VERBALE ASSEMBLEA IPRI-RETECCP N. 1 /2007



BOLOGNA c/o il Villaggio del Fanciullo

20 e 21 gennaio 2007

dalle ore 14 di Sabato 20 alle ore 17 di Domenica 21

Assemblea Soci dell'IPRI-Rete Corpi Civili di Pace



SABATO 20 gennaio 2007

Ore 14,30-L’Assemblea inizia i lavori con la nomina di Claudio Pozzi e Fabiana Bruschi alla Presidenza e Silvano Tartarini come segretario dell’Assemblea.



Ore 14,40-La Presidenza, prima di iniziare i lavori, propone all’Assemblea la seguente mozione relativa alle quote associative anni 2006-2007:



“ In considerazione del fatto che la recente costituzione dell'associazione Ipri-Rete ccp non ha permesso di raggiungere in tempi utili tutte le associazioni partecipanti, o, comunque, interessate, al progetto dell'Associazione, e in considerazione del fatto che questa è la prima assemblea dei soci, il Presidente protempore Alberto L'Abate propone all'Assemblea di stabilire, in via straordinaria, un'unica quota sociale per l'anno 2006 e 2007.

Si propone che la quota associativa sia di ¤ 100,00 per le associazioni ( riducibile a ¤ 50,00 per le piccole associazioni o per associazioni che si trovino in momentanea difficoltà economica) e di ¤ 20,00 per i singoli aderenti.

Poiché, l'Associazione non dispone ancora di conto corrente bancario, che aprirà a breve presso la Banca Etica, si propone di accettare anche le iscrizioni senza il pagamento immediato. In questo caso, è necessaria richiesta esplicita o scritta di iscrizione sia da parte di associazioni che di singoli”.

Bologna 20 gennaio 2007 ore 14,45

L’Assemblea approva per alzata di mano



In considerazione della mozione approvata, risultano iscritte le seguenti 15 associazioni:

1) Centro Studi Difesa Civile

2) Ass. Berretti Bianchi

3) Movimento Nonviolento

4) M.I.R.

5) ALON FC ( ass. locale obiezione e nonviolenza-Forlì-Cesena)

6) G.A.V.C.I.

7) Pax Christi

8) Associazione per la Pace

9) L.O.C.

10) Centro Studi Sereno Regis

11) L.D.U.

12) Fondazione Alexander Langer

13) Ass. Aiutiamoli a Vivere

14) SCI ( Servizio Civile Internazionale)

15) SISP ( Società Italiana di Scienze Psicosociali per la Pace.

Si fa presente che:

a) Lo SCI ( Servizio Civile Internazionale) ha comunicato per lettera la propria iscrizione all’Ass. Ipri-Rete ccp, indicando anche come referente Sara Turra e scusandosi per non poter partecipare ai lavori dell’Assemblea;



b) anche il SISP ( Società Italiana di Scienze Psicosociali per la Pace) ha comunicato per posta elettronica la propria iscrizione, indicando come referente Antonella Sapio e scusandosi di non poter partecipare ai lavori dell’Assemblea.



c) l’operazione colomba, che concorda sul progetto, partecipa ai lavori con Alberto Capannini, ma ha deciso di non iscriversi all’ ass. Ipri-Reteccp, ritenendo più utile, in questa fase, collegare le diverse esperienze attraverso i vari tavoli di lavoro.



ore 14,50: La Presidenza dà la parola a Tartarini Silvano che ricorda brevemente le ragioni per cui ci si è qui riuniti ed alcune note tecnico logistiche. Tartarini segnala, inoltre, che, in base allo statuto, domenica mattina, verranno presentate le candidature per eleggere i 7 componenti del Consiglio Direttivo Nazionale (per il primo biennio di vita dell’Associazione si stabilisce infatti in 7 il numero dei Consiglieri): 5 in rappresentanza delle Associazioni e 2 in rappresentanza di singoli.. Si richiedono, possibilmente, 2 candidature in più, sia per la rappresentanza delle Associazioni, sia per quella dei singoli, in modo da avere risultati che prevedano anche i non eletti per poi , eventualmente, operare sostituzioni. Poi, appena eletti i Consiglieri, si procederà alla votazione del Presidente. Tartarini ricorda che la proposta della segreteria pro-tempore indica in Alberto L’Abate il candidato alla presidenza.

Le candidature dovranno pervenire alla presidenza entro le 12,00 di domenica 21 gennaio 2007.

Ore 15,00- La Presidenza dà poi la parola a Maurizio Cucci che informa brevemente l’assemblea su come riferirsi al sito Ipri-Rete ccp e segnala alcune anomalie d’uso degli indirizzi del sito da parte della segreteria.

Ore 15,10: La Presidenza da la parola a Fabiana Bruschi per l’ultima introduzione sul tema del linguaggio e del rapporto nonviolento.



ore 15,30-19,30: gruppi di lavoro

Si decidono i seguenti tre gruppi di lavoro:



- Gruppo Organizzazione (materiali di documentazione, sito, indirizzario,

contatti con altre organizzazioni, testimonial, ricerca fondi ecc...)-

coordinatore: Silvano Tartarini.



- Gruppo Formazione- coordinatore: Nanni Salio



- Gruppo Progetti operativi e indirizzo politico ( come priorità:

aree di intervento)-coordinatori: Carla Biavati



La Presidenza invita ogni gruppo a predisporre un cartellone riassuntivo del lavoro svolto.



ore 20,15- pausa cena



ore 21,30-spettacolo " Por Algo Serà" liberamente tratto dal libro Le pazze di Daniela Padoan ( un incontro con le madri di Plaza de Mayo) diretto e interpretato dal Teatro del Guindolo.



DOMENICA 21 gennaio 2007

Ore 9,30: la Presidenza riapre i lavori invitando i gruppi a relazionare sui propri lavori



GRUPPO: ORGANIZZAZIONE - Relatore: Silvano Tartarini



- Proposta di organizzazione interna: una segreteria allargata, con coordinatore Silvano Tartarini, composta da Silvano Tartarini, Gianni D'Elia, Maurizio Cucci ( per la gestione del sito), e altre persone da individuare.

