2 °C (Due Gradi)

Innovazioni radicali per vincere
la sfida del clima e trasformare l’economia

di Gianni Silvestrini

Edizioni Ambiente 2015


Cinque anni fa, con la corsa della green economy, scritto a quattro mani con Antonio Cianciullo, Gianni Silvestrini raccontava come sarebbe cambiato il rapporto tra l’economia, l’ambiente e la società. Lo faceva analizzando decine di aziende che, in Italia e all’estero, erano già pienamente interpreti del fenomeno green economy. E i cambiamenti ci sono stati, anche più veloci di quanto si prevedeva. Nel campo dell’energia per esempio, dove le centrali a combustibili fossili che chiudono perché ormai antieconomiche e rese superflue dall’apporto delle energie rinnovabili sono l’icona della mutazione in corso. Ma oggi il quadro è ancora più complesso e stimolante. Processi che già apparivano definiti anni fa stanno interagendo con nuovi trend e nuove tecnologie, con nuovi comportamenti e attitudini che si manifestano nella società a una velocità sorprendente. L’impatto della sharing economy su settori come quello dell’auto, tanto per fare un altro esempio, era del tutto imprevedibile solo pochi anni fa. A essere investito da una spinta al cambiamento a cui le reti di comunicazione fanno da infrastruttura portante, è qualcosa che sta alla radice, è lo stesso rapporto tra le nostre attività, il nostro modo di vivere e il pianeta. Il percorso non sarà lineare, e in questo titolo Silvestrini offre una “visione in anteprima” di tutto ciò che sta avvenendo, di quali evoluzioni si potrebbero avere, e di quali saranno i nodi da affrontare.

http://www.greenreport.it

25 febbraio 2015

 

Due gradi per il futuro, cambio di rotta verso la sostenibilità

 

«Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e per le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia, come il giorno nasce dalle notte oscura. È nella crisi che sorgono l’inventiva, le scoperte, le grandi strategie».

 

Gianni Silvestrini ha scelto di cominciare da questa citazione di Albert Einstein del 1930 (non a caso l’anno successivo all’esplosione della grande crisi) per sviluppare il suo ragionamento, pieno di fatti, numeri, proposte nel suo ultimo libro “2 °C (Due Gradi) – Innovazioni radicali per vincere la sfida del clima e trasformare l’economia” che arriva in questi giorni in libreria per Edizioni Ambiente.

Il pensiero di Silvestrini è da sempre segnato dall’ottimismo. E non potrebbe essere altrimenti per chi, mentre continua a essere impegnato nella ricerca e nell’insegnamento, trova il tempo di fare il Direttore scientifico del Kyoto Club, il Presidente del Coordinamento Free (Fonti rinnovabili ed efficienza energetica), il Presidente del Green Buliding Council Italia e nei ritagli di tempo fa persino l’imprenditore in prima persona in quei settori. Non può che essere una fede incrollabile nel futuro – un futuro sostenibile e low carbon – ad animare queste straordinarie capacità.

Ma l’ottimismo di Gianni è fondato su solide basi e la lettura di queste pagine ne è una limpida conferma. Pur non nascondendo nessuna delle difficoltà tremende di questi tempi, prima tra tutte la crisi del lavoro e il dramma della disoccupazione, né tralasciando di far emergere la forza dei poteri “fossili” che si oppongono al cambiamento, in “Due gradi” Silvestrini passa in rassegna tutte le potenti innovazioni tecnologiche – alcune già disponibili, altre pronte nel futuro prossimo – che possono farci guardare con fiducia agli anni che verranno. Un potente antidoto al vero veleno dei nostri tempi, che è la rassegnazione.

Certo il focus – come evidente sin dal titolo –  è come evitare che la temperatura del pianeta alla fine del secolo non superi di 2 °C i livelli esistenti prima della Rivoluzione industriale, visto che quella sarebbe la soglia, secondo la comunità scientifica, per evitare conseguenze irreversibili e potenzialmente catastrofiche. Ma io credo che ciò che emerge con forza ancora maggiore alla fine della lettura del libro è la descrizione che Silvestrini fa della possibilità di costruire un mondo migliore.

Attraverso le rinnovabili e l’efficienza energetica, la rivoluzione digitale e i nuovi materiali, la mobilità sostenibile e la chimica verde, il mondo dell’illuminazione che si reinventa e le  smart cities. Tutte le chance offerte dell’innovazione tecnologica. Ma Silvestrini legge con altrettanta lucidità le difficoltà della politica a cogliere quelle opportunità, e sa bene che senza affrontare questo nodo rischiamo di vedere quel treno passare sotto il nostro sguardo impotente e magari osservare altri, più pronti e svegli, salire a bordo al posto nostro.

Di qui l’attenzione e la speranza che si fonda sulla crescente sensibilità ambientale, le esperienze concrete di progetti e di conflitti a livello locale, senza le quali sarà impossibile cambiare la politica e far finalmente aprire gli occhi ai decisori e alle istituzioni. Resta da capire quali leve utilizzare nella complessità per favorire i cambiamenti e disincentivare le parti che obsolete e inquinanti e la risposta di Silvestrini, che condivido pienamente, è incentrata sullo strumento fiscale. Una leva che usata intelligentemente e con radicalità può innescare il cambiamento che il libro descrive, e che sinceramente è quello più auspicabile per il futuro del Pianeta, di noi che lo abitiamo e di chi verrà dopo.