Tratto da:
Insieme alla sequela di Cristo sil Passo degli Ultimi

Postfazione
di Domenico Amato

Chi è giunto a questo punto ha potuto già apprezzare gli orizzonti pastorali verso i quali don Tonino ha spronato la sua chiesa locale. Il lettore ha potuto anche constatare la ricchezza dei contenuti e la linearità della trama che intesse questo progetto di Chiesa.

È cosa non inutile, però, conoscere il cammino lento e faticoso che portò all’elaborazione di questo progetto pastorale. Perché da ciò si potrà evincere lo stile di comunione, perseguito dal novello Vescovo, che fa da supporto all’attuazione stessa del progetto nel vissuto ecclesiale.

Chi si trovò a passare nelle notti dell’incipiente estate del 1984 nei pressi del Seminario diocesano, dalle parti della villa comunale, poté notare una finestra illuminata fino a tardi e udire il ticchettio di una macchina da scrivere. Era il Vescovo che batteva le matrici del progetto pastorale da passare poi a ciclostile.

Oggi nell’era multimediale, delle stampanti automatiche e delle fotocopiatrici tuttofare può sembrare un anacronismo. Ma a quell’epoca don Tonino non aveva ancora il computer. Per cui si dovette fare tutto rigorosamente a mano; scrittura e trascrittura.

Aiutato di tanto in tanto dagli animatori del seminario vescovile, si dovettero picchiettare la bellezza di 74 matrici.

Il Vescovo era in prima linea nel lavoro: la sua creatura stava prendendo forma.

Un anno prima, esattamente il 31 luglio del 1983 aveva pubblicato sulle pagine del settimanale diocesano "Luce e Vita" il Quadro di riferimento per un piano pastorale. Nell’occhiello scriveva: "Con questo documento la Chiesa locale si incammina per la strada del rinnovamento: Il Vescovo stabilisce l’orientamento del percorso, gli uffici pastorali tracciano l’itinerario e indicano le grandi tappe, le parrocchie fissano le tabelle di marcia".

Per chi era abituato a ricevere apodittiche indicazioni da eseguire e mettere in pratica, risultava perlomeno strano trovarsi di fronte a questo rinnovato stile di coinvolgimento pastorale, in cui tutte le componenti della comunità erano chiamate a mettersi in gioco e ad assumere con responsabilità e fantasia pastorale il percorso da seguire negli anni seguenti.

L’anno pastorale successivo fu tutto un fervore e coinvolgimento e liberazione di energie nascoste nella diocesi. Si elaboravano spezzoni, programmi e brandelli di prospettive da inviare al Vescovo. È chiaro che il materiale che don Tonino si ritrovò tra le mani oltre che disomogeneo era anche disarticolato. Suo compito non fu quello di un assemblaggio del materiale raccolto. E anche se rispettosamente seppe tener conto di tutto quello che gli uffici e le associazioni soprattutto avevano elaborato, riformulò tutto in quei 218 punti che notte dopo notte andava riportando, parola dopo parola, sulle velate matrici da ciclostile.

La fatica fu tanta e non lesinò ringraziamenti a chi si prestò per una mano d’aiuto, a chi matrice dopo matrice, stendendo pasta d’inchiostro e imbrattandosi le mani, riportava sui giallognoli fogli di "carta pesce" le note del "Piano pastorale per il triennio settembre 1984-agosto 1987". Era l’intestazione posta sopra la prima pagina a indicare ancora l’idea di un piano pastorale da aggiornare costantemente. La data che sigillava il compimento del lavoro svolto e l’affidamento alla comunità era quella del 24 luglio 1984.

Il piano pastorale posto in apposita custodia fu consegnato ad ogni parroco, ogni prete, ogni gruppo parrocchiale, ogni associazione. Ma il Vescovo voleva che quella trama pastorale fosse condivisa il più possibile. Per questo in bella mostra sulla prima pagina spiccava la dicitura (b o z z a).

In ogni riunione estiva, in ogni campo scuola si mise a tema la discussione del piano pastorale. Anche i gruppi più periferici o formati da giovanissimi furono coinvolti. Ognuno era chiamato non solo a prendere visione ma a discutere, ad assimilare, a fare osservazioni.

Settembre vide la comunità coinvolta in un grande convegno pastorale, con gruppi di studio scanditi secondo le varie parti del piano pastorale.

L’accoglienza fu favorevole, ma come voleva il Vescovo non supina. L’aver considerato quelle pagine ancora una bozza su cui poter intervenire diede la possibilità ai gruppi di lavoro di esprimersi, di fare osservazioni e proporre qualche ritocco. Il coinvolgimento fu totale e don Tonino con pazienza e lungimiranza seppe accogliere le proposte scaturite dal convegno diocesano e integrarle nel documento che nel frattempo assumeva la forma definitiva di un progetto. E se all’inizio il Vescovo aveva pensato ad un piano triennale, come si è visto nell’intestazione della bozza, pur avendo coscienza che "un piano pastorale organico, che miri alla concretezza, prevede tempi di attuazione abbastanza lunghi: almeno cinque anni"; nella stesura finale del progetto si riconosce che "un progetto pastorale organico, che miri alla concretezza, prevede tempi di attuazione abbastanza lunghi: almeno dieci anni. Il progetto è ben diverso dai programmi annuali o dalle “campagne” di sensibilizzazione. Qui, invece, viene presentato un progetto quinquennale".

Insomma anche se con una visione più lungimirante don Tonino aveva fretta di avviare la sua chiesa locale su quei percorsi conciliari che ancora stentavano a divenire vissuto quotidiano delle comunità.

Egli ritenne quel progetto pastorale ancora una fase di passaggio, urgente per avviare il percorso, ma non ancora definitiva acquisizione di un vissuto ecclesiale adatto per il proprio tempo. Questo progetto quinquennale è "segno evidente non solo di una salutare coscienza del limite, ma anche del desiderio di coprire con un progetto quel tempo minimo di congiuntura, durante il quale elaborare un piano di più ampio respiro e di più articolata organicità".

Queste le intenzioni del Vescovo dopo 18 mesi di consultazioni e coinvolgimento della base ecclesiale. E dopo aver accolto ogni più piccolo suggerimento, il 25 dicembre 1984 veniva pubblicato in forma definitiva il Progetto Pastorale Insieme alla sequela di Cristo sul passo degli ultimi. E perché questo "strumento non indispensabile di lavoro pastorale, affidato alle mani di pochi, al cuore di molti, per il bene di tutti", come ebbe a scrivere nella dedica, fosse efficace e utile, approntò egli stesso un indice analitico per un uso più spedito e puntuale di quello che sia il Vescovo, sia la Chiesa locale sentiva come proprio progetto pastorale.

Ormai don Tonino aveva inaugurato un nuovo stile di programmazione ed elaborazione pastorale; anche se quel coinvolgimento che aveva attraversato tutto il corpo ecclesiale e che da tutti era ed è considerato altamente innovativo, per lui sembrava ancora poco, tanto da scrivere nello stesso progetto: "Un progetto pastorale che si rispetti deve essere elaborato da tutte le componenti della Chiesa locale e deve coinvolgere il più possibile la base. Le progettazioni centralistiche e dirette dall’alto non soddisfano più. Qui tale coinvolgimento della base è minimo. Però, viene programmata una strategia perché la base sia resa capace di progettare da sé".

E se in seguito rimproverò certe lentezze nella messa in pratica del progetto era perché, da profeta verace, egli sapeva scrutare l’aurora dove gli altri vedevano ancora la notte.

top