-----Messaggio originale-----
Da: On. Tiziana Valpiana [ mailto:pres_valpiana@camera.it <mailto:pres_valpiana@camera.it> ]
Inviato: martedì 8 marzo 2005 16.10
A: Antonino Drago
Oggetto: interrogazione On. Valpiana


Inviamo, per conoscenza e diffusione, il testo dell'interrogazione presentata dall' On. Valpiana sul funzionamento del Comitato DCNANV.
Per la segreteria Maria D'Amico


Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-13222
presentata da TIZIANA VALPIANA giovedì 24 febbraio 2005 nella seduta n.591


VALPIANA. - Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. - Per sapere - premesso che:

la sottoscritta interrogante ha presentato, nell'ambito della discussione parlamentare della legge 8 luglio 1998, n. 230, l'emendamento, poi divenuto norma con l'approvazione la lettera e) dell'articolo 8, che testualmente recita: e) predisporre, d'intesa con il Dipartimento della protezione civile, forme di ricerca e di sperimentazione di difesa civile non armata e nonviolenta, raccogliendo le istanze giunte dai Movimenti pacifisti, nonviolenti e degli obbiettori di coscienza per valorizzare un patrimonio di esperienze che, a partire da Ghandi, hanno reso evidente come la nonviolenza possa costituire una forma di resistenza civile efficace e risolutiva dei conflitti;

solo dopo sei anni dall'entrata in vigore di quella legge (grazie alla quale per la prima volta nella legislazione italiana è entrata la parola "nonviolenza") lo Stato ha cominciato ad applicare quanto previsto. Nel decreto istitutivo del Comitato si dice esplicitamente che si è ravvisata "la necessità di operare una ricognizione sulle esperienze più significative in materia di difesa civile non armata e nonviolenta, nonché di individuare indirizzi e strategie da parte dell'UNSC per la migliore attuazione". Per far fronte a questa necessita, viene appunto costituendo un Comitato "con il compito di elaborare analisi, predisporre rapporti, promuovere iniziative di confronto e ricerca" che poi l'UNSC possa utilizzare per i suoi compiti;

ciò costituisce una novità assoluta che è frutto di anni di lavoro, di iniziative nonviolente e campagne di obiezioni di coscienza, che hanno ottenuto anche riconoscimenti istituzionali, a partire dalla sentenza della Corte costituzionale che nel 1985 dichiarò la piena legittimità del servizio civile e la sua piena parità, ai fini del dovere costituzionale di difesa della patria, col servizio militare, introducendo così nella giurisprudenza italiana il principio di forme di difesa alternative a quella militare, come sancito poi dalla stessa legge n. 64 del 2001 che ha istituito il servizio civile nazionale (volontario) finalizzato a "concorrere, in alternativa al servizio militare obbligatorio, alla difesa della Patria con mezzi ed attività non militari";

il "comitato di consulenza per la difesa civile non armata e nonviolenta" è stato costituito con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 18 febbraio 2004, con il compito di elaborare analisi, predisporre rapporti, promuovere iniziative di confronto e ricerca al fine di individuare indirizzi e strategie di cui l'Ufficio nazionale per il servizio civile possa tenere conto nella predisposizione di forme di ricerca e di sperimentazione di difesa civile non armata e nonviolenta, secondo quanto previsto dall'articolo 8, comma 2, lettera e) della legge n. 230 del 1998. Il Comitato è composto da 16 membri: rappresentanti delle Amministrazioni centrali e da esperti in materia (Biagio Abrate, Generale; Marta di Gennaro, Protezione Civile; Paolo La Rosa, Ammiraglio; Giovanni Ricatti, Ministero dell'Interno; Maria Antonietta Tilia, Ufficio nazionale per il servizio civile; Paolo Bandiera, Associazione Italiana Sclerosi Multipla; Giorgio Bonini, Centro servizi volontariato; Padre Angelo Cavagna, Gavci, movimenti nonviolenti; Pierluigi Consorti, Professore Scienze per la Pace; Diego Cipriani, Consulente Ufficio nazionale per il servizio civile; Sergio Giusti, Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze; Giovanni Grandi, Associazione Papa Giovanni XXIII; Roberto Minervino, Lega Obiettori di Coscienza; Rodolfo Venditti, Magistrato di Cassazione, Aldo Bacchiocchi, Direzione ANCI e Antonino Drago, esperto in materia di difesa popolare nonviolenta);

nella prima riunione dell'11 maggio è stato eletto Presidente del Comitato il professor Drago, e vicepresidente il professor Consorti;

certamente la costituzione di una Commissione non è sufficiente per vedere realizzata a livello istituzionale una forma di difesa alternativa a quella militare. Indubbiamente interessante è il tentativo di tener legati insieme i temi della nonviolenza e della difesa alternativa con la prassi del servizio civile, anche dopo la sospensione della leva obbligatorio;

il Comitato ha lavorato senza problemi da maggio 2004 fino all'estate scorsa: elezione del Presidente e del Vice Presidente, approvazione del regolamento interno, definizione dello scopo della sua attività e (14 luglio 2004), formulazione (nonostante l'assenza di specifici suggerimenti da parte delle istituzioni statali rappresentate nel Comitato) di un primo pacchetto di proposte concrete da sottoporre all'UNSC;

