"Benché la storia della Palestina, dai suoi inizi fino a oggi, non sia stata altro che una storia di mero colonialismo ed espropriazione, il mondo la tratta invece come una storia 'complessa', difficile da capire e impossibile da risolvere".

Nel suo libro lo storico analizza i paradossi che accompagnano la lettura della storia e delle politiche israeliane, in particolare quelli interpretativi.

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martedì 14 agosto 2012 21:55

La retorica della coesistenza, di Ilan Pappe
di Nicola Perugini

Roma, 15 agosto 2012, Nena News - In "Israele/Palestina. La retorica della coesistenza" (Nottetempo, 2011), lo storico israeliano Ilan Pappé cerca di gettare sinteticamente luce sui paradigmi che hanno guidato, negli ultimi decenni, molti approcci epistemologici e molte pratiche politiche in relazione alla questione palestinese. Dopo il recente lavoro pioneristico sulla creazione dello stato di Israele - La pulizia etnica della Palestina (Fazi, 2008) - e sulla pianificazione coloniale di espulsione della popolazione palestinese, in questo saggio Pappé analizza i paradossi che accompagnano la lettura della storia e delle politiche israeliane, in particolare quei paradossi interpretativi che riproducono un discorso di "eccezione" israeliana, impedendo accostamenti e comparazioni con altre situazioni coloniali. Lo storico israeliano ricolloca invece il sionismo all'interno di un quadro più ampio di genesi, formazione e sviluppo dei movimenti di colonizzazione europea.

L'invito di Pappé si inserisce nel quadro della crescita di un movimento di solidarietà internazionale che negli ultimi anni ha saputo rompere tanto con i paradigmi interpretativi classici quanto con l'ortodossia politica della coesistenza e della "pace per due popoli in due stati". La letteratura e i materiali per un superamento di questa visione sono ormai abbondanti e si sono sedimentati in una serie di pratiche eterodosse che muovono dalla consapevolezza che ciò che va abbattuto non è "la guerra nel Vicino Oriente" per "raggiungere la pace", bensì un regime che non ha un dentro e un fuori, un occupante e un occupato, ma un colonizzatore e un colonizzato, con tutto ciò che questo comporta; incluse le continuità, contraddizioni, le lacerazioni e la violenza di altre situazioni coloniali.

In un periodo di rivolte arabe diffuse e irriducibili a un'interpretazione riduzionista "primaverile", la comprensione della situazione israelo-palestinese richiede chiavi di lettura altrettanto complesse e pratiche che siano conseguenti. Pubblichiamo qui di seguito alcuni estratti di Israele/Palestina. La retorica della coesistenza. Un invito alla lettura.

Di questi tempi il crescente fronte degli attivisti per la pace e la giustizia in Palestina affronta una realtà alquanto bizzarra. Da un lato avverte che il suo messaggio di giustizia e il suo modo di rappresentare la situazione in Israele/Palestina sono ormai largamente accettati nel mondo. Questo è particolarmente vero per quanto riguarda l'opinione pubblica in Occidente, anche negli Stati Uniti. Ma dall'altro lato, nei fatti, Israele continua incontrastato e con la stessa violenza le proprie politiche di espropriazione. I palestinesi della Galilea e di al-Naqab (il Negev) continuano a subire espropri e confische di terre, demolizioni di case, e sono esposti a nuove serie di leggi razziste che minano i loro piú essenziali e basilari diritti. I palestinesi della Cisgiordania continuano a essere umiliati quotidianamente ai check-point, arrestati senza processo, privati delle loro terre a favore dei settlers e della Israel Land Authority. Inoltre, continuano a non poter raggiungere i propri villaggi e città a causa del sistema di apartheid fatto di muri e barriere che circondano le loro case.

Coloro che tentano di superare questo sistema pagano con la vita, oppure vengono arrestati. La gente di Gaza è ancora sottoposta a una combinazione barbarica di assedio, bombardamenti e incursioni nella piú grande prigione a cielo aperto della terra. Ovviamente non possiamo dimenticare che milioni di rifugiati languiscono ancora nei campi di rifugiati e che il loro diritto al ritorno in Palestina sembra essere completamente ignorato dai potenti della terra.

[...] Dopo la netta svolta a destra di Israele, questa frustrazione si è fatta ancora piú forte. Oggi, nel 2011, è chiaro a ogni singolo membro del movimento di solidarietà per la Palestina che nessuno si sarebbe mai potuto sognare un "migliore" governo israeliano per poter difendere la causa.

[...] Lo scenario dell'attivismo nella lotta a favore dei palestinesi presenta da un lato una sua ortodossia, e dall'altro un movimento di sfida a questa stessa ortodossia. Quest'ultima ha incentrato la propria visione della pace sulla soluzione dei due Stati e sulla profonda convinzione che un cambiamento all'interno della società israeliana, sotto la spinta del "fronte della pace", porterà a una soluzione giusta. Due Stati pienamente sovrani vivranno l'uno accanto all'altro, troveranno un accordo su come risolvere il problema dei rifugiati e decideranno insieme il futuro della città di Gerusalemme.

[...] La visione ortodossa sta lentamente perdendo terreno nello scenario dell'attivismo. Il fronte ufficiale della pace in Israele e le organizzazioni liberali sioniste nel resto del mondo, così come i politici europei piú di sinistra, continuano a sottoscrivere questa formula. [...] Ma la maggior parte degli attivisti ne ha avuto abbastanza.

[...] Il nuovo modello sta mettendo in atto una rottura con l'Ortodossia della Pace. Il nuovo movimento si relaziona e fa riferimento all'intera "Palestina storica" come terra che necessita di solidarietà e cambiamento. [.] Il paradigma del nuovo movimento ci permette di analizzare Israele come uno Stato colonialista di settlers del XXI secolo la cui ideologia è il principale ostacolo alla pace.

Quindi l'unica via d'uscita è una decolonizzazione pacifica dello Stato e un cambiamento del regime, per il bene di chi vive in Israele/Palestina e di chi è stato espulso da questa terra.Nena News