Intenso, doloroso romanzo di un autore che sarebbe potuto diventare un grande scrittore se non fosse stato assassinato dal Mossad in Libano nel 1972 a 36 anni
  
Ghassan Kanafani (morto giovane, in un attentato, nel 1972), fu scrittore - tra i più significativi della letteratura araba - giunto all'impegno attivo nella lotta del suo popolo dopo i primi libri, e dopo l'attività giornalistica: giunto, si può dire - usando una espressione vecchia ma che si attaglia alla questione palestinese per la quale vale come criterio l'odiosa coppia amico/nemico meglio di ogni altro giudizio -, alla critica delle armi passando dalle armi della critica. Sono dunque pietre le sue parole, e nella loro scabra durezza ritorna il dolore per la terra perduta, la sofferenza dei profughi, la speranza. Ma senza la rozzezza semplice dei nazionalismi (per cui Kanafani è, come dice Vincenzo Consolo presentandolo in questo libro, «prima di essere il palestinese di Acri, scrittore di prim'ordine»), semmai cercando, al fondo delle immediate contrapposizioni, l'inquietudine che nasce dall'osservare il cuore innocente della sofferenza, la sorte di chi non ha nessun riparo. Così la vicenda dei tre uomini sotto il sole - che fuggono dai campi profughi verso il ricco Kuwait e trovano una delle sorti comuni ai molti senza riparo in questo mondo - racconta dell'inferno che si trova subito dietro l'angolo dell'Occidente.

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"Uomini sotto al sole" che illuminano il buio della storia
di Cristina Micalusi

Un romanzo simbolo della cultura palestinese, che ci fa pensare e ci consente di ricordare il grande scrittore ed intellettuale a quarant'anni dal suo assassinio

Roma, 17 ottobre 2012, Nena News - In "Uomini sotto al sole" un'altra tragedia del popolo palestinese è descritta dal celebre scrittore Ghassan Kanafani: quella di cercare, spesso invano, fortuna nei ricchi paesi arabi. Dramma che si va ad aggiungere alla grande catastrofe: "quella di essere vittima della vittime" come sosteneva un altro scrittore ed intellettuale palestinese, Edward Said.

I tre protagonisti, il vecchio Abu Qais, il giovane Asad e il ragazzo Marwan fuggono dal campo profughi per raggiungere il ricco Kuwait. Nei loro occhi la speranza di un futuro migliore, ma con il rimpianto di una Palestina assente.

Triste sarà il loro destino, come la maggior parte dei clandestini ancora oggi. Troveranno infatti la morte in un'autocisterna, asfissiati dal caldo, mentre cercano di attraversare il deserto iracheno.

Kanafani pubblicò questo racconto nel 1963, a quindici anni dalla fondazione dello Stato di Israele. Nascita che ha provocato la diaspora del popolo palestinese. Il ruolo di scrittore e di uomo politico si intrecciano nei suoi scritti, così troviamo i protagonisti parlar di vicende storiche, fatti accaduti realmente inseriti nei racconti della vita quotidiana.

Egli ricorre spesso all'uso di flashback, caratteristica nuova che lo distingue dalla prosa araba contemporanea. Un'altra caratteristica dello scrittore è l'uso dei simboli, soprattutto quelli più ricorrenti legati alla terra natale: l'ulivo, la vite, l'arancio a richiamare l'amata terra. 

In "Uomini sotto il sole" possiamo riscontrare i profughi di tutto il mondo di ieri e di oggi, dei diseredati che soffrono e muoiono per raggiungere una vita dignitosa. E ogni volta che leggeremo di gente che emigra il nostro pensiero andrà ai tre uomini di Kanafani descritti con tanta umanità e pathos.

Ghassan Kanafani era nato ad Acri, in Palestina, nel 1938, e fu rifugiato in Libano con la famiglia nel 1948. Nel 1953 a Damasco pubblico' i suoi primi racconti, caratterizzati da uno stato pessimista. Nella capitale siriana insegno' all'UNRWA (l'agenzia dell'ONU per l'assistenza ai profughi palestinesi). Per un periodo si trasferiri' in Kuwait, dove continuo' a insegnare e a scrivere. Fu richiamato dal Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina a Beirut dove morirà nel 1972 in un attentato israeliano insieme a sua nipote di 16 anni.

Dal testo: "Perchè non avete battuto sulle pareti della cisterna? Perchè non avete chiamato? Perchè? E tutto il deserto improvvisamente cominciò a rimandargli l'eco: Perchè non avete battuto sulle pareti della cisterna? Perchè non avete chiamato? Perchè? Perchè?...." Nena News