Sarà necessario anche un telefonista presso la sede, che possa dare informazioni corrette nel caso che qualcuno si rivolga all’associazione Sereno Regis presso la quale ha la sede legale l’associazione Ipri-Rete ccp

La segreteria allargata è necessaria per partecipare ai tavoli esterni con un portavoce ( per es. il Tavolo Libano), questo per far crescere la sinergia con tutte quelle associazioni che concordano con il progetto “corpi civili di pace”, ma non fanno parte dell’Ipri-Reteccp.

- Si è pensato ad un logo della Rete CCP.

- Proposta di una festa dei CCP, che è un elemento culturale che la gente non conosce molto, in una località di vacanza, per esempio, in Versilia.

- Biennale, Seminario internazionale sui CCP, una specie di punto sullo stato dell'opera.

Coinvolgere gli Enti Locali, chiedendo loro l'iscrizione alla Rete, per dare strumenti d'intervento sia informativi sia operativi per fare una politica di Pace.

- Attivare iniziative locali, per mezzo dei GAN.

- Il gruppo “organizzazione” richiede all’Assemblea di approvare la possibilità d'iscrizione individuale anche per chi è già iscritto ad associazioni aderenti.



GRUPPO: FORMAZIONE - Relatore: Pasquale Dioguardi



-C'è la necessità di un coordinamento delle esperienze in essere e di quelle che ci sono state.

-Livello di riferimento...

-Valutazione della professionalità e sbocchi professionali.

-Necessità di pubblicare ricerche.

-Rapporto fra ricerca, formazione ed azione, e definizione dei termini, da condividere.

-Elenco completo e critico delle linee teoriche.

-Critica adeguata alla causa che genera un certo modello di sviluppo.

- Diversificare la formazione a seconda del ruolo che uno occupa all'interno dei CCP.

- Adeguata informazione pubblica.

- Banca dati nazionale (non un albo) dei formatori.

- Un momento seminariale, in cui si definisce ciò che si fa.

- Convocare una presenza istituzionale, politica, con un convegno nazionale in collaborazione con

le Università per la Pace di Pisa e Firenze.



GRUPPO: PROGETTI OPERATIVI E INDIRIZZO POLITICO

Relatrice: Maria Carla Biavati



- Siamo partiti dai principi ("Abitare il conflitto", come dice Operazione Colomba).

- Progetto operativo reale.

- Non c'è un indirizzo politico utile alla presentazione di un progetto comune condiviso, per coordinare un'azione a lungo periodo. Richiesta di un grosso coordinamento, non più vincolato a tavoli di concertazione con le istituzioni, ma (vincolato) ad un'autorganizzazione interna per costruire, a lungo termine, una sinergia globale per la Palestina.

- Ambiti di intervento (come priorità).

- Dialogo con la società civile, in relazione alle istituzioni, all'esercito. Abbiamo una carenza esterna, i CCP mancano di un'adeguata rappresentanza. Serve un kit informativo semplice, sinergico, per dare una linea d'informazione minima.

- Come pre-condizione per intervenire in un conflitto si partiva da una richiesta della società civile.

- Ogni conflitto ha una sua tipicità.

- Aprire canali comunicativi fra istituzioni e gestione dei CCP, favorire il dialogo, portare apporti costruttivi a questo fine.

- Autonomia economica e riconoscimento istituzionale, ed ulteriore fase di studi su questo.

- A differenza di chi parla di difesa del territorio, parliamo di difesa della popolazione che abita nel territorio.

- Chiarezza degli obiettivi.

- Rivitalizzare la Rete per la strutturazione di un progetto operativo.

-Si chiarisce che vanno evitati i rischi di appiattimento, pur dentro la testimonianza di volontariato, nell’intervento già svolto da organismi come l’operazione colomba e i berretti bianchi.



Dopo, l’Assemblea decide all’unanimità di continuare la discussione, affrontando le problematiche relative ai corpi civili di pace e ai progetti in essere, tra i quali “il tavolo Libano” e di rimandare la votazione del Consiglio Nazionale alla fine della mattinata. A tal proposito, la Presidenza dà la parola a Carla Biavati, che riferisce brevemente sui lavori del tavolo Libano.

La discussione assembleare continua fino alle ore 12,30. Ci si confronta sui possibili percorsi di realizzazione dei corpi civili di pace, a partire dall’Italia, sul rapporto tra questi e le istituzioni e sulla diversità dell’intervento tra i corpi civili di pace e la cooperazione in generale.

La Presidenza, prima di iniziare le votazioni del Direttivo, suggerisce una preventiva votazione sulla proposta del Gruppo Organizzazione di poter accettare le iscrizioni anche di singoli che siano già iscritti ad organizzazioni aderenti. Questa votazione preliminare si rende necessaria per appurare il numero preciso degli iscritti e, quindi, degli aventi diritti al voto per le successive votazioni.

Si svolge un breve e franco dibattito in cui si evidenziano le diverse posizioni e motivazioni, ciascuna meritevole di attenzione. Al termine si passa alla votazione sulla proposta, previo l’accertamento degli aventi diritto al voto che, in questo momento, sono 19 ( 13 associazioni presenti su 15 più sei singoli): Pasquale Dioguardi, Claudio Pozzi, Marco Baldini, Vittorio Pallotti, Diego Gasparro e Andrea Valdambrini.

La Presidenza verifica anche che il socio Raffaele Barbiero-rappresentante ALON-FC ha delegato Giorgio Gatta a votare per l’associazione ALON-FC.

La successiva votazione sancisce l’approvazione della proposta a maggioranza.

La Presidenza invita, quindi, i presenti a far pervenire nuove richieste di iscrizione di singoli che, visto che l’assemblea è sovrana, possono essere accettate all’istante.

Le nuove richieste di iscrizione sono 6: Alberto L'Abate, Maurizio Cucci, Fabio Giunti, Gianmarco Pisa, Andrea Anselmi, Lorena Vandelli.



Ore 12,45: la Presidenza legge i nominativi dei soci 2006-2007 ( sia associazioni che singoli) evidenziando che gli aventi diritto di voto, a norma dello Statuto, sono in numero di 25.

