Lettera datata 15 ottobre 2002 indirizzata dal Segretario Generale al Presidente del Consiglio di Sicurezza.


Ho l’onore di riferire in merito alla dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza datata 19 dicembre 2001 (S/PRST/2001/39), dove il Consiglio di Sicurezza rinnovava per un periodo di sei mesi il mandato del Gruppo di Esperti sullo sfruttamento illegale delle risorse naturali e di altre forme di ricchezza della Repubblica Democratica del Congo. Il Consiglio richiese al Gruppo di sottomettergli un rapporto trimestrale, seguito da un rapporto finale alla fine del suo mandato.
Rispondo inoltre alla lettera datata 12 luglio 2002 del Presidente (S/2002/763), con la quale il Consiglio di Sicurezza estendeva il mandato del Gruppo fino al 31 ottobre 2002.

Ho l’onore di trasmetterle il rapporto finale del Gruppo, che mi è stato consegnato dal suo direttore, Sig. Mahmoud Kassem. Questo rapporto indipendente comprende una valutazione della situazione sul campo e le osservazioni del Gruppo sullo sfruttamento illegale delle risorse naturali della Repubblica Democratica del Congo. Le sarò grato se vorrà portare questo rapporto all’attenzione dei membri del Consiglio di Sicurezza.

(Firmato) Kofi A. Annan

Allegato

Lettera datata 8 ottobre 2002 inviata dal Direttore del Gruppo di Esperti sullo sfruttamento illegale delle risorse naturali e di altre forme di ricchezza della Repubblica Democratica del Congo, al Segretario Generale.


(Originale in inglese)


In accordo con la dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza (S/PRST/2001/39) datata 19 dicembre 2001 e della lettera datata 12 luglio 2002 indirizzata a lei dal Presidente del Consiglio di Sicurezza, il Gruppo di esperti sullo sfruttamento illegale delle risorse naturali e altre forme di ricchezza della Repubblica Democratica del Congo, ha il piacere di sottometterle il suo rapporto per trasmetterlo al Presidente del Consiglio di Sicurezza.

(Firmato) Mahmoud Kassem
Direttore
Gruppo di esperti sulla Repubblica Democratica del Congo

Rapporto finale del Gruppo di esperti sullo sfruttamento illegale delle risorse naturali e altre forme di ricchezza della Repubblica Democratica del Congo



Contenuti
Paragrafis Paginee

I. Introduzione 1–11 5
II. Cambiamento nelle tattiche delle elite-networks 12–21 6
III. Aree controllate dal Governo 22–64 8
IV. Aree controllate dal Rwanda 65–96 15
V. Aree controllate dall’Uganda 97–131 21
VI. Collaborazione del Gruppo con la Commissione Porter in Uganda 132–138 27
VII. Transito e questioni commerciali delle utenze finali 139–148 28
VIII. Osservazioni 149–154 30
IX. Conclusioni 155–160 31
X. Raccommandazioni 161–188 32
Allegati
I. Compagnie per le quali il Gruppo raccomanda l’imposizione di restrizioni finanziarie 37
II. Persone per le quali il Gruppo raccomanda l’espulsione e restrizioni finanziarie 40
III. Imprese considerate dal Gruppo in violazione delle linee guida del’OECD per le Imprese Multinazionali 43
IV. Paesi visitati e rappresentanti governativi e di organizzazioni, intervistati 47
V. Abbreviazioni 60


I. Introduzione

1. Il Consiglio di Sicurezza, in una dichiarazione del suo Presidente datata 19 dicembre 2001 (S/PRST/2001/39), ha richiesto al Segretario Generale di rinnovare per sei mesi il mandato del Gruppo di esperti sullo sfruttamento illegale delle risorse naturali e altre forme di ricchezza della Repubblica Democratica del Congo, e ha chiesto al Gruppo di sottomettergli un rapporto trimestrale e un rapporto finale. Il nuovo mandato esigeva che i rapporti dovessero includere i seguenti punti:
a) Un aggiornamento dei dati rilevanti e un’analisi delle ulteriori informazioni da tutti i paesi coinvolti, inclusi in particolare da quelli che non hanno fornito al Gruppo le informazioni richieste.
b) Una valutazione delle possibili azioni che potrebbero essere prese dal Consiglio, incluse quelle raccomandate dal Gruppo nel suo rapporto (S/2001/357) e dal supplemento (S/2001/1072), con lo scopo di aiutare a porre fine al saccheggio delle risorse naturali della Repubblica Democratica del Congo, considerando l’im-patto di queste azioni sul finanziamento del conflitto e sul potenziale impatto sulla situazione umanitaria ed econo-mica della Repubblia Democratica del Congo.
c) Raccomandazioni su specifiche azioni che la comunità internazionale potrebbe intraprendere a sostegno del Governo della Repubblica Democratica del Congo, lavorando attravesro i meccanismi delle organiz-zazioni internazionali esistenti e i corpi delle Nazioni Unite, per descrivere le questioni nel rapporto e nei suoi supplementi.
d) Raccomandazioni sui possibili passi che i paesi in transit occupanti così come le compagnie utenti-finali, potrebbero intraprendere per contribuire a porre fine allo sfruttamento illegale delle risorse naturali e ad altre forme di ricchezza della Repubblica Democratica del Congo.
2. Il Consiglio di Sicurezza ha anche sottolineato l’importanza del mantenimento, da parte del Gruppo, di un alto livello di collaborazione con tutte le parti congolesi in campo sul territorio nazionale, siano esse governative o non-governative.
3. Il Gruppo ha sottomesso al Consiglio di Sicurezza un rapporto trimestrale (S/2002/565) datato 22 maggio 2002. Richiesto dal Consiglio il Gruppo ha risposto agli interrogativi e commenti dei membri del Consiglio rispetto al rapporto trimestrale e ai lavori in corso del Gruppo. Prima di presentare il rapporto trimestrale, e su richiesta del Capo della Missione del Consiglio di Sicurezza nella regione dei Grandi Laghi, il Gruppo si è recato a Pretoria il 28 aprile per aggiornare i membri della Missione.
4. Per orientare il suo lavoro secondo il mandato corrente, il Gruppo ha sviluppato due successivi piani di azione, che furono trasmessi al Consiglio. In questi piani la ricerca dei fatti si concentrava su; diamanti, oro, coltano, rame, cobalto, legname, riserve naturali, risorse fiscali e commercio in generale.

5. Il Gruppo convenne che il punto focale del suo lavoro fosse di raccogliere informazioni riguardanti il potere politico ed economico dei gruppi di potere coinvolti nelle attività di sfruttamento, che sono sempre altamente criminose. Di conseguenza il Gruppo ha sviluppato il concetto centrale del sistema dei gruppi di potere coinvolti (sviluppato nella sezione II) come una tesi di operazioni belliche.
6. Per meglio organizzare le proprie investigazioni, il Gruppo ha suddiviso la Repubblica Democratica del Congo in tre aree, denominate, l’area controllata dal Governo, l’area controllata dal Rwanda e l’area controllata dall’Uganda. Queste denominazioni sono basate sull’identità degli attori che costituiscono i tre principali gruppi di potere coinvolti nello sfruttamento. Il Gruppo ha concluso inoltre che ognuna di queste tre aree, se da un alto erano conformi alla conoscenza che il Gruppo aveva degli attori in campo, dall’altro presentavano sostanziali differenze.

7. Il Gruppo ha ottennuto informazioni da una grande varietà di fonti, che includono i Governi (Rappresentanti civili e militari), organizzazioni intergovernative, organizzazioni non governative, imprese e individui privati. A causa della natura del proprio mandato, la raccolta d’informazioni è stata difficile. Nonostante ciò il Gruppo ha raccolto informazioni attendibili e corroborate da molteplici fonti indipendenti. Queste fonti conoscibili, hanno fornito documenti e/o testimonianze oculari dirette. E’ su questo tipo d’informazioni – consistenti per lo più di prove documentate – che il Gruppo ha fatto assegnamento nel suo rapporto.

8. Il Gruppo ha operato secondo un ragionevole standard di prove, senza ricorso ad autorità giudiziarie e senza citazioni in giudizio di testimoni o documenti. Ha ottenuto informazioni dalle fonti in modo esclusivamente volontario. Inoltre, il Gruppo, ha compiuto ogni sforzo per valutare equamente e oggettivamente le informazioni raccolte.
9. Durante il suo lavoro, il Gruppo, ha prestato particolare attenzione all’evoluzione del processo di pace nella Repubblica Democratica del Congo, così come a quello in corso nel vicino Burundi. L’Accordo per il Cessate il Fuoco di Lusaka del 1999 e l’Accordo di Arusha per la Pace e la Riconciliazione del 2000, sono serviti come importanti punti di riferimento per il suo lavoro. Gli accordi di Sun City, Pretoria e Luanda sono anch’essi risultati utili per il lavoro del Gruppo.
10. Il Gruppo era composto come segue: Direttore, Ambasciatore Mahmoud Kassem (Egitto), Jim Freedman (Canada) Mel Holt (Stati Uniti d’America) Bruno Schiemsky (Belgio) Moustapha Tall (Senegal).
11. Due consulenti tecnici part-time, Gilbert Barthe (Svizzera) e Patrick Smith (Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord), hanno servito con il Gruppo. In aggiunto due funzionari politici, un amministratore e un segretario hanno assistito il Gruppo.

II. Cambiamenti nelle tattiche delle elite-networks

12. Il conflitto regionale che ha portato gli eserciti di sette Stati africani nella Repubblica Democratica del Congo è diminuito d’intensità, ma la sovrapposizione di micro-conflitti che ha provocato continua. Questi conflitti vengono combattuti per i minerali, il prodotto delle aziende agricole, la terra e persino per le entrate fiscali. Gruppi criminali legati agli eserciti del Rwanda, Uganda, Zimbabwe e al Governo della Repubblica Democratica del Congo, hanno beneficiato di questi micro-conflitti. Questi gruppi non si scioglieranno volontariamente neanche se le forze armate straniere continuano il loro disimpegno. Essi hanno costruito un’economia di guerra centrata sull’auto-finanziamento basato sullo sfruttamento dei minerali.
13. Facilitati dal Sud Africa e dall’Angola, gli Accordi di Pretoria e Luanda hanno sollecitato il recente disimpegno delle truppe dall’area orientale della Repubblica Democratica del Congo. Benvenuti, quali essi forse sono, è improbabile che questi disimpegni possano alterare la determinazione di Rwanda e Zimbabwe, e di singoli individui ugandesi, ad esercitare il controlo economico su porzioni della Repubblica Democratica del Congo. La partenza delle loro forze armate incide poco sulla riduzione del controllo economico, o dei mezzi per conseguirlo, in quanto l’uso delle forze armate nazionali è solo uno dei molti modi per esercitarlo. Tutti e tre i paesi hanno anticipato il giorno in cui la pressione della comuità internazionale avrebbe reso impossibile mantenere grandi spiegamenti di forze nella Repubblica Democratica del Congo. Una volta che le loro truppe sono state smobilitate, i Governi di Rwanda e Zimbabwe, così come potenti singoli individui in Uganda, hanno adottato altre strategie per mantenere i meccanismi che generano le entrate, molti di questi cambiamenti includono attività criminali.
14. Le Forze di Difesa del Popolo Ugandese (UPDF), come in passato, continuano a provocare conflitti etnici, chiaramente a conoscenza del fatto che le sommosse a Ituri richiederanno la continua presenza di un minimo di personale dell’UPDF. Il Gruppo possiede prove evidenti che ufficiali di alto livello dell’UPDF hanno fatto passi per addestrare milizie locali a servire come forze paramilitari, direttamente e discretamente sotto il comando dell’UPDF, che sono in grado di assolvere le stesse funzioni dell’UPDF. Ci saranno solo piccoli cambiamenti sul controllo che gli ugandesi esercitano oggi sul flusso dei commerci e delle risorse economiche. Se l’UPDF continua ad armare gruppi locali, solo un poco meno cospicui di prima, è improbabile che la dipartita delle Forze Armate Ugandesi possa alterare le attività economiche di quei potenti singoli individui nella parte nord-orientale della Repubblica Democratica del Congo.
15. Come l’UPDF e sotto la pressione dei suoi alleati, il Rwanda ha iniziato a disimpegnarsi, attuando un meccanismo di controllo economico scollegato da un’esplicita presenza dell’Esercito Patriottico Rwandese (RPA). Sostituendo i direttori parastatali congolesi con uomini d’affari di Kigali che hanno il compito di assicurare il flusso continuo delle entrate dell’acqua, dell’elettricità e dei trasporti. Rimpiazzando la moneta locale con moneta rwandese. Mentre i battaglioni dell’RPA specializzati in attività minerarie rimangono sul posto, salvo che hanno tolto le uniformi dell’RPA e continueranno l’attività con uniformi di tipo commerciale. Le fonti del Gruppo riferiscono che recentemente l’RPA aveva un’operazione in corso per ottenere un grande numero di passaporti congolesi e garantire un’identità appropiata agli ufficiali dell’RPA che continuano a stazionare nei luoghi strategicamente importanti della Repubblica Democratica del Congo.
16. Il Gruppo è venuto a conoscenza di altre tattiche per mascherare la costante presenza di una Forza Armata leale al Rwanda. Fonti attendibili hanno riferito di un’iniziativa presa dal Chief of Staff dell’Armata Nazionale Congolese, Maggiore Syvain Mbuki, per riorganizzare le forze RCD-Goma allo scopo di inserire numerosi soldati dell’RPA nelle unità dell’Armata nazionale Congolese (ANC) e nelle Forze Locali di Difesa costituite da elementi pro-rwandesi. La maggior parte delle unità ANC hanno avuto leader dell’RPA per qualche tempo, e ora, con questa riorganizzazione, un numero significativo di soldati dell’RPA sarà integrato nei ranghi e nei file negli archivi dell’ANC. Invece di partire per il Rwanda, molti Hutu rwandesi che servivano nell’RPA sono stati forniti di nuove uniformi e assegnati alle brigate dell’ANC come Hutu congolesi. Il Rwanda ha distolto l’attenzione dai soldati che rimanevano nella Repubblica Democratica del Congo, spostandola su quelli che partivano. Sono state allestite cerimonie al momento del rientro. Infatti, il numero di soldati che sono partiti dalla Repubblica Democratica del Congo è solamnte una piccola porzione rispetto al numero complessivo delle truppe dell’RPA nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, che varie fonti stimano essere tra le 35.000 e le 50.000. Simultaneamente al ritiro delle truppe RPA, ufficiali rwandesi hanno rimpatriato nel Nord Kivu migliaia di congolesi Tutsi rifugiati in prigionia nei campi delle provincie di Byumba e Kibuye in Rwanda. Le scuole nei campi ruandesi sono rimaste chiuse e alcune strutture sono state rase al suolo per incoraggiare il rimpatrio. Tutte le fonti del Gruppo hanno inoltre suggerito che questi movimenti potrebbero essere parte di una nuova tattica per mantenere la presenza rwandese nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo.
17. Nonostante le Forze di Difesa dello Zimbabwe (ZDF) siano state tra i maggiori garanti della sicurezza del Governo della Repubblica Democratica del Congo contro i rivali regionali, i suoi ufficiali anziani si sono arricchiti con i beni minerari del paese, con il pretesto di arrangiare un sistema di rimborso allo Zimbabwe per i servizi militari resi. Adesso lo ZDF sta costituendo nuove compagnie e nuovi accordi contrattuali per difendere i propri interessi economici. Nel lungo periodo ci dovrebbe essere un completo ritiro delle truppe dello ZDF. Nuovi accordi commerciali sono stati sottoscritti tra la Repubblica Democratica del Congo e lo Zimbabwe, giusto prima dell’annuncio del ritiro dello ZDF dal centro diamantifero di Mbuji Mayi a fine agosto 2002.
18. Verso la fine del suo mandato, il Gruppo ha ricevuto la copia di un memorandum datato agosto 2002 e indirizzato, dal Ministro della Difesa, Sidney Sekeramayi, al Presidente Robert Mugabe, nel quale si propone che una joint-company Zimbabwe-Repubblica Dmocratica del Congo sia collocata alle Mauritius per mascherare il continuo interesse economico dello ZDF nella Repubblica Democratica del Congo. Sul memorandum si legge “Sua eccellenza vorrà essere consapevole dell’ondata di pubblicità negativa e di criticismo che la joint venture DRC-Zimbabwe ha attratto, al punto da informare l’attuale Gruppo d’investigazione delle Nazioni Unite, delle nostre attività commerciali.” E’ anche stato riferito che ci sono progetti per fondare una compagnia militare privata zimbabuense a garanzia degli investimenti economici dello Zimbabwe nella Repubblica Democratica del Congo, una volta completato il ritiro delle truppe ZDF. Viene anche riferito che questa compagnia è stata formata per operare insieme ad una nuova compagnia militare di proprietà della Repubblica Democratica del Congo.
19. Contemporaneamente, le milizie e i politici locali hanno supplito al ruolo che precedentemente veniva giocato dagli eserciti nazionali, nell’assicurare accesso e controllo alle risorse di valore per deviarle in entrate dello Stato. Il saccheggio condotto prima dagli stessi eserciti è stato rimpiazzato con sistemi organizzati di appropiazione indebita, frode fiscale, estorsione, l’uso di stock options come kickbacks e deviazioni dei fundi dello Stato, condotte da gruppi che rassomigliano molto ad organizzazioni criminali.
20. Queste attività sono divenute sempre più importanti tra le tecniche di sfruttamento nella Repubblica Democratica del Congo. Il Gruppo ha identificato tre diversi gruppi di potere impegnati in tre differenti aree e vi si riferisce chiamandole elite-networks. Queste elite-networks hanno il controllo su di un arco di attività commerciali che includono lo sfruttamento delle risorse naturali, deviazione delle tasse e di altre entrate che generano attività nelle tre aree separate, controllate rispettivamente dal Governo della Repubblica Democratica del Congo, dal Rwanda e dall’Uganda.
21. Il Gruppo ha identificato i seguenti elementi che sono comuni a tutte le elite-network e che sono essenziali per comprendere la natura dello sfruttamento perpetrato da questi networks nella Repubblica Democratica del Congo.
&Mac183; Il network consiste in un piccolo nucleo di persone dell’elite politica, militare e affaristica e, nel caso delle aree occupate, leaders dei ribelli e amministratori locali. Alcuni membri delle elite-networks occupano posizioni chiave nei loro rispettivi Governi o gruppi ribelli.
&Mac183; Membri di questi networks cooperano per generare entrate e, nel caso del Rwanda, anche profitti finanziari istituzionali.
&Mac183; Le elite-networks assicurano vitalità alle loro attività economiche attraverso il controllo sui militari e le altre forze di sicurezza che essi usano per intimidire, minacciare o compiere particolari atti di violenza.
&Mac183; I networks monopolizzano la produzione, il commercio e le funzioni fiscali.
&Mac183; Le elite-networks mantengono la facciata delle amministrazioni ribelli nelle aree occupate per generare entrate pubbliche che verranno poi deviate a favore dei networks, depredando così il tesoro pubblico.
&Mac183; Le elite-networks derivano benefici finanziari attraverso una varietà di attività criminali, che includono il furto, l’appropiazione indebita e la diversione di fondi “pubblici”, la sottostima dei beni, il contrabbando, false fatturazioni, evasione fiscale, kickbacks espulsione di pubblici ufficiali e corruzione.
&Mac183; Le elite-networks formano compagnie d’affari o joint-venture che sono facciate attraverso le quali, membri dei networks, portano avanti le loro rispettive attività commerciali.
&Mac183; Le elite-networks ottengono il supporto alle loro attività economiche attraverso la rete e i servizi di gruppi criminali transanzionali (trasporto aereo, traffico illegale di armi e transazioni che ipotecano le risorse naturali della Repubblica Democratica del Congo)

III. Aree controllate dal Governo

22. Le elite-network che rappresentano gli interessi politici, militari e commerciali di Congo e Zimbabwe cercano di mantenere la presa sulle maggiori risorse naturali – diamanti, cobalto, rame, germanium – nell’area controllata dal Governo. Negli ultimi tre anni questo network ha trasferito proprietà per almeno cinque miliardi di dollari dal settore delle miniere statali a quello delle compagnie private sotto il suo controllo, senza alcuna compensazione o beneficio per il Tesoro dello Stato della Repubblica Democratica del Congo.
23. Questi networks beneficiano dell’insatbilità nella Repubblica Democratica del Congo. I suoi rappresentanti nel Governo di Kinshasa e nelle Forze di Difesa dello Zimbabwe hanno soffiato sull’instabilità sostenendo gruppi armati che si opponessero al Rwanda e al Burundi.
24. Anche se le attuali mosse verso la pace conducono ad un completo ritiro delle forze zimbabwensi, i networks si aggrappano ai più ricchi giacimenti minerari della Repubblica Democratica del Congo lasciando le attività correlate. L’elite politico-militare dello Zimbabwe ha firmato sei grossi accordi commerciali e di servizi nell’agosto del 2002 con il Governo della Repubblica Democratica del Congo. Fonti attendibili hanno riferito al Gruppo di progetti per fondare nuove holding companies per mascherare le operazioni dello ZDF nella Repubblica Democratica del Congo, costituite da compagnie militari private controllate da Congo e ZDF, e distribuite sul territorio a guardia dei giacimenti .

