Disse no al servizio militare e pagò con sette mesi di carcere. – Era il marzo del 1968.sono andato dall’ufficiale di picchetto e mi sono tolto le stellette. Fui incarcerato. Erano tempi duri.
Nel 2012 il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini compie cinquant’anni. In occasione dell’anniversario, il diario di Enzo Bellettato, oppositore al servizio militare quando era ancora reato solo parlarne, diventa libro: Diario di un obiettore. Strapparsi le stellette nel ’68
Il volume raccoglie le pagine scritte nel suo pe-riodo di forzata leva e detenzione, seguite da documenti, tra cui la sentenza della Corte Costituzionale che nel 1971 estinguerà il reato di «apologia di reato» relativo alla propaganda dell’obiezione di coscienza quando rappresenta «manifestazione del pensiero».A marzo in tutte le librerie.
Diario di un obiettore racconta un capitolo importante della storia d’Italia: descrive la «naia» attraverso storie di vita, di volti, di nomi, di miserie e di assurdità, ma anche di valori e di umanità. Siamo nel Sessantotto: l’anno della contestazione, violenta e nonviolenta, l’anno dell’opposizione alla guerra nel Vietnam e della strage di My Lai, l’anno del maggio francese e della primavera di Praga, l’anno dell’assassinio di Martin Luther King e di Robert Kennedy. In Italia è l’anno degli scontri all’Università di Roma a Valle Giulia, delle proteste alla Scala di Milano e alla Bussola in Versilia. Nella Chiesa cattolica soffia il vento del Concilio Vaticano II, dei preti operai, delle comunità di base e della scuola di Barbiana.È anche l’anno in cui muore Aldo Capitini, fondatore del Movimento Nonviolento.Bellettato, si dice oggi ex-cattolico, ma tra le pagine del diario emerge una scelta fortemente ispirata al messaggio evangelico e soprattutto alla Pacem in terris di Giovanni XXIII. Vi troviamo citati Gandhi, King,  Capitini, e preti come don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani, morto nel 1967. Non manca lo sguardo critico sulle contraddizioni della Chiesa di allora, in cui la testimonianza nonviolenta era l’eccezione.

Storie come la sua hanno contribuito all’approvazione della legge del 1972 che ha legalizzato l’obiezione di coscienza e il servizio ci­vile.

Enzo Bellettato ha settant’anni, è nato e vive a Rovigo. Iniziò il suo servizio militare nel 1967, nella speranza di beneficiare della Legge Pedini per il servizio civile; vi si è opposto nove mesi dopo, quando, nel maggio ’68, viene processato e condannato a sette mesi di carcere per il reato di «disobbedienza militare».

Il diario originale è conservato, ed esposto, all’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano (Arezzo). Nel 2009, edizione del 25° del Premio, è stato selezionato per la «Lista d’onore».

L’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano fu fondato nel 1984 dal giornalista e scrittore Saverio Tutino, morto lo scorso novembre. L'Archivio raccoglie oltre seimila scritti autobiografici, pagine di persone comuni che pur raccontando storie individuali racchiudono stralci della storia d'Italia.

28 maggio 1968. Il Tribunale militare di Torino condanna un carrista per essersi strappato dalla divisa mostrine e stellette. «Ho rifiutato di proseguire il servizio militare dopo aver inutilmente cercato di sostituirlo con un servizio civile in Italia o all’estero», spiega il caporale Bellettato. «A tale rifiuto mi spinge la mia coscienza di cattolico. Anche come maestro devo esprimere il mio dissenso dalla vita militare, che è violenza legalizzata e istituzionalizzata». Questo libro è il diario − pieno di brio − che il «disobbediente» ha tenuto dal primo giorno di naia al congedo, passando per il carcere di Peschiera.

Il caso Bellettato avrà anche un'inattesa ripercussione: la sentenza della Corte costituzionale del 1971, per la quale la propaganda all'obiezione non è più «istigazione a delinquere». L'anno dopo verrà promulgata la legge per l'obiezione di coscienza.

Enzo Bellettato, dopo un periodo come insegnante e dirigente scolastico nel Polesine, si è dedicato alla divulgazione dell’astronomia, con l’istituzione dell’Osservatorio pubblico e del Planetario civico di Rovigo. Collabora con associazioni di storia locale. Membro del Movimento nonviolento di Aldo Capitini all'epoca della sua obiezione di coscienza, ha poi partecipato alle campagne di obiezione alle spese militari. Negli anni Novanta ha contribuito alla formazione della Consulta per la pace del Comune di Rovigo.

DICHIARAZIONE DI OBIEZIONE DI COSCIENZA di Enzo Bellettato

Il giorno 21 ho rifiutato di proseguire il servizio militare, che ho iniziato nel giugno dello scorso anno, dopo aver inutilmente cercato di sostituirlo con un servizio civile in Italia o all’estero.

Mi restava ancora una possibilità di fare la pace invece di prepararmi alla guerra: aspettare che il regolamento della legge Pedini fosse approvato e pubblicato. Ciò è avvenuto alcune settimane fa. Ma il regolamento è talmente restrittivo (possono essere accolte solo 100 domande su 300.000 militari chiamati annualmente alle armi), che per me non c’è alcuna possibilità di essere inviato a lavorare nei paesi sottosviluppati.

Posso così manifestare la mia volontà di pace solo rifiutando il servizio militare e tutta la mentalità che considera giusta e necessaria la violenza della guerra e la violenza di una falsa pace armata.

A tale rifiuto mi spinge la mia coscienza di cattolico che dal Vangelo e dall’insegnamento della Chiesa ha imparato che la vera pace si costruisce sui valori positivi della verità, della giustizia, dell’amore e della libertà; che ha imparato che quando le leggi degli uomini sono in contrasto con la volontà di Dio “esse non hanno forza di obbligare la coscienza, (…) in tal caso, anzi, l’autorità cessa di essere tale e degenera in sopruso” (Pacem in terris n° 30).

Queste cose ho imparato e queste cose voglio insegnare. Ma non posso insegnarle efficacemente se il mio comportamento non è coerente con le mie convinzioni. Anche come maestro, dunque, devo esprimere il mio dissenso dalla vita militare, che è violenza legalizzata ed istituzionalizzata, come già ho dissentito e continuerò a dissentire da tutto ciò che di violento c’è anche nella vita civile. E questo non certo per una mania di protesta, ma per la ferma convinzione che, di fronte al male, tacere vuol dire collaborare.

Enzo Bellettato 31 Regg. CCR 28043 Bellinzago NOVARA

Abitante in via Sichirollo 11 45100 ROVIGO