Fa svolgere, inoltre, un’ulteriore votazione preliminare per stabilire se consentire la votazione dei membri del Direttivo con 5 preferenze oppure 7: Viene approvata la prima ipotesi, quindi, la Presidenza distribuisce la schede e dà inizio alle operazioni di voto.



Ore 12,55: si procede allo spoglio delle schede.

Risultano eletti :

Maria Carla Biavati, in rappresentanza dell’Associazione Berretti Bianchi Onlus..con 20 voti

Alberto L’Abate, come singolo iscritto ……………………………………………… con 19 voti

Giulia Allegroni, in rappresentanza del Movimento Nonviolento…………………... con 18 voti

Nanni Salio, in rappresentanza del Centro Sereno Regis…………………………….con 15 voti

Giovanni Ciavarella, in rappresentanza del M.I.R…………………………………....con 12 voti

Angelo Lavagna, in rappresentanza del GAVCI…………………………….. ……....con 11 voti

Raffaele Barbiero, in rappresentanza dell’Associazione Alon di Forlì……………….con 10 voti



Il primo dei non eletti è : Massimo Aliprandini, in rappresentanza della L.O.C…….con 9 voti



Totale preferenze valide 114, preferenze disperse 1 (ad un non candidato) preferenze bianche 5. Totale preferenze = 120 (24 x 5).

Su 25 votanti, 24 hanno espresso le preferenze e un votante scheda bianca.



ore13,00-14,30 - pausa pranzo





Ore 15,00-15,30-il Consiglio Direttivo Nazionale si riunisce per eleggere, sulla base delle candidature, il Presidente dell'Associazione Ipri-Rete CCP, il Tesoriere e la Segreteria.



Ore 16,00- ripresa lavori- La Presidenza comunica all’Assemblea le nomine delle cariche sociali:

Presidente : Alberto L’Abate

Tesoriere: Raffaele Barbiero

Segreteria: Silvano Tartarini, Gianni D'Elia, Maurizio Cucci( per la gestione del sito) e Massimo Aliprandini. Coordinatore segreteria: Silvano Tartarini



Inizia una nuova discussione assembleare sul che fare. Vengono formulate proposte di lavoro, emerse in tutto o in parte dai gruppi di lavoro e si conferma anche il mandato a Maria Carla per la partecipazione al Tavolo Libano.

Alberto L’Abate riassume l’iniziativa “Territori disarmanti” sulla quale chiede un pronunciamento dell’assemblea.

“Territori disarmanti è una iniziativa promossa dal Presidente dl Consiglio Comunale di Firenze Eros Cruccolini, cui partecipano varie Regioni, Province e Comuni italiani, con la collaborazione delle Rete Italiana per il Disarmo, e finora, a titolo personale in attesa di una approvazione da parte di questa Assemblea, di me come Presidente pro-tempore dell’IPRI-Rete CCP. Questi organismi, insieme, stanno organizzando, in varie località italiane, una serie di incontri ed iniziative, per ora nove, sui problemi delle tesorerie disarmate (a Roma) , della riduzione delle spese militari ( a Firenze ne mese di Aprile), della riconversione delle industrie belliche (a Genova in data da stabilire) , e su altri temi legati più all’operato della nostra associazione; tra questi i Corpi Civili di Pace (si veda in allegato la bozza di progetto da me concordato con la Provincia di Bolzano e con l’Università di Bologna), il disarmo nucleare, alla cui organizzazione, alla provincia di Milano (verso la fine di Maggio), stanno collaborando i nostri membri Massimo Aliprandini e Alfonso Navarra, uno sulla Difesa Popolare Nonviolenta, in particolare di fronte alla criminalità organizzata, da fare a Napoli, cui collabora una delle organizzazioni che aderiscono all’IPRI-Rete CCP e cioè l’Associazione per la Pace-sede locale, uno a Trieste per un intervento di Corpi Civili di Pace nei Balcani, in particolare nel Kossovo, per il quale c’è stato richiesto di predisporre un progetto, che stiamo elaborando, e che verrà presentato, appena pronto, alla Regione Friuli-Venezia Giulia, ed uno infine al Comune di Venezia sul disarmo culturale, che si collega anche alla Mozione ONU sull’educazione alla pace ed alla nonviolenza delle nuove generazioni, incontro al quale stiamo pure collaborando avendo dato dei punti di riferimento delle persone e gruppi, al nostro interno, che da anni lavorano su questi temi ( oltre al sottoscritto come docente universitario, il CSSR di Torino, il MIR-Padova). Nel volantino che annuncia l’insieme di queste iniziative, curato dalla RID ( Rete Italiana per il Disarmo), ma su mio suggerimento, è scritto: “Obiettivo di tutto il percorso è quello di stimolare una vera politica di Disarmo, sollecitando in prima istanza il Governo (che ne ha la prima responsabilità) e le forze politiche di tutto il Parlamento a partire in questo dall’articolo 11 della nostra Costituzione Repubblicana. Una Carta fondamentale che ripudia la guerra e non prevede la difesa dello stile di vita “ricco” ma una società costruita sulla giustizia, sulla libertà, sull’autodeterminazione e la coesistenza pacifica tra i popoli. I momenti di incontro, con tutte le attività e le riflessioni che li accompagneranno, serviranno a chiedere che il nostro paese si impegni sempre più, sia pur gradualmente ed in modo concordato con i movimenti sociali per la Pace e la Nonviolenza, a trasformare il proprio sistema militare da offensivo nei fatti a solamente difensivo eliminando tutte le armi di distruzione di massa e riducendo le spese militari per far crescere quelle per la prevenzione, la diffusione di una cultura della Nonviolenza e della convivenza pacifica e per il lavoro di riconciliazione dopo i conflitti armati”.

L’Assemblea approva l’iniziativa “Territori disarmanti” e decide di copromuovere il lavoro di organizzazione, ricerca e fattibilità locale delle iniziative. Si incarica il Presidente L’Abate di partecipare al coordinamento nazionale presso il Comune di Firenze.



Vengono approvati all'unanimità i 4 gruppi di lavoro proposti dal Direttivo (che li dovrà costituire).

I gruppi di lavoro si occuperanno, quindi, di:





1) Preparazione di un Disegno di Legge sui CCP, coordinatore: Giovanni Ciavarella.