L’elite-network
25. L’elite-network nel territorio controllato dal Governo comprende tre circoli di potere, namely, funzionari governativi e privati uomini d’affari di Congo e Zimbabwe. Figura di spicco nella branca congolese del network sono; il Ministro per la Sicurezza Nazionale, Mwenze Kongolo, un azionista e mediatore di diamanti e cobalto; il Ministro della Presidenza e del Portafolio, Augustin Katumba Mwanka, un ex dipendente della Compagnia Mineraria Bateman in Sud Africa e un mediatore chiave in accordi minerari e diplomatici; il Presidente della Compagnia Diamantifera Statale, Société minière de Bakwanga (MIBA), Jean Charles Okoto; il Ministro della Pianificazione e ex Ministro della Difesa, General Denis Kalume Numbi, uno stakeholder (che tiene le scommesse) nel lucrativo affare diamantifero della Sengamines e in quello della COSLEG; infine il Direttore Generale di Gécamines, Yumba Monga, emergente nel facilitare diverse asset-stripping joint-ventures tra la Compagnia Mineraria Statale e quelle private.
26. La branca congolese, include anche attivi, ma meno visibili membri. Frédéric Tshineu Kabasele è un direttore di tre joint-ventures con lo Zimbabwe che usa la piattaforma COSLEG (per il commercio di diamanti la Minerals Business Company, per il commercio di legname la SOCEBO e la First Banking Corporation Congo). Il Direttore dell’Agenzia Nazionale di Intelligence, Didier Kazadi Nyembwe, ha sovrinteso a molte delle operazioni commerciali private ed è stato collegato da molte fonti al commercio d’armi con i gruppi di opposizione del Burundi e con i gruppi Mayi-Mayi a Maniema e nel Kivu meridionale. COSLEG, una Compangnia azionaria mista Congo-Zimbabwe, rimane un veicolo chiave per il commercio militare sommerso che si occupa per lo più di diamanti, operazioni bancarie e consolidamento nelle aree controllate dal Governo. Il Direttore Tecnico del COSLEG, Mfuni Kazadi, è specializzato nella scrittura dei contratti di joint-venture, per risolvere gli interessi privati delle elite-networks.
27. Lo stratega chiave della branca zimbabwense dell’elite-network è il Portavoce del Parlamento ed ex Ministro della Sicurezza Nazionale, Emmerson Dambudzo Mnangagwa. Il Sig. Mnangagwa ha ottenuto un soldio sostegno dai militari anziani e dagli ufficiali dell’Intelligence per attuare una politica aggressiva nella Repubblica Democratica del Congo. Il suo alleato chiave è il Comandante dello ZDF e Direttore Esecutivo del COSLEG, Generale Vitalis Musunga Gava Zvinavashe. Il Generale e la sua famiglia sono coinvolti nel commercio di diamanti e nei contratti per le forniture nella Repubblica Democratica del Congo. Un alleato di lungo corso del Presidente Mugabe, Maresciallo dell’Aria Perence Shiri, è stato coinvolto nell’organizzazione militare del supporto aereo a favore dei gruppi armati pro-Kinshasa che combattono nella parte orientale della Repubblica Democratice del Congo. Egli è anche membro del circolo segreto dei mercanti di diamanti dello ZDF, che hanno trasformato Harare in un rilevante centro per il commercio illegale di diamanti.
28. Altri esponenti di rilievo del network, sono il Brigadiere Generale Sibusiso Busi Moyo, che è Direttore Generale del COSLEG. Il Brigadiere Moyo è consigliere di entrambi la Tremalt e la Oryx Natural Resources, che rappresentano intressi sommersi militari e finanziari dello Zimbabwe nelle negoziazioni con le Compagnie Minerarie Statali e la Repubblica Democratica del Congo. Il Commodoro dell’Aeronautica Mike Tichafa Karakadzai e vice Segretario del COSLEG, dirige politiche e approvvigionamento. E gioca un ruolo chiave nell’accordo Tremalt per il cobalto e il rame. Il Colonnello Simpson Sikulile Nyathi è Direttore delle politiche di difesa del COSLEG. Il Ministro della Difesa ed ex Ministro della Sicurezza, Sidney Sekeramayi, coordina i rapporti con i leaders militari ed è un azionista di COSLEG. Il Gruppo ha la copia di una lettera dove il Sig. Sekeramayi ringrazia il Capo esecutivo della Oryx Natural Resources, Thamer Bin Said Ahmed Al Shanfari, per il suo supporto, morale e materiale, durante le elezioni parlamentari del 2002. Contributi che violano la legge dello Zimbabwe.
29. Nel giugno 2002, il Gruppo apprese di una nuova e segreta operazione minerario-diamantifera in Kalobo nella provincia del Kasai Occidentale, condotta dalla Dube Associates. Questa Compagnia è collegata, secondo i documenti bancari, attraverso il Colonnello Tshinga Dube della Zimbabwe Defence Industries al commerciante ukraino di armi e diamanti Leonid Minim, che è attualmente sotto processo in Italia. Le operazioni minerarie sono state condotte in grande segreto.
30. Tra gli uomini d’affari all’interno dell’elite-network, ce n’è uno di nazionalità belga, George Forrest, precursore degli accordi per le joint-ventures di sfruttamento tra compagnie private e la Gécamines. Il Sig. Forrest deve la sua autorità commerciale ai suoi lunghi rapporti con l’establishment della Repubblica Democratica del Congo. Una delle sue compagnie, inoltre, produce e commercia equipaggiamenti militari. Sin dal 1994 ha posseduto il 100% della New Lachaussée in Belgio, che è un’azienda leader nel settore dei bossoli, delle granate, armi leggere e lancia-missili. In flagrante conflitto d’interessi, il Sig. Forrest è stato nominato presidente della Gécamines dal novembre del 1999 all’agosto 2001 mentre le sue compagnie private negoziavano nuovi contratti con l’esplicita intenzione di usare i beni della Gécamines come profitto personale. Durante quel periodo egli ha costruito il più grande arco privato di diritti minerari nella Repubblica Democratica del Congo. Egli beneficiava di forti coperture da parte di alcuni gruppi politici in Belgio dove, alcune delle sue compagnie sono basate. Le sue operazioni sono state fortemente criticate (un cablo diplomatico belga, riferisce del Sig. Forrest che sta attuando una “strategia d’attrito” nel settore minerario della Repubblica Democratica del Congo) e recentemente è stato sottoposto ad un esame minuzioso da un’inchiesta del Senato Belga sullo sfruttamento delle risorse naturali nella Repubblica Democratica del Congo.
31. Le tecniche usate dal Sig. Forrest sono poi state replicate dagli imprenditori coperti dallo Zimbabwe, John Arnold Bredenkamp e il Sig. Al-Shanfari. Il Sig. Bredenkamp, che è stato stimato (personal net worth) oltre i $500 milioni, era specializzato nel mettere in piedi compagnie clandestine e operazioni sanzionatorie di fallimento. Il Sig. Al Shanfari si è guadagnato l’accesso privilegiato al Governo della Repubblica Democratica del Congo e alle sue concessioni diamantifere, in cambio raccoglieva capitali da qualche potente imprenditore del Golfo come, Issa Al Kawari che gestisce le fortune del deposto Amir del Qatar. Anche Nico Shefer, un criminale pregiudicato basato in Sud Africa, ha lavorato per lo ZDF organizzando a Johannesburg corsi di specializzazione per uffciali dello Zimbabwe, nella valutazione dei diamanti.La compagnia del Sig. Shefer, Tandan Holdings, possiede il 50% della Thorntree Industries, una joint-venture per il commercio dei diamanti con lo ZDF.
32. Lo Zimbabwense Billy Rautenbach ha guidato una joint-venture per l’estrazione del cobalto ed è stato direttore esecutivo della Gécamines dal novembre 1998 al marzo 2000. Spogliato delle sue concessioni per il cobalto in Katanga, il Sig. Rautenbach ha riferito al Gruppo che il Governo della Repubblica Democratica del Congo offrì alla sua compagnia, Ridgepointe International, diritti minerari su concessioni della Gécamines a Shinkolobwe, dove si trovano sostanziosi giacimenti di uranio, rame e cobalto. Il rappresentante del Sig. Rautenbach ha detto che ogni nuovo accordo sarà soggetto al nuovo codice minerario della Repubblica Democratica del Congo e ogni estrazione dell’uranio dovrà essere aperta alle ispezioni dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica.
33. Questo sfruttamento minerario intensivo sarebbe impossibile senza la collusione di alti funzionari governativi che provvedono alle licenze minerarie e ai permessi d’esportazione in cambio di un interesse privato. Il Gruppo ha redatto estese documentazioni su questo tipo di facilitazioni. Ad esempio, nel tentativo di acquisire diritti sulla Kolwezi Tailings, la First Quantum Minerals (FQM) del Canada offrì un acconto allo Stato di $100 milioni, in contanti e in azioni a disposizione dei funzionari del Governo. Secondo documenti in possesso del Gruppo, la lista dei pagamenti includeva il Ministro della Sicurezza Nazionale, Mwenze Kongolo, il Direttore dell’Agenzia Nazionale di Intellignece, Didier Kazadi Nyembwe, il Direttore Generale della Gécamines, Yumba Monga, e l’ex Ministro della Presidenza, Pierre Victor Mpoyo. Il valore delle azioni FQM offerte a quei funzionari era premessa per un forte rialzo del suo prezzo una volta annunciato che la FQM si era assicurata alcune delle più ricche concessioni minerarie della Repubblica Democratica del Congo.
34. Il Gruppo ha documenti che dimostrano che tre “clans” di origine libanese, che operano con licenza nel settore dei diamanti ad Anversa, hanno comprato, dalla Repubblica Democratica del Congo, $150 milioni nel 2001, sia direttamente via Kinshasa, sia attraverso agenzie nella Repubblica del Congo. I tre “clans” – Ahmad, Nassour e Khanafer – sono tre diverse oeganizzazioni criminali internazionali. Le loro attività sono note ai servizi di intelligence e ai corpi di polizia, esse includono la falsificazione, il riciclaggio del denaro e il contrabbando di diamanti. Diverse fonti attendibili hanno riferito che i “clans” hanno anche contatti con Amal e Hezbollah. Altre compagnie associate ai “clans” sono, la Sierra Gem Diamonds, Asa Diam, Triple A Diamonds e Echogem. Un gruppo legato ai clans ha pagato con dollari falsi ex generali del Pres. Mobutu, che cercavano di scavalcare il Governo della Repubblica Democratica del Congo.

Strategie e fonti di reddito
35. Il Gruppo ha identificato cinque strategie per generare redditi per le elite-networks con le compagnie minerarie per l’estrazione di diamanti, rame e cobalto. Il network coordina le sue operazioni per generare il massimo gettito con i suoi contatti poltici, militari e d’affari.

Lo spoglio dei beni delle compagnie minerarie dello Stato
36. I più ricchi beni minerari pubblici della Repubblica Democratica del Congo, e i più facilmente sfruttabili sono stati trasferiti a joint-ventures controllate dal network delle compagnie private. Queste transazioni, che sono controllate attraverso contratti segreti e compagnie private off-shore, ammontano ad una multi-miliardaria corporazione del furto dei beni minerari del paese. Una trentina di uomini d’affari e funzionari politici e militari ne sono i principali beneficiari. L’elite-network ha tentato di legittimare questa corporazione del furto e di mettere sul mercato questi beni per legittimare le compagnie minerarie internazionali.
37. Il Gruppo ha ora ottenuto prove documentali che la compagnia del Sig. Al Shanfari, Oryx Natural Resources, è stata usata come paravento per lo ZDF e la sua compagnia militare OSLEG. Sengamines ha ottenuto 800 kilometri quadrati di concessione, poco a sud di Mbuji Mayi, tagliata fuori dalla concessione della Société Minière de Bakwanga. Secondo funzionari della Compagnia, le concessioni diamantifere della Sengamines potrebbero valere almeno due miliardi di dollari, se fossero messe a pieno regime.
38. La Sengamines rivendica di avere riconfigurato il suo capitale azionario, dopo che fallì un tentativo di essere quotata alla Borsa di Londra, nel giugno 2000, così come segue: 49% per Oryx Natural Resources, 35% per COMIEX-Congo, e il restante 16% per MIBA. Il Gruppo è a conoscenza che queste dichiarazioni (purported buyont) non sono mai state fatte. Era solo un diversivo per mascherare la stretta associazione tra Sengamines e ZDF, ed ingannare gl’investitori internazionali. Lo ZDF attraverso la OSLEG, possiede il 49% di Sengamines, questo viene rivendicato pubblicamente dalla Oryx. Nel corso di un meeting tenuto il 1° agosto 2000, OSLEG nominò la Oryx per detenere il suo 49% d’interessenze in Sengamines, 35% in mano alla COMIEX-Congo e il 16% rimanente è stato allocato alla MIBA.
39. La Tremalt Ltd. rappresentata dal Sig. Bredenkamp, possiede i diritti per lo sfruttamento, nei prossimi venticinque anni, di sei concessioni della Gécamines che contengono oltre 2,7 milioni di tonnellate di rame e 325.000 tonnellate di cobalto. La Tremalt Ltd. ha pagato al Governo della Repubblica Democratica del Congo solo quattrocentomila dollari, quando le concessioni, complessivamente, sono stimate per un valore che eccede il miliardo di dollari. La joint-venture che gestisce la concesssione è la Kababankola Mining Company, nella quale la Tremalt ha l’80% delle azioni e la Gécamines il 20%. Il Gruppo ha constatato che da questo accordo la Gécamines non deriva diretti benefici finanziari. Il rappresentante della Tremalt ha detto al Gruppo che hanno investito ad oggi $15 milioni, ma non ci sono segni che siano stati fatti investimenti sostanziali sulle concessioni, ne alcuna scheda d’investimento in forma di piano di gestione è stata rilasciata a Gecamines.
40. Come la Oryx, la Tremalt insite che le proprie operazioni non sono legate allo ZDF o al Governo dello Zimbabwe. Tuttavia, il Gruppo ha ottenuto una copia dell’accordo confidenziale per la divisione dei profitti, nel quale la Tremalt trattiene il 32% dei profitti netti, e s’impegna a pagare il 34% alla Repubblica Democratica del Congo e il 34% allo Zimbabwe. Questo accordo per la divisione dei profitti era il soggetto di un memorandum confidenziale indirizzato dal Ministro della Difesa, Sig. Sekeramayi, al Presidente Mugabe nell’agosto del 2002. La Tremalt s’impegna anche a fornire alle forze armate congolesi e zimbabwensi autoveicoli, camions, autobus e pagamenti in contanti quando è necessario. Costi che vanno sottratti dalle due parti dei rispettivi paesi nell’accordo di divisione dei profitti. Un Forum è stato istituito tra la Tremalt e lo ZDF per pianificare la strategia nella Repubblica Democratica del Congo e per “salvaguardare gli interessi degli zimbabwensi”. I membri principali del Forum, che si riunisce mensilmente, sono il Generale Zvinavashe, il Brigadiere Moyo, il Commodoro dell’Aeronautica Karakadzai, il Sig. Bredenkamp, il Direttore di gestione del KMC, Colin Blythe-Wood, e il Direttore del KMC, Gary Webster.
41. Funzionari della Gecamines hanno detto al Gruppo che il Ministro per la Sicurezza Nazionale della Repubblica Democratica del Congo, Mwenze Kongolo ha fatto pressioni sui loro negoziatori per accettare il contratto della joint-venture nonostante le sue implicazioni negative per le finanze della compagnia di Stato. I beneficiari finali della Tremalt sono nascosti dietro un cartello (web) di fiduciarie e di holding companies private, registrate nelle isole Vergini britanniche e nell’isola di Man, ma a quelle registrazioni non è stato concesso l’accesso diretto al Gruppo.

Controllo dell’approvvigionamento e della contabilità
42. Il controllo della gestione è essenziale per la strategia dell’elite-network per estrarre il massimo reddito dalla joint-venture. Molto del reddito delle joint-ventures è fuori dal documento di bilancio, sovraprezzato in subcontratti e approvvigionamenti presi con compagnie e individui legati al network. Le due più grandi joint-ventures Zimbabwe-Repubblica Democratica del Congo, Sengamines-KMC dichiarano forti perdite.

Impresa General Malta Forrest e Gruppo Forrest
43. Il Gruppo George Forrest (CGF) in cooperazione con la OM Group, basata negli Stati Uniti, gestisce correntemente una delle più redditizie operazioni minerarie della Repubblica Democratica del Congo, con solo il più marginale beneficio per la compagnia mineraria di Stato, la Gécamines. Attraverso questa joint-venture, la Scories du Terril de Lubumbashi (STL), conosciuta anche come la Big Hill Project, il Sig. Forrest e l’OM Group si sono assicurati l’accesso a giacimenti di rame e cobalto che contengono oltre 3.000 tonnellate di germanium, un metallo raro usato nelle fibre ottiche, lenti a raggi infrarossi e telecomunicazioni satellitari. Questo giacimento, formalmente di proprietà della Gécamines, ha un valore corrente di mercato che supera i due miliardi di dollari. Anche le partecipazioni azionarie per il progetto STL vengono divise tra l’OM Group (55%), CGF (25%) e Gécamines (20%), la compagnia mineraria di Stato è stata espressamente esclusa dai redditi derivati dal processo per ottenere il germanium.
44. Funzionari della Gécamines protestano adducendo che l’OM Group e il CGF hanno deliberatamente ignorato il piano tecnico approvato per il progetto STL, due centrali di raffinazione elettriche e un convertitore da costruirsi nelle vicinanze del giacimento. Che avrebbero significato la possibilità di raffinare tutto il germanium nella Repubblica Democratica del Congo, e la Gécamines avrebbe avuto i titoli per partecipare alla divisione dei profitti. Invece il materiale grezzo semi-lavorato viene spedito alla sede dell’OM Group in Finlandia, dove viene estratto il germanium. L’ex Presidente della Gécamines, il Sig. Forrest, le cui compagnie edili hanno costruito il progetto STL, ha scelto di non intervenire a favore delle compagnie minerarie di Stato. Gécamines ha respinto un’offerta dell’OM Group di cedere alle compagnie di Stato il 5% dei redditi provenienti dalla raffinazione del germanium in Finlandia.
45. Secondo fonti attendibili il Sig. Forrest ha usato la sua posizione nell’elite-network nel tentativo di controllare il settore minerario della Repubblica Democratica del Congo. Ad esempio, la Kinross Corporation del Canada ha cercato di investire fino ad un miliardo di dollari nelle estrazioni di rame e cobalto, ma è stata contrastata dell’intervento del Sig. Forrest e dai funzionari anziani del Governo. Così la compagnia rientrò nella Repubblica Democratica del Congo nel tardo 2001 come parte della Kinross-Forrest Ltd., un compagnia registrata nelle isole Vergini britanniche. Una compagnie belga, più piccola, Madsa, ottenne il sostegno della Banca Mondiale e dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale, in cambio di un pacchetto di sviluppo pari a venti milioni di dollari per costruire raffinerie che servissero il settore minerario; una fonderia, un’impianto per la produzione di acidi e una fabbrica di cemento. Il Sig. Forrest e i suoi alleati si sono opposti a questo progetto di sviluppo, in parte, sembra, perché avrebbe diminuito i loro profitti rispetto ai correnti contratti in sovraprezzo.

Tremalt Ltd. (John Bredenkamp)
46. Il pacchetto dell’80% delle azioni della KMC, in mano alla Tremalt, offre il controllo gestionale sull’amministrazione giornaliera e sulle decisioni strategiche di lungo periodo per lo sfruttamento del giacimento. La Tremalt fornisce anche equipaggiamenti allo ZDF e alle Forze Armate Congolesi (FAC), il cui costo viene dedotto dai loro dividendi sui profitti della KMC. Anche la Ridgepoint International, guidata dal Sig. Rautenbach, il primo investitore straniero nelle concessioni di Kababankola, dovette operare con costosissime raffinerie, ma generò comunque oltre venti milioni di dollari di profitto in 18 mesi di estrazioni. Analisti industriali dicono cha le pretese della Tremalt di avere raggiunto i tredici milioni di dollari di perdite da febbraio 2001 a luglio 2002, non sono credibili.

Furto Organizzato
47. Funzionari del FAC e dello ZDF che controllano la sicurezza nei principali siti delle joint-ventures sono stati coinvolti e facilitano l’alto livello di furti della produzione. Fonti attendibili hanno riferito al Gruppo che direttori di diverse compagnie, col supporto di membri delle elite-networks, erano collusi in questi furti.
48. La compagnia diamantifera statale, Société Minière de Bakwanga, è stata saccheggiata da una direzione che condonava i furti su larga scala attuati da infiltrati. Tre anelli di furto operano nel campound della MIBA, conosciuto come il “poligono”. Il primo di questi anelli è stato organizzato e messo in atto da 48 soldati zimbabwensi che stazionavano in cinque diverse località di un grande sito minerario. Il personale militare zimbabwense concedeva a gruppi di persone di entrare nel “poligono” ed estrarre diamanti, e in cambio ricevevano compensi in forma di denaro e diamanti.
49. Un secondo anello di furti, viene perpetrato dalla Brigata Mineraria, o Polizia Provinciale Mineraria, che è addestrati a sorvegliare la miniera. Già licenziato per furto il Comandante Mushitu della Brigata Mineraria è ritornato in servizio. In cambio della protezione, il Comandante riceve sacchi di ricca sabbia diamantifera. Tuttavia, gli estrattori di diamanti sono sempre costretti a scontri a fuoco dalla Brigade Minière e dagli zimbabwensi, nel loro sforzo di controllare i furti di diamanti.
50. Queste perdite sono probabilmente modeste se paragonate alle perdite procurate dal terzo anello di furti che coinvolge alti livelli della dirigenza MIBA e viene attuato durante le orerazioni di pulitura e di classificazione. I furti includono la produzione di gemme e affini. Circa il 50% del reddito complessivo della compagnia viene generato dal 3 al 4 perceneto della produzione di gemme e affini. La caduta dei profitti risultato dei furti è stata stimata intorno al 25% del reddito totale, approssimativamente 25 milioni di dollari all’anno. Messa sotto pressione dai suoi creditori, la MIBA è stata obbligata ad ingaggiare una compagnia privata per il servizio di sicurezza, la Overseas Security Services, che ha scoperto un sindacato criminale operante all’interno delle operazioni di classificazione.

L’uso di facciata delle incorporate a copertura delle attività criminali.
51. Alcuni membri delle elite-networks che dirigono le joint-ventures sono collegati al contrabbando di metalli preziosi e gemme, al traffico d’armi, al cambio illegale e al riciclaggio di valuta. Il Gruppo ha ricevuto estese documentazioni e testimoni di prima mano che spiegano i meccanismi di queste operazioni criminali.
52. La Sengamines arrotonda i suoi redditi riciclando diamanti contrabbandati dall’Angola e dalla Sierra Leone. Sengamines contrabbanda anche i suoi diamanti fuori dalla Repubblica Democratica del Congo, e il Gruppo è venuto a conoscenza di circostanze specifiche, tempi, posti e persone coinvolte in questi traffici. Ad esmpio, nel marzo 2001, il Sig. Al Shanfari istruì il suo capo esecutivo di contrabbandare diamanti dalla concessione della Sengamines a Johannesburg, Sud Africa, e consegnarli a Ken Roberts, il direttore esecutivo della Serengeti Diamonds.
53. La Sengamines è anche servita da facciata per coprire transazioni illegali di valuta straniera usando diverse strade dentro e fuori dalla Repubblica Democratica del Congo. Molte delle transazioni più recenti violano la legge sul cambio di valuta del paese e approfittano dell’arbitraggio tra i diversi ratei di cambio per il dollaro statunitense rispettivamente al franco congolese in Kinshasa e a quello nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo. Ad esempio, il 13 marzo 2000, funzionari della Oryx a Kinshasa hanno affittato un aereo che apparteneva al Sig. Bredenkamp, con otto casse di franchi congolesi, per pagare il volo su Harare. Inoltre il Gruppo possiede documentazioni che convalidano le informazioni che un impiegato della Oryx trasportava regolarmente pacchi di dollari statunitensi ($500.000 alla volta) che venivano ritirati dal conto della Oryw presso la Hambros Bank, Londra, e rimessi in circolazione a Kinshasa senza che venissero dichiarati alle autorità congolesi; una volta a Kinshasa il denaro veniva cambiato in franchi congolesi e più tardi trasportato ad Harare, e alla parte orientale della Repubblica Democratica del Congo. L’impiegato della Oryx disse che erano stati richiesti di pagare al Sig. Mnangagwa una commissione su queste transazioni che contravvenivano alla legge dello Zimbabwe. A dispetto di ripetute insistenze da parte dei rappresentanti del Sig. Bredenkamp che egli non avesse relazioni d’affari con il Sig. Al Shanfari, il Gruppo ha ricevuto un documento, datato gennaio 2001 e firmato congiuntamente dal Sig. Bredenkamp e dal Sig. Al Shanfari, a garanzia di un milione e mezzo di dollari prestati alla Oryx Natural Resources dalla Python Services Ltd.

