Un dopoguerra interminabile, quello della Bosnia Erzegovina. Oggi, tre lustri dopo, il Paese è in mano a politici corrotti, alle mafie che ripuliscono il denaro sporco nel settore immobiliare e nelle banche occidentali e arabe, a gruppi stranieri che giorno dopo giorno esigono il pagamento di un dazio infinito, il cui peso ha avuto origine nella guerra del 1991-1995. Bosnia Express è il viaggio in un Paese deragliato, con un ritardo strutturale di quarant’anni, ridotto economicamente e culturalmente in ginocchio e squassato dai nazionalismi e dalle contrapposizioni di credo, ma ciò nonostante capace di destare molti appetiti. E di sorprendere.


Veterans: The siege of Sarajevo
The city may now be at peace but reminders of its violent past are never far away.
Guarda il video di Al Jazeera:
http://english.aljazeera.net/programmes/general/2010/12/2010126111246713891.html

http://it.peacereporter.net
08/12/2010

Bosnia Express
di Christian Elia

Il libro di Luca Leone, Infinito edizioni, lancia un grido di allarme e di amore per un Paese derubato anche della sua identità

Bosnia Express, Infinito edizioni, è un libro duro. Luca Leone, giornalista e saggista che da anni si occupa del complicato puzzle dei Balcani, offre un fermo immagine della Bosnia - Erzegovina impietoso, come sanno esserlo i racconti di certi amanti traditi.

Sembra quasi indicare anche il luogo dell'adulterio, Dayton, e il tempo: 1995. Gli accordi che posero fine al massacro seguito alla dissoluzione della ex Jugoslavia sono stati la fine delle fucilate, ma anche l'inizio della crisi d'identità di un Paese che non c'è, disegnato com'è sulla linea del fronte di allora. Una repubblica per i serbi, una federazione per i croati e i musulmani. Decine di livelli burocratici, tragici quanto ridicoli in un Paese di appena quattro milioni di abitanti. Che non fa nulla per affascinare quel milione passa di concittadini - spesso quelli più colti e preparati - che sono fuggiti all'estero. Come se il 1995 fosse diventato un calendario che, anche se vede ingiallire le proprie pagine, resta appeso a un chiodo.

La lista dei problemi che Leone individua e racconta è smisurata: corruzione, sacco delle risorse, giustizia tradita, cooperazione inefficiente, cinismo della comunità internazionale, asfissia politico-culturale, sacche di dramma sociale. Come in un lungo elenco di colpevoli, dove manca la vittima. Si legge, tra le pagine, che questo allarme sulla situazione attuale della Bosnia-Erzegovina è lanciato per la gente di questa terra ferita, ma Leone non li cita, come se fosse arrabbiato anche con loro. Proprio perché ne ama l'umanità e l'intelligenza, forse, non ne perdona l'impotenza di fronte al saccheggio del loro futuro. Punto controverso, perché è difficile capire, nella Bosnia-Erzegovina di oggi, quali siano i reali spazi di manovra della società civile. Anche vero, però, che i diritti si difendono, nessuno li regalerà. E questo libro lo ricorda.