2) Proposte d'intervento, articolare meglio i progetti d'intervento già individuati:

Tavolo Libano, Palestina e Kossovo. La coordinatrice sarà Maria Carla Biavati.

3) Territori disarmanti, coordinatore Alberto L’Abate.

4) Strutturazione della formazione, del modulo formativo. Coordinatore:Nanni Salio.



Ore 17, 30: Vengono approvati all’unanimità il Bilancio Consuntivo 2006 e il Bilancio Preventivo 2007 nonché due mozioni presentate da Alfonso Navarra ( previo discussione ed integrazione).



Ore 17,40: la Presidenza fissa la prima riunione del Direttivo Ipri-Rete ccp a Vicenza per il giorno 17 febbraio 2007 con inizio lavori alle ore 11 con il seguente o.d.g:

- attuazione delle decisioni assembleare

-varie ed eventuali.

Si decide la chiusura lavori che sono le ore 18,00 di domenica 21 gennaio 2007.



Per la Presidenza Il segretario

Fabiana Bruschi e Claudio Pozzi Silvano Tartarini









Allegati al verbale n. 6



Allegato 1):Introduzione Fabiana Bruschi sul tema del linguaggio e del rapporto nonviolento.



Linguaggio e rapporto nonviolento (Fabiana Bruschi)



“Non possiamo smantellare la casa del padrone con gli attrezzi del padrone” (Audre Lorde)*



L’obiettivo di questo mio intervento è quello di dare un contributo, per favorire il lavoro di questi due giorni e delle iniziative che spero origineranno da questa assemblea.

Sono in difficoltà quando mi sembra che si ascoltino solo parole grosse e pesanti, o polemiche insistenti che favoriscono il conflitto anziché aiutare a gestirlo, quando mi pare che la pratica e la teoria della nonviolenza siano più facilmente applicabili alle grandi tematiche che alla pratica quotidiana; per questi motivi sento il bisogno di richiamare l’attenzione su argomenti forse scontati, ma che mi stanno particolarmente a cuore.

Il punto cruciale è il peso della comunicazione: a livello generale tra i “nonviolenti” e in particolare nel momento in cui si cerca di collaborare tra gruppi.

Scrive Monica Lanfranco*: “Ci sarà un motivo per il quale in moltissime le storiche, le antropologhe, le filosofe, le giornaliste, le studiose femministe centrano l’attenzione sull’uso delle parole, e mettono in guardia sulla stretta connessione tra violenza e linguaggio comune e violenza reale, nelle relazioni quotidiane come nella politica, nella comunicazione mediatica e quindi nel tessuto sociale.”

Vorrei che cercassimo di utilizzare nel nostro lavoro insieme, un modo di confrontarsi, comunicare, che favorisca un clima di accoglienza, impiegando pratiche care alla nonviolenza come: la chiarezza, l’ascolto empatico, la consapevolezza, la gestione del potere.

Per chiarezza intendo la capacità di esprimersi con semplicità, tenendo presenti le motivazioni e lo scopo dell’ intervento, ma anche, con franchezza, la necessità, il bisogno di parlare e i sentimenti che sto provando.

L’ascolto empatico, mi suggerisce Marshall B. Rosenberg**; è la capacità di offrire una qualità di presenza che cerca di accogliere la persona che sta parlando e lo sprazzo di vita che posso intuire nelle sue parole.

La consapevolezza di essere con gli altri, di cogliere nel contributo degli altri la ricchezza che nasce dalla diversità, dalla molteplicità. La consapevolezza di avere, talvolta, pregiudizi e insofferenza da superare, impazienza e urgenza da considerare, ma concedersi e concedere spazi a tutti per esprimere la propria unicità anche quando il tempo stringe..

Mi è chiaro che ognuno di noi ha bisogno di potere, nel senso di essere in grado di poter contribuire alla vita, ma voglio tener presente la differenza tra “potere sugli altri” e “potere con gli altri”; e ancora la differenza tra il sostantivo potere, che mi richiama l’immagine della forza immobile, e il verbo ausiliare potere: poter essere, poter dire, poter fare, poter dare. che richiama invece l’idea del divenire, del trasformare. Poter mettere a disposizione degli altri il mio sapere perché aiuti a crescere e costruire, o calare dall’alto il potere del mio sapere per zittire o intimidire.

In ultimo vorrei anche chiedervi di riflettere sulle parole che usiamo normalmente, in particolare quando si discute di politica (ma non solo), spesso derivate dalla terminologia militaresca o bellica.

Riflettendo su questo possiamo ricordarci quanto ancora siamo immersi in una cultura che se parla di eroi, di solito si riferisce ad eroi di guerra e che se ricorda grandi imprese spesso parla di conquiste e dominazioni.







Le parole sono finestre (oppure muri) Ruth Bebermeyer**



Mi sento così condannata dalle tue parole,

mi sento giudicata e allontanata,

prima ancora di aver capito bene.

Era questo che intendevi dire?



Prima che io mi alzi in mia difesa,

prima che parli con dolore o paura,

prima che costruisca un muro di parole,

dimmi, ho davvero compreso bene?



Le parole sono finestre, oppure muri,

ci imprigionano o ci danno la libertà.

Quando parlo e quando ascolto,

possa la luce dell’amore splendere attraverso me.



Ci sono cose che ho bisogno di dire,

cose che per me significano tanto,

se le mie parole non servono a chiarirle,

mi aiuterai a liberarmi?



Se sembra che io ti abbia sminuito,

se ti è parso che non mi importasse,

prova ad ascoltare, oltre le mie parole,

i sentimenti che condividiamo.