poi sono insorte difficoltà interne al Comitato stesso;

il 18 gennaio 2005 è stata approvata da tre persone (una contraria e quattro astenute, sulle 8 presenti e sulle 16 del Comitato) una mozione di sfiducia al Presidente Drago. Inoltre il Comitato è ridotto ai minimi termini, anche per l'assenza sistematica del rappresentante dell'UNSC nel Comitato, cui si devono aggiungere le decadenze o rinunce di quasi tutti i sei componenti istituzionali: è rimasto solo un rappresentante del Ministero della difesa;

il Vice Presidente, professor Consorti è forse l'unico sostenitore pubblico della tesi contraria a tutta la serie di sentenze della Corte costituzionale sulla difesa non armata. Egli ha scritto (Senz'armi per la Pace, Plus, Pisa, 2003, 41-72, in particolare pagine 55-63) che il Servizio Civile sarebbe basato solo sulla solidarietà, tanto che oggi, in assenza di servizio di leva, anche il dovere di difesa della Patria si ridurrebbe ad una semplice solidarietà non conflittuale. Il che, secondo l'interrogante, è paradossale: non si vede allora perché l'intero SC debba essere nazionale e non solamente regionale; né perché, in nome della sola solidarietà e non della difesa della Patria, debba esistere un Comitato DCNANV che ha inaugurato una discussione paritetica tra istituzioni militari e organismi civili sui temi della difesa nazionale;

secondo l'interrogante, le difficoltà emerse all'interno del Comitato si possono ricondurre ad una questione precisa: quale rapporto stabilire tra l'attività del Comitato DCNANV e il sistema del SC oggi esistente;

dopo le dimissioni del Presidente professor Drago, il vice-presidente professor Consorti ha avviato un nuovo corso e, come primo atto, ha organizzato una consultazione all'interno del Comitato su un promemoria che intenderebbe - secondo l'interrogante contra legem - cambiare surrettiziamente addirittura il nome del Comitato DCNANV, in solo "difesa civile", senza più "armata e nonviolenta". La nuova dizione sopprime, secondo l'interrogante, arbitrariamente gli ultimi due aggettivi, che fanno parte qualificante della corretta dizione, utilizzata dalla legge n. 230 del 1998 e dal DPCM istitutivo del Comitato DCNANV. Il cambiamento è radicale, perché la "Difesa civile" esiste già da tempo ed è tipicamente militare; la soppressione cambierebbe il rapporto del Comitato con la Difesa militare: il Comitato diventerebbe subordinato al Ministero della Difesa, l'unico ad avere competenza in materia di "Difesa civile"; oltre al fatto che questo atto agli occhi della popolazione svuoterebbe la DCNANV di ogni contenuto di difesa alternativa, e principalmente nonviolenta;

inoltre con lettera del 28 gennaio il professor Consorti annuncia di aver avuto da solo un colloquio con il Direttore UNSC, mentre una apposita mozione aveva affidato questo colloquio anche al Presidente; ed annuncia di avere presentato solamente la cosiddetta "Programmazione". Dopo un anno di lavoro, questo tipo di politica rischia, ad opinione dell'interrogante, di annullare il senso del Comitato stesso, e di stravolgerne la natura;

non è più un organismo consultivo autonomo, finalizzato a quanto le leggi (230/98 e 64/2001) e le sentenze della Corte costituzionale (fino a quella di luglio 2004 n. 228) ed il DPCM del 18 febbraio 2005 indicano con chiarezza; ma un organismo subordinato a poteri esterni, estraniato dalle tematiche della difesa, e ancor più dalla nonviolenza attiva. La situazione del Comitato appare molto compromessa nel suo primo obiettivo, quello di offrire una interazione ufficiale tra istituzioni statali e movimento di base per la DCNANV. Sia le decadenze che le rinunce di quasi tutti i sei membri istituzionali (eccetto uno dei rappresentanti del Ministero della difesa) oggi riducono la composizione del Comitato alla sola presenza di due gruppi di civili non istituzionali, i quali non avrebbero bisogno di un luogo ministeriale per confrontarsi. Inoltre la recente rinuncia del professor Venditti e di Roberto Minervino lascia il Comitato con appena il numero minimo sufficiente per proseguire le sue attività (dieci; v. ultima frase dell'articolo 3 del regolamento interno, ma purché si calcoli come non rinunciatario il rappresentante dell'UNSC, che invece mai ha partecipato alle nove riunioni del Comitato) -:

come intenda agire per riportare il Comitato DCNANV alla sua piena composizione e per metterlo nelle condizioni di lavorare legittimamente per le originali funzioni istituzionali;

quale sia l'orientamento per rispondere positivamente alle aspettative di quel movimento italiano che da trent'anni ha realizzato una diffusa esperienza, nota anche nel mondo, di valida ricerca e sperimentazione di una difesa nonviolenta;

come intenda salvaguardare la costruzione di una così grande novità di una DCNANV istituita dallo Stato, di cui l'Italia si può ben gloriare internazionalmente, e per rispettare il fatto che il Servizio Civile Nazionale è nato ed è stato costruito dagli obiettori di coscienza che si sono sacrificati allo scopo di ottenere il riconoscimento istituzionale della difesa nonviolenta, in ottemperanza anche al principio costituzionale del ripudio della guerra.
(4-13222)

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