Risorse minerarie ed esercito
54. L’approvvigionamento di equipaggiamenti e servizi militari è una delle maggiori fonti di reddito per l’elite-network. Numerose joint-venture di compagnie minerarie hanno solidi legami con le compagnie di forniture militari che facilitano le loro operazioni nella Repubblica Democratica del Congo. Il Gruppo possiede informazioni che i redditi da diamanti venivano usati per acquistare armi per le FAC e, indirettamente, usati per finanziare il contributo del Governo della Repubblica Democratica del Congo al pagamento dei salari dello ZDF. Il Gruppo ha ricevuto un documento che registra un trasferimento di denaro dai fondi della MIBA, richiesto dal Brigadiere Generale Francois Olenga per l’acquisto di armi per le FAC.
55. La Oryx Natural Resources ha una relazione di lavoro molto stretta con la Avient Air, una compagnia militare che fornisce servizi ed equipaggiamento allo ZDF e alle FAC. Nell’aprile 2002, Avient Air ha mediato la vendita di sei elicotteri d’attacco, acquistati da Governo di Kinshasa. I documenti bancari mostrano numerose transazioni tra la Avient e il faccendiere Leonid Minim. Durante la gestione di Andrew Smith, un ex capitano dell’esercito britannico, Gerry O’Brian e Lewis Kling, nel 1999 e nel 2000, la Avient è stata incaricata di organizzare bombardamenti aerei nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo. Nello stesso tempo la Avient organizzava la logistica e i trasporti di equipaggiamenti minerari per la Sengamines e partecipava alle operazioni di sicurezza come compagnia militare insieme allo ZDF. Il Gruppo possiede una ricevuta di pagamento datata settembre 2001, pari a $35.000 che passavano dal conto della Oryx presso la Banque Belgolaise alla Avient Ltd., una consorella della Avient Air basata nel Regno Unito.
56. John Bredenkamp, che ha una storia nell’approvvigionamento clandestino di forniture militari, ha un investimento nella Aviation Consultancy Services Company (ACS). Il Gruppo può confermare, indipendentemente dal Sig. Bredenkamp, che questa compagnia rappresenta la British Aerospace, la Dornier francese e la Augusta italiana, in Africa. Lontano dall’essere un investitore passivo nella ACS, come pretendono i rappresentanti della Tremalt, il Sig. Bredenkamp si procura attivamente affari usando contatti politici di alto livello. Discutendo con funzionari anziani egli si è offerto di mediare vendite di equipaggiamento militare della British Aerospace alla Repubblica Democratica del Congo. I rappresentanti del Sig. Bredenkamp, sostengono che la sua compagnia ha osservato le sanzioni dell’Unione Europea allo Zimbabwe, tuttavia parti di ricambio della British Aerospace per gli Hawke Jets dello ZDF, sono state fornite agli inizi del 2002 in violazione di quelle sanzioni. Il Sig. Bredenkamp controlla inoltre Raceview Enterprises, che fornisce la logistica allo ZDF. Il Gruppo ha ottenuto copia di fatture della Raceview intestate allo ZDF e datate 6 luglio 2001 per la consegna di tute mimetiche, batterie, carburante e olio lubrificante, stivali e razioni pasto, per un ammontare di 3,5 milioni di dollari. Il Gruppo ha anche copia di fatture per pezzi di ricambio per aerei intestate alle Forze Aeronautiche dello Zimbabwe, per un ammontare di 3 milioni di dollari.

Studio della catena commerciale che tratta diamanti
57. La joint-venture RDC-Zimbabwe Mineral Business Company (MBC) rappresnta gli interessi dello Zimbabwe nel lucrativo commercio dei diamanti nella Repubblica Democratica del Congo. Lo Zimbabwe acquista e commercializza la produzione dalla joint-venture Sengamines, che ha tentato di occultare i suoi legami con lo ZDF. La Mineral Business Company usa l’influenza politico-militare dello Zimbabwe per evadere le richieste legali della Repubblica Democratica del Congo ed evitare i costosi pagamenti delle commissioni sulle licenze di commercio. Il rifiuto della MBC di onorare i suoi obblighi verso il tesoro pubblico ha indotto la richiesta ufficiale del Ministro delle Miniere che la MBC si adeguasse alla legge. Funzionari della MBC hanno asserito che le entità zimbabwensi non sono obbligate ad aderire alle leggi della Repubblica Democratica del Congo.
58. La Mineral Business Company (MBC) acconsente che un numero limitato di altre compagnie diamantifere si avvantaggino dello status privilegiato di cui essa gode a Kinshasa. La Sandrian Mining, basata a Kinshasa, ha una relazione contrattuale con la MBC. La Thorntree Industries, una joint-venture tra la sud africana Nico Shefer’s Tandan Group e lo ZDF, e ha anche contratti con la MBC, così come la Mixen Trading, che ha uffici nello Zimbabwe. La MBC vende alla statunitense Flashes of Colors e alla Ibryn and Associates, registrata in Svizzera, così come alla Jewel Impex, alla Komal Gems a alla Diagem, registrate in Belgio. Una delle principali compagnie partner della MBC è la Belga Abadiam, che compra dalla MBC e anche direttamente dalla Sengamines. Il Gruppo possiede registrazioni bancarie datate settembre 2001 che mostrano trasferimenti per oltre un milione di dollari dal conto belga della Oryx Natural Resources alla Abadiam.

Il collasso del settore pubblico; conflitto armato e conseguenze umanitarie
59. La diversione di fondi dalle compagnie di Stato e dalle casse pubbliche, con frode o con il pretesto dello “sforzo bellico” ha contribuito ad eliminare fondi utili per i servizi pubblici. Il settore pubblico nelle due provincie del Kasai è effettivamente scomparso. Dei cinque impianti per la produzione delle acque nel Kasai Orientale, quattro non funzionano più e il quinto, nella città di Mbuji Mayi, funziona al 20% delle sue capacità. Dei sei impianti per la produzione delle acque nel Kasai Occidentale, cinque sono fuori uso, mentre il sesto, nella città di Kananga, opera al 10% delle sue capacità.
60. Funzionari governativi denunciano il precipitoso declino della spesa pubblica per la guerra. La maggioranza dei soldati non vengono pagati e diventano dei predatori sociali, autofinanziandosi attraverso il furto e la razzia, vivendo così alle spalle della popolazione che sono preposti a proteggere, i Governi Provinciali attuano solo piccoli sforzi per scoraggiarli. Le tasse e i diritti sulle licenze sono comunque aumentati, così come l’acquisizione forzata delle risorse delle imprese di Stato, in nome dello sforzo bellico. Il Governo ha comunque beneficiato dello stato di guerra usandolo a pretesto, non solo per giustificare un incremento della domanda della popolazione per aumentare i redditi governativi, ma anche per giustificare un decremento delle spese. L’insicurezza nelle aree controllate dal Governo è solo una piccola parte delle conseguenze per il supporto dei militari in guerra. E’ molto più una conseguenza della deliberata negligenza dei militari, che in virtù di questa negligenza puntano le armi sulla popolazione.
61. Il pretesto della guerra, incrementa le imposizioni del Governo, la combinazione di salari non pagati e assenza di servizi governativi hanno precipitato nel collasso l’economia urbana di Mbuji Mayi, Kananga e, in forma minore, di Lubumbashi. Le banche non fanno più credito nelle province del Kasai. La mancanza di credito e il declino del trasporto su strada hanno forzato la maggior parte delle industrie di Kananga a chiudere.

Katanga
62. La città di Lubumbashi e il Katanga in generale, sono state affette dalla presenza di militari rwandesi nel nord. L’occupazione da parte del RPA nella porzione settentrionale del Katanga, la ricca pianura agricola intorno a Nyunzu e Kongolo, ha tagliato fuori la porzione meridionale da quello che era il granaio del Katanga.
63. Un recente studio fatto da Médicens sans Frontières a Kilwa, una città rappresentativa del Katanga meridionale, posta a sud della linea del fronte, con 350.000 abitanti, ha rilevato un tasso di morte per i bambini al di sotto dei cinque anni del 3,2 per 10.000 al giorno. Nel corso di un anno, questo significa che il 12% dei bambini al di sotto dei cinque anni di età morirà, e uno su quattro muore in un periodo di due anni. Da notare che, virtualmente nessuna (0,6%) delle morti risulta causata da violenze. Le morti risultano invece essere causate da malattie; malaria e dissenteria e da condizioni legate direttamente alla malnutrizione e all’assenza di strutture sanitarie.
64. Malaria e dissenteria sono curabili. Organizzazioni non governative internazionali come World Vision e, in questo caso, Médicens sans Frontières, tentano di inserirsi laddove non esistono più i servizi governativi. Tuttavia, l’elevato tasso di mortalità nelle aree controllate dal Governo, intorno ad Ankoro, Kilwa, Dubie e Lwanza, specialmente dove i servizi sanitari non esistono e dove il personale medico statale non riceve salari, sono indicazioni della negligenza governativa. I tassi di malnutrizione e di mortalità sono la misura della negligenza e, in parte, sono la conseguenza della diversione delle risorse dello Stato dalle compagnie statali come Gécamines nei conti privati di individui zimbabwensi, di altri interessi privati e di individui congolesi.

IV. Aree controllate dal Rwanda

65. Le pretese del Rwanda concernenti la propria sicurezza hanno giustificato la presenza delle sue forze armate, il cui scopo nel lungo periodo è, per usare il termine impiegato dal Congo Desk del Rwandan Patriotic Army (RPA), di “mettere al sicuro le propietà”. I leaders rwandesi sono riusciti a persuadere la comunità internazionale che il loro esercito nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo protegge il paese dall’ostilità di gruppi, nella Repubblica Democratica del Congo che, essi dichiarano, sono attivi nel preparare un invasione contro di loro.
66. Il Gruppo ha acquisito numerose prove del contrario. Ad esempio, il Gruppo possiede una lettera datata 26 maggio 2000, scritta da Jean Pierre Ondekane, Primo Vice Presidente e Capo dell’Alto Comando Militare per l’area di RCD-Goma, che chiede con urgenza tutte le unità disponibili per mantenere buoni rapporti “con i nostri fratelli Interahamwe e Mayi Mayi”, e più avanti “se necessario lasciar loro sfruttare il sotto-suolo per la loro sopravvivenza.
67. Membri di spicco del gruppo di Hutu congolesi, Benemugab Ohumwe, hanno recentemente incoraggiato gli Hutu a vivere nella Repubblica Democratica del Congo, e alcuni dei loro gruppi di opposizione a continuare a lavorare per la causa del Rwanda nel paese. Eugene Serufuli, Governatore della Provincia del Nord Kivu sotto il controllo dello RCD-Goma, che sostiene di essere un Hutu, ha promosso un’organizzazione non governativa, Tous pour la Paix et la Démocratie, con lo scopo di coscrivere gli Hutu di ogni convinzione politica per gettarli nel loro destino con i rwandesi. Il loro proposito, come descritto dal “Nord Kivu Reveil” in una circolare datata 16 aprile 2002, è stato “di esprimere la loro lealtà al Rwanda condividendo i suoi sfrozi per controllare la parte orientale della Repubblica Democratica del Congo”
68. Un combattente Interhamwe di trent’anni, che vive nell’area di Bukavu descrisse la situazione in un intervista registrata da un funzionario delle Nazioni Unite nei primi tempi del 2002.
Non abbiamo combattuto molto con la RPA negli ultimi due anni. Pensiamo che siano stanchi di questa guerra, così come lo siamo noi. In ogni caso, essi non sono qui in Congo per darci la caccia, così come pretendono. Ho visto le miniere d’oro e di coltano che scavano qui, abbiamo visto come derubano la popolazione. Queste sono le vere ragioni per cui sono venuti qui. L’RPA viene e spara in aria, saccheggiano le popolazioni dei villaggi ma non ci attaccano più. Se sei fortunato e hai un grande fratello nella RPA, forse lui è in grado di procurati cibo e munizioni.
69. Sulla base delle proprie analisi, di considerevoli documentazioni e di testimonianze orali, il Gruppo mantiene la convinzione che la presenza rwandese ha lo scopo di incrementare il numero di rwandesi nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo e di incoraggiare quegli insediamenti che agiscano all’unisono per sostenere il suo controllo economico. La recente dipartita delle truppe non dovrebbe essere interpretata come la propensione del Rwanda a ridurre il suo considerevole coinvolgimento nell’evacuazione delle risorse di valore, nella riduzione del conflitto armato o nella riduzione della crisi umanitaria nella regione. Lo sfruttamento economico nelle sue varie forme continuerà, confidando in una meno cospicua presenza di forze armate e in strategie alternative per continuare le attività di sfruttamento.

Le elite network
70. Le operazioni della elite-netxork nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo sono gestite centralmente dall’RPA Congo-Desk, che serve per collegare le attività militari e commerciali dell’RPA. Il Gruppo ha descritto queste funzioni dettagliatamente in rapporti precedenti. Il Gruppo continua a ricevere documentazione sulle vie con cui i proventi dell’ala commerciale dell’RPA finanziano la presenza armata. Ad esempio, il Gruppo ha recentemente acquisito documenti che dimostrano vendite di coltano che sono state negoziate da funzionari del Congo Desk. Il Gruppo possiede copia dei fax spediti dall’ufficio del Maggiore dell’RPA Dan Munyunza nell’interesse della Maniema Minig Company, e di un altro fax spedito dall’ufficio del Comandante in Capo dell’RPA, Generale James Kaberebe.
71. Mentre i proventi e le spedizioni del Congo Desk sono considerevoli, esse sono tenute assolutamente separate dal budget nazionale del Rwanda. Una fonte attendibile associata al Congo Desk ha calcolato che le entrate del Desk provvidero all’80% di tutte le spese dell’RPA nel 1999. Il budget ufficiale del Rwanda per il 1999 allocò $80 milioni alle spese militari. Se questi $80 milioni rappresentano il 20%, come riferito dalla fonte del Gruppo, quale porzione delle spese militari non coperte dal Congo Desk, allora il totale del budget militare coperto da tutte le fonti dovrebbe essere approssimativamente di $400 milioni. E sarebbe il 20% del GNP speso nel 1999 e circa il 150% delle spese ricorrenti in quell’anno. Il contributo del Congo Desk alle spese militari del Rwanda sarebbe così nell’ordine dei $320 milioni. Le attività fondate sui proventi generati dal Congo Desk plasmano fortemente la politica estera del Rwanda ed influenzano direttamente le decisioni in numerosi domini. Queste transazioni sono tuttavia, nascoste allo scrutinio delle organizzazioni internazionali.
72. L’elite-network mantiene strette relazioni commerciali con i network criminali transnazionali, compresi quelli di Victor Bout, Sanjivan Ruprah e Richard Muamba Nozi. Gli aerei di Victor Bout vengono usati per diversi scopi, incluso il trasporto di coltano e cassiterite, il trasporto di forniture nelle miniere e il trasporto di truppe ed equipaggiamenti militari. Durante l’ultima grande campagna militare in Pweto nella Repubblica Democratica del Congo, gli aerei di Victor Bout furono usati per trasportare personale dell’RPA nell’area.
73. Nonostante Sanjivan Ruprah abbia frequentemente lavorato con l’organizzazione criminale di Victor Bout, egli mantiene un’affiliazione indipendente al Congo Desk di Kigali. Il 7 febbraio 2002, il Sig. Sanjivan Ruprah venne arrestato in Belgio, sospettato di pianificare la fornitura di sei milioni di banconote dello New Zaire, che sono ancora valide in Congo, all’RCD-Goma finanziate dai mercanti di diamanti belgi. Il Presidente della RCD-Goma, Adolphe Onusumba, che ha una parentela e relazioni commerciali con il Sig. Ruprah, ha giocato un ruolo chiave in questa operazione di spaccio di denaro falso. Un altro gruppo, il Muamba Nozi, ha anche fornito franchi congolesi falsi all’RCD-Goma. La sua base operativa regionale è situata a Nairobi, dove essi stampano e distribuiscono nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, grandi quantità di franchi congolesi contraffatti. Funzionari della Banca Centrale di Kinshasa hanno informato il gruppo che le attività di cantraffazione del Sig. Muamba Nozi sono politicamente motivate e progettate per destabilizzare deliberatamente l’attuale regime indebolendone la moneta.

Strategie e fonti di reddito
Coltano
74. La fine del monopolio della SOMIGL sul coltano, nell’aprile 2001 fu dovuta meno alla caduta del prezzo del coltano che alla determinazione del Rwanda di acquisire più proventi, che venivano presi in tasse dall’amministrazione ribelle dell’RCD-Goma. La fine degli accordi con la SOMIGL rese possibile all’RPA di frustrare gli sforzi del’RCD-Goma di aumentare i proventi per i propri propositi.
75. La quantità di coltano esportata dalla parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, per un ammontare del 60-70%, è stata estratta sotto la diretta sorveglianza del personale RPA distaccato sul luogo ed evacuata in aereo dalle piste vicino alle miniere, direttamente a Kigali o Cyangugu. Senza pagare alcuna tassa. Nel trasporto del coltano venivano impiegati aerei militari dell’RPA, di Victor Bout e di piccole compagnie aeree. L’RPA ha mantenuto il controllo sulla maggioranza dei giacimenti di coltano, dove sono stati individuati ricchi depositi, dove la percentuale di tantalio è molto elevata, e dove sono accessibili piste di decollo e atterraggio.Una varietà di regimi di lavoro forzato sono stati rilevati nei siti gestiti dal personale distaccato dell’RPA, alcuni per la raccolta del coltano, alcuni per i trasporti e altri per i servizi domestici. Molti funzionari dei conti riportano il largo uso di prigionieri importati dal Rwanda che lavoravano con contratti di apprendistato.
76. Una piccola porzione, forse dal 15% al 25% del coltano complessivamente esportato, viene acquistato da agenzie rwandesi che comprano da negoziatori locali, direttamente dalle miniere oppure da agenti di gruppi di difesa locale. Molte di queste agenzie, sono possedute da ufficiali militari rwandesi o da chi strettamente legato al Governo del Rwanda, come l’agenzia MHI, Eagle Wings o Rwanda Metals, che hanno ottenuto le loro proprie miniere e coscritto i loro lavoratori allo sfruttamento del giacimento in condizioni molto severe.
77. La parte più piccola di coltano viene acquistata da poche agenzie congolesi, in uno dei numerosissimi giacimenti di coltano nelle aree più remote. La maggior parte delle agenzie congolesi sono nell’impossibilità di competere con le agenzie del Rwanda o dell’RPA.
78. Mentre i profitti minerari del Congo Desk si sono incrementati, così quelli dell’RCD-Goma sono declinati. Il Congo Desk ha perennemente deprivato il suo partner più giovane, RCD-Goma, di ogni risorsa significativa e delle prerogative, e l’RCD-Goma se ne è perennemente lamentato. Gli amministratori dell’RCD-Goma hanno frequentemente sottolineato che erano incapaci di gestire il loro esercito senza redditi sufficienti. In mancanza di supporto finanziario le brigate dell’ANC sono tornate a saccheggiare le popolazioni dei villaggi nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo. La terza brigata ha rubato una grande numero di bestiame intorno a Kalemie, e la prima brigata ha preso diamanti da Opala. Il Gruppo possiede estese documentazioni di queste attività. La maggioranza di queste forze ribelli sono sotto il comando di ufficiali dell’RPA. Essi non hanno grosse esitazioni, se comandati, ad attaccare i gruppi locali di autodifesa che ostacolano le loro operazioni commerciali, ad eliminare nemici specifici, a provvedere alla sicurezza attorno ai ricchi giacimenti auriferi, diamantiferi e di coltano, a provvedere ai servizi di polizia nelle aree urbane e, occasionalmente, a mantenere una presenza di forze armate lungo la linea del fronte. Siccome le truppe ANC non sono pagate ne disciplinate, esse usano le loro armi contro la popolazione civile, e bruciano feequentemente interi villaggi per procurarsi propietà e cibo.

Studio della catena commerciale che coinvolge il coltano.
79. Eagle Wing Resources International, un’agenzia del coltano a Bukavu, è una sussidiaria Trinitech International Inc., basata in Ohio, USA. La Eagle Wings ha uffici in Rwanda, Burundi e nella Repubblica Democratica del Congo. Il Direttore della Eagle Wings di Kigali ha stretti rapporti con il regime rwandese. Di conseguenza la Eagle Wings opera nella Repubblica Democratica del Congo come un’agenzia controllata dal Rwanda, con tutti i privilegi che ne derivano. La Eagle Wings non è obbligata ad adempiere a tutte le sue responsabilità verso il tesoro pubblico gestito dall’amministrazione dell’ RCD-Goma. Come altre agenzie del coltano controllate dal Rwanda, Eagle Wings collabora con l’RPA per ottenere accessi privilegiati ai giacimenti di coltano e al lavoro forzato.
80. Circa il 25% del coltano trattato dalla Eagle Wings viene spedito da Kigali alla Ulba Metallurgical Plant di NAC Kazatomprom, in Kazakhstan. Un altro 25% viene venduto alla sussidiaria della Eagle Wings, la Trinitech International Inc. negli Stati Uniti, che provvede alla vendita alla Ulba e agli impianti cinesi di Ningxia Non-Ferous Metals Smeltery (NNMS). La H.C. Stark, basata in Germania e sussidiaria della corporazione transnazionale Bayer AG, acquista circa il 15% del coltano della Eagle Wings. H.C.Stark ha negato in numerose occasioni di ottenere coltano estratto nell’Africa Centrale. In un comunicato stampa emesso il 24 maggio 2002, la H.C. Stark dichiara di non aver acquistato minerali estratti nell’Africa Centrale fin dall’agoto del 2001. Il Gruppo possiede documenti che provano il contrario. Nello stesso comunicato stampa la H.C. Stark dichiara che il suo coltano proviene da “fornitori contadini agricoltori” “peasant suppliers” e non da gruppi ribelli. Infatti non esiste coltano proveniente dalla parte orientale della Repubblica Democratica del Congo privo del benestare di gruppi ribelli o di forze armate straniere.
81. In un caso di cui il Gruppo ha documentazione, il 21 settembre 2001, la Mozambique Gemstone Company, ha fornito documenti falsi che indicano il Mozambico come luogo d’origine della spedizione del coltano esratto in Rwanda e transitato via Sud Africa. La Mozambique Gemstone Company quindi vende poi la consegna all’AMC African Trading and Consulting Company Ltd., basata in Sud Africa, che in seguito vende la consegna all’H.C.Stark Ltd. di Rayong in Thailandia. L’H.C.Stark ha spedito una lettera di credito per questa consegna, datata 9 maggio 2002, alla Chemie Pharmacie Holland che supervisiona l’intera transazione, e che è un partner commerciale di Eagle Wings per la quale provvede servizi logistici e finanziari. La Eagle Wings è l’unica fonte di coltano per la Chemie Pharmacie. Eagle Wings non ha operazioni in Mozambico.
82. Il Gruppo ha anche avuto contatti diretti con i cinesi della NNMS, per determinare se essi usano coltano estratto nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo. La NNMS ha categoricamente negato di intrattenere rapporti d’affari con “alcun individuo o entità che rappresentino qualcuno o qualche entità nella Repubblica Democratica del Congo”. Infatti un certo numero di mediatori commerciali che trattano il coltano estratto nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, hanno informato il Gruppo delle loro vendite alla NNMS. Una presentazione pubblicitaria preparata dalla stessa NNMS, dichiarava che la ragione per cui essi sono capaci di fornire prezzi bassi per i loro prodotti è che la NNMS acquista quantità significative di materiale grezzo dall’Africa Centrale. Un rapporto della NNMS nota che il 50% di tutto il coltano acquistato per la raffinazione è stato estratto in Africa Centrale. Le frequenti investigazioni del Gruppo presso la NNMS sono state ignorate.