*Da: ”Donne Disarmanti” a cura di Monica Lanfranco e Maria G. Di Rienzo

**Da: “Le parole sono finestre (oppure muri) Introduzione alla Comunicazione Nonviolenta” Marshall B. Rosenberg



Allegato 2): Mozione n. 1 –Alfonso Navarra

L’Assemblea Ipri-Rete ccp, riunitasi a Bologna il 20-21 gennaio 2007,

ritenendo analiticamente fondato e altamente probabile il giudizio di padre Alex Zanotelli

sill’Iran “prossimo obiettivo” della “guerra globale” dichiarate e praticata dall’Amministrazione Bush,



allertati sul fatto che un attacco di Israele all’Iran contro gli impianti sotterranei di arricchimento dell’uranio è stato minacciato da Olmert per la primavera prossima



considerato che sono in corso contatti politici con

eurodeputati, personalità, enti locali, associazioni disponibili in

Italia e all'estero e che e' possibile agganciarsi al tour mediterraneo

organizzato da Greenpeace per febbraio-aprile 2007



valutando la

necessità di una reazione forte del popolo della pace, all'altezza

della gravità drammatica della crisi che si sta profilando



aderisce e collabora alle iniziative per i contatti in Iran, in Israele, in tutti

i Paesi del Medio Oriente, eventualmente patrocinate dal Parlamento

europeo o da Enti Locali per la Pace, lavorando per una loro

realizzazione concreta nell'ambito del Coordinamento "FERMIAMO CHI

SCHERZA COL FUOCO ATOMICO"



Approvata all’unanimità









Allegato 3):Mozione n. 2 –Alfonso Navarra e altri



L’Assemblea Ipri-Rete ccp, riunitasi a Bologna il 20-21 gennaio 2007,



individua nel raddoppio della base di Vicenza un atto di sudditanza del governo italiano verso la politica estera bellicista degli Usa e della NATO, consumato in primo luogo sulla pelle della cittadina veneta, ma finalizzato a supportare la “guerra unica, globale, preventiva e permanente” dichiarata e praticata in Medio Oriente dall’Amministrazione Bush



si conferma impegnata nella mobilitazione che in tutta Italia oppone alla militarizzazione crescente i comitati locali dei cittadini contro le basi e i porti militari, in molti casi nuclearizzati, riconoscendo nella resistenza nonviolenta delle popolazioni locali, che fronteggia la minaccia del militarismo incombente, uno dei terreni di costruzione della difesa popolare nonviolenta



pertanto aderisce alla manifestazione internazionale convocata a Vicenza per il 17 febbraio p.v. 2 contro la guerra e la basi di guerra, per la pace e la giustizia” invitando i soggetti che costituiscono l’Associazione a proporre per quell’occasione, ed in ogni sede possibile, il collegamento tra disarmo e un modo alternativo, fondato non sull’organizzazione armata ma sulla forza dell’unità popolare, di concepire e praticare la difesa e la sicurezza.



Approvata con 1 astensione











Allegato 4) Bilancio Consuntivo Associazione Ipri-Rete CCP

per anno 2006 (dal 02 luglio 2006 al 31 dicembre 2006)







Causale Entrate (in euro) Uscite (in euro)



Conferma dominio web rete ccp (Maurizio Cucchi) 18,00



Contributo volontario di Alessandra Antonelli Forlì e Alberto L’Abate Firenze 867,13



Rimborso a Ciavarella Giovanni spese registrazione atti dell’Associazione 403,92



Acquisto di 2 timbri recanti dicitura e CF dell’Associazione 50,50



Rimborso a Carla Biavati e Maurizio Cucchi incaricati dall’Associazione di essere presenti incontro con governo a Roma sui CCP 223,00



TOTALE 867,13 695,42



Avanzo 171,71







Il Presidente pro-tempore La Segreteria Operativa

Alberto L’Abate pro-tempore

Giovanni Ciavarella





Allegato 5): Bilancio Preventivo per l’anno 2007-02-02



Entrate previste per iscrizioni……………………..¤ 1.500,00

Entrate per iniziative varie e corsi formazione……¤ 2.000,00

Contributi vari……………………………………..¤ 500,00

----------------------------

Totale entrate……………………………………….¤ 4.000,00

===================

Spese per sostegno attività associative……………………………………..¤ 2.000,00

Spese per segreteria…………………………………………………………¤ 200,00

Spese per formazione e azione (costo viaggi)………………………………¤ 1.800,00

-------------------------------------------------

Totale uscite………………………………………………………………….¤ 4.000,00

==============================

(Bilancio presentato da Silvano Tartarini, coordinatore della segreteria)



Allegato 6): Cariche sociali e annotazioni sui voti



Le persone elette per il Direttivo sono, in ordine di preferenza:

Maria Carla Biavati, Alberto L'Abate, Giulia Allegrini, Nanni Salio,

Giovanni Ciavarella, p. Angelo Cavagna e Raffaele Barbiero, che è stato

riconfermato tesoriere.

Il primo dei non eletti è Massimo Aliprandini, che viene incaricato della segreteria con

Gianni D’Elia, Maurizio Cucci e Silvano Tartarini ( nominato coordinatore).

Si conferma anche il mandato a Maria Carla Biavati per la partecipazione al Tavolo Libano.



Le persone con diritto di voto sono state 25 (poi ridotti a 19 quando si

sono votati i gruppi di lavoro verso la fine), di cui 13 voti validi come associazioni aderenti.

Fra le associazioni mancava solo il SCI e il Sispa.



Bologna 21 gennaio 2007



La Presidenza: Il segretario

Fabiana Bruschi e Claudio Pozzi Silvano Tartarini



Fine verbale e allegati.



Alcune annotazioni in merito all’assemblea nazionale



IPRI – Rete CCP

Bologna, 20-21 gennaio 2007



Gianmarco Pisa, IPRI – Rete CCP



Apertura dei Lavori, sabato 20 gennaio 2007, ore 15.00



L’IPRI – Rete CCP è costituita formalmente in associazione ma funziona quale coordinamento di associazioni e programmi esistenti operanti sul tema della ricerca, promozione e sperimentazione di Corpi Civili di Pace [CCP] in Italia, quale strumento operativo di intervento civile non armato e nonviolento in contesti di pre- e post- conflitto.

