragione. Hai ragione: abbiamo bisogno urgente della prima fede e del primo fuoco. Abbiamo bisogno della nostra semplicità. Abbiamo bisogno del primo insegnamento della patria: Resistere con tutto ciò che possediamo di tenacia ed ironia. Con tutto ciò che possediamo di furore. Nei momenti critici aumentano le profezie. Ed eccomi vedere il viso della libertà accerchiato da  due ramoscelli d’ulivo”. Lo vedo sorgere da un sasso”.

Maĥmud Darwish; Parigi 05/08/1986

 

“Un anno nuovo, è veramente così ?……E come contiamo i nostri anni? ……Iniziamo la nostra cronologia con l’anno dell’elefante[1]. E che questo sia l’anno dell’accampamento. Quanto all’anno prossimo, troveremo un nome bello ed elegante in misura inversamente proporzionale a ciò che attualmente viviamo, nazione e popolo, terra e cielo, uomini e poeti”

    Samiĥ al-Qasim;  ar-Ramah 21/01/1987

 

“E’ stata la prima permanenza a proteggere la patria dallo svenimento. Voi all’interno siete la forza materiale dell’identità nazionale e culturale. E l’interno ha un prestigio che supera l’incantesimo, perché e’  l’interno che ha dato alla causa palestinese la forza del miracolo”.     

Maĥmud Darwish; Parigi 05/10/1987

 

Ma la realtà delle cose rimane sempre sovrana, e cosi, dopo il trasferimento del quartiere generale dell’OLP a Gaza e nei Territori Occupati, il poeta ritenne che la permanenza in patria fosse meglio dell’ esilio, anche se gli obbiettivi raggiunti non erano quelli che desiderava. Quindi lasciò Parigi e si stabilì per un periodo ad Amman, poi partì per la Palestina, Ramallah, facendo il pendolare fra le due case di  Ramallah ed  Amman. E a Ramallah, il poeta riprese a lavorare alla rivista palestinese “al-Karmel”. Per la pubblicazione del nuovo numero della rivista fu  organizzata una cerimonia nel centro culturale di Kĥalil as-Sakakini[2] dove erano presenti personalità ufficiali e letterati. 

 

Fu a capo del “Centro di Ricerca Palestinese”, editore del giornale “Palestinian Affaire Magazine”, direttore dell’Associazione degli Scrittori e Giornalisti Palestinesi, fondatore del giornale dell’Associazione, “Al-Karmel Magazine”  e, più tardi, membro della Commissione Esecutiva dell’OLP, da cui si dimise nel 1993 per la sua  presa di posizione contro gli accordi con gli israeliani. Darwish è considerato fra i maggiori “leaders”  della poesia araba contemporanea e il “leader” assoluto della poesia della resistenza araba.

          

 

Alcuni volumi delle liriche di Darwish sono :

Uccelli senza ali – Âkka –1960

Foglie di ulivi –  Ĥaifa –1964

Un innamorato dalla Palestina – Ĥaifa –1966

La fine della notte – Âkka – 1967

Muoiono gli uccelli in Galilea – 1970

L’amata risorge dal sonno – 1970

Una pioggia tenera in un lontano autunno – Nazeret- 1971

Ti amo o non ti amo – 1972

Il tentativo numero 7 -   1973

Quella è la sua immagine e questo è il suicidio dell’amato -1975

 Feste nuziali – 1977

Passanti tra parole fugaci 

L’elogio dell’ombra sublime

Il divano di Darwish  ( in due volumi )

Perché lasciasti il cavallo solo – Londra - 1995

Alcuni volumi della prosa di Darwish :

- Una cosa sulla patria

- Addio o guerra,  Addio o pace

- Le normali afflizioni quotidiane

- La memoria dell’oblio

- La descrizione del nostro stato

- Le epistole (corrispondenza fra Darwish e Samiĥ el-Qasim).   

 

 

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