L'idea centrale è la reinterpretazione dell’educazione alla cittadinanza attiva come sviluppo della competenza al satya¯graha: la lotta nonviolenta fondata sulla noncollaborazione creativa e su un coraggioso “lavoro su di sé”. La prospettiva è non solo teorica, ma soprattutto pratica: per progettare esperienze di formazione alla Difesa Popolare Nonviolenta. Quello della formazione dei cittadini alla difesa nonviolenta, in alternativa a quella militare, è un tema generalmente escluso dai contesti educativi formali e non formali, sia per i giovani che per gli adulti, perché punta a far crescere la capacità della popolazione a sapersi difendere da sé, a difendere la democrazia e la libertà senza ricorrere alle armi e alla struttura militare, ma senza per questo rinunciare a tutelarsi efficacemente. Il libro, dopo aver esplorato il rapporto tra educazione e politica, individuando nel concetto di "cittadinanza attiva" il loro felice punto di incontro, illustra in chiave critica il “mito del soldato che porta la pace” e come oggi in Italia esso venga diffuso, soprattutto coi giovani e nelle scuole. Un’attenzione è riservata ai processi psicosociali che ostacolano un approccio costruttivo ai conflitti ed espongono al rischio di assumere la violenza come strumento per gestirli, persino giungendo a comportamenti disumani.