Il problema attualmente all’ordine del giorno è quello della definizione delle priorità operative: piuttosto che privilegiare la costituzione associativa (non serve una nuova associazione sulla pace dal momento che le energie e le risorse sono limitate e frammentate, fatti salvi ovviamente tutti i percorsi dell’ “auto-organizzazione sociale” e la conseguente libertà di dotarsi di momenti associativi corrispondenti alle finalità che gruppi e reti vogliano perseguire), si avverte l’esigenza di sollecitare, valorizzare e promuovere il coordinamento di rete (serve una convergenza di forze basata su un orientamento condiviso e proiettata verso la possibilità di una progettazione comune, sollecitata anche dalle ipotesi operative in campo, quella dell’intervento in Libano, sollecitata dal Tavolo di Coordinamento presso il Ministero degli Esteri, per impulso della vice-ministra, con delega alla cooperazione internazionale, Patrizia Sentinelli, di Rifondazione Comunista, e quella dell’intervento in Palestina, proposta dall’Associazione per la Pace).

La proposta di rete si basa, essenzialmente, su un unico presupposto fondamentale: i CCP possono essere costituiti solo attraverso una sinergia e un concorso di forze e di risorse, e, di conseguenza, solo un coordinamento di rete funzionale può porsi nelle condizioni di proporre un intervento civile concordato in zona di conflitto.

È più difficile che il medesimo compito possa essere assunto da una singola associazione, se non nei termini di una sollecitazione all’intervento in un determinato contesto e secondo una determinata modalità ovvero in quelli della sperimentazione di proposte ed esperienze pilota che arricchiscano il background delle iniziative sul tema (si pensi, ad esempio, all’esperienza di accompagnamento protettivo nonviolento sviluppata dalle PBI, piuttosto che alla proposta di una “forza nonviolenta” di pace dell’Operazione Colomba, piuttosto che le esperienze, anche nell’ambito del Servizio Civile all’estero, promosse dal Centro Studi Difesa Civile o dall’Associazione per la Pace).

In questo senso, la rete si costituisce come associazione (APS: Associazione di Promozione Sociale, sin dal luglio 2006) esclusivamente per garantire il proprio statuto formale, con la possibilità di: a) essere riconosciuta come interlocutore stabile e rappresentativo; b) garantire la trasparenza amministrativa, finanziaria e contabile; c) presentare progetti che nascano dalla convergenza delle proposte delle associazioni componenti.

In quanto tale, l’IPRI – Rete CCP funziona come rete (coordinamento strutturato) con la finalità di promuovere la Difesa Civile Non Armata e Non Violenta (DCNANV).

Tale collocazione richiede evidentemente una proposta operativa: 1) la priorità consiste nell’approfondimento teorico degli scenari di operazione, degli approcci e delle modalità di intervento, con specifico riferimento alla trasformazione del ruolo dei CCP negli scenari di “nuove guerre” (M. Kaldor); 2) un’ulteriore urgenza è quella della definizione di ruolo, competenza e funzionalità dei CCP, con particolare riferimento al tema della propria collocazione formale (il problema dell’istituzionalizzazione, tra l’altro già sollevato anche nell’ambito del Gruppo di Lavoro su “Pace, Disarmo e Prevenzione dei Conflitti”, nell’ambito delle Giornate della Solidarietà e della Cooperazione Internazionale, Roma, novembre 2006); 3) non ultimo per importanza, il compito della definizione di assetti formativi ed operativi, con ipotesi di formulazione di standard formativi e di riconoscimento delle figure professionali formate nell’intervento civile in contesti di conflitto.

In questo senso, anche in continuità con il lavoro promosso nelle assise romane, va salvaguardato il terreno di approfondimento teorico, politico ed operativo, in particolare sul tema della sperimentazione e della realizzazione dei CCP, anche mediante una adeguata iniziativa di promozione e di dialogo istituzionale, che vada nella direzione di un aggiornamento della legge 49/1987 (sulla cooperazione internazionale), della rivitalizzazione del Comitato DCNANV e della formazione di un CCP impegnato in compiti di difesa della popolazione, nel quadro della difesa civile non armata e nonviolenta.

Il movimento per i CCP, che, evidentemente, non si esaurisce nella proposta formulata nell’ambito della IPRI – Rete CCP, è oggi messo di fronte ad alcune domande cruciali, dalla risposta che si darà alle quali dipende buona parte della futura evoluzione della proposta e della strumentazione di rete.

Sulla formazione, in particolare: che tipo di formazione e in che modo e per quali finalità definire una formazione dei formatori? sull’organizzazione: quali ipotesi di convergenza politica ed operativa e quali modelli di funzionalità per la rete? sull’indirizzo: quale scala di priorità attribuire alle diverse ipotesi in campo e secondo quali indirizzi e quali finalità politiche?



Approfondimento sulla formazione, gruppo di lavoro, ore 17.00



La griglia di lavoro sul tema formazione per i CCP si compone anzitutto delle seguenti:



ü questioni aperte: il coordinamento in rete e lo scambio delle esperienze operative e dei percorsi formativi, la definizione di standard formativi, sia rispetto alla formazione universitaria e post-universitaria, sia rispetto alla formazione professionale/professionalizzante e la individuazione di un profilo professionale e riconoscimento della figura professionale;

ü problematiche attinenti: la rappresentatività dei soggetti aderenti al percorso di rete, sia in ragione della rappresentatività effettiva delle singole associazioni, sia in considerazione della esemplarità dei progetti e delle iniziative promossi; è su questa base che andrebbe definito un profilo di CCP, nell’ambito più generale della DCNANV, sulle ipotesi di “mediazione dei conflitti” e di “mediazione delle controversie”; e, infine,

ü approfondimenti specifici: in primo luogo, la connessione della formazione per CCP nel terreno della sperimentazione, specificamente in ambito internazionale, della DCNANV, secondo quanto sancito dalla legge 64/2001, con riferimento multi-settoriale alle diverse connotazioni dei conflitti (conflitti sociali, culturali, etno-politici etc.) .



Quello che manca sono competenze trasversali orientate alla ricerca-azione, negli ambiti della formazione, informazione ed educazione ed, in questo senso, è necessario convergere non solo su un terreno di fattibilità operativa, ma anche di indirizzo politico.

Il primo problema comunemente avvertito è quello di “dare le parole alle cose” ed essenzialmente stabilire la corretta inter-relazione tra peace-keeping civile (e peace-building), mediazione (e inter-posizione) civile, operazione (e intervento) di pace.