Diamanti
83. Il mercato dei diamanti è stata la ragione per cui il Rwanda ha combattuto contro l’Uganda, per appropiarsene. Dopo l’ultimo scontro in Kishangani nel giugno 2000, l’RPA ha lavorato attraverso l’RCD-Goma per incanalare tutti i diamanti verso Kishangani sotto il controllo del Congo Desk. La tecnica consisteva nell’obbligare tutti i commercianti locali di diamanti a vendere ad un’agenzia principale che aveva l’esclusiva dei diritti di esportazione.
84. Il Congo Desk ha dato ad Aziz Nassour il primo monopolio. Aziz Nassour cadde in disgrazia presso il Congo Desk e fu rimpiazzato da un commerciante di diamanti israeliano, Philippe Surowicz. I commercianti di diamanti di Kishangani ricordano il periodo di Surowicz come “il regno del terrore”. I commercianti di diamanti hanno riportato frequentemente che entravano nell’agenzia del Sig. Philippe solo per confrontarsi con militari del RPA che determinavano prezzi irrisori e prendevano i diamanti. Il Congo Desk ha rimpiazzato il Sig. Surowicz nell’ottobre 2001 con un libanese, Hamal Khalil, che lavorava attraverso l’agenzia Bakayoko in Kishangani.
85. Alla metà di novembre 2001, il Dipartimento delle terre, Miniere ed Energia dell’RCD-Goma ha condotto uno studio sulle performance di Hamal Khalil nel primo mese della sua attività. La sua quota era fissata ad un minimo di $500.000 al mese. Il Sig. Khalil raggiungeva la sua quota esportando diamanti per un valore di $576.000 in un periodo di 27 giorni. La performance era adeguata ma era molto al di sotto del potenziale di vendita di Kishangani che poteva raggiungere i due milioni di dollari al mese. Le sue povere performance hanno fatto nascere il sospetto che il Congo Desk usasse il Sig. Khalil per dirottare proventi che altrimenti sarebbero risultati dell’amministrazione di RCD-Goma. Un’ispezione simile sulla produzione di diamanti nelle aree di Sankuru e Lodja, nel Kasai settentrionale, attuata una settimana prima, rivelò che funzionari dell’RPA portavano fuori clandestinamente dal Kasai settentrionale grandi quantità di diamanti, che consegnavano direttamente al Congo Desk di Kigali. L’RCD-Goma accertò che il Sig. Khalil sottostimava i diamanti con una conseguente riduzione delle tasse pagabili al tesoro pubblico dell’RCD-Goma, così come un più grande margine di profitto per il Sig. Khalil e per il Congo Desk. Lo studio conclude che “Il tesoro pubblico avrebbe proventi quattro volte superiori se non fosse per le pratiche fraudolente e la sottostima dei diamanti”.

Importazioni, tassazione e requisiti del settore pubblico
86. Il conflitto controverso dei diamanti di Kisangani che vengono commercializzati da networks criminali. I proventi di queste vendite criminali vengono riciclati acquistando grandi quantità di prodotti domestici in Dubai – zucchero, sapone, abiti a medicine – che sono poi importati nella Repubblica Democratica del Congo e offerti ai mercanti locali a prezzi appetibili. I grossisiti rwandesi usano i profitti in franchi congolesi per comprare dollari e, per chiudere il circuito commerciale, per acquistare diamanti.
87. L’interesse delle ali commerciali dell’RPA nel vendere prodotti di consumo a prezzi appetibili non è solo per riciclare il denaro delle vendite criminali dei diamanti, ma anche di sottomettere quella che una volta era la fiorente economia di Kisangani, al controllo del Rwanda. Gli abiti che venivano un tempo prodotti dalla fabbrica Kisangani Sotexky, ed erano rinomati per la loro qualità, non possono più competere con i più economici abiti importati, e il risultato è che la forza lavoro della Sotexky, un tempo composta da 2.000 lavoratori, oggi ne conta solo cento. L’olio di palma, un tempo prodotto localmente dalla Unilever non può più competere con l’olio importato che viene venduto a Kisangani ad un terzo dell’olio prodotto localmente. L’attività della Unilever a Kisangani si è praticamente fermata. Indebolire la produzione locale non mina solo l’economia manifatturiera locale trasformando la popolazione di Kisangani in consumatori prigionieri, ma sposta l’economia manifatturiera di Kisangani a Kigali.
88. Un’altra strategia per aumentare i profitti è di usare la facciata del settore pubblico della RCD-Goma per requisire fondi alle imprese pubbliche. Il 21 novembre 2001, il Segretario Generale dell’RCD-Goma requisì per decreto tutti i proventi generati da apparati pubblici e parastatali. Il giorno seguente il Segretario Genrale annullò tutti gli accordi collettivi esistenti, per i lavoratori di quelle imprese. I decreti erano applicabili a tutte le imprese pubbliche, soprattutte quelle dell’acqua, le autorità aeroportuali, dell’elettricità e le autorità di strade e trasporti. RCD-Goma dichiarò che le requisizioni erano nel pubblico interesse. Nel giro di un mese le imprese dell’acqua non avevano più fondi per acquistare i prodotti chimici per la purificazione delle acque in Kisangani e Bukavu e le centrali smisero di funzionare per la mancanza delle necessarie riparazioni. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa è intervenuto fornendo sessanta tonnellate di prodotti chimici per la purificazione delle acque ed ha finanziato costose riparazioni alle centrali di Tshopo per evitare la fornitura discontinua di acqua a Kisangani e anhe per evitare l’esplodere di epidemie di colera. La compagnia parastatale di trasporti cessò le attività, le autorità aeroportuali si appellarono all’RCD-Goma di restituire una porzione dei fondi requisiti in quanto i salari non venivano pagati da sei mesi.
89. In seguito al decreto, il 15 marzo 2002, vennero introdotte nuove tasse e tutte le percentuali furono aumentate. Durante un periodo di diciotto mesi dal primo decreto del settembre 2000, le tasse sul consumo di elettricità sono cresciute del 200%. Le licenze per il commercio agricolo aumentate di quattro volte. La maggior parte delle commissioni sulle transazioni d’affari sono state raddoppiate o triplicate. Il numero delle diverse tasse nell’area dell’amministrazione dell’RCD-Goma è quadruplicato dal 1998. Nessuno dei proventi fiscali viene usato per i pubblici servizi.

Il conflitto armato e le sue conseguenze
90. Personale medico, religiosi e ONG nel Katanga settentrionale, attestano all’unisono di una rapida escalation dei disordini in Kalemie e di incremento nell’uso delle armi da parte di un vasto arco di gruppi, alcuni affiliati all’RCD-Goma e altri no. I combattimenti tra RPA e FAC sono stati limitati al settore rwandese del Katanga settentrionale nel novembre 1998 e ad una controffensiva governativa nell’ottobre 2000. Questi scontri hanno causato un considerevole spostamento delle popolazioni che si trovavano sulla via delle truppe in movimento. Tuttavia è la conseguenza di questi scontri che ha causato un più duro conflitto armato. Le truppe rwandesi hanno preso materiale per le loro campagne. La terza brigata dell’RCD-Goma, seguendo l’esempio dei rwandesi (in their own random fashion), si sono appropiati di cibo e altre propietà. Movimenti armati sono cresciuti in seno alle popolazioni locali per organizzare l’autodifesa, e occasionalmente, queste milizie locali si sono unite con altre milizie locali per costituire gruppi armati più consistenti. Il Gruppo ha ricevuto estesa documentazione da avvocati locali, chiese cattoliche e protestanti, dalla Fédération des Entreprises au Congo e da altri che mostra dettagliatamente il furto di bestiame valutato oltre i $15 milioni, il furto di beni di consumo per oltre un milione di dollari e la distruzione o la vendita fraudolenta di equipaggiamento della Société Nationale de Chemin de Fer du Congo.
91. La chiesa Cattolica nella parte orientale della Repubblica Demoncratica del Congo ha parlato coraggiosamente di furti, assassinii, torture, estorsioni, stupri e attività piratesche nel lago Tanganika perpetrate in origine dall’RPA e continuate in seguito dall’ANC, dalla polizia dell’RCD-Goma e dalla milizia Banyamulenge. La Chiesa e più notoriamente il Vescovo di Kalemie-Kirungu, ha guidato recentemente una campagna per esporre questi abusi. I Direttori del Dipartimento per la sicurezza e le informazioni dell’RCD-Goma hanno risposto minacciando di uccidere i leader più in vista della Chiesa. La Diocesi Cattolica ha pubblicato una lista di quelle minacce il 15 maggio2002.
92. Il moltiplicarsi di forze armate e di combattimenti nell’interno hanno distrutto completamente la produzione agricola nella ricca pianura nell’interno del Katanga settentrionale. Gli eccessi dell’RPA nel requisire risorse per far fronte allo “sforzo bellico” hanno instaurato un precedente divenuto uno standard per le molto meno disciplinate forze ribelli dell’ANC, che hanno devastato il paese. I piantatori sono riluttanti ad investire in sementi quando è così probabile che vengano derubati. Un largo numero di persone sono state sfollate dalle loro case e hanno abbandonato la loro terra in preda al panico. L’ufficio per il coordinamento degli affari umanitari ha stimato che solo nell’area del Katanga settentrionale, 350.000 persone sfollate vivono lontano dalle loro case, con i vicini, nelle città o nella foresta.
93. Il conflitto armato lungo l’asse Masisi-Walikale-Goma cresce sulle tensioni tra un grande numero di personale RPA, sul posto per gestire le operazioni di estrazione delle miniere e gli Hutu che risiedono sul posto, ma che sono anche stati importati o coscritti dalle forze rwandesi per il lavoro forzato nelle miniere. Diversi agenzie di propietà rwandese hanno litigato tra loro per l’accesso ai siti minerari. Le forze dell’RPA hanno attaccato e bruciato interi villaggi per prendere il coltano estratto da alcuni gruppi di Hutu e dalla popolazione locale dei villaggi stessi. Il Gruppo ha raccolto testimonianze dagli abitanti di questi villaggi che sono stati forzati ad abbandonare i loro villaggi dopo gli attacchi. Con meno eccezioni, l’obbiettivo delle attività militari è di assicurare l’accesso ai siti minerari e di assicurare la fornitura di lavoro forzato.
94. Lo sfollamento della popolazione è il risultato dei frequenti conflitti armati, con la facile conseguenza di insicurezza alimentare, malnutrizione e alto tasso di mortalità sia per gli sfollati che per le popolazioni che li ospitano. L’ufficio per il coordinamento degli affari umanitari ha stimato che un milione e mezzo di persone, circa il 14% della popolazione, sono state sfollate nel marzo 2001 dalle aree occupate dal Rwanda nel nord e nel sud del Kivu, Maniema e Katanga. Oltre i tre quarti delle famiglie che vivono nelle aree rurali sono state probabilmente forzate a sfollare almeno una volta negli ultimi cinque anni. Questo grado di conflitto mina le autorità locali e incoraggia un ambiente sociale abusivo. Le infrastrutture pubbliche sono state distrutte. L’iscrizione alle scuole in Shabunda è crollato del 56% dal 1998. Gli uomini conducono abusi sulle donne in modo sorprendente in tutta la parte orientale della Repubblica Democratica del Congo. (Men are led to abuse women on a surprising scale throughout the eastern Democratic …) ONG internazionali hanno fornito rapporti completi su gruppi di donne prese in ostaggio e sottoposte ad abusi sessuali per lunghi periodi. I bambini sono divenuti strumenti di guerra, forzati a lavorare in miniera e coscritti per le forze armate. Funzionari delle Nazioni Unite hanno sostenuto che il numero dei bambii soldato nelle armate ribelli è molto più alto di quanto riportato dalle amministrazioni ribelli, e che il 50% delle difese locali e dei gruppi Mayi-Mayi sono composti da bambini.

Malnutrizione e mortalità
95. Gli studi sulla malnutrizione promossi dalle ONG sia nel Katanga settentrionale che nelle altre regioni del Kivu, hanno mostrato che, in alcuni posti, un numero che varia dal 25% al 30% di tutti i bambini al di sotto dei cinque anni, sono malnutriti. Nella maggior parte dei casi questo è dovuto al grande numero di persone costrette ad abbandonare le loro produzioni agricole per rifugiarsi nei villaggi vicini che li ospitano. Un certo numero di studi hanno dimostrato lo stretto legame tra l’elevato livello di malnutrizione e i tassi di mortalità in questa regione.
96. La conclusione più comune quotata dall’ osservatorio dell’International Rescue Committee è che altri due milioni e mezzo di persone sono morte dall’inizio della guerra, e che non sarebbero morte se la guerra non ci fosse stata. (than would have died had the war not occurred) Mentre lo studio è direttamente rilevante per il campione di popolazione di 1,3 milioni di persone, l’International Rescue Committee ha considerato che quelle condizioni sono sufficientemente simili a quelle delle altre cinque provincie della parte orientale della Repubblica Democratica del Congo per giustificare l’applicazione del tasso di mortalità rilevato su di un campione di popolazione,all’intera popolazione delle cinque provincie. Lo studio copre il periodo che va dall’agosto 1998 all’aprile 2001. Se si prende atto che la mortalità è continuata allo stesso tasso, questo significherebbe che un eccesso di oltre 3,5 milioni di morti sarebbe occorso dall’inizio della guerra fino al settembre 2002. Queste morti sono la diretta conseguenza dell’occupazione da parte del Rwanda e dell’Uganda. La mortalità estesa, specialmente quella infantile, è la conseguenza di un ciclo di aggressioni, della moltiplicazione delle forze armate, di un’alta frequenza dei conflitti e delle loro conseguenze, specialmente dello sfollamento delle popolazioni. Non ci si deve sorprendere se nelle aree dove il conflitto è più intenso il tasso di mortalità dei bambini al di sotto dei cinque anni raggiunge il 35%.

V. Aree controllate dall’Uganda

97. L’obbiettivo dell’elite-network nelle aree controllate dall’Uganda è di esercitare un controllo monopolistico sui principali giacimenti di risorse naturali, sul commercio di import-export e sui proventi fiscali, con l’unico scopo di arricchire i membri del network. Nonostante l’attuale momento politico di riavvicinamento e l’apparente momento di normalizzazione delle relazioni tra l’Uganda e la Repubblica Democratica del Congo, l’elite-network continua ad incrementare le sue attività economiche nell’area.

L’elite-network
98. L’elite-network che opera per l’Uganda è decentralizzato e libero da gerarchie, diversamente dal network che opera per il Rwanda. Il network ugandese consiste in un gruppo ristretto di membri che include alcuni alti ufficiali dell’Ugandan People Defence Forces (UPDF), uomini d’affari privati e membri scelti delle leadership e amministrazioni ribelli. Il Luogotenente Generale (Ret.) Salim Saleh e il Maggior Generale James Kazini sono le figure chiave. Altri membri comprendono il Capo dei servizi di Intelligence, Colonnello Noble Mayombo, i Colonnelli dell’UPDF Kahinda Otafire e Peter Karim. Gl’imprenditori privati includono Sam Engola, Jacob Manu Soba e Mannase Savo insieme ad altri membri della famiglia Savo. Tra i politici e gli amministratori ribelli sono compresi il Professor Wamba dia Wamba, Roger Lumbala, John Tibasima, Mbusa Nyamwisi a Toma Lubanga.
99. Il network continua a condurre le sue attività attraverso compagnie di facciata come Victoria Group, Trinity Investments, LA CONMET e Sagricof. A meno che ciò non cambi, ognuna di queste compagnie si concentra su una o due nicchie commerciali. Il ruolo delle compagnie è di gestire le loro rispettive attività di nicchia, radunando il personale, occupandosi della logistica e, occasionalmente finanziando le operazioni.
100. Il network genera proventi dall’esportazione di materie prime, dal controllo delle importazioni di prodotti di consumo, dal furto e dalla frode. Il successo del network nella Repubblica Democratica del Congo è relativo a tre caratteristiche interconnesse, denominate; intimidazione militare, mantenimento di una facciata nel settore pubblico, nella forma dell’amministrazione del movimento ribelle, e manipolazione delle forniture di denaro e del settore bancario, con l’uso di valuta contraffatta e di altri meccanismi correlati.
101. L’UPDF e le sue milizie ribelli associate sono stati usati come un rafforzamento di fatto del network, assicurando al network una posizione preminente attraverso l’intimidazione, le minacce e l’uso della forza.L’UPDF o le milizie associate insieme ad ufficiali dell’UPDF hanno stabilito un controllo fisico sulle aree che contengono risorse commerciali e giacimenti di risorse naturali; coltano, diamanti, legname e oro.Hanno stabilito la loro autorità sui maggiori centri urbani e finanziari, come Bunia, Beni e Butembo, dove usano l’amministrazione ribelle come facciata del settore pubblico per generare proventi, specificamente per raccogliere tasse con vari pretesti, incluse le commissioni sulle operazioni commerciali, tasse sull’import-export e tasse su prodotti specifici.
102. L’Uganda ha recentemente concordato il ritiro di tutte le truppe dell’UPDF eccetto per il battaglione di rinforzo a Bunia e di un piccolo numero di unità sulle colline pedemontane dei monti Ruwenzori. In anticipo su questo ritiro, una forza paramilitare è stata addestrata sotto la personale autorità del Luogotenente Generale Saleh il quale, secondo le fonti del Gruppo, è preposto a continuare a facilitare le attività commerciali degli ufficiali dell’UPDF dopo la partenza dell’UPDF. Questo gruppo militare attinge a forme dissidenti come l’MLC di Jean Pierre Bemba, membri del RCD-Congo sostenuto dall’Uganda, inclusi i suoi leader, il Professor Kin-kiey Mulumba e Kabanga Babadi, e altri nella parte nord-orientale della Repubblia Democratica del Congo che hanno sostenuto l’UPDF in passato. E’ stato riportato che il Luogotenente Generale Saleh fornisce discretamente finanziamenti di sostegno a questo nuovo gruppo ribelle. Le fonti del Gruppo hanno indicato che Heckie Horn, Direttore della Saracen Uganda Ltd. è un partner chiave insieme al Luogotenente Generale Saleh, nel sostenere questi gruppi paramilitari e che il Luogotenente Generale Saleh stesso possiede il 25% della Saracen. Il direttore della Saracen provvede inoltre all’addestramento militare e alla fornitura di armi, per i membri di questo gruppo. In un intervista con i membri del Gruppo, il direttore della Saracen Ltd. ha negato categoricamente ogni coinvolgimento con le attività del Luogotenente Generale Saleh nella parte nord-orientale della Repubblica Democratica del Congo.
103. Fonti del Gruppo riferiscono che il Luogotenente Genrale Saleh e il Sig. Horn hanno consultato il Presidente Joseph Kabila per ottenere sostegno a questa operazione coperta, il cui scopo prioritario era di sostituire Mbusa Nyamwisi con Roger Lumbala a capo della RCD-K/ML per poter assicurare l’accesso alle aree ricche di diamanti intorno a Buta e Isiro, controllate dal gruppo ribelle del Sig. Lumbala, l’RCD-National. Questo obiettivo è stato largamente acquisito. Il loro obiettivo a lungo termine è di portare alla caduta di Jean Pierre Bemba, per aggiungere il crescente numero di dissidenti del gruppo del Sig. Bemba al nuovo movimento ribelle RCD-Congo. Con il numero di truppe incrementate e l’adeguato addestramento, essi sarebbero in grado di confrontarsi con l’RCD-Goma e il Rwanda.
104. I membri del network ugandese sono tipicamente esenti dal pagamento delle tasse. Il Gruppo è in possesso di documenti che dimosrtano che il network usa il controllo sull’amministrazione ribelle dell’RCD-K/ML per richiedere l’esonero dalle tasse per imporatre beni di grande valore. La garanzia di numerosi esoneri dal pagamento delle tasse da parte del Colonnello dell’UPDF Otafire tra il tardo 2001 e i primi mesi del 2002 è uno dei numerosi casi. Il Colonnello Otafire non ha solo beneficiato di privilegi finanziari ma, eventualmente, quegli esoneri hanno forzato i competitori locali fuori dai mercati di Bunia e Beni, lasciando il commercio del petrolio sotto il controllo del network.
105. Tuttavia i commercianti locali hanno l’obbligo di pagare sostanziose tasse sull’import-export. Questi operatori sono a volte favoriti nel pagamento delle tasse da sconti in forma di prefinanziamenti, comunque i pagamenti delle tasse da parte degli operatori locali sono obbligatori. Gli accordi di prefinanziamento comportano il pagamento, da parte di un importatore locale, di tasse scontate in cambio di un finanziamento ad un politico o ad un amministratore ribelle. Ma nessuno di questi pagamenti all’amministrazione ribelle vengono usati per finanziare servizi pubblici.
106. Il network usa la propria influenza economica per controllare il settore bancario che, in cambio, controlla l’accesso alle operazioni di capitale per i commercianti dell’area. Parlando in termini economici, questa regione è tenuta in cattività, dove i tipi d’imprese commerciali vengono manipolati e il flusso degli affari locali viene controllato. Inoltre, il flusso di denaro viene regolato dal network attraverso il cambio di valuta con larga introduzione di franchi congolesi contraffatti.
107. Come in passato il network continua a coinvolgere il gruppo criminale transnazionale di Victor Bout. Il Sig. Bout ha acquistato di recente la compagnia ugandese Okapi Air. L’acquisto della compagnia ha permesso a Victor Bout l’uso delle licenze della Okapi. La compagnia è stata poi ribattezzata Odessa. Il Gruppo è in possesso di una lista di voli diretti, dal 1998 all’inizio del 2002, dall’aeroporto internazionale di Entebbe, che conferma l’attività operativa degli aerei del Sig. Bout dai territori ugandesi. Attualmente, gli aerei del Sig. Bout dividono gli orari di volo e le destinazioni con la Planet Air, che è di propietà della moglie del Luogotenente Generale Salim Saleh e che favorisce le attività del Sig. Bout provvedendo all’archiviazione dei piani di volo dei suoi aerei.

Strategie e fonti di reddito
Coltano
108. Il coltano è stato sfruttato estensivamente nella Provincia Orientale da svariati gruppi armati sotto la protezione dell’UPDF. Numerose operazioni di estra-zione del coltano, specialmente sotto la supervisione dei Colonnelli dell’UPDF Muzora e Burundi, sono state coordinate sotto la facciata della Trinity Investment, dove il Maggior Generale dell’UPDF Kazini è la figura principale. Gruppi armati frequentemente identificati come milizie sotto il comando di ufficiali dell’UPDF, gestiscono giacimenti in aree remote dove i minatori pagano una commissione giornaliera per lo sfruttamento dell’area.

Studio della catena commerciale che coinvolge il coltano
109. Nel marzo del 2002, membri del Gruppo incontrarono Valentina Piskunova che, insieme con il marito Anatoly Piskunov, rappresentano ed operano per la compagnia LA CONMET nella sua base di Kampala. Durante la discussione con il Gruppo, la Sig.ra Piskunova ha spiegato che, a causa del collasso del mercato internazionale del coltano, i prezzi del minerale nella Repubblica Democratica del Congo sono scesi drammaticamente. Tuttavia, la Sig.ra Piskunova ha riferito al Gruppo che il continuo interesse interna-zionale nel coltano della Repubblica Democratica del Congo è dovuto al veramente basso costo della manodopera per l’estrazione del minerale. Per questa ragione la compagnia continua ad acquistare coltano dal suo ufficio di Butembo nella Repubblica democratica del Congo. Ella ci ha riferito che il prezzo di acquisto del coltano contenente una percentuale del 30% di tantalum era pari ai dieci dollari al kilo. Lo stesso coltano veniva poi rivenduto a diciassette dollari per kilo.
110. La Sig.ra Piskunova ha continuato riferendo al Gruppo che il coltano acquistato veniva trasportato via terra attraverso il confine tra la Repubblica Democratica del Congo e l’Uganda a Kasindi e poi all’aeroporto internazionale di Entebbe, dove veniva trasportato da un Boeing 707, via Sharjah negli Emirati Arabi Uniti, al costo di $140.000 a volo, fino a Ulba in Kazakhstan, per essere raffinato.
111. In aggiunta al profitto realizzato con la vendita del coltano, la LA CONMET risparmiava essendo garante del “completo esonero” per “tutte le attività di sfruttamento dei territori di Beni-Lubero” nella Repubblica Democratica del Congo, inclusi gli esoneri dai pagamenti fiscali e doganali. Il documento che garantisce gli esoneri è in possesso del Gruppo. Ed è stato firmato a Kampala il 5 gennaio 2000 da Mbusa Myamwisi, al tempo Commissario Generale dell’RCD-Kisangani, dove si identifica Salim Saleh come il propietario della LA CONMET e dove si designano quali suoi rappresentanti “il gruppo russo LA CONMET”.

Diamanti
112. Il network coordina tutti gli elementi del commercio di diamanti, le case locali d’acquisto, gli esportatori libanesi, la protezione armata dell’UPDF e le milizie individuali, l’esonero fiscale dal settore pubblico e la connessione libanese di Anversa, sotto l’egida della compagnia di facciata Victoria Group. Considerevoli prove a disposizione del Gruppo fanno emergere i nomi del libanese Khalil Nazeem Ibrahim e di un altro conosciuto col nome di Sig. Abbas, come gli attuali punti focali a Kampala per le operazioni diamantifere della Victoria. Il Gruppo possiede prove credibili che Khalil Nazeem Ibrahim ha usato i capitali e i servizi commerciali di Hemang Nananal Shah, propietario della Nami Gems di Anversa. Il Luogotenente Generale Saleh viene riconosciuto, dalle fonti del Gruppo in Bunia, Kisangani e Kampala, come il fondatore e direttore del Victoria Group e come la mente organizzativa delle sue operazioni.
113. Gl’individui libanesi insieme alle loro famiglie, che sono comunemente riconosciuti in connessione con il Victoria Group, sono anche considerati in stretta associazione con le famiglie libanesi Khanafer e Ahmad. Khanafer Nahim, in particolare, è stato riconoscuto come una figura chiave nelle operazioni del Victoria Group. Egli è ben conosciuto da numerose agenzie nazionali di intelligence e di polizia per la produzione di denaro falso, riciclaggio di denaro e contrabbando di diamanti nell’interesse di generali che ricoprivano ruoli di spicco al tempo del Presidente Mobutu e che sono interessati a ritornare al potere. L’uso di dollari falsi da parte del Victoria Group in Bunia per comperare oro dalle agenzie locali è largamente conosciuto.

Frodi fiscali e requisizione di beni
114. Il controllo sulle importazioni è lucrativo come la monopolizzazione delle esportazioni. L’esonero dai dazi d’importazione offre al network un vantaggio, nella parte nord-orientale della Repubblica Democratica del Congo, sugl’importatori locali che sono tenuti a pagare i dazi e le tasse. L’esonero di tutto il cartello è stato recentemente proclamato nel Protocollo d’Accordo emesso dall’RCD-K/ML il 22 febbraio 2002, accordo che assicura gli operatori commerciali ugandesi un esonero completo da tutte le tasse nel territorio sotto il loro controllo.
115. Ma l’incremento dei margini di profitto proveniente dall’esonero fiscale rappresenta solo una frazione dei benfici. Egualmente lucrativo è l’accesso alle tasse stesse, monopolizzato dal network che usa la facciata dell’amministrazione ribelle del tesoro pubblico e i suoi agenti di raccolta per aumentare i proventi alle spalle degli uomini d’affari locali e della popolazione più in generale. Centinaia di containers vengono importati mensilmente nelle zone di Butembo, Beni e Bunia, e gli importatori sono tenuti a pagare ottomila dollari ogni container. I proventi da questi dazi sull’importazione possono essere considerevoli. Alcuni proventi vengono deviati attraverso prefinanziamenti che provvedono sconti sui dazi d’importazione in cambio del rovesciamento di politici ribelli. Le fonti del Gruppo insistono che i proventi generati dai dazi sull’impor-tazione e i prefinanziamenti sono deviati da ufficiali dell’UPDF. Nessuno di questi proventi viene utilizzato per i servizi pubblici.
116. I trasporatori locali della Trinity Investments a Bunia, il gruppo familiare Savo su tutti gli altri trasporta prodotti agricoli, legname e bestiame da Bunia a Kampala esente dal pedaggio alle barriere dell’UPDF e dalle tasse di esportazione. La Trinity Investments, inoltre, lavora con un'altra compagnia di facciata sotto il nome di Sagricof per evacuare fraudolentemente il legname dal Nord Kivu e dall’area di Ituri. Piantagioni di alberi sono state razziate nelle aree di Mahagi e Djigu lungo il confine nord-orientale con l’Uganda. Cittadini implicati e ricerche delle ONG locali hanno identificato il Colonnello Otafire, in aggiunta al parlamentare ugandese Sam Ngola, come le figure chiave nel trasporto illegale e nella sottrazione fraudolenta di legname.
117. Molto del bestiame rimosso è stato preso con la forza dai villaggi che sono stati oggetto di attacco delle milizie Hema, sostenute dalle truppe dell’UPDF. Il Gruppo ha ricevuto rapporti da fattori dell’area meridionale di Bunia così come al nord a Mahagi, che descrivono dettagliatamente la rimozione di grandi numeri di bestiame da parte delle truppe dell’UPDF. I rappresentanti della Food and Agriculture Organization of the United Nations a Bunia hanno riportato la più recente pratica dell’UPDF che offre protezione alle fattorie contro attacchi che loro stessi hanno orchestrato, in cambio di regolari pagamenti in bestiame. L’UPDF ha anche richiesto ai macellai locali di mettere da parte le pelli degli animali macellati localmente, e queste pelli vengono poi trasportate a Kampala dove, si suppone, che vengano vendute alla Bata Shoe Manufactoring.

Sfruttamento economico e conflitti etnici
118. L’attuale conflitto armato in corso tra i clans Hema e quelli Lendu proviene, in parte, dai tentativi di potenti uomini d’affari e politici Hema di incrementare i loro benefici derivanti dalle attività commerciali dell’elite-network attraverso le loro compagnie di facciata, la Victoria Group e la Trinity Investments nell’area di Ituri.
119. I membri del clan Hema, in particolare quelli del sotto-clan Gegere, hanno giustificato l’acquisto di armi e di addestramento delle loro milizie con il bisogno di difendere se stessi dai loro nemici tradizionali, i Lendu. E’ vero che la lunga e aspra disputa sulla terra ha causato la discordia tra i due clans. Recentemente, tuttavia, la tradizionale inimicizia per via della terra e la lotta in corso tra i due clans viene usata dagli Hema come la ragione fondamentale, e specialmente dagli estremisti del sotto-clan Gegere, per l’importazione di armi e l’addestramento delle loro milizie con l’obiettivo finale e inconfessato di consolidare il loro sforzo economico nella regione.
120. Il sotto-clan Gegere gioca un ruolo importante nelle operazioni dell’elite-network. La maggioranza dei trasportatori e dei commercianti di Bunia vengono da questo gruppo. Jacob Manu Soba, Manasse Savo e altri membri della famiglia Savo sono tra coloro che hanno fornito approvvigionamenti all’UPDF nell’area e che provvedono ai trasporti, ai servizi logistici e ai collegamenti commerciali. Hanno istituito stretti legami con i successori dei comandanti e delle truppe dell’UPDF nell’area e lavorano a stretto contatto con essi conducendo i commerci attraverso il confne.
121. Gli Hema coprono un importante nicchia nelle operazioni delle imprese criminali, con uomini d’affari e propietari di camions. Essi trasportano le spedizioni di prodotti primari da Ituri attraverso il confine fino in Uganda, sotto la protezione dell’UPDF e rientrano carichi di carburante, sigarette e armi, tutto esente da tasse. Essi traggono benefici dal commercio, dal generoso margine di profitto e dalla loro affiliazione ai padroni ugandesi del Trinity Group. Ma la loro nicchia è rmasta marginale. Non controllano nessuno dei prodotti primari di esportazione, da se stessi. Essi riamgono marginali nell’alleanza tra i leaders dell’RCD-K/ML, i padroni ugandesi e l’UPDF. La cospirazione per rimpiazzare il Sig. Nyamwisi con il Sig. Lubanga, che appare oggi essere una (fait accompli) di Bunia, è parte di un tentativo di questi commercianti Hema per assicurarsi un maggior controllo sul bottino disponibile per i membri interni all’RCD-K/ML.
122. L’UPDF ha creato le condizioni che richiedono la presenza di truppe e del loro continuo coinvolgimento nelle operazioni commerciali. Ciò ha comportato l’approvvigionamento di armi ad entrambe le parti del conflitto etnico, i Lendu e gli Hema. Il conseguente incremento degli scontri etnici ha prodotto l’urgente necessità che l’UPDF assistesse alla promozione del processo di pace a Bunia. Questa funzione è stata fromalizzata nel Protocollo d’intesa firmato il 22 fennraio 2002 da Mbusa Nyamwisi e John Tibasima quali Presidente e vice-Presidente dell’RCD-K/ML e dal Colonnello Noble Mayombo come ufficiale rappre-sentante del Governo Ugandese. Il Protocollo d’intesa concede all’UPDF la responsabilità ufficiale di ridurre il “conflitto armato interetnico Ituri” e di sopraintendere al “ritorno della pace” mantenendo un contingente sul posto per osservazione e per negoziare una eventuale soluzione di lungo termine. In cambio è stato promesso all’UPDF uno stipendio mensile di $25.000 da parte del tesoro pubblico dell’RCD-K/ML, ed è stata accordata a tutte le imprese commerciali approvate dall’UPDF l’esonero da tutti i dazi e le tasse dovute all’amministrazione ribelle. Questo Protocollo d’intesa ha fornito una copertura legittima per continuare il supporto militare alle attività dell’elite-network nell’area.
123. Il Protocollo d’intesa venne firmato una settimana dopo che l’UPDF fosse coinvolta in una successione di attacchi, dall’11 al 16 febbraio 2002, sui villaggi intorno a Geti. Le fonti del Gruppo su questa questione, dichiarano che gli attacchi furono finanziati da un uomo d’affari Hema di Bunia. Il movente dell’UPDF venne ulteriormente chiarificato nel corso di un incontro con i capi dipartimento dell’RCD-K/ML il 12 luglio 2002, quando un membro del Gruppo fu informato che l’uomo d’affari in questione cercava di estendere il suo controllo sui depositi d’oro nell’area di Geti, e che infatti il conflitto etnico era una delle ragioni minori.

Il conflitto armato e le sue conseguenze
124. Le operazioni militari dell’UPDF hanno contri-buito ad armare grandi numeri di persone. L’UPDF ha addestrato la milizia dei loro alleati commerciali di Ituri, gli Hema, e provocato il bisogno, da parte delle vittime degli attacchi Hema, a difendere se stesse. I villaggi Lendu hanno costituito le loro forze locali che, in cambio, hanno attaccato frequentemente i villaggi Hema. La creazione di gruppi locali di autodifesa è un modello conosciuto: i gruppi etnici locali costituiscono di frequente gruppi armati per difendere i loro villaggi e le loro collettività.
125. Il conflitto armato si è diffuso in tutta la società, così come l’insicurezza economica e personale ha raggiunto livelli estremi. Un grande numero di giovani si unisce a questo o quel gruppo armato perché non ha altri modi per trovare cibo o medicine, e anche perché non c’è nessun altro che si prenda cura di loro. I giovani dell’Armata Patriottica Congolaese non vengono pagati ma sono provvisti di armi e uniformi che gli forniscono l’occasione per minacciare gli altri. La diffusione dell’attività armata è caratterizzata da scontri caotici e opportunistici. I bambini vengono uccisi, le vittime adulte sviscerate, le donne stuprate, le propietà sottratte, le case bruciate; le chiese demolite e qualsiasi infra-struttura esistente viene messa fuori uso e devastata.
126. Nelle città, giovani in unifrome e armati di fucili prendono di mira i negozi, le case e le chiese. Nelle campagne gruppi armati prendono di mira interi villaggi. L’attacco la villaggio di Mpingi del 24 dicembre 2001 è esemplare. Un piccolo gruppo di Mayi-Mayi si è riunito ad un gruppo che si autoproclamava membro dell’op-posizione Hutu, per instaurare un posto di blocco sulla strada tra Butembo e Kanyabayonga. Quando il posto di blocco ha attirato l’attenzione dell’APC, il gruppo Mayi-Mayi si è ritirato verso ovest, nel villaggio di Mpingi, dove si sono rifugiati. L’APC li ha seguiti in forze e ha attaccato l’intero villaggio di Mpingi, distruggendo e bruciando le case, vandalizzando la chiesa, razziando la scuola e la clinica e forzando i resistenti ad andarsene. Prendere di mira interi villaggi con la violenza, bruta-lizzando e stuprando e assassinando i residenti, rubando il bestiame, il cibo e le altre propietà e disperdeno i residenti, è il marchio delle aggressioni armate. Una parte di coloro che se ne vanno cercano protezione nei villaggi vicini, abbandonando le loro attività produttive nei villaggi di residenza e divenendo dipendenti dalle risorse della popolazione che li ospita.
127. Una parte degli sfollati si rifugia nelle aree urbane dove beneficiano in qualche modo di una migliore sicurezza, ma dove hanno scarse possibilità di sopravvivenza, semmai ne hanno. Il tasso di disoc-cupazione nelle città raggiunge sempre il 90%. Un’indagine sulle entrate, svolta da gruppi della società civile di Butembo, ha riscontrato che il 90% della popolazione vive di pochi centesimi al giorno e mangia un pasto al giorno. Le famiglie urbane si dividono per cercare la sopravvivenza in modi separati. Le donne s’impiegano nella prostituzione, i vecchi a volte ritornano a ciò che è rimasto dei loro villaggi o delle loro miniere, mentre i giovani entrano negli eserciti ribelli, ingrossandone le fila così come il numero dei ragazzi senza mezzi di sostentamento che possiedono armi.
128. Nel marzo 2001 l’Ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari, ha stimato che c’erano 620.000 sfollati nel Nord Kivu, che sono pari al 16% dell’intera popolazione. L’area coperta dalle indagini dell’Ufficio include sia la zona controllata dall’Uganda che quella controllata dal Rwanda, ma le condizioni indagate sono rappresentative dell’area sotto il controllo ugandese. Questa frequenza negli sfollamenti, significherebbe che quattro residenti nelle aree rurali su cinque sono stati forzati a sfollare in un modo o nell’altro fin dal 1998. Questa è la media più alta mai registrata in Africa. Questi numeri sono stati confermati, per specifiche località da indagini svolte da ONG internazionali.
129. La diffusione dell’HIV/AIDS, il grande numero di soldati bambini e lo stupro delle donne, sono altre conseguenze del conflitto armato dilagante. Molti soldati sono giovani ragazzi che non sembrano affatto capaci di maneggiare l’arma che hanno tra le mani. La questione dei soldati bambini è emersa quando sono state scoperte 700 giovani reclute dell’area di Bunia, in un campo di addestramento dell’UPDF a Tchakwanzi, in Uganda, 165 dei quali avevano un’età compresa tra i 14 e i 16 anni. Il programma per smobilitare quei 165 ragazzini, due dei quali erano ragazzine, ha provocato una considerevole attenzione. La questione ha anche ricevuto attenzione di recente quando il Governatore di Bunia, Jean Pierre Molondo, ha rivelato che, tra le reclute addestrate per le milizie estremiste Hema, il 60% erano sotto l’età dei 18 anni.

Malnutrizione e mortalità
130. Lo spostamento delle popolazioni ha un impato diretto sulla produzione agricola, sulla sicurezza alimentare e sui livelli di malnutrizione. La minaccia di attacchi e di sfollamenti è così prevalente in questa regione che le famiglie contadine adottano strategie agricole per minimizzare le perdite in condizioni di estrema insicurezza. Cessano di allevare bestiame, perché gli animali vengono facilmente rubati. Solo poche famiglie coltivano legumi ricchi di proteine, perché queste coltivazioni hanno bisogno di cure durante il ciclo di crescita, e questa attenzione non può essere data. La malnutrizione, per contro, incrementa sostanzialmente l’esposizione della poolazione alla minaccia di malattie.
131. L’indagine dell’International Rescue Committee, fornisce la più completa ricerca sulla mortalità nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo. Nessuna delle zone prese ad esempio nelle due maggiori indagini era nelle aree oggi controllate dall’Uganda. Tuttavia, il modello del conflitto armato, spostamento forzato delle popolazioni, insicurezza alimentare e malnutrizione nelle aree sotto il controllo ugandese, rassomiglia al modello che spiega l’altissimo tasso di mortalità nelle sette zone dove le indagini sono state condotte. Il gruppo di lavoro del Committee ha giudicato le rassomiglianze sufficienti ad assicurare l’estrapo-lazione dei risultati delle aree prese ad esempio nel Kivu e nell’intera parte orientale della Repubblica Demo-cratica del Congo, incluse le aree sotto il controllo ugandese. Il Gruppo concorda. Ci si può aspettare lo stesso arco di mortalità per i bambini al di sotto dei cinque anni, da un 30% l’anno nelle aree dove l’insicurezza è estrema e senza servizi sanitari, fino al 7% l’anno nelle aree con meno insicurezza e qualche servizio. Per oltre venti milioni di persone che vivono nelle cinque province orientali, il numero delle morti in eccesso direttamente attribuibili all’occupazione rwande-se e ugandese può essere stimata tra i 3/3,5 milioni di persone.

VI. Collaborazione del Gruppo con la Commissione Porter in Uganda

132. Durante il suo primo mandato, le relazioni del Gruppo con la Commissione Giuridica d’Inchiesta, guidata dal Giudice David Porter (Porter Commission) erano occasionalmente tese. Tuttavia, con l’incorag-giamento degli Stati Membri, in particolare dei membri del Consiglio di Sicurezza, il Gruppo ha stabilito un affabile relazione di lavoro con la Commissione. Questa relazione è unica nella storia del lavoro del gruppo di esperti mandati dal Consiglio, ed è indice del grado di collaborazione sviluppato tra i due corpi.
133. I membri del Gruppo hanno tenuto frequenti discussioni con la Commissione Porter. All’esordio, il Giudice Porter era critico sulla qualità dei rapporti del Gruppo e sulla credibilità delle sue fonti. Allo stesso tempo, dichiarava che le investigazioni della Commis-sione, in corso ormai da oltre un anno, erano ostacolate principalmente a causa della “cospirazione del silenzio” interna all’UPDF. Secondo l’Atto d’Inchiesta della Commissione, la stessa ha il potere di condurre ricerche e di compilare documentazioni e testimonianze.
134. Il Gruppo ha reso accessibili alla Commissione le prove raccolte, incluse 12 lettere e una dichiarazione testimoniale, insieme a registrazioni contenenti testi-monianze date da fonti primarie. Questi materiali rappre-sentano solo un piccolo esempio della documentazione raccolta dal Gruppo sul coinvolgimento di comandanti militari e di funzionari di alto grado del Governo ugandese. Essi hanno fornito prove di attività criminali da questi quadri delle autorità ugandesi. Essi dimostrano richieste ufficiali di estorsione di pagamenti e di esonero fiscale del movimento ribelle congolese, incluso il Capo dello Stato Maggiore dell’UPDF che chiede l’esonero dai dazi di esportazione per i suoi veicoli che trasportano coltano attraverso il confine. Il Gruppo ha anche organizzato la testimonianza di una delle sue fonti di fronte alla Commissione in un’uduenza speciale, no-nostante il rischio di esporre la propria fonte. In cambio la Commissione Porter ha fornito al Gruppo copia delle testimonianze di alcuni ufficiali di alto grado, funzionari governativi, uomini d’affari privati e di altri individui che sono apparsi di fronte alla stessa.
135. I molti sforzi del Gruppo di stabilire una relazione costruttiva con la Commissione sono quasi sempre stati accolti con il tentativo di diminuirne la sua credibilità. La Commissione ha messo in dubbio l’autenticità delle lettere fornite dal Gruppo che mostrano pagamenti significativi ad ufficiali dell’UPDF provenienti dal budget del movimento ribelle, anche quando testimoni attendibili ne hanno confermato la validità. La Commis-sione ha sottoposto altri documenti, firmati da alti uf-ficiali, ad analisi calligrafica ed ha usato questa analisi per implicare che forse erano stati contaffatti. Tuttavia l’analisi di quei documenti suggerisce che le firme sono probabilmente autentiche. Durante un’udienza speciale che aveva lo scopo di corroborare l’autenticità di certi documenti trasmessi dal Gruppo, la Commissione Porter ha sottoposto un informatore del Gruppo ad un insolito ed aggressivo interrogatorio, tendente ad intimidire l’individuo e a discreditarne la testimonianza.
136. Quando la Commissione ha richiamato il Maggior Generale James Kazini, nel maggio 2002, per inter-rogarlo sulla base di documenti forniti dal Gruppo, il Comandante dell’UPDF ha finalmente ammesso che la firma sul documento era comunque la sua e ha accettato che il documento era relativo ad una sua azione come ex Comandante delle operazioni dell’UPDF nella Repub-blica Democratica del Congo. Il Giudice Porter, ha commentato durante l’interrogatorio, che il Generale Kazini, il quale ha insistentemente negato sotto giura-mento qualunque coinvolgimento in questo sfrut-tamento illegale, ha spergiurato ripetutamente, durante entrambe le udienze e nella sua testimonianza originale di fronte alla Commissione l’anno prima. Il Capo della Commissione ha inoltre concesso, in accordo con le trascrizioni dell’udienza, che le affermazioni del Gruppo, relative al coinvolgimento del Generale Kazini nelle attività di sfruttamento, incluse quelle relative al commercio dei diamanti e ai proventi fiscali, “erano effettivamente vere”. Il Giudice Porter ha riconfermato queste osservazioni in un incontro con il Gruppo, riconoscendo nuovamente che le conclusioni del primo rapporto del Gruppo a proposito di questo ufficiale ed al coinvolgimento dell’UPDF nello sfruttamento illecito erano “vere”. In un messaggio elettronico datato 25 maggio 2002, il Giudice Porter scrisse al Direttore del Gruppo a proposito delle prove documentarie fornite e della seconda apparizione del Generale Kazini davanti alla Commissione. Egli espresse il suo apprezzamento al Gruppo, dicendo “Riconosciamo, e speriamo che siate d’accordo, che con la vostra assistenza siamo stati capaci di rompere quella che abbiamo descritto come la congiura del silenzio all’interno dell’UPDF, almeno in relazione ai diamanti e ai “pagamenti per la sicurezza”, e vi siamo estremamente grati per averci permesso di farlo.”
137. Durante l’ultimo incontro del Gruppo con la Commissione, nel settembre del 2002 a Kampala, il Giudice Porter ha spiegato che ogni raccomandazione della Commissione che indichi un individuo accusato di crimini, come risultato delle propie indagini, deve prima essere approvata dal Ministero degli Affari Esteri e dal presidente Museveni. Un’investigazione criminale sarà quindi necessaria prima che le autorità possano deter-minare se esistono gli estremi dell’accusa. Il Gruppo ha anche compreso che a dispetto degli estensivi poteri investigativi della Commissione, i suoi termini di riferimento restringono l’ambito delle sue inchieste alle attività del personale militare. Essa non ha il potere di ottenere registri militari e documenti del Ministero della Difesa. E non può neppure condurre audizioni sulle finanze individuali di singoli ufficiali.
138. Il mandato della Commissione Porter è stato ora esteso oltre quello del Gruppo, fino al 15 novembre 2002, concedendogli l’opportunità di commentare il rapporto del Gruppo. Nel caso la Commissione Porter ignorasse o rigettasse la validità e il valore probatorio dei documenti forniti, oppure tentasse di discreditare ulteriormente il lavoro del Gruppo, il Direttore del Gruppo richiede che il Consiglio di Sicurezza autorizzi il Gruppo a rispondere al rapporto della Commissione con una lettera indirizzata al Consiglio di Sicurezza che dovrebbe circolare come un documento delle Nazioni Unite.

VII. Transito e questioni commerciali degli utenti finali
Paesi di transito

139. Il Gruppo ha identificato undici Stati africani attraverso il cui territorio transitano i beni originati nella Repubblica Democratica del Congo. Alcuni di questi sono direttamente coinvolti nel conflitto, essi sono; Burundi, Rwanda, Uganda, Zimbabwe. I sette rimanenti sono; Repubblica Centrafricana, Kenya, Mozambico, Repubblica del Congo, Sud Africa, le Repubbliche Unite di Tanzania e Zambia. Il Gruppo ha sottoposto le proprie domande a tutti gli undici paesi e ha tenuto discussioni sostanziali con le rappresentanze dei Governi di cinque di essi. Il Gruppo ha investigato sulle legislazioni rilevanti, come sul flusso delle merci, e sulle misure per ostacolare quei flussi, su altre possibili azioni da intraprendere e sull’assistenza di cui i Governi hanno bisogno. Quattro degli undici paesi – la Repubblica del Congo, il Mozambico, e le Repubbliche Unite di Tan-zania e Zimbabwe – hanno rifiutato di rispondere. Più tardi il Gruppo ha identificato un altro paese attraverso il cui territorio transita il coltano congolese, la Nigeria, ed ha richiesto informazioni relative a questo commercio. Non è stata ricevuta alcuna risposta. Virtualmente, nessuno dei paesi che hanno risposto alle domande del Gruppo, ha condotto alcuna investigazione o adottato alcuna procedura specifica, per l’identificazione o l’ispezione del transito di merci dalla Repubblica Democratica del Congo. Le autorità ugandesi hanno menzionato la confisca di un cargo di avorio di contrab-bando. Funzionari sudafricani hanno confermato la confisca di una spedizione clandestina di diamanti provenienti dalla Repubblica Democratica del Congo, ma non hanno fornito dettagli. Nessuna delle autorità di questi paesi ha fornito alcuna indicazione che le risorse congolesi commercializzate attraverso i loro territori, dovrebbero o potrebbero essere considerate un bene del conflitto. Quasi nessuno dei paesi ha proposto alcune misure significative per aiutare ad ostacolare il com-mercio di beni congolesi che siano contaminati dalla criminalità e dalla militarizzazione. Il Kenya, tuttavia, ha proposto la riapertura del corridoio settentrionale, sotto l’egida dell’Autorità di Coordinamento dei Trasporti in Transito, con l’assistenza della comunità internazionale.
140. Fonti attendibili hanno riferito al Gruppo che diamanti da Mbuji Mayi, nella Repubblica Democratica del Congo, sono la causa maggiore del fenomeno di’incremento nel transito di diamanti attraverso Dubai negli ultimi anni. Le esportazioni dagli Emirati Arabi Uniti ad Anversa sono incrementate fino a $149,5 milioni nel 2001 da $4,2 milioni nel 1998, secondo le statistiche del Diamonds High Council. Il Gruppo è stato informato dei voli charter da Mbuji Mayi a Dubai, e di altre rotte via Dar es Salaam, sulle quali vengono trasportate illecite esportazioni di diamanti. Dubai è divenuto, altresi, un punto di transito per il coltano proveniente dall’area controllata dall’Uganda e di una parte dei diamanti originati da Kisangani nell’area controllata dal Rwanda. Il contrabbandiere di armi e diamanti, Vctor Bout, usa gli Emirati Arabi Uniti come sua base permanente, con nove dei suoi aerei che stazionano all’aeroporto internazionale di Ra’s al Khaimah.

Paesi utenti finali
141. Nello sforzo di determinare quali misure si possano prendere alla fine della catena commerciale per controllare il traffico delle risorse della Repubblica Democratica del Congo e troncarne i suoi legami con il conflitto armato, il Gruppo ha indagato diciassette paesi utenti finali in Asia, Europa, Medio Oriente e Nord America. Molti di questi paesi servono come punto di transito secondario e centri di raffinazione così come maggiori mercati di consumo. Essi includono, Belgio, Cina, Francia, Germania, India, Israele, Giappone, Kazachstan, Libano, Malesia, Olanda, Federazione Russa, Svizzera, Thailandia, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito e Stati Uniti. Nelle sue richieste il Gruppo ha sottolineato che il suo scopo non era di ostruire il commercio, ma di identificare i meccanismi o le pra-tiche che potessero eliminare i costi della guerra e di vite umane che occorrono nel corso dell’estrazione e nella commercializzazione di risorse della Repubblica Demo-cratica del Congo. Nel vagliare i punti di vista di questi paesi, il Gruppo ha fatto riferimento ad un arco di possibili iniziative, lasciando aperta la possibilità d’innovazione basata sulle esperienze apprese in altre situazioni di conflitto. Quattro paesi non hanno risposto; India, Kazachstan, Malesia ed Emirati Arabi Uniti. Solo pochi hanno risposto commentando esplicitamente sul ruolo che gioca il commercio di queste merci nell’ali-mentare il conflitto nella Repubblica Democratica del Congo.
142. Le risposte hanno comunque indicato gli sforzi che sono stati intrapresi per affrontare il commercio illecito delle risorse naturali, e la crescente consapevolezza per le responsabilità etiche poste da un commercio basato sul gestione del conflitto. Francia, Giappone, Israele, Thailandia e Stati Uniti hanno enfatizzato l’adeguatezza dei certificati di origine attualmente in uso, o del regime delle certificazioni dei prodotti, nell’arginare il com-mercio illegale, incluso il progetto di certificazione ora in procinto di essere implementato secondo il Kimberly Process. Come la Cina, la Federazione Russa ha insistito che la sua partecipazione al Kimberly Process ha lo scopo di aiutare a troncare i legami tra il commercio illegale di dimanti grezzi e i conflitti armati, parti-colarmente in Africa. La Germania ha dichiarato che le compagnie in transito e i paesi utenti finali debbano cessare ogni attività commerciale e di trasporto, cor-relate al commercio di risorse dalla regione, “a meno che le controparti non siano in grado di fornire chiari e documentati certificati d’origine” . Molte risposte non hanno tenuto conto del raffronto tra successi e fallimenti dei regimi di certificazione relativi (in the face) a catene commerciali opache o altamente criminalizzate. La Svizzera ha espresso l’opinione che fino a quando il progetto di certificazione Kimberly Process sia entrato in forza e maggior esperienza sia stata acquisita dalla sua implementazione, sarebbe prematuro commentare l’uso di quei regimi nel regolare il commercio da certe regioni. I paesi utenti finali non hanno specificamente chiamato i paesi confinanti con la Repubblica Demo-cratica del Congo, come il Burundi, la Repubblica del Congo, il Rwanda e l’Uganda, che anche trafficano in diamanti grezzi, ad accogliere il Kimberly Process. Il Libano ha suggerito che (mandatory) certificati di origine standardizzati possano essere sviluppati per alcune merci preziose attraverso il corpo delle Nazioni Unite o le sue agenzie.
143. La Federazione Russa aammonisce che qualsiasi misura proposta per stroncare i legami commerciali con il conflitto, non dovrebbe ostacolare il commercio legittimo di merci primarie o “imporre un eccessivo onere sui paesi che partecipano a questi commerci”. Diversi paesi membri dell’Unione Europea, inclusi la Francia e l’Olanda, hanno osservato che ogni misura riguardante il flusso commerciale dovrebbe essere presa all’interno della cornice dell’Unione Europea e delle sue regole commerciali. Il Beglio e il Regno Unito hanno insistito che l’onere di assicurare trasparenza ai flussi commerciali e finanziari o alle catene di approv-vigionamento, dovrebbe essere sostenuto principalmente dalle compagnie private e dovrebbe essere basato sia su misure volontarie sia sulle linee guida dell’OECD per le imprese multinazionali. La Germania fa loro eco, dicendo che si è appellata alle compagnie tedesche, chiedendo di aderire, per le loro attività economiche nella regione, a quelle linee guida così come ai principi della Green Paper on Social Responsability della Commissione dell’Unione Europea e allo United Nations Global Compact. La Germania ha anche incoraggiato il Gruppo a continuare i suoi sforzi per incrementare la trasparenza delle catene commerciali per le risorse naturali della Repubblica Democratica del Congo, specialmente intensificando il dialogo con le compagnie private. Solo il Belgio ha suggerito la possibilità di imporre sanzioni mirate contro cartelli d’affari o individui che si approfittano del commercio di beni dal conflitto. L’Olanda ha espresso l’opinione che la verifica delle merci potrebbe essere meno costosa se attuata all’inizio della catena commerciale.
144. Il Beglio, la Germania e gli Stati Uniti hanno inoltre messo in evidenza il ristabilimento delle autorità statali sul territorio della Repubblica Democratica del Congo come fattore essenziale per combattere lo sfruttamento illecito, e il bisogno di acquisire aiuti capaci di aiutare a costruire questo processo. Il Libano, ha risposto che l’amministrazione delle Dogane della Repubblica Democratica del Congo dovrebbe essere rinforzata in modo da poter essere più efficiente nel controllo delle frontiere, come nel monitorare il flusso e la prevenzione del contrabbando.

Organizzazioni internazionali e regionali
145. La Southern African Development Community condivide la visione di alcuni stati utenti finali che i certificati di origine esistenti siano adeguati nel dimostrare che i prodotti sono stati acquisiti legalmente. I servizi di intelligence delle Dogane e la capacità investigativa nel combattere il contrabbando sono stati sviluppati in accordo con il SADC. Le questioni di capacità produttiva e di condivisione delle informazioni all’interno della regione dovrà essere aggiornata con l’evolversi di questo processo.
146. L’Organizzazione Mondiale delle Dogane (WCO) ha informato il Gruppo di aver istituito un network di intelligence regionale di uffici di collegamento, ognuno dei quali assegnato ad un numero di paesi, per facilitare lo scambio di informazioni e la cooperazione nella regione. La Repubblica Democratica del Congo e molti paesi francofoni nelle regioni vicine sono collegati agli uffici di collegamento di Douala in Cameroun. Il WCO ha osservato che l’uso degli uffici di collegamento e del sito internet del WCO, il Custom Enforcement network, da parte dei membri dell’ufficio regionale di Douala è stato molto basso. Il WCO ha anche insistito sul fatto che, per stroncare il commercio fraudolento delle merci che transitano nella regione, occorre un’effettiva comu-nicazione tra i paesi coinvolti.
147. Relativamente al flusso dei commerci, il WTO ha spiegato, nella sua risposta al Gruppo, che due provvedimenti del GATT 1994, una componente del trattato del WTO, autorizzano i membri a prendere misure altrimenti inconsistenti per le regole del GATT/WTO. Queste regole proibiscono in generale le restrizioni e le discriminazioni sul commercio. Gli articoli XXI (c) e XX descrivono situazioni e scopi politici che permettono misure eccezionali. Entrambi (security exception provisions) i provvedimenti di eccezione per la sicurezza, si riferiscono ad eccezioni realtive ad uno Stato che adempie completamente ai suoi obblighi verso lo Statuto delle Nazioni Unite. Il WTO ha commentato che ciò può servire come gius-tificazione per i Membri che intraprendono azioni in sintonia con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza sul mantenimento della pace e della sicurezza. L’articolo XX, il provvedimento sulle eccezioni in generale, si può evocare se la misura viene adottata perseguendo una o più delle politiche elencate nei sub paragrafi dell’ar-ticolo. Ad esempio il paragrafo (b) si riferisce alle misure necessarie per proteggere la vita umana.
148. La Commissione Economica per l’Africa concorda con il Belgio che le “sanzioni aspre” dovrebbero essere parte della soluzione per porre fine al commercio illegale. E aggiunge che i Governi dei Paesi coinvolti dovrebbero anche essere “responsabili per le attività illegali di individui e/o compagnie così come per le banche che operano nel paese, in quanto essi hanno il potere di regolarne l’attività”.

VIII. Osservazioni


149. Lo sfruttamento illegale delle risorse naturali, grossolane violazioni dei diritti umani e una spaventosa situazione umanitaria, sono alcune delle conseguenze di quattro anni di guerra e della mancanza di un Governo centrale, nella Repubblica Democratica del Congo, con l’autorità e la capacità di proteggere i suoi cittadini e le sue risorse.
150. Il ritiro delle forze straniere è un passo importante verso la fine dello sfruttamento delle risorse naturali. Per ora i networks necessari hanno già iniziato ad incidere profondamente per assicurare che lo sfruttamento illegale possa continuare, indipendentemente dalla presenza fisica degli eserciti stranieri.
151. Un altro passo verso la fine dello sfruttamento delle risorse naturali, la pronta istituzione di un Governo all-inclusive di transizione nella Repubblica Democratica del Congo, che dovrebbe assicurare il ripristino del controllo del Governo Centrale e che vitali amministrazioni locali siano rafforzate nel proteggere e regolare le attività di sfruttamento per il bene della popolazione. Tuttavia, è chiaro che, anche con l’isti-tuzione di un governo all-inclusive, che eserciti un controllo effettivo sul territorio e sulle risorse naturali, richiederebbe tempo e sarebbe possibile solo all’interno del contesto di un più ampio arco di sane ricostruzioni istituzionali. Nel frattempo, l’opinione del Gruppo è che, continuare a monitorare e a riportare lo sfruttamento illegale di risorse servirà almeno da deterrente.
152. L’elemento più importante per fermare effettivamente lo sfruttamento illegale delle risorse nella Repubblica Democratica del Congo, è correlato ai pro-getti politici di chi sostiene, protegge e beneficia dei networks. Questo pone una grande sfida, data l’intricata rete di relazioni che hanno forgiato e l’dipendenza che hanno sviluppato sui proventi di queste attività. La guerra economica controllata dalle tre elite-network che operano nella Repubblica Democratica del Congo domina le attività economiche di gran parte della regione dei Grandi Laghi. Per ora gli accordi Lusaka-Pretoria-Luanda non danno indirizzi a tutte queste importanti componenti economiche del conflitto.
153. I gruppi armati, siano essi congolesi o stranieri, che beneficiano di queste attività di sfruttamento, dovrebbero anche essere presi in considerazione nello sforzo di porre fine allo sfruttamento. Anni senza leggi e con un Governo incapace di proteggere i suoi cittadini hanno consentito ai gruppi armati di saccheggiare e depredare le risorse del paese in completa impunità. Mentre alcuni si nascondono dietro un agenda politica, tutti hanno perseguito attività economiche illegali come motivo della loro sopravvivenza. Si auspica che il progresso nel processo di pace, insieme ad un effettivo e comprensivo programma di disarmo, smobilitazione, riabilitazione, reintegrazione e restaurazione, possa fornire migliori alternative ai gruppi armati. Tutto ciò richiederebbe i necessari finanziamenti per i programmi di reintegrazione e di garanzie di sicurezza per coloro che non sono ricercati per crimini di guerra e atti di genocidio. La comunità internazionale deve, quindi, fornire l’assistenza a questi programmi, investire per pubblicizzarli ed incoraggiare i gruppi armati a parteciparvi.
154. Il Gruppo auspica che questo rapporto contribuirà ad un cambiamento delle politiche – alla luce dei recenti incoraggianti sviluppi politici e militari, sul campo – che riportino lo sfruttamento delle risorse ad un livello legale accettabile.


IX. Conclusioni

155. Un’ embargo o una moratoria che mettano al bando l’esportazione di materie prime originate nella Re-pubblica Democratica del Congo non sembrano essere mezzi vitali per aiutare a migliorare la situazione del Governo del paese, dei suoi cittadini e dell’ambiente naturale. Una massiccia assistenza tecnica e finanziaria alla popolazione sarebbe richiesta per evitare l’impatto umanitario di misure così restrittive. Nello stesso tempo, se il Gruppo, nel suo rapporto, non raccomanda misure punitive per stroncare lo sfruttamente illegale nella Repubblica Democratica del Congo e il commercio che ne deriva, contribuirebbe solo ad incoraggiare lo sfrut-tamento da parte delle diverse organizzazioni criminali. Devono quindi essere sostenuti gli sforzi per ostacolare lo sfruttamento illecito e illegale.
156. Devono dunque essere prese misure restrittive e selettive del ruolo di compagnie e individui coinvolti nell’approvvigionamento di armi e nel saccheggio delle risorse. La dimensione internazionale e multinazionale di queste attività illegali è molto importante. Pratiche d’affari trasparenti ed etiche sono un bisogno urgente per combattere queste attività illegali.
157. L’istituzione di un Governo di transizione a Kinshasa dovrebbe essere accompagnato da quattro elementi, il disarmo di tutti i gruppi ribelli nella Re-pubblica Democratica del Congo; ritiro per fasi delle truppe straniere; misure per stroncare drasticamente lo sfruttamento illegale ed incoraggiare quello legale; e l’applicazione di serie azioni di potere attraverso pres-sioni multilaterali e ingentivi. A questi elementi deve essere aggiunto un processo dinamico di monitoraggio. Tutto ciò deve essere organizzato per fasi interconnesse e progessive. Questo pacchetto dinamico non farebbe solo avanzare il processo di pace nella Repubblica Democratica del Congo, ma guiderebbe anche ad un pacifico e definitivo assestamento della questione sfrut-tamento, assicurando il prevalere delle vie legali allo sfruttamento. I primi due elementi sembrano trovare le loro vie in un implemento interconnesso per fasi come risultato dei recenti accordi firmati a Pretoria e Luanda. Il terzo elemento è intrinsecamente legato al quarto, applicare azioni di potere per far leva con ingentivi e dissuasioni.
158. In ordine al riordinamento del presente processo di sfruttamento illegale incoraggiando quello legale, che contribuirebbe alla stabilità economica di tutte le parti in causa, esiste il bisogno di applicare dissuasioni forzate e ingentivi. Questi dovrebbero essere monitorati attraverso un corpo attivo di monitoraggio. Fino ad ora, tutte le parti coinvolte nello sfruttamento illegale non hanno avuto forti ingentivi che alterassero lo status quo economico. E’ quindi necessario trovare misure che indirizzino le loro paure di perdere entrate. Queste misure dovrebbero, tuttavia, essere effettive solo simultaneamente all’attivazione di un processo politico.
159. La ricostruzione e il riorientamento delle economie della regione sono essenziali alla fattiva costruzione della pace. Il Gruppo è convinto che un dividendo di pace in forma di ingentivi dovrebbe essere enfatizzato dalla comunità internazionale, per promuovere l’ade-renza delle parti in causa agli accordi di pace e ad incoraggiare una fiducia costruttiva. Il Gruppo propone inoltre, nelle sue raccomandazioni, che una serie di dissuasioni sia attivata per rivolgere pressioni nel caso di inadempienza con gli accordi presi.
160. Molte delle conclusioni prese dal Gruppo a proposito delle radici e delle conseguenze del conflitto sono state riprese ed associate alle proposte per una conferenza internazionale per la pace, la sicurezza, la democrazia e lo sviluppo sostenibile nella regione dei Grandi Laghi. Gli accordi recentemente firmati segna-lano che il tempo per organizzare questa conferenza è prossimo. Una tale conferenza sarebbe un forum ideale per indirizzare i bisogni e per riordinare il sistema di commercio regionale verso gli imperativi del dopo-guerra e per negoziare la cornice di un accordo multilaterale che ne permetta la realizzazione. Questo riordinamento richiederà la fornitura di ingentivi e mezzi per promuovere un’integrazione economica re-gionale, che marginalizzi il commercio guidato in modo criminale e militare in favore di uno sviluppo com-merciale legittimo che sia trasparente e orientato alla crescita. Sostenere l’integrazione economica della regione potrebbe aiutare gradualmente i paesi coinvolti nel conflitto a riavvicinarsi, ed a costruire una barriera che impedisca futuri conflitti armati.

X. Raccomandazioni

Dividendi di pace
161. Alla luce della nuova dinamica e dei progressi creati dagli accordi politico-militari firmati a Sun City, Pretoria e Luanda, il Gruppo è convinto che una serie di accordi e iniziative sulla ricostruzione e lo sviluppo sostenibile sono ncessari per inidirizza re la dimensione economica del processo di pace di Lusaka e provvedere ad ingentivi per continuarne i progressi. La prima serie di iniziative potrebbero riguardare un veloce esborso di aiuti per la Repubblica Democratica del Congo e per gli altri paesi dei Grandi Laghi coinvolti nel conflitto, destinati alla ricostruzione e ai programmi di riabi-litazione, con lo scopo di creare posti di lavoro, ricos-truire infrastrutture e migliorare le condizioni della popolazione locale, specialmente in materia di educa-zione, salute, acqua e sanità.
162. L’integrazione economica e commerciale della regione potrebbe concentrarsi su di un accordo o su di una serie di accordi che emergano dalla discussione regionalmente, e che siano compresi nella conferenza internazionale per la pace, la sicurezza e lo sviluppo sostenibile. La comunità internazionale, in particolare le Nazioni Unite e i paesi industrializzati che hanno sos-tenuto attivamente la firma dei recenti accordi, possono avere un ruolo guida nell’organizzare questa conferenza.

Riforme Istituzionali
La Capacità di costruire le istituzioni dell Stato
163. Ricostruire e riformare le istituzioni della Repub-blica Democratica del Congo, in particolare la capacità dello Stato di provvedere alla sicurezza del suo territorio e dei suoi confini, è la controparte per il ritiro delle truppe straniere. Lo scopo principale di abilitare il legittimo governo di transizione al controllo delle risorse naturali del paese e dei suoi confini senza l’intervento straniero.
164. C’è un urgente bisogno di un veloce programma di riaddestramento e professionalizzazione dell’intero ap-parato per la sicurezza nazionale, inclusi l’esercito e i servizi di intelligence, il rafforzamento delle leggi e dei corpi che le regolano, come le dogane, l’autorità fiscale, l’immigrazione e le agenzie per le risorse naturali. Questo processo richiederà estesi aiuti internazionali e un attento monitoraggio dei progressi per un lungo periodo. C’è il bisogno di donatori multilaterali e bilaterali, insieme alle organizzazioni internazionali, per coordinare i loro sforzi, inidirizzandoli verso le migliori pratiche sviluppate durante altre transizioni del dopo-guerra e per incoraggiare la partecipazione di tutti i settori della società congolese.
165. Le materie prioritarie per le riforme e il raffor-zamento delle istituzioni centrali o nazionali dovrebbero includere:
&Mac183; Combattere la diffusione della criminalità nella Repubblica Democratica del Congo.
&Mac183; Accrescere l’investigazione e la trasparenza
&Mac183; Incrementare la responsabilità e porre fine all’impunità goduta da alcuni alti ufficiali e da vari livelli del personale civile.
&Mac183; Cosruire capacità di mediazione e controllo.
&Mac183; Professionalizzare le istituzioni e il loro personale, garantendo la loro indipendenza e neutralità.
&Mac183; La riforma delle dogane e delle amministrazioni fiscali, come l’Office des douanes et accises e la Direction Générale des recettes administratives, Judiciaries, Domaniales et de partecipations.
&Mac183; Costruire la capacità dei ministeri e delle agenzie specializzate in risorse naturali come il Centre d’évaluation, d’expertise et de certification des matières précieuses e l’Institut congolais pour la conservation de la nature.

Promuovere legittime e responsabili amministrazioni civili nella parte orientale della Repubblica Demo-cratica del Congo
166. Il Gruppo raccomanda che un’ampio programma di sviluppo sociale ed economico nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo sia istituito per assistere la transizione ad un’amministrazione civile legittima, con un capace apparato di sicurezza e di rafforzamento delle leggi. Tale programma potrebbe essere parzialmente finanziato dall’impegno sostanziale costituito dall’Unione Europea, dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale per la ricostruzione nel dopo-guerra della Repubblica Democratica del Congo.

Il buon governo nella Repubblica Democratica del Congo e i suoi adempimenti agli accordi di pace
167. Il Gruppo considera il veloce esborso per l’assistenza allo sviluppo come essenziale per inidirizzare i pressanti bisogni socio-economici della Repubblica Democratica del Congo. Tuttavia, racco-manda inoltre, che l’esborso dovrebbe essere condizio-nato all’adempimento del Governo agli accordi di pace che ha sottoscritto con il Rwanda e l’Uganda, al suo impegno per la democratizzazione e ai suoi progressi nello stroncare lo sfruttamento illegale delle sue risorse naturali.

Riforma del settore delle risorse naturali
168. Le riforme dei settori minerario e forestale dovrebbero includere la revisione di tutte le concessioni e dei contratti firmati durante entrambe le guerre. La risoluzione adottata durante il dialogo inter-congolese, istituisce una commissione speciale per esaminare la validità degli accordi economici e finanziari, che potrebbe servire da cornice a questo processo. Sulla base delle conclusioni del Gruppo, questo potrebbe anche riguardare tutti gli accordi informali per le assegnazioni delle concessioni e l’adempimento dei contratti. La comunità internazionale, inclusa la Banca Mondiale, la Corporazione Finanziaria Internazionale e l’UNDP, po-trebbero avere una stretta collaborazione con la commissione e fornire il supporto necessario per raggiungere gli scopi del lavoro in maniera completa e obbiettiva. Questo supporto potrebbe includere con-siglieri esperti e assistenza tecnica, parte della quale potrebbe concentrarsi sulla crescita degli investimenti internazionali di lungo periodo per la riabilitazione dei settori minenrario e forestale e per una sostenibile rigenerazione delle entrate.

Misure tecniche e finanziarie
169. In caso di non adempimento degli accordi firmati recentemente, e del continuare dello sfruttamento ille-cito e illegale delle risorse naturali della Repubblica Democratica del Congo, il Gruppo raccomanda che siano prese una serie di misure contro le parti concernenti.

Ruolo dei Governi
170. I Governi dei paesi dove sono basati gli individui, le compagnie e le istituzioni finanziarie che sono coin-volte sistematicamente ed attivamente in queste attività dovrebbero assumersi la loro parte di responsabilità. I Governi hanno il potere di regolare e di sanzionare questi individui e queste entità. Essi dovrebbero adattare le loro legislazioni per poter investigare effettivamente e perseguire i trafficanti illegali. Inoltre, le linee guida dell’OECD offrono un meccanismo per portare le violazioni delle imprese all’attenzione dei Governi locali, che sono i Governi dei paesi dove le imprese sono state registrate. I Governi che hanno la giurisdizione su queste imprese sarebbero essi stessi considerati complici nel caso non prendessero le misure adeguate .

Riduzione dell’assistenza ufficiale allo sviluppo
171. Lo scambio di vedute del Gruppo con organiz-zazioni bilaterali o multilaterali, così come una revisione degli accordi applicabili come la Cotonou Covention, indicano che ci sono ampie giustificazioni per i donatori di rispondere alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza- che probabilmente sarà necessaria – e che dovrebbe proporre certe riduzioni agli aiuti ufficiali per pro-muovere la pace e il buon governo.
172. Misure dovrebbero anche mirare ad ottenere pagamenti al Burundi, Rwanda, Uganda e Zimbabwe, a condizione che adempiano agli accordi del processo di pace di Lusaka, e che mettano in atto misure verificabili per interrompere lo sfruttamento illecito e illegale delle risorse della Repubblica Democratica del Congo, la quale può aiutare a conseguire molteplici obbiettivi. Il non adempimento dovrebbe attivare automaticamente la riduzione e la revisione dei programmi di assistenza per questi paesi. Dovrebbe essere stipulato che la riduzione degli esborsi deve essere applicata a sostegno del budget istituzionale, per la stabilizzazione o i progetti di prestito e non allocati a settori specifici.
173. L’adempinento dovrebbere procedere in tre gradi:
(a) Un breve periodo di concessione straordinaria per permettere la verifica dell’adesione di tutte le parti in conflitto;
(b) Un periodo iniziale dove gli esborsi vengono ridotti solo di una modesta percentuale se il paese coinvolto non ha raggiunto gli obbiettivi preposti.
(c) Un periodo susseguente durante il quale gli esborsi vengono proporzionalmente ridotti con un incre-mento regolare e ad intervalli regolari, a meno che il ritiro delle truppe e l’adesione agli accordi di pace non raggiungano gli standard richiesti.

Restrizioni alle imprese e agli individui
174. Il Gruppo ha compilato un estesa lista di imprese e individui la cui partecipazione alle attività commerciali delle tre elite-networks, attive nella Repubblica Demo-cratica del Congo, è ampiamente documentata. A questo punto comunque, concentrandosi sulle raccomandazioni del Gruppo, riguardanti misure restrittive per solo un piccolo numero di imprese (allegato I), di individui (allegato II) – molti dei quali citati in questo rapporto – questo è il risultato dell’abbondanza di informazioni e di prove documentate raccolte su di loro dal Gruppo.
175. Contribuendo, direttamente o indirettamente, ai proventi delle elite-networks, queste compagnie e individui contribuiscono all’andamento del conflitto e agli abusi dei diritti umani. Più specificamente, quelle imprese stanno violando le linee guida dell’OECD per le Imprese Multinazionali. Perciò il Gruppo raccomanda che il Consiglio di Sicurezza consideri l’imposizione di certe restrizioni ad un numero selettivo di imprese e individui coinvolti nello sfruttamento illecito e crimi-nale, e che sono identificati in questo rapporto. La lista enfatizza l’implicazione di imprese straniere così come di quelle nazionali della Repubblica Democratica del Congo, nello sfruttamento economico.
176. Ci potrebbe essere un breve periodo di favore di quattro o cinque mesi, prima che le restrizioni elencate qui sotto vengano applicate, durante il quale le entità e gli individui in oggetto avrebbero l’opportunità di provare che hanno cessato ogni coinvolgimento nelle attività di sfruttamento. Le misure restrittive potrebbero includere:
(a) Bando dai viaggi di individui selezionati e identificati dal Gruppo;
(b) Congelamento dei beni delle persone coin-volte nello sfruttamento illegale;
(c) Esclusione di compagnie selezionate e individui dall’accesso a facilitazioni bancarie e ad altre istituzioni finanziarie, e dal ricevere fondi o istituire partnership o altre relazioni commerciali con istituzioni finanziarie internazionali.

Adesione delle Imprese alle Linee Guida dell’OECD
177. Il Gruppo ha redatto una lista di altre imprese (allegato III) che, nella visione del Gruppo, stanno violando le linee guida dell’OECD per le Imprese Multinazionali. I paesi che hanno sottoscritto quelle linee guida sono moralmente obbligati ad assicurarsi che le loro imprese vi aderiscano e che agiscano di conseguenza ad esse.
178. Le linee guida dell’OECD evidenziano una procedura per portare le violazioni all’attenzione dei Governi degli Stati dove l’Impresa è stata registrata. Il Governo locale ha l’obbligo di assicurarsi che le imprese sotto la sua giurisdizione non abusino dei principi di condotta che il Governo stesso ha adottato come legge. Essi sarebbero comlici se non prendessero provvedimenti. Il corpo di monitoraggio, come descritto qui sotto, contribuirà all’adempimento di queste proce-dure, verificando ed aggiornando la propia lista di imprese che agiscono in violazione delle linee guida dell’OECD e trasmetterà le prove di queste violazioni al Punto di Contatto Nazionale dell’OECD nel Governo locale.

Commercio di transito e organizzazioni regionali
179. Per promuovere i programmi per la costruzione della pace nel dopo guerra, il Gruppo raccomanda che la comunità internazionale sostenga le seguenti misure per la costruzione della fiducia:
(a) Incoraggiare la Comunità dell’Africa Orien-tale, composta da Kenya, Uganda e Repubblica Unita di Tanzania, ad includere Rwanda e Burundi tra i suoi membri.
(b) Aiutando a ristabilire gli storici e legali modelli di commercio, ad esempio riaprendo il Corridoio Settentrionale di transito ai commerci legali tra la Repubblica Democratica del Congo, il Burundi, il Rwan-da, l’Uganda e il Kenya.
(c) Assistendo le organizzazioni più rilevanti del commercio regionale africano a migliorare i loro sistemi doganali e i meccanismi di monitoraggio del commercio. Possibilmente includendo; facilitazioni sovrapposte ai controlli di confine, armonizzazioni dei controlli per promuovere il sistema e l’uso dei certificati di origine e destinazione, e l’assistenza nello sviluppo della legis-lazione nazionale per il monitoraggio dei flussi finan-ziari relativi al commercio.
(d) Migliorando i servizi di controllo del traffico aereo nella regione dei Grandi Laghi. Il Programma di Cooperazione Tecnica dell’ICAO può fornire assistenza agli Stati della regione che hanno bisogno di migliorare i loro servizi per il controllo del traffico aereo.

Regole per il commercio di beni di consumo nelle zone di conflitto
180. Organizzazioni industriali specializzate, come la Tantalum Niobium International Study Centre, la Inter-national Gold Council e la International Coffee Fede-ration, potrebbero essere richieste di monitorare il com-mercio di beni nelle aree di conflitto insieme con la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo. Questa cooperazione porterebbe alla costi-tuzione di un attendibile corpo di dati che includa informazioni relative all’evacuazione di beni che transitino su strade attraverso paesi vicini e informazioni sugli utenti finali e sulle loro operazioni. I dati prodotti potrebbero formare la base delle politiche industriali di quegli individui, compagnie e istituzioni finanziarie che commerciano in beni provenienti dalle aree di conflitto. I dati potrebbero anche servire nell’eventualità che sia richiesta una moratoria per il commercio illegale in beni come il coltano, originati nella Repubblica Democratica del Congo.

Il Kimberly Process
181. Tutti gli Stati Membri dove viene praticato il commercio di diamanti grezzi, dovrebbero aderire al Kimberly Process. Una partecipazione universale renderebbe il Kimberly Process uno strumento più efficiente.
182. I paesi produttori di diamanti dovrebbero applicare controlli interni sulle estrazioni e le esportazioni. Dovrebbero essere offerte considerazioni per l’istituzione di una serie di accordi internazionali sugli standards di questo processo. Dovrebbe essere istituita un’organizzazione di rinforzo specializzata interna ad ogni paese membro, che abbia l’autorità, la conoscenza e l’addestramento necessario ad assicurare l’efficienza del Kimberly Process.
183. Uno staff di segretariato dovrebbe essere creato, con la responsabilità di coordinare l’adempimento del Kimberly Process.

Protezione del legname e dei prodotti forestali
184. Il Gruppo raccomanda che gli Stati Membri sostengano attivamente gli sforzi delle organizzazioni intergovernative e non-governative, su entrambi i livelli, internazionale e regionale, per fermare il taglio e il trasporto illegale di tronchi d’albero, e per sviluppare una definizione internazionale del “legname da con-flitto”.

Commercio di speci a rischio
185. Il commercio che coinvolge le speci a rischio della fauna selvatica e della flora, prese da aree protette nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo è un'altra attività in cui sono impegnati elementi criminali dei networks. Gli Stati Membri sono richiesti di sostenere una Task Force istituita dagli accordi di Lusaka sullo sforzo cooperativo nelle operazioni dirette al commercio illegale della fauna selvatica e della flora (a) rafforzando le loro legislazioni nazionali per aumentare il potere investigativo ed esecutivo del personale della Task Force (b) e di assicurare che i loro uffici nazionali, istituiti da quegli accordi, intensifichino le loro investigazioni nel traffico criminale delle speci a rischio di animali selvatici e piante come evidenziato da CITES.

Processo di monitoraggio
186. C’è il bisogno di un processo di monitoraggio che continui a scrutare la situazione nella regione dei Grandi Laghi, per assicurare che le attività di sfruttamento siano significativamente stroncate. Un corpo di monitoraggio, che il Consiglio di Sicurezza potrebbe considerare di istituire, per riportare regolarmente al Consiglio di Sicurezza le sue conclusioni, incluse le raccomandazioni riguardanti ulteriori azioni per fermare le attività che violano le decisioni del Consiglio di Sicurezza. Gli esperti del Gruppo potrebbero essere d’aiuto a questo scopo.
187. Il corpo di monitoraggio potrebbe riportare al Consiglio di Sicurezza su ogni Stato o compagnia che sia coinvolta nello sfruttamento illegale delle risorse naturali. Il corpo di monitoraggio potrebbe racco-mandare al Consiglio che le maggiori istituzioni multi-laterali e donatori bilaterali, rivedano e riducano i pro-grammi per l’assistenza finanziaria di ogni Stato scoperto ad essere coinvolto in queste attività illegali. E potrebbe raccomandare al Consiglio che ogni compagnia trovata ad essere implicata nello sfruttamento economico illegale, sia aggiunta o mantenuta nella lista di quelle imprese soggette a restrizioni finanziarie e di viaggio. Inoltre, il copro di monitoraggio potrebbe collaborare con autorità nazionali inclusa la Banca Centrale del Congo, l’Ufficio delle Dogane e la Direzione Generale delle Amministrazioni giudiziarie, domaniali e di parte-cipazione, con il Ministero delle Miniere e degli Idro-carburi, le imprese minerarie di Stato e le compagnie minerarie e minerali private, con lo scopo di aggiornare le informazioni su come le riforme agiscono sulle attività di sfruttamento. Nel praticare questi incarichi, il corpo di monitoraggio, potrebbe coordinarsi con le istituzioni finanziarie internazionali, l’Unione Africana e la Commissione Economica per l’Africa.
188. Il Gruppo vorrebbe infine raccomandare che il corpo di monitoraggio, costituito da esperti e adeguate risorse, segua le seguenti tracce:
(a) Possibile riduzione del livello di sfruttamento illegale.
(b) L’adempimento di possibili impedimenti al viaggio e congelamento dei beni.
(c) La continuazione delle investigazioni sul commercio illecito di minerali, legname e speci a rischio di fauna e flora. Il corpo di monitoraggio potrebbe anche collaborare ad alcune di queste investigazioni.
(d) I settori dell’economia che sono stati colpiti dalle attività di sfruttamento.
(e) L’impatto sulla situazione umanitaria nella Repubblica Democratica del Congo e della regione.
(f) La riduzione del conflitto violento e il mantenimento dell’ordine civile nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, così come la vitalità delle amministrazioni e istituzioni legate al mandato del corpo di monitoraggio che potrebbe essere adottato dal Consiglio.


(Firmato) Mahmoud Kassem
Direttore
(Firmato) Jim Freedman
(Firmato) Mel Holt
(Firmato) Bruno Schiemsky
(Firmato) Moustapha Tall
(Firmato) Patrick Smith

“nonostante l’intestazione sulla prima pagina questa traduzione di Maurizio Cucci non è ufficiale”


Allegato I

Compagnie per le quali il Gruppo raccomanda l’imposizione di restrizioni finanziarie


Nome Indirizzo Tipo di commercio Principali Funzionari Commenti

1 AHMAD DIAMOND CORPORATION ANTWERP BELGIUM Diamond trading Mr. AHMAD Imad
2 ASA DIAM ANTWERP BELGIUM Diamond trading Mr. AHMAD Ali Said
3 BUKAVU AVIATION TRANSPORT DRC Airline company Mr. BOUT Victor
4 BUSINESS AIR SERVICE DRC Airline company Mr. BOUT Victor
5 COMIEX-CONGO KINSHASA DRC Mr. KABASELE TSHINEU Frederic
6 CONGO HOLDING DEVELOPMENT COMPANY DRC Trading and exploitation of natural resources DRC Mr. Félicien RUCHACHA BIKUMU
Mrs. Gertrude KITEMBO
7 CONMET UGANDA and DRC Coltan trading Mr. Salim Saleh
Mr. and Mrs. PISKUNOV
8 COSLEG ZIM and DRC Joint-venture COMIEX and OSLEG Mr. KABASELE TSHINEU Frédéric
ZVINAVASHE Gava MUSUNGWA Vitalis
9 EAGLE WINGS RESOURCES INTERNATIONAL PO BOX 6355
Kigali, Rwanda Exploitation coltan from the DRC Mr. Alfred RWIGEMA
Mr. Anthony MARINUS
Mr. Ronald S. SMIERCIAK Tel: +250.51.17.25
10 ENTERPRISE GENERAL MALTA FORREST Exploitation Cobalt, Copper in DRC Mr. George FORREST
11 EXACO Exploitation Cobalt, Copper in the DRC
12 GREAT LAKES GENERAL TRADE BP 3737
KIGALI, RWANDA Mineral trading Maj Dan MUNYUZA
Mr. E. GATETE
Mr. Steven K. AKHIMANZI Tel/Fax: +250.78.792
13 GREAT LAKES METALS Kigali, Rwanda Mineral trading
14 GROUP GEORGE FORREST Exploitation Cobalt and Copper Mr. George FORREST
15 MINERALS BUSINESS COMPANY Boulevard Du 30 Juin, Immeuble ex-SCIBE, Kinshasa, DRC Mineral trading Mr. KABASELE TSHINEU Frederic
Lt General ZVINAVASHE Gava Musungwa Vitalis
Mr. Charles DAURAMANZI
16 OKAPI AIR
ODESSA AIR Uganda Airline company Mr. BOUT Victor
17 OPERATION SOVEREIGN LEGITIMACY (OSLEG) Pvt Ltd Harare, Zimbabwe Commercial interests ZIM in DRC Lt General ZVINAVASHE Gava Musungwa Vitalis
18 ORYX NATURAL RESOURCES DRC Diamond exploitation in the DRC Mr. AL-SHANFARI Thamer Said Ahmed
19 RWANDA ALLIED PARTNERS Kigali, Rwanda Mineral trading Mr. Hadji OMARI
Mr. Simba MANASE
20 RWANDA METALS Kigali, Rwanda Mineral trading
21 SARACEN UGANDA Ltd Uganda Security Company Lt General (Rtd) Salim Saleh
Mr. Heckie HORN
22 SIERRA GEM DIAMONDS ANTWERP
BELGIUM Diamond trading Mr. AHMAD Said Ali
Mr. AHMAD Hassan
Mr. AHMAD Nazem
23 TANDAN GROUP SOUTH AFRICA Holding Mr. Niko SHEFER
24 THORNTREE INDUSTRIES (Pvt) Ltd Provides capital to MBC Mr. Niko SHEFER
25 TREMALT Ltd Exploitation cobalt and copper Mr. John Arnold BREDENKAMP
26 TRINITY INVESTMENT GROUP DRC and UGANDA Exploitation resources and tax fraud Mr. NGOLA Sam
General KAZINI
27 TRIPLE A DIAMONDS ANTWERP BELGIUM Diamond trading Mr. AHMAD Moussa Ahmad
Mr. AHMAD Ahmad Ali
28 TRISTAR Kigali, Rwanda Holding FPR
29 VICTORIA GROUP DRC and UGANDA Exploitation resources and tax fraud Lt General (Rtd) Salim Saleh
Mr. KHANAFER Nahim

Allegato II

Persone per le quali il Gruppo raccomanda l’espulsione e restrizioni finanziarie


Cognome Nome Alias Data di nascita Numero di passaporto Titolo

1 AHMAD Ali Said 01.03.1959 Businessman
2 AHMAD Ahmad Ali 01.01.1929
3 AHMAD Imad Businessman
4 AHMAD Said Ali 09.04.1935 Businessman
5 AHMAD Hassan 21.05.1957 Businessman
6 AHMAD Moussa Ahmad
7 AHMAD Nazem 05.01.1965 Businessman
8 AKHIMANZA Steven K. Businessman
9 AL-SHANFARI Thamer Said Ahmed 03.01.1968 00000999 (Oman) Chairman & Managing Director ORYX Group and ORYX Natural Resources
10 BOUT Victor Anatoljevitch BUTT, BONT, BUTTE, BOUTOV, SERGITOV Vitali 13.01.1967
or
??? 21N0532664
29N0006765
21N0532664
21N0557148
44N3570350 Dealer and transporter of weapons and minerals
11 BREDENKAMP John Arnold 11.08.1940 Businessman
12 BURUNDI Colonel UPDF
13 DAURAMANZI Charles Shareholder MBC
14 ENGOLA Sam Businessman
15 FORREST George A. Businessman
16 GATETE Edward Officer RPA; Operation Congo Desk
17 HORN Heckie Manager Saracen Uganda Ltd
18 KABANDA Emmanuel Officer RPA; Operation Congo Desk
19 KABAREBE James Chief of Staff RPA; Former Chief of Staff DRC; in charge of Congo Desk
20 KABASELE TSHINEU Frédéric Manager COMIEX, representative of COSLEG
21 KALUME NUMBI Denis General, shareholder SENGA SENGA
22 KARIM Peter Officer UPDF
23 KATUMBA MWANKE Augustin Minister of Presidency, DRC
24 KAZADI NYEMBWE Didier Director Agence National de Renseignements DRC
25 KAZINI James Chief of Staff, Maj. General UPDF
26 KHANAFER Nahim Businessman
27 KIBASSA MALIBA Politician, former Minister of Mines, shareholder SENGA SENGA
28 KITEMBO Gertrude Businesswoman
29 KONGOLO Mwenze Minister DRC, shareholder SENGA SENGA
30 MANASE SIMBA Businessman
31 MAWAPANGA Mwana Nanga Ambassador DRC in Harare
32 MAYOMBO Nobel Chief Military Intelligence (CMI) in Uganda
33 MNANGAGWA DAMBUDZO Emmerson Speaker of Parliament ZIMBABWE
34 MOYO Mike Wing Commander ZDF
35 MOYO Sibusio Bd-Gen (Rtd) ZDF
36 MUAMBA NOZI Richard MWAMBA NOZY Congolese diamond trader; Counterfeiter
37 MUNYUZA Dan Colonel RPA; In charge of security DRC (96-98)
38 MWENZE KONGOLO Minister National Security, DRC
39 NUMBI KALUME Denis Minister of Planning and Reconstruction DRC
40 NZIZA Jack Officer RPA
41 OKOTO LOLAKOMBE Jean-Charles PDG MIBA
42 OMARI HADJI Businessman
43 OTAFIRE KAHINDA Colonel UPDF
44 MARINUS Anthony Manager Eagle Wings
45 PISKUNOV Anatol Businessman
46 PISKUNOVA Valentina Businesswoman
47 RUCHACHA BIKUMU Felicien Businessman
48 RUPRAH Sanjivan Samir Nasr
Medhi Khan 09.08.1966 D-001829-00 Businessman
49 RWIGEMA Alfred Manager Eagle Wings
50 SALIM SALEH AKANDWANAHO Caleb Lt General (Ret.) UPDF
51 SHEFER Niko Nico 25.12.1950 7616225 (Israel) 6651101 (Israel) Businessman
52 SMIERCIAK Ronald S. Manager Eagle Wings
53 YUMBA MONGA Manager GECAMINES
54 ZVINAVASHE GAVA MUSUNGWA Vitalis Lt General ZDF, Rep. of COSLEG, shareholder MBC

Allegato III
Imprese considerate dal Gruppo in violazione delle linee guida del’OECD per le Imprese Multinazionali


Nome della Compagnia Tipo di Commercios Paesey Paese firmatario delle linee guida OECD

1 AFRICAN TRADING CORPORATION Sarl Trading of natural resources from DRC SOUTH AFRICA NO
2 AFRIMEX Coltan trading UK YES
3 AHMAD DIAMOND CORPORATION Diamond trading BELGIUM YES
4 A.H. PONG & Sons Import-Export SOUTH AFRICA NO
5 A. KNIGHT INTERNATIONAL Ltd Assaying UK YES
6 A & M MINERALS and METALS Ltd Trading minerals UK YES
7 ALEX STEWART (Assayers) Ltd Assaying UK YES
8 AMALGAMATED METAL CORPORATION Plc Trading coltan UK YES
9 AMERICA MINERAL FIELDS (AMFI) Mining USA YES
10 ANGLO AMERICAN Plc Mining UK YES
11 ANGLOVAAL MINING Ltd Mining SOUTH AFRICA NO
12 ARCTIC INVESTMENT Investment UK YES
13 ASA DIAM Diamond trading BELGIUM YES
14 ASA INTERNATIONAL BELGIUM YES
15 ASHANTI GOLDFIELDS Mining GHANA NO
16 AVIENT AIR Private military company ZIMBABWE NO
17 BANRO CORPORATION Mining SOUTH AFRICA NO
18 BARCLAYS BANK Banking UK YES
19 BAYER A.G. Chemical industry GERMANY YES
20 B.B.L. Banking BELGIUM YES
21 BELGOLAISE Banking BELGIUM YES
22 CABOT CORPORATION Tantalum processing USA YES
23 CARSON PRODUCTS Commercialization of resources of the DRC SOUTH AFRICA NO
24 CHEMIE PHARMACIE HOLLAND Financial and logistical support to EWRI NETHERLANDS YES
25 COGECOM Coltan trading BELGIUM YES
26 C. STEINWEG NV Freight Forwarders BELGIUM YES
27 DARA FOREST Timber exploitation THAILAND NO
28 DAS AIR Airline company UK YES
29 DE BEERS Diamond mining and trading UK YES
30 DIAGEM BVBA Diamond trading BELGIUM YES
31 EAGLE WINGS RESOURCES INTERNATIONAL Exploitation coltan from the DRC USA YES
32 ECHOGEM Diamond trading BELGIUM YES
33 EGIMEX BELGIUM YES
34 ENTREPRISE GENERALE MALTA FORREST Construction, Mining, Trading DRC NO
35 EUROMET Coltan trading UK YES
36 FINCONCORD SA Coltan trading from DRC SWITZERLAND YES
37 FINMINING Coltan trading from DRC SAINT KITTS NO
38 FIRST QUANTUM MINERALS Mining CANADA YES
39 FLASHES OF COLOR Diamond trading USA YES
40 FORTIS Banking BELGIUM YES
41 GEORGE FORREST INTERNATIONAL AFRIQUE Management DRC NO
42 HARAMBEE MINING CORPORATION Mining CANADA YES
43 H.C. STARCK GmbH & Co KG Processing coltan GERMANY YES
44 IBRYV AND ASSOCIATES LLC Diamond trading SWITZERLAND
YES
45 INTERNATIONAL PANORAMA RESOURCES Corp Mining CANADA YES
46 ISCOR Mining SOUTH AFRICA NO
47 JEWEL IMPEX Bvba Diamond trading BELGIUM YES
48 KABABANKOLA MINING COMPANY Mining ZIMBABWE NO
49 KEMET ELECTRONICS CORPORATION Capacitor manufacture USA YES
50 KHA International AG Minerals trading and exploitation GERMANY YES
51 KINROSS GOLD CORPORATION Mining USA YES
52 K & N Project development BELGIUM YES
53 KOMAL GEMS NV Diamond trading BELGIUM YES
54 LUNDIN GROUP Mining BERMUDA NO
55 MALAYSIAN SMELTING CORPORATION Coltan processing MALAYSIA NO
56 MASINGIRO GmbH Minerals trading GERMANY YES
57 MELKIOR RESOURCES Inc Mining CANADA YES
58 MERCANTILLE CC Trading in natural resources from DRC SOUTH AFRICA NO
59 MINERAL AFRIKA Limited Trading in natural resources from DRC UK YES
60 NAC KAZATOMPROM Tantalum processing KAZAKHSTAN NO
61 NAMI GEMS Diamond trader BELGIUM YES
62 NINGXIA NON-FERROUS METALS SMELTER Tantalum processing CHINA NO
63 OM GROUP Inc Mining USA
FINLAND YES (USA)
YES (FINLAND)
64 OPERATION SOVEREIGN LEGITIMACY (OSLEG) Pvt Ltd Commercial interests ZIMBABWE in the DRC ZIMBABWE NO
65 ORION MINING Inc Mining SOUTH AFRICA NO
66 PACIFIC ORES METALS AND CHEMICALS Ltd Coltan trading HONG KONG NO
67 RAREMET Ltd Coltan trading from DRC SAINT KITTS NO
68 SARACEN Security company SOUTH AFRICA NO
69 SDV TRANSINTRA Transport FRANCE YES
70 SIERRA GEM DIAMONDS Diamond trading BELGIUM YES
71 SLC GERMANY GmbH Coltan transport GERMANY YES
72 SOGEM Coltan trading BELGIUM YES
73 SPECIALITY METALS COMPANY SA Coltan trading BELGIUM YES
74 STANDARD CHARTERED BANK Banking U.A.E. NO
75 SWANEPOEL Construction SOUTH AFRICA NO
76 TENKE MINING CORPORATION Mining CANADA YES
77 THORNTREE INDUSTRIES (Pvt) Ltd Provides capital to MBC ZIMBABWE NO
78 TRACK STAR TRADING 151 (Pty) Ltd Exploitation and trading minerals DRC SOUTH AFRICA NO
79 TRADEMET SA Coltan trading BELGIUM YES
80 TREMALT Ltd Mining British Virgin Islands NO
81 TRINITECH INTERNATIONAL Inc Coltan trading and exploitation USA YES
82 TRIPLE A DIAMONDS Diamond trading BELGIUM YES
83 UMICORE International Metals and Materials Group BELGIUM YES
84 VISHAY SPRAGUE Capacitor manufacture USA and ISRAEL YES (USA)
NO (ISRAEL)
85 ZINCOR Mining SOUTH AFRICA NO

Allegato IV
Paesi visitati e rappresentanti governativi e di organizzazioni, intervistati


Il Gruppo desidera esprimere il suo profondo apprezzamento ai funzionari governativi, diplomatici, agenzie delle Nazioni Unite, istituzioni donatrici organizzazioni non-governative, gruppi della società civile, giornalisti, operatori commerciali, inclusi coloro che ha incontrato e che lo hanno aiutato a rendere possibile questo rapporto.
Il Gruppo desidera anche estendere uno speciale ringraziamento alla Missione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo. Inoltre, il Gruppo desidera ringraziare l’Ufficio delle Nazioni Unite in Burundi e gli uffici dell’UNDP in Bangui, Brazzaville, Bujumbura, Kampala, Kigali, Kinshasa, Pretoria e Yaounde per la loro assistenza e il loro supporto.

Austria


International organizations
United Nations Office for Drug Control and Crime Prevention

Belgium


Government officials
Inter-Ministerial Ad Hoc Working Group on the Illegal Exploitation of the Natural Resources of the Democratic Republic of the Congo
Parliamentary Inquiry Commission on the Illegal Exploitation of the Natural Resources of the Democratic Republic of the Congo

State representatives

European Union Commission

Others

Arslanian Frères
International Peace Information Service
Sibeca
Sogem mineral trading company (division of Umicore)
Tantalum Niobium International Study Center
Vrije Universiteit Brussel

Burundi


Government officials

Minister of Defence
Minister of Energy and Mines
Minister of Finance
Minister of Foreign Affairs
Department of Customs (Ministry of Finance)

State representatives
Embassy of Belgium
Embassy of France

International organizations

Acting Special Representative of the Secretary-General in Burundi
Office for the Coordination of Humanitarian Affairs
UNDP
UNHCR
UNICEF
Office of the United Nations High Commissioner for Human Rights in Burundi

Others

Affimet
ASYST mineral trading company
Comptoir minier des exploitations du Burundi (COMEBU)
HAMZA mineral trading company

Central African Republic


Government officials
Ministry of Economy
Ministry of Equipment, Transport and Settlement
Ministry of Finance and Budget
Minister of Mines, Energy and Hydraulics
Minister of Trade and Industry
Department of Customs

State representatives
Embassy of the Democratic Republic of the Congo
Embassy of France
European Union

International organizations
Representative of the Secretary-General in the Central African Republic
ASECNA
UNHCR
UNDP

Democratic Republic of the Congo


Government officials
Minister of Defence
Minister of Foreign Affairs
Minister of Land Affairs, Environment and Tourism
Minister of Planning and Reconstruction
Vice-Minister of Foreign Affairs
Vice-Minister of Mines
Deputy Chief of Staff of the FAC
Governor of the Central Bank
Governor of Equateur Province
Governor of Katanga
Governor of Mbuji Mayi
Vice-Governor, in charge of the Economy, Finance and Development, Equateur Province
Centre d’évaluation, d’expertise et de certification
Comité interministériel de “Small Scale Mining”
Générale des carrières et des mines (Gécamines)
Office national des transports
Régie des voies aériennes
Société minière de Bakwanga (MIBA)

State representatives
Ambassador of Angola
Ambassador of Belgium
Ambassador of Canada
Ambassador of Germany
Ambassador of the United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland
Ambassador of the United States of America
Belgian Consul
Embassy of Denmark
Embassy of France
European Union

International organizations
Special Representative of the Secretary-General in the Democratic Republic of the Congo
European Commission’s Humanitarian Aid Office (ECHO)
FAO
GTZ
MONUC
Office for the Coordination of Humanitarian Affairs
UNDP
UNHCR
UNICEF
World Bank
World Food Programme
World Health Organization

MLC
President
Secretary-General

RCD-Goma
Vice President
Commissioner of the Interior
Governor of Kalemie
Department of Mines and Energy
Vice-Governor of Kisangani
Customs officials

RCD-K/ML
Second Vice-President
Minister of Interior
Acting Chief of Staff for the APC
Governor of Bunia
Governor of Ituri Province
Mayor of Butembo

Others
Action contre la faim
ADETE
Agro Action Allemand
Associazione per la Cooperazione Internationale e l’Ainto Umanitario
Anglican Church
Ashanti Goldfield
Association africaine des droits de l’homme (ASADHO)
Banque internationale de commerce
BEP Productique (BEPROD)
Conseil african et malgache pour l’enseignement supérieur (CAMES)
Caritas
Centre d’information et d’animation missionnaire (CIAM)
Centre d’etudes national sur le développement populaire (CENADEP)
Centre de formation, recherches en conservation forestière
Centre national d’appui au développement et à la participation populaire (CENADEP)
Church of Christ of the Congo
Comité provincial des diamantaires (CPD)
Commissions diocésaines Justice et Paix (CDPJ)
Conseil apostolique des laïques catholiques au Congo (CALCC)
Conference on Central Africa Moist Forest Ecosystems participants
Confédération de petites et moyennes enterprises du Congo (COPEMECO)
COSLEG (joint venture of COMIEX Congo and OSLEG)
Dara Forêt
Exploitation forestière, sciérie raffinage de la papaine (ENRA)
Fédération des entreprises du Congo (FEC — Kinshasa, Kisangani, Mbandaka, Beni, Goma, Gémena, Bukavu)
Fédération nationale des parents d’élèves du Congo (FNPEC)
Fédération des ONG laïques à vocation économique au Congo (FOLECO)
Forces novatrices pour l’union et la solidarité (FONUS)
Groupe de recherches et d’échanges technologiques (in Kabinda)
Groupe Lotus
Groupe musulman des droits de l’homme
GST (Gécamines labour union)
Héritiers de la justice
International Human Rights Law Group
International Rescue Committee
Inter Press Service (IPS)
JAMS
Journalistes en danger
Justice et Paix
Ligue des avocats pour les droits de l’homme
Kababankola Mining Company
Kotinne Plantation
Jardin botanique d’Eala
Maintenance, Assistance, Technique and Design
Mayi-Mayi representatives
Médecins sans Frontières (of Belgium and France)
Mennonite Church
Mouvement nationale congolais Lumumba (MNCL)
Mouvement des pionniers de l’indépendence
Mouvement populaire de la révolution (MPR)
National Commission of Experts on the illegal exploitation of the natural resources and other forms of wealth of the Democratic Republic of the Congo
National Congolese Railway Society (SNCC)
National Council of Development NGOs (CNONGD)
Nganga Plantation
Norwegian Refugee Council (NRC)
Organisation concertée des ecologistes et amis de la nature (OCEAN)
OKIMO
Oxfam
Parti démocrate et social chrétien (PDSC )
Parti lumumbiste unifié (PALU)
Pharmakina
Pole Institute
Promotion de la femme rural (PROFER)
Programme d’appui aux femmes victimes des conflits et des catastrophes
Radio Okapi
Regional Committee of Development NGOs (CRONGD)
Religious community representatives
Radio Télé Debout Kasaï (RTDK)
Save the Children
Sengamines
Shenimed Coltan Comptoir
Syndicat des exploitants alluvionnaires du diamant (APLOKA)
SOCEBO
Société civile du Congo (SOCICO)
Société de renforcement de communauté de base (SERACOB)
Solidarités
TOFEN-CONGO
TRAFCO Freight Company
UDPS representatives
UPDF Sector Commander in Bunia
UPDF Battalion Commander in Butembo
UPDF Colonel Peter Karim
Union des banques congolaises
Voix du handicape pour les droits de l’homme (VHDH)
Wildlife Conservation Society

France


Government officials
Ministry of Economy and Finance
Ministry of Foreign Affairs

Others
Air France Cargo

Germany


Government officials
Ministry of Foreign Affairs
Others
H. C. Starck
Karl-Heinz Albers Mining and Minerals Processing

Kenya


Government officials
Minister of Foreign Affairs and International Cooperation
Ministry of Defence
Ministry of Finance
Ministry of Trade and Industry
Ministry of Transport and Communications
Kenya Revenue Authority

State representatives
Ambassador of Belgium
High Commissioner of the Republic of South Africa
Ambassador of Rwanda
High Commissioner of Uganda
Belgian Ministry of Defence
German Embassy
Belgian Parliamentary Inquiry Commission
Embassy of the Democratic Republic of the Congo
Democratic Republic of the Congo National Parks representatives
Institut congolais de conservation de la nature (Ministry of Environment, Democratic Republic of the Congo)

International organizations
Special Representative of the Secretary-General for the Great Lakes Region
Special Adviser to the Special Representative of the Secretary-General for the Democratic Republic of the Congo
World Customs Organization
World Wildlife Fund

Others

Association of Cargo Airliners
Congolese Commission of National Experts
Dian Fossey Gorilla Fund
International Crisis Group
Kababankola Mining Company/Tremalt Ltd.
Kencargo
Lusaka Agreement Task Force
Martin Air
Oryx Natural Resources
Oxfam
World Vision

Republic of the Congo


Government officials
Minister of Environment
Ministry of Transport
Department of Customs (Ministry of Finance)

State representatives
Embassy of Belgium
Embassy of the Democratic Republic of the Congo
European Union

International organizations
UNDP

Rwanda


Government officials
Special Envoy of the President for the Democratic Republic of the Congo and Burundi
Office of the President of Rwanda
Minister of Foreign Affairs
Ministry of Commerce, Industry and Tourism
Customs Commission

State representatives
Ambassador of Belgium
Ambassador of France
Ambassador of the United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland
Ambassador of the United States of America
European Union
International organizations
MONUC
UNICEF
World Bank

Others
President of RCD-Goma
Eagle Wings Resources
SDV Transintra
SOGERMI mineral trading company

South Africa


Government officials
Acting Director-General for Foreign Affairs
Department of Foreign Affairs
Department of Defence
Department of Home Affairs
Department of Minerals and Energy
Financial Intelligence Centre
National Intelligence Agency
National Intelligence Coordinating Committee
National Prosecuting Authority
National Treasury
Secretariat for Safety and Security
South African Diamond Board
South African Police
South African Revenue Service

State representatives
Ambassador of Belgium
Ambassador of France
Ambassador of the United States
High Commission of the United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland

Others
Banro
Bateman Minerals and Metals
Centre for the Study of Economic Crime
Cobalt Metals Company
Compliance Institute
De Beers Group
DiamondWorks
Executive Outcomes
Fluxmans Attorneys
Grove Family Trust
International Institute of Security Studies
Kimberley Process Secretariat
Money Laundering Forum
Overseas Security Services
PricewaterhouseCoopers Forensic Services Division
Rand Afrikaans University
Rand Merchant Bank
SaferAfrica
STK Consulting
Tandan Holdings
Trans Hex
Ware Associates
University of South Africa at Pretoria
University of Witwatersrand/South African Institute for International Affairs

Uganda


Government officials
First Deputy Prime Minister
Acting Minister of Foreign Affairs
Minister of Defence
Chief of Staff of UPDF
Ministry of Tourism, Trade and Industry
Bank of Uganda
Department of Geological Survey and Mines
Uganda Bureau of Statistics
Uganda Civil Aviation Authority
Uganda Coffee Development Authority
Uganda Revenue Authority

State representatives
Ambassador of Belgium
Ambassador of Denmark
Ambassador of France
High Commissioner of the United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland
Ambassador of the United States of America
Head of the Delegation of the European Union

International organizations
UNDP
UNICEF
World Bank

Others
Amnesty International
Judicial Commission of Inquiry
Saracen Uganda Ltd.
Uganda Debt Network

United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland


Government officials
Ministry of Foreign Affairs

United States of America


Government officials
Department of Justice

State representatives
Belgian Deputy Minister of Foreign Affairs
Permanent Representatives to the United Nations, Security Council members and other Member States
International organizations
International Monetary Fund
Office of the Special Representative of the Secretary-General for Children and Armed Conflict
UNDP
Forum on Forests
Office for the Coordination of Humanitarian Affairs
World Bank

Others
Human Rights Watch
Oxfam
Winston Strawn and Partners

Zambia


Others
Non-governmental organizations

Zimbabwe


Government officials
Ministry of Mines

State representatives
British High Commission

Others
Renaissance Bank
Dozer Parts

Allegato V
Abbrevizion
i


ADB African Development Bank
ANC Armée nationale congolaise (army of RCD-G movement)
APC Armée patriotique congolaise (army of the RCD-ML rebel group
ASECNA Agence pour la sécurité de la navigation aérienne en Afrique et à Madagascar
CIDA Canadian International Development Agency
CITES Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora
coltan columbo-tantalite
COMIEX Compagnie mixte d’import-export
COSLEG COMIEX-OSLEG joint venture
FAC Forces armées congolaises
ex-FAR former Forces armées rwandaises
GATT General Agreement on Tariffs and Trade
Gécamines Générale des carrières et des mines
GTZ Deutsche Gesellschafte für Technische Zusammenarbeit (German Government agency for technical cooperation)
ICAO International Civil Aviation Organization
IMF International Monetary Fund
KMC Kababankola Mining Company
MIBA Société minière de Bakwanga
MLC Mouvement de libération congolais
MONUC United Nations Organization Mission in the Democratic Republic of the Congo
OECD Organization for Economic Cooperation and Development
OKIMO Office des Mines de Kilo-Moto
OSLEG Operation Sovereign Legitimacy
RCD Rassemblement congolais pour la démocratie (Rally for Congolese Democracy)
RCD-Congo Rassemblement congolais pour la démocratie (newly formed rebel group made up of MLC and RCD-Goma dissidents)
RCD-Goma Rassemblement congolais pour la démocratie, based in Goma
RCD-K/ML Rassemblement congolais pour la démocratie — Mouvement de libération, initially based in Kisangani, now headquartered in Bunia
RCD-N Rassemblement congolais pour la démocratie-National
RPA Rwandan Patriotic Army
SADC Southern African Development Community
SIDA Swedish International Development Agency
SOMIGL Société minière des Grands Lacs
SOCEBO Société congolaise d’exploitation du bois
UDPS Union pour la démocratie et le progrès social
UNDP United Nations Development Programme
UNHCR Office of the United Nations High Commissioner for Refugees
UNICEF United Nations Children’s Fund
UPDF Uganda People’s Defence Forces
USAID United States Agency for International Development
WCO World Customs Organization
ZDF Zimbabwe Defence Forces



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