Inoltre, si tratta anche di individuare delle figure di riferimento per una composizione professionale dei futuri CCP tra: volontari (e servizio-civilisti), formati professionalizzati (corsi di formazione professionale) ed uscenti da percorsi accademici (corsi di laurea e post-laurea, master etc.), figure diverse, con bagagli teorici, approcci operativi e, ovviamente, profili personali diversi, cui corrispondono anche modalità diverse di approccio al conflitto e alla risoluzione nonviolenta (trasformazione costruttiva dei conflitti).

Il CCP risulta quindi uno strumento operativo che nasce dalla sinergia tra le persone e risponde ad un bisogno effettivo di riduzione della violenza, assorbimento dell’odio e trascendimento del conflitto. Esso rappresenta una evoluzione del concetto di DPN (Difesa Popolare Nonviolenta) finalizzata alla proiezione esterna, secondo le modalità dell’intervento civile non armato e nonviolento nei conflitti internazionali.

In questo senso, le esperienze internazionali di intervento civile “dal basso”, vale a dire per iniziativa di società civile, costituiscono una estensione del concetto della difesa civile nonviolenta che viene maturando a partire dagli anni Ottanta, in coincidenza con le grandi mobilitazioni popolari per la pace (contro l’installazione degli euro-missili, per la denuclearizzazione, per il disarmo etc.) e corrispondono ad una maturazione del pacifismo “unilateralista” delle origini.

I CCP corrispondono dunque a questa maturazione di lungo periodo: pertanto, devono dotarsi di una proiezione fortemente operativa come “forza di intervento rapido” in contesti di rapida escalazione della violenza ed immediato intervento di descalazione. In questi contesti, essi operano essenzialmente come:



Ø facilitatori delle risorse di pace localmente presenti,

Ø mediatori del dialogo di pace tra le parti,

Ø operatori di iniziative di progressiva riduzione della violenza.



E’ evidente che quella di mediazione è una categoria particolarmente esigente: la mediazione civile dei conflitti internazionali è un processo “multi-tasking” che lavora sia sulla dimensione “interna” (violenza interna, sociale e/o culturale, come ad esempio nei fenomeni di violenza diffusa, di codici della violenza e di criminalità organizzata, in particolare nel Mezzogiorno), sia sulla dimensione “esterna” (violenza inter-etnica o internazionale, come ad esempio nei casi di violenza etno-politica e di minacce, anche localizzate, alla pace ed alla sicurezza internazionale).

Poiché gli ambiti di intervento della mediazione sono variegati, ma i criteri di mediazione relativamente simili, occorre una teoria di riferimento, non come esercizio di scuola, bensì come ipotesi di convergenza dei modelli di riferimento: tra le tracce teoriche alcune di quelle maggiormente affermatesi negli ultimi anni sono quelle di Galtung (teoria del trascendimento dei conflitti e metodo-Transcend), di Lederach (teoria della piramide e delle connotazioni, strutturale culturale e diretta, della violenza) e, infine, della Paathfort (teoria fortemente orientata alla dimensione micro- e meso- dei conflitti).

Per estensione del modello di Lederach, che individua i diversi vettori sociali lungo i quali si avvita la spirale della violenza (livello di vertice, delle autorità istituzionali; livello intermedio, dei corpi sociali mediani e costruttori di opinione pubblica; livello di base, della società civile e delle articolazioni popolari), il CCP è deputato ad intervenire ad un ambito “di base”, cioè sul secondo e, soprattutto, sul terzo livello.

D’altro canto, le modalità di azione sono fortemente condizionate dai contesti locali, sia in termini di scelta dei “vettori” della mediazione (attività di carattere ludo-sociale, come nel caso del progetto dell’Associazione per la Pace “Dialoghi di Pace” in Kosovo; di promozione del patrimonio culturale condiviso tra le parti in conflitto, come nel progetto della medesima Associazione e del Centro Studi Difesa Civile “Dialogues of Peace” a Cipro; di valorizzazione degli scambi e delle relazioni, come nei progetti di turismo di solidarietà e di conoscenza responsabile e critica dei contesti di conflitto); sia in termini di “proposta” operativa (interposizione, come nel caso di diverse iniziative, promosse da Action for Peace, in Palestina; accompagnamento, come nella proposta dell’Operazione Colomba in Kosovo, o delle PBI; riconciliazione, nel senso dell’investimento sul terreno del dialogo che è proprio dell’azione di CCP).

E’ necessario, in altre parole, intervenire sulle cause profonde dei conflitti, estinguendo progressivamente i bacini della violenza: ad esempio, promuovendo azioni di sensibilizzazione alla pace e di estinzione della violenza nei Paesi di origine (è necessario lavorare sul primo nemico della pace in questi Paesi, cioè il complesso militar-industriale che si accompagna alla propaganda o all’informazione di guerra) e lavorando sui vettori di dialogo e di riconciliazione nei Paesi di destinazione (attivando una strategia di “empowerment” ovvero promozione delle risorse locali e rafforzando le “peace-constituencies” e le figure chiave delle tradizioni locali, dal sacerdote di base allo sciamano, dal maestro di strada ai volontari, le donne e le soggettività marginali, di identità mista, etc.) .

Un tema sovente messo tra parentesi è quello della promozione dell’azione interna che il CCP deve sviluppare anche nel senso della DCNANV, dal momento che non basta l’appello al diritto internazionale, ma è necessario intervenire sulle cause che moltiplicano le ipotesi e gli scenari di conflitti e che sono “portate” direttamente dal modello di sviluppo.

Il riferimento teorico in questa direzione è offerto dalle due metodologie-base, che sono quella operativa (metodo training) e quella formale (“conflict studies”, nell’ambito delle “peace-research”), ed in questo senso diventa fondamentale “appropriarsi” delle risorse esistenti, sia in termini di risorse umane formate da valorizzare nell’ottica della sperimentazione di CCP, sia di presidi strutturali da ri-comporre, come nel riferimento al coordinamento in rete delle sedi universitarie dedicate nell’ambito di un Istituto nazionale di ricerca sulla pace ed i conflitti, di cui anche nel documento di piattaforma del già ricordato gruppo di lavoro nelle giornate delle assise romane.

I compiti che attendono il lavoro di rete corrispondono, dunque, a scenari di formazione dei CCP: 1) la predisposizione di percorsi di convergenza tra i diversi moduli formativi adottati (accademici e professionalizzanti); 2) la sollecitazione di un Istituto nazionale di ricerca sulla pace ed i conflitti, a partire dal lavoro sviluppato sin qui dall’IPRI e da altri organismi dedicati (dal Centro Studi “Sereno Regis” al Centro Studi Difesa Civile etc.); 3) la predisposizione di uno standard formativo di riferimento alla stregua del quale ipotizzare “pacchetti formativi” da rendere disponibili anche alla singole associazioni componenti.

Si tratta ora di lavorare nel lungo e nel breve periodo.

Nell’orizzonte di lungo periodo, è necessario individuare con maggiore precisione i compiti dei CCP, sia in termini di “cosa fanno?”, sia in termini di “come lo fanno?”, vale a dire delle competenze operative e funzionali e delle modalità di approccio.

Quando si parla di CCP, è necessario ricordare che: 1) non arrivano “i nostri”, bensì i facilitatori del dialogo attivato dalle potenzialità già esistenti in loco; 2) i contratti di ingaggio possono essere modulari, cioè a tempo determinato o indeterminato a seconda delle mansioni svolte, dei contesti di impegno e delle disponibilità soggettive; 3) i percorsi formativi devono essere consequenziali alle tipologie di impegno (sia per contesti sia per attività).

Viceversa, nell’orizzonte di breve periodo, si impongono alcuni compiti immediati: 1) la raccolta sistematica di esperienze, documentazione e segnalazioni in una sorta di catalogo tematico di rete, che può utilmente avvalersi anche della strumentazione telematica disponibile (mailing-list, web-site e cataloghi disponibili on-line); 2) la predisposizione di una proposta formativa sufficientemente dettagliata che sia universalmente accessibile e che sia resa fruibile on-line, in modo da garantire una circolazione di ipotesi e materiali di formazione; 3) non ultimo per importanza, la circolazione, in primo luogo presso associazioni e singoli associati della rete, di materiali di formazione complessiva, come ad esempio il DVD “A Force more Powerful” sull’esperienze di lotta nonviolenta del Novecento.

A completamento di questa sommaria panoramica, è molto importante anche il lavoro di interlocuzione istituzionale, che non può svolgersi solo a livello di “dialogo” tra reti di società civile ed esponenti/referenti istituzionali, ma deve scalare anche la dimensione dell’“advocacy” soprattutto in riferimento all’adozione di una legge istitutiva sui CCP (connessa a quelle per l’aspettativa e per l’istituzione di una istituto nazionale ad hoc), al varo di leggi regionali sui servizi di pace e sulla cooperazione decentrata (dove assenti) e al conseguimento di albi professionali, che registrino le risorse umani formate e disponibili al lavoro di CCP.



Assemblea plenaria ed agenda, domenica 21 gennaio 2006, ore 10.00



I principi retro-agenti la costituzione di CCP sono i seguenti:



1. abitare il conflitto

2. scegliere la condivisione con gli ultimi tra le vittime del conflitto

3. adottare il punto di vista degli ultimi, dei marginali, delle vittime

4. distinguere le persone dai problemi e mantenere una condotta di imparzialità (di fronte alle parti, mai di fronte alle ingiustizie)

5. proporre una alternativa nonviolenta.



Le connotazioni operative di CCP sono, invece, le seguenti:



1. l’intervento di CCP è sempre di natura concordata, cioè si sviluppa solo su richiesta della società civile locale, recependone istanze e bisogni;

2. il CCP adotta un metodo improntato alla ricerca/azione, per trasferire le esperienze “sul campo” in ipotesi di lavoro e tracce di approfondimento;

3. il CCP lavora nella direzione della riduzione della violenza e, per quanto possibile, sulle cause del conflitto (in particolare: favorisce il dialogo, rafforza le peace-constituencies locali, facilita la partecipazione democratica);

4. il CCP si impegna nella sensibilizzazione interna ed esterna, lavora per la formazione e l’educazione dell’opinione pubblica, interviene sul dibattito strategico nazionale ed internazionale;

5. il CCP sviluppa l’azione di advocacy sulle istituzioni centrali e periferiche dello Stato per obiettivi di pace.



Ciò che fa il CCP è, in definitiva, nelle linee fondamentali: a) azione di riconciliazione “dal basso”; b) promozione del dialogo tra le parti in conflitto; c) monitoraggio dei diritti umani.



Ovviamente questo catalogo è estensibile, ed intorno a queste ipotesi di lavoro è necessaria un’ulteriore ricerca ed approfondimento: il dialogo e la riconciliazione richiedono un intervento sulla elaborazione del conflitto e dei traumi, sulla retro-azione della cultura profonda dell’odio e della violenza, sulla partecipazione critica al dibattito pubblico e mediatico; l’azione di monitoraggio prevede la protezione e l’accompagnamento delle persone, la salvaguardia della propria capacità di movimento e di espressione, la facilitazioni di autonome iniziative in ambito sociale e/o culturale.



Agenda:



1. costituire un gruppo di lavoro interno che definisca una proposta formativa, sulla base della traccia sviluppata nell’ambito del gdl “formazione”;

2. costituire un gruppo di lavoro interno che elabori proposte per un ddl sui CCP;

3. dare mandato al direttivo per l’esplorazione di fattibilità di tre ipotesi di lavoro: Libano, Palestina, Kosovo;

4. lavorare alla realizzazione di due seminari, coinvolgendo in primo luogo le Università di Firenze e Pisa, il primo di approfondimento interno, il secondo di dibattito pubblico, e, non ultimo per importanza:

5. redigere un data-base delle figure professionali e delle ipotesi formative.



Seguono le ulteriori scadenze ricordate in Assemblea, a partire dalle iniziative di pace già calendarizzate sui diversi territori.







Sommario



Alcune annotazioni in merito all’assemblea nazionale IPRI – Rete CCP



Bologna 20-21 gennaio 2007







Apertura dei Lavori, sabato 20 gennaio 2007, ore 15.00. 1



Approfondimento sulla formazione, gruppo di lavoro, ore 17.00. 2



Assemblea plenaria ed agenda, domenica 21 gennaio 2006, ore 10.00. 2



Sommario